Se tutto andrà come previsto, mercoledì 16 gennaio la Svezia dovrebbe avere un nuovo governo, con ben quattro mesi di ritardo rispetto allo svolgimento delle elezioni legislative. Il parlamento sarà chiamato a votare la fiducia nei confronti del premier uscente Stefan Löfven, che è riuscito a trovare un accordo con le forze di centro.
Tanto rumore per (quasi) nulla, verrebbe da dire. Al governo dal 2014, Stefan Löfven sembra destinato a restare alla guida dell’esecutivo svedese dopo quattro mesi di dibattiti, che hanno visto il Paese scandinavo attraversare la crisi politica più acuta della sua storia democratica. Leader del Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Svezia (in svedese: Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti, SAP), meglio noto come Socialdemocratici (Socialdemokraterna), il sessantunenne premier è riuscito a trovare un accordo quadripartito andando a scardinare quelle che erano le alleanze con le quali i partiti si sono presentati alle ultime elezioni.
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Rispetto a quello che era l’esecutivo della precedente legislatura, Löfven manterrà l’alleanza con il Partito Verde (Miljöpartiet de gröna, MP), mentre uscirà dalla coalizione il Partito della Sinistra (Vänsterpartiet, V). Tuttavia, il prossimo esecutivo incasserà l’appoggio con due formazioni provenienti dal blocco di centro-destra, quello che sosteneva Ulf Kristersson nella corsa al ruolo di primo ministro: si tratta del Partito di Centro (Centerpartiet) di Annie Lööf e dei Liberali (Liberalerna) di Jan Björklund.
In questo modo, però, la nuova coalizione di governo raggiungerebbe quota 167 seggi, un numero insufficiente per raggiungere la maggioranza assoluta sui 349 scranni che compongo il Riksdag, il parlamento unicamerale della monarchia scandinava. Proprio il Partito della Sinistra dovrebbe venire in soccorso di Löfven, votando la fiducia ma chiamandosi fuori dal governo, e permettendo così la formazione di un esecutivo di minoranza, come del resto era quello dell’ultima legislatura, eventualità comunque prevista dalla Costituzione svedese ed utilizzata nel Paese abbastanza di frequente (era minoritario anche il governo di centro-destra guidato da Fredrik Reinfeldt tra il 2010 ed il 2014). Annie Lööf, inoltre, ha fatto sapere che il Partito di Centro si riserverà di valutare l’operato del governo tra un anno, per decidere se rinnovare o meno il proprio appoggio a Löfven.
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I quattro mesi di colloqui e questa particolare alleanza hanno certamente rappresentato una trovata per raggiungere il principale obiettivo delle forze politiche moderate, ovvero quello di estromettere dalle stanze del potere il partito di estrema destra dei Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna, SD), guidato da Jimmie Åkesson, che con i suoi 62 seggi aveva scombussolato i tradizionali equilibri della politica svedese. Tra gli scontenti, però, c’è anche il leader del Partito Moderato (Moderaterna), Ulf Kristersson, che a lungo aveva sperato di poter ottenere la guida del governo: il candidato della coalizione di centro-destra ha parlato di tradimento da parte dei liberali e dei moderati, annunciando la rottura dell’Alleanza nel caso in cui l’accordo per la formazione del nuovo governo dovesse essere confermato.
Nonostante Kristersson rappresenti un partito della politica tradizionale che, al pari dei Socialdemocratici, ha fatto registrare una netta perdita di consensi alle ultime elezioni, non ci sentiamo di dargli tutti i torti. Il prossimo esecutivo, che oramai non sembra avere più ostacoli, sarà formato da partiti che si erano presentati agli elettori come avversari, fatto già di per sé discutibile. Inoltre, saranno esclusi i Democratici Svedesi, il partito che ha fatto registrare la crescita maggiore, ed il Partito della Sinistra, l’unica forza del precedente esecutivo che aveva incrementato i propri consensi. Non a caso, si tratta anche degli unici due partiti che hanno assunto posizioni euroscettiche tra quelli presenti nel Riksdag, e che alle prossime elezioni europee potrebbero far registrare un ulteriore exploit.