Il Paraguay ha vissuto le elezioni generali (presidenziali, legislative ed amministrative) lo scorso 22 aprile, con la vittoria di Mario Abdo Benítez, candidato del Partito Colorado. Ma sul Paese pesano ancora le ombre del colpo di stato giudiziario orchestrato nel 2012 ai danni di Fernando Lugo.
L’EGEMONIA DEL PARTITO COLORADO E LA PRESIDENZA DI LUGO
Il Partito Colorado (ufficialmente Asociación Nacional Republicana – Partido Colorado, ANR-PC) è un’antica forza del panorama politico del Paraguay, la cui fondazione risale addirittura alla fine dell’800, per mano dell’ex presidente Bernardino Caballero. Dopo un lungo periodo di presidenti liberali, il Partito Colorado tornò al potere nel 1948 con Juan Manuel Frutos, allora capo di stato ad interim.
Da quel momento, il Partido Colorado ha esercitato una vera e propria egemonia politica in Paraguay, tanto da essere l’unico partito legale fino al 1963, nonostante una serie di colpi di stati e rovesciamenti interni alla stessa forza politica. Orientato su posizioni conservatrici, il PC ha comunque mantenuto il potere in maniera incontrastata anche dopo la legalizzazione degli altri partiti, notoriamente grazie al regime militare altamente repressivo istituito da Alfredo Stroessner, alla presidenza dal 1954 fino al 1989, quando fu deposto da un colpo di stato.
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Andrés Rodríguez, successore di Stroessner ma sempre interno al Partido Colorado, annullò la costituzione autoritaria voluta dal dittatore, varandone una nuova dando il via ad una svolta democratica, che però non intaccò il potere del partito egemone. Dal 1948, dunque, il Partido Colorado ha mantenuto il potere per sessant’anni consecutivi, fino alla fine del mandato di Nicanor Duarte, nel 2008.
Ex vescovo cattolico, Fernando Lugo fu eletto in quell’occasione a sorpresa come candidato del Partito Democratico Cristiano (Partido Demócrata Cristiano, PDC) e sostenuto da una coalizione denominata Alleanza Patriottica per il Cambiamento (Alianza Patriótica por el Cambio, APC), incentrando la campagna elettorale sul tema della redistribuzione delle ricchezze.
La presidenza di Lugo ha segnato, seppur per soli quattro anni, una svolta nella storia del Paraguay. Considerato come il secondo presidente di sinistra nella storia del Paese dopo Rafael Franco negli anni ‘30, Lugo ha aperto il proprio mandato con una mossa che in molti qualificherebbero di “populista”, ovvero la rinuncia al proprio stipendio presidenziale. Ma il suo merito è stato soprattutto quello di affrontare, per la prima volta in maniera seria, il problema della povertà, introducendo misure economiche adeguate e la gratuità del servizio sanitario pubblico.
Tutto questo, però, non poteva durare in Paraguay, Paese da sempre allineato alle posizioni di Washington come pochi altri nel continente. Lugo tentò di allontanarsi dagli Stati Uniti, stringendo rapporti con gli altri stati progressisti dell’America Meridionale, ma nel 2012 degli incidenti tra polizia e manifestanti, terminati con la morte di diciassette persone, furono utilizzati come pretesto per l’impeachment.
LA RESTAURAZIONE DEL PARTIDO COLORADO E LE ELEZIONI DEL 2018
Il colpo di stato attuato ai danni di Lugo, banco di prova di quello che sarebbe poi successo in Brasile con l’impeachment di Dilma Rousseff, ha di fatto rappresentato un’opera di restaurazione del potere del Partido Colorado, naturalmente sempre con il solito benestare statunitense. Federico Franco, vicepresidente in carica e membro dello stesso PC, assunse il potere secondo costituzione, prima delle elezioni vinte da Horacio Cartes, colui che resterà al potere fino ad agosto, impossibilitato dalla legge fondamentale del Paese a ricandidarsi.
La cacciata di Lugo, che nel frattempo è stato rieletto al Senato, assumendone anche la Presidenza dal 2017 – a riprova dell’indimostrabilità delle colpe che hanno portato all’impeachment -, ha cancellato la speranza di una svolta nella vita politica del Paese. Con questo clima, si è dunque giunti alle presidenziali di quest’anno, che hanno segnato il trionfo del quarantaseienne Mario Abdo Benítez, già Presiente del Senato, dichiarato sostenitore dell’ex dittatore Stroessner, del quale il padre di Abdo Benítez era uno dei collaboratori più fidati (e fu anche processato per essersi arricchito in maniera indebita ai tempi del regime).
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Il candidato del Partito Colorado ha ricevuto il 46.44% dei consensi, in una tornata che ha visto un’affluenza alle urne pari al 61.40. Efraín Alegre, sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra Alleanza Ganar (Gran Alianza Nacional Renovada), ha comunque ottenuto un ottimo risultato, con il 42.74% dei voti. Distanti tutti gli altri candidati, a partire dall’ecologista Juan Bautista Ybáñez (3.26%).
Il Partido Colorado ha anche eletto tredici dei diciassette governatori dei dipartimenti che compongono il Paese, contro i tre del Partito Liberale Radicale Autentico (Partido Liberal Radical Auténtico, PLRA), mentre l’Alleanza Ganar ha vinto solamente in un dipartimento (alle presidenziali il PLRA sosteneva il candidato dell’Alleanza Ganar).
Tuttavia, nonostante il dominio elettorale, il Partido Colorado dovrà cercare alleanze per ottenere la maggioranza di governo. Al Senato, su 45 seggi il PC ne ha ottenuti diciassette con il 37.78% delle preferenze, contro i 13 del PLRA (28.89%) ed i sei del Frente Guasú (13.33%), il nuovo partito di Lugo. Non ancora confermati i risultati della Camera dei Deputati, dove comunque le proporzioni dovrebbero essere le stesse, ed è da escludere una maggioranza assoluta del Partido Colorado.
Il nuovo presidente entrerà in carica ad agosto, con l’inizio della nuova legislatura, mentre Hugo Adalberto Velázquez Moreno sarà il suo vicepresidente. Fino ad allora, ci sarà tempo per ricercare alleanze di governo.