La cosa che notavo qualche giorno fa insieme ad un mio amico imprenditore appassionato di economica è che, praticamente chiunque parli di austerity, mercato che cambia a causa della “crisi”, presenti e futuri sacrifici crescenti che occorrerà fare nel mondo occidentale, presentando una certa ideologia politica, economica, finanziaria e sociale come l’unica possibile da qui fino alla fine dei tempi, non lo faccia mai riferendosi a se stesso.
Si citano sempre “i giovani”, “i lavoratori”, “i cittadini”, i vari popoli coinvolti, ma mai una certa èlite, che è poi sempre quella che lancia il predicozzo a mo’ di mantra. L’ultimo alfiere di questo cambiamento voluto da pochi ma di sicuro non ascrivibile come il destino segnato di tutti noi, si chiama Filippo Taddei ed è il responsabile economico del PD (tra l’altro pure bocciato all’esame d’abilitazione come professore ordinario). Quando ho letto le sue parole, lo confesso, ho pensato subito all’ennesima bufala gentista diffusa in rete senza verifica della fonte. E invece, quelle stesse parole lette a corredo della consueta foto condivisa su Facebook, le ha riprese e diffuse anche L’Espresso in questo articolo. Dunque, tutto vero: Taddei ha sul serio detto che: “Dobbiamo abituare la gente che l’istruzione sarà molto più lunga e costosa, le assunzioni a tempo indeterminato molte di meno, i tempi di lavoro più lunghi, i pensionamenti verranno posticipati. Le riforme non hanno solo un fine economico, ma anche e soprattutto sociale perché servono a modificare la mentalità lavorativa degli italiani”.
Avete notato anche voi? A parte le sue dichiarazioni para-criminali ed intrise di ideologia cieca, il tipo ha parlato sempre e comunque di altri; in questo caso, degli italiani, che dovrebbero essere rieducati forzatamente a quello che a quanto pare è l’unico pensiero post-crisi accettabile a livello mondiale. Lo ha fatto non solo come se lui non fosse italiano, ma come se non abitasse neppure su questo pianeta. E’ la plebaglia che deve essere abituata ad un certo tipo di pensiero, da persone come lui, non elette, non scelte, quindi assolutamente non in diritto di decidere alcunché, soprattutto su temi tanto complessi che coinvolgono il destino di milioni di persone.
In pratica questo signore ha avuto il coraggio di diffondere un messaggio che potrebbe riassumersi in questo modo: amici cari, dovete capire che sarete più poveri anche se avrete la fortuna di lavorare. Che non avrete pensioni dignitose e che i vostri figli dovranno studiare di più e pagare più tasse per avere poi un futuro precario. E dovete accettare questo “New Deal” inverso, senza fiatare, perché ve lo sto dicendo io che non so cosa siano precariato, povertà, contratti senza tutele, futuro incerto e figli senza un domani.
QUANDO LA POVERTA’ DIVENTA ILLEGALE
Ha detto queste cose senza dover temere che un commando rivoluzionario gli piombasse in casa sterminandolo insieme alla sua famiglia, regalando al mondo una scena alla Tarantino, perché vive in un’organizzazione “democratica” e al contempo stramba, dove si mette la povertà fuori legge costruendo “panchine anti-clochard”, permettendo però a miliardari, venduti e conniventi di derubare chi non ha più nulla senza alcuna conseguenza. E sono tutti come lui, quelli che predicano l’austerity e vogliono convincerci che, un bel giorno del 2008, improvvisamente, il denaro non sia stato semplicemente spostato da alcuni individui ad altri ma “bruciato” irreparabilmente, generando una crisi senza soluzione di continuità dalla quale non siamo usciti non per l’applicazione di ottuse quanto strategiche politiche economiche, ma perché per “magia”, in un giorno, ogni filosofia economica alternativa al neoliberismo sia divenuta inapplicabile, per colpe tra l’altro semmai applicabili proprio al neoliberismo stesso, dato che quanto accaduto con i mutui subprime non si sarebbe mai potuto verificare senza il clima di totale deregulation finanziaria e senza l’abrogazione del Glass-Steegall Act sottoscritto negli anni 30 del 900.
Come detto, però, questo inesorabile cambio di paradigma è qualcosa che non viene mai applicato su chi lo predica. E’ come ascoltare qualcuno che predica castità per tutti ma poi va a prostitute almeno 4 volte al giorno. Il sacrificio di sangue riguarda altre persone, altri mondi ed altre situazioni che questi egregi luminari dell’economia considerano con un termine molto usato in finanza: parco buoi. Il parco buoi è un modo piuttosto dispregiativo per indicare le masse di persone che un gruppo di imprenditori può mungere quanto e come vuole. Ma se una società dove un economista che diffonde idee criminali viene ammazzato da alcuni rivoluzionari non è certo auspicabile, non possiamo dirci neppure contenti se simili affermazioni, che divengono poi azioni ottuse, si possano proferire senza alcuna conseguenza, neppure in termini di semplici domande rivolte a chi le pronuncia.
DOMANDE DA FARE AI SOSTENITORI DELL’AUSTERITY?
Domande che, da giornalista, a me verrebbe naturale fare. Domande del tipo: ”Ci sta quindi dicendo che il mercato cambierà anche per lei? Che lei lavorerà 13 ore al giorno guadagnando 1000 euro al mese? Che direbbe ai suoi figli ciò che ha scritto? Ci vuole dire che non esistono politiche economiche diverse da quelle da lei proposte e che, improvvisamente, il pagamento di un debito ed il pareggio di bilancio sono diventati più importanti della vita delle persone? E se è convinto di ciò che dice, perché non comincia lei insieme alla sua famiglia a dare il buon esempio? Perché questa austerity, voi teorici delle “lacrime e sangue”, volete applicarla su tutti tranne che su voi stessi?”. Ci sono moltissime altre domande che occorrerebbe porre a questi individui, ma vedo che proprio non arrivano e che a simili personaggi è consentito dire praticamente di tutto. Sono loro che hanno fatto saltare milioni di posti di lavoro e creato regressione e sono anche loro che continuano a proporre ricette economiche, avendo incredibilmente ancora tanto credito nel parlare di gestione del debito.
E quindi, a Taddei ed ai teorici del neofeudalesimo economico, non succede nulla, nessuno si azzarda a minacciarli di morte per le loro continue dichiarazioni di morte e nessun giornalista dei “media che contano” fa loro domande semplici quanto utili a smascherarli, o magari a permettere loro di spiegare meglio concetti tanto complessi e delicati. Il parco buoi, che a questo punto merita di essere definito e considerato tale, continua a sentirsi “privilegiato” se ha uno stipendietto patetico da 1500 euro al mese e può sopravvivere in un buco da 40mq e con la paura quotidiana di perdere il lavoro. Questo perché certi burocrati, certi politici e certi economisti hanno detto che è per forza così che deve andare, che “ormai” non possono più esistere garanzie perché non ci sono più soldi disponibili ed il mercato, non si sa bene in che senso, improvvisamente è cambiato in peggio per il 90% della popolazione.
L’ALTERNATIVA POSSIBILE
Chiariamoci: è ovvio ed è vero che molte dinamiche legate al mondo del lavoro, dell’impresa e della politica stessa siano inesorabilmente mutate, facendo sparire mestieri e schemi “antichi” e sostituendo con macchinari e computer sempre più persone. Tuttavia, è altrettanto palese che questi mutamenti abbiamo di fatto non eroso ma solo spostato enorme ricchezza nelle mani di sempre meno persone (62 multi-miliardari controllano il 50% del patrimonio globale), aumentando la disuguaglianza economica non per una sorta di involuzioni inevitabile, ma proprio per una precisa e violenta volontà politica, che ha lavorato e lavora per portare avanti le istanze di una nuova aristocrazia reazionaria, non più riconoscibile con corone, troni, scettri e nomine per presunta volontà divina, ma attraverso ingordigia ed avidità patologiche.
In altri termini, mentre il mercato inesorabilmente cambia, è altrettanto vero che esistono diverse alternative per affrontare tali cambiamenti al meglio e per combattere povertà, precariato e disuguaglianze in maniera efficace. Un approccio dogmatico all’economia ed alla finanza, che si dimentichi delle persone e tenga presenti esclusivamente i dati collegati a debito, inflazione, spesa pubblica ecc, non è certo l’unico possibile e tra l’altro è sicuramente il peggiore ponderabile.
Persone come Taddei, totalmente alienate dalla realtà che riguarda la maggior parte della gente, rischiano sul serio di auto-distruggere l’economia capitalista come fa un cancro con il corpo che lo ospita. E se è vero che “le grandi ideologie” sono morte e sepolte, è altrettanto vero che ne sono spuntate nuove, di natura meramente economico-finanziaria, che non hanno più ideali politici e sociali a guidarle ma il mero accumulo del profitto con la formula: “chi vince prende tutto”. Sta alle altre forze contrapposte, tra economisti, giornalisti, politici, sociologici ed antropologici combattere quella che è una vera e propria battaglia giornaliera per salvare il mondo dalla folle miopia neoliberista, raccontando alle persone altre verità ed altre alternative in maniera molto più convinta e vigorosa, molto più pervicace e diffusa. Ci sta provando ad esempio Varoufakis, con il suo DieM25, del quale ha parlato il nostro inviato a Berlino con questo articolo-intervista. Ci provano da anni ed addirittura prima dello scoppio della cosiddetta crisi personaggi come Paul Krugman e Joseph Stiglitz, solo per citare i più noti . C’è però bisogno di una presa di coscienza della popolazione, di quella che viene chiamata “base” e che deve passare dall’essere un parco buoi ad essere una forza consapevole, coesa e propulsiva capace di far sentire la propria voce e di esigere un’alternativa all’austerity.
Un altro futuro è possibile, ma di sicuro non sono coloro che vogliono proporre l’austerity con il culo degli altri che devono indicarcelo