Le relazioni interpersonali vengono spesso inficiate da un approccio poco empatico all’altro. Questo porta a fraintendimenti, all’assenza di sintoni che possa consentire una comunicazione senza attriti. Nei rapporti quotidiani, siano essi di coppia, di famiglia, di amicizia o di lavoro, l’empatia è un’abilità cruciale che può fungere da collante.
Uno studio dell’Università del Michigan, già otto anni fa, indicava che i livelli di empatia tra i giovani americani erano scesi di ben 40 punti percentuali negli ultimi 30 anni e che sempre più persone sceglievano di vivere da sole, dedicandosi sporadicamente ad attività che accrescevano il senso di comunità e condivisione. Inoltre il 10% degli americani mostrava scarso interesse per la vita degli altri, una riduzione di empatia a cui faceva, e fa, da specchio la frammentazione comunitaria, il calo dell’impegno civico e l’individualismo aggravato dalle ideologie del libero mercato.
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LA VIRTUOSA DANIMARCA
Sul versante opposto, allora come oggi, si muove la Danimarca, sempre all’avanguardia sul tema dell’educazione e della formazione, complice anche un ottimo Welfare che fa della sanità, dell’istruzione e degli ammortizzatori sociali le sue punte di diamante.
Nelle scuola un’ora a settimana viene dedicata ad una materia molto interessante: l’educazione all’empatia. L’ora di classe si svolge in Danimarca dal 1870 e negli anni ’90 è stata codificata nel curriculum nazionale.
Il clima che si va a creare è fortemente integrativo e inclusivo. I bambini sono rilassati e mangiano un pezzo di torta preparata con le loro mani. Il confronto diventa così naturale e gli stessi insegnanti, nella veste di facilitatori di empatia, ne traggono giovamento.
L’EMPATIA SI INSEGNA?
L’economista Richard Layard sostiene che il prendersi cura degli altri più che di se stessi sia quasi una garanzia di felicità, ponendosi come fautore della “coltivazione deliberata dell’istinto primitivo di empatia”.
L’empatia è la capacità di cogliere e comprendere l’esperienza soggettiva dell’altro, cercando di calarsi nei suoi panni, guardando dunque le cose dal suo punto di vista.
L’empatia però non contempla il processo identificativo: chi ascolta non deve mai perdere la consapevolezza della propria individualità.
L’empatia è catalizzatrice del processo di crescita. Sentendoci accolti, compresi, accettati, la fiducia in noi stessi sgorga naturale e, liberandoci dai pesi che ci opprimono, ci riabilitiamo a cogliere le voci interiori più recondite.
[sostieni]
Considerato che i bambini sono depositari di un humus scevro da condizionamenti, educare all’empatia è possibile. Lavorare su e con i bambini equivale a lavorare sull’unico terreno sul quale può attecchire un insegnamento che vada ad ampliare non solo le capacità cognitive ma anche e soprattutto quelle umane.