Arcipelago appartenente alla Francia che conta 275.000 abitanti, sparsi su 76 delle 118 isole che lo compongono, la Polinesia Francese ha vissuto le proprie elezioni legislative in due turni, il 22 aprile ed il 6 maggio.
I risultati hanno premiato il partito Tapura huiraatira (Lista del popolo), forza fondata nel 2016 e guidata dall’attuale presidente polinesiano Édouard Fritch, che ha ottenuto 38 dei 57 seggi che compongono l’Assemblea della Polinesia Francese. Fritch, eletto alla presidenza nel 2014, si prepara dunque ad un nuovo mandato a capo di questo territorio classificato come collettività d’oltremare (COM) della Repubblica Francese. Questo status, che riguarda anche altri possedimenti francesi come Saint-Barthélemy, Saint-Martin, Saint-Pierre-et-Miquelon e Wallis-et-Futuna, garantisce all’arcipelago una forte autonomia, senza tuttavia raggiungere l’indipendenza. La forma della collettività d’oltremare si contrappone invece a quello di dipartimento d’oltremare (Guadalupa, Martinica, Mayotte, Réunion e Guyana Francese), riguardante quei territori che sono, al contrario, pienamente integrati nella Repubblica Francese.
Proprio questa è la posizione difesa da Fritch e dal suo partito di centro-destra, che si applicano per il mantenimento dello status quo autonomista, rinnegando la posizione indipendentista. Molto pragmaticamente, infatti, Fritch può in questo modo sfruttare l’elemento identitario polinesiano, promuovendo l’integrazione della collettività all’interno della comunità degli stati arcipelagici dell’Oceania, ma restando semrpe sotto l’ala protettiva di Parigi, che garantisce ingenti somme al governo autonomo di Tahiti.
La posizione autonomista ed anti-indipendentista è sostenuta anche da Tahoeraa huiraatira (Unione popolare), il secondo partito del Paese, che ha ottenuto undici seggi sotto la guida di Geffry Salmon. Sconfitta, invece, la linea indipendentista di Tavini huiraatira (Servire il popolo), partito di estrema sinistra, fondato e guidato da Oscar Temaru, celebre attivista politico che si è spesso impegnato anche a favore di movimenti per l’indipendenza e la liberazione di altri territori (noto è il suo sostegno all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Saranno solo otto, dunque, i deputati sostenitori dell’indipendenza da Parigi.
Ufficialmente, l’Assemblea si riunirà per eleggere il nuovo presidente il prossimo 18 maggio, ma di fatto i numeri lasciano facilmente pronosticare il rinnovo del mandato per Édouard Fritch, il quale ha sottolineato che i polinesiani hanno “scelto il realismo, l’autonomia e non l’indipendenza, lo sviluppo e non l’assistenza”.
Ricordiamo che, dal 2013, l’ONU ha inserito la Polinesia Francese in una lista di diciassette territori non autonomi da decolonizzare su domanda di Oscar Temaru, allora presidente dell’arcipelago, posizione che tuttavia negli ultimi anni ha progressivamente perso consensi tra la popolazione polinesiana, in particolare dopo le recenti riforme promosse dalla Francia sullo status delle collettività d’oltremare.