“…È tutto teatro. Quando la mafia lo deciderà, mi ammazzerà lo stesso…”
Giovanni Falcone
23 maggio 1992, lo Stato perde una delle persone più rappresentative che combatteva in prima linea contro l’Anti-Stato. Un Eroe che portava con sé quattro Angeli.
Non possiamo dimenticare, perché sarebbe la più grande vittoria di questa Piovra Nera, che ormai con i suoi tentacoli è sparsa in tutto lo stivale.
Il Presidente della Repubblica disse l’anno scorso: “I nomi, i volti, gli esempi di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino sono indissolubilmente legati dal comune impegno e dai valori che hanno testimoniato e dalla coraggiosa battaglia, per legalità e democrazia, che hanno combattuto, affidando a tutti noi il compito di proseguirla”, ha poi affermò Sergio Mattarella nell’aula bunker Ucciardone. “Noi siamo qui, anzitutto, per dire che la mafia può essere sconfitta. Batteremo la mafia perché è incompatibile con la libertà”.
Fondamentalmente, bisogna e dobbiamo crederci, perché questo “Tumore” per debellarlo, bisogna essere uniti, tutti insieme. Però bisogna pure scrivere che per abbattere questo male, bisogna liberarsi del potere stesso, le parole di Falcone erano e sono tutt’ora eloquenti:
“Contro la mafia non si può far niente fino a quando al potere ci sarà questo governo con questi uomini“.
La storia cambia, gli interpreti sono, quasi, sempre gli stessi. Purtroppo, quel 23 maggio non fu l’ultimo di questa nefasta storia, ma forse solo un’altra sconfitta verso la libertà. Si, perché la Libertà, questa parola usata molto dai nostri rappresentanti politici, è ancora un’utopia, perché non siamo liberi né di pensare né di votare.
Le notizie, i rappresentanti, i criminali e tutto questi meccanismi sono una mera finzione. Ho iniziato citando Falcone che parlava di teatro, ecco, forse, 23 anni fa aveva capito come questo sistema fosse tutto orchestrato ad arte, perché ogni volta che un magistrato, un poliziotto scavava un po’ più affondo, magari, scoprivano “stallieri abusivi” o “inviti” a qualche matrimonio o detenzione di armi.
Quindi non è solo un problema siculo, ma italiano e parte dalla morale, dalla forza. Uno stato si dimostra forte, quando riesce a proteggere chi è solo, perché quando si entra in un “gioco” troppo grande e si è soli… generalmente, si muore.
Come ogni attentato o situazioni di questo genere, ci sono assassini e martiri, in questo caso non importa dire chi è e chi sono i martiri perché, ovviamente, non sono solo le vittime degli attentati, ma tutti noi; e fondamentalmente, l’assassino questa volta è qualcosa di più grosso che è entrato, purtroppo, nel nostro apparato…
Questo tumore però, come ha sempre sostenuto il Magistrato può essere fermato, perché “la criminalità organizzata può durare per molto tempo, non per l’eternità”, perché è un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine…
Andrea Paone