La possibilità di ‘guarire’ dell’allergia alle graminacee, gratis, grazie al vaccino pagato dallo Stato. Con un risparmio pari a centinaia di euro all’anno a persona e con la possibilità di superare un problema di salute davvero pesante senza far ricorso ad antistaminici e cortisone.
Sembra la storia di un Paese nord europeo, dove il welfare è una macchina perfetta che assiste il cittadino. E invece questa volta tutto sarebbe possibile in Italia, se solo tutte le Regioni fossero più ricettive. Perché alcune, le più attente alla spesa sanitaria (con la Lombardia capofila), lo consentono. Ma nella gran parte dei casi c’è una disattenzione. Il caso della Sicilia è emblematico: lo scorso anno ha tagliato il rimborso, che in precedenza avveniva con un meccanismo indiretto, lasciando la spesa sulle spalle delle famiglie.
I fondi sono infatti disponibili per l’immunoterapia specifica (abbreviata nella sigla Its), che è quella comunemente definita ‘vaccino’ contro l’allergia grave o moderata alle graminacee. Da un punto di vista scientifico è qualcosa di diverso da un vaccino, ma nell’ottica del cittadino cambia poco. Se non per il fatto che si tratta della somministrazione di un farmaco che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito nella ‘Fascia A’, quella in cui sono presenti i medicinali per guarire da malattie croniche. E che quindi sono assegnati gratis ai pazienti, come tanti altri medicinali. Ma per rendere effettivo il procedimento serve il recepimento delle Regioni, che hanno competenza sulla materia. I motivi dei ritardi possono essere sia burocratici, con la pratica affossata in qualche cassetto, che politica con i cambi di giunta come rallentatori della ratifica. Insomma la vicenda ha tutti i contorni per raffigurarsi come il solito ‘pasticciaccio’ all’italiana con una grande confusione sotto il cielo. E con un grande problema per il portafogli dei cittadini.
In Piemonte, Lombardia, Veneto, Molise e Puglia è previsto un sistema di rimborso per le spese sostenute. Insomma, il farmaco viene effettivamente concesso gratuitamente. Ma in tante altre Regioni i cittadini non possono godere di un loro diritto: curarsi dalla rinite allergica. L’elenco è piuttosto lungo e include Campania, Basilicata, Abruzzo Sardegna, Lazio; ma anche Regioni storicamente sviluppate sotto il punto di vista del welfare, quindi Toscana (salvo alcuni casi specifici), Umbria, Emilia-Romagna e Marche. Un’ingiustizia su base locale: i soggetti allergici devono arrangiarsi, accollandosi le spese per il ‘vaccino’ oppure proseguendo le terapie di antistaminico e cortisone con i conseguenti effetti di sonnolenza che hanno un impatto sulla qualità della vita. Oltre che un costo che può raggiungere i mille euro all’anno per i pazienti affetti da allergia grave.
Il Veneto è una delle Regioni che solo di recente, dal 2014 a questo meccanismo: “Il trattamento con l’immunoterapia specifica, oltre a migliorare la qualità della vita dei pazienti, consente una riduzione dei ricoveri ospedalieri ed un contenimento del consumo dei farmaci sintomatici. È stato accertato che laddove la durata del trattamento si prolunghi per almeno 3 cicli, il beneficio che ne deriva persiste oltre la sospensione della terapia“, ha spiegato l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Insomma, non si tratta di una questione marginale.
Il raffronto con l’Europa è, ancora una volta, impietoso: la quota di rimborso per i farmaci contro l’allergia in Olanda, Germania, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Regno Unito e Irlanda è pari al 100%. Sopra l’80% ci sono Norvegia, Danimarca e Svezia, mentre Francia, Grecia e Spagna sono al 60%. Solo il Portogallo è al di sotto dei livelli italiani, non prevedendo alcun sostegno economico ai pazienti affetti dal problema. E quando si parla di rinite allergia, bisogna anche tener presente il fattore dei costi. Secondo la stima di Federasma, in media ogni cura per allergia grave è di mille euro a paziente. Ma esistono anche i costi indiretti che “non direttamente attribuibili alla malattia, ad esempio la perdita di giorni lavorativi e l’invalidità”, spiega una ricerca pubblicata dalla Corte Popolare per il Diritto alla Salute. Tanto per dirne una: un lavoratore su quattro si è assentato, durante il periodo più problematico, per ragioni legate alla rinite allergica. L’impatto, quindi, si riverbera anche sulla produttività di un Paese. E a molte Regioni tutto questo non sembra interessare.