È il tredicesimo giorno in mare per le navi Sea Watch e Sea Eye.
A bordo hanno 49 persone in tutto, meno di quante non ne entrino in un autobus.
Eppure l’Europa, un continente di 512 milioni di abitanti, non li vuole, ha paura di loro.
Uomini, donne e tre bambini che, stando a quanto dice il personale medico di bordo, vomitano in continuazione e sono a costante rischio di ipotermia.
Nessuno acconsente a far attraccare le due navi in un porto sicuro.
Non Salvini, ovviamente, che pensa a postare le foto del cotechino di capodanno e si vanta con i suoi seguaci con la bava alla bocca di non far entrare più nessuno in Italia, ma neanche gli altri paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo.
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Un’Europa che si batte strenuamente come un leone se si tratta di difendere la libera circolazione dei capitali e delle merci, ma che ha un terrore fottuto di 46 uomini e donne con al seguito tre bambini.
Quei 49 poveri cristi fanno terrorizzano più di mezzo miliardo di persone.
Perché aprire un porto significherebbe “cedere”, significherebbe dare una speranza a chi pensava di averne una scappando dal posto in cui ha avuto la sfiga di nascere.
Significherebbe dire al mondo che sì, pure loro hanno il diritto di sognare di avere una vita da vivere.
E questo noi non lo vogliamo, mica siamo matti, meglio fargli capire da subito che devono starsene buoni e zitti a crepare a casa loro, mors tua vita mea.
E se proprio devono sbarcare, che lo facessero altrove, non qui.
Se uno di quei bambini dovesse morire sarebbe solo l’ennesimo tributo di sangue alla nostra gretta ignoranza, al nostro infame, stupido, stupidissimo egoismo.
Salvini è ripugnante, ma questa Europa lo è altrettanto.
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