Inizio questo editoriale partendo dalle colpe del patron azzurro, anche per calmierare fin da subito chi oramai vive (male) odiandolo e sostiene addirittura di preferire fallimento e serie C alla reggenza dell’attuale presidente.
LE COLPE DI ADL
Per me, Aurelio De Laurentiis, in questa finestra di calciomercato ha piazzato un colpo incredibile e forse non opportunamente celebrato come Carlo Ancelotti, ma ha poi sbagliato come mai prima d’ora tutta la linea comunicativa, riuscendo ad inimicarsi anche quella parte di tifosi che non nutriva particolari antipatie pregiudiziali nei suoi confronti, gettando ulteriore pressione inutile sulla non semplice stagione che la sua squadra sta per iniziare.
Dichiarazioni inutilmente e costantemente provocatorie, commenti terrificanti come quelli su Di Maria e Benzema, capaci di ridicolizzarlo anche oltre confine. Il giochino “vero o falso” che è stato forse uno dei punti più tristi del giornalismo aziendalista, un presenzialismo compulsivo ed eccessivamente ingombrante, che ha messo ancor più in evidenza il ruolo di “padre-padrone” e grande accentratore già ampiamente (ed in parte anche giustamente) contestatogli. Persino oggi è riuscito a lanciare gravi offese a chi aveva vedute differenti sulla cessione di Roberto Inglese e l’arrivo necessario di un’altra (vera) punta centrale.
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Insomma: tutto ciò che abbiamo ricordato, insieme agli sfottò continui a tifosi, giornalisti e giocatori di altri (grandi) club sono un terreno inutilmente impervio e scivoloso da percorrere, che lo diventa ancora di più quando comunque non sei tu ad aver preso Ronaldo e, anzi, hai portato avanti un calcio-mercato molto (fin troppo, per molti) ben ponderato e senza grandi nomi. Lo sappiamo: la dipendenza dalle spese pazze e dai nomi altisonanti è roba da poco competenti, ma bisogna gestire queste ossessive richieste in maniera più intelligente e strategicamente valida.
Le continue provocazioni, le sfide aperte agli scontenti ed ai contestatori professionisti, definizioni come “malati o drogati”, hanno infatti inutilmente esacerbato gli animi e diffuso un clima di tensione che non potrà certo far bene ad allenatore ed uomini in campo. Neppure Perez si permette tanta insolenza, eppure lui possiede il Real Madrid.
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Dicevamo: questa aggressività verbale e concettuale espressa in quasi ogni uscita dal nostro presidente, ha contribuito a dare man forte a chi da anni antepone le proprie antipatie ossessive e patologiche al bene della squadra.
A chi spera di veder fallire il Napoli solo nella (ridicola e puerile) convinzione che ciò arrecherebbe un grosso dispiacere a De Laurentiis. Potremmo addirittura parlare di “Effetti di Adl sui tifosi”, in senso ovviamente negativo e grottesco, ma di sicuro il numero uno degli azzurri così facendo ha oscurato le pur ottime operazioni di mercato (come sempre sottovalutate da chi ogni anno assegna lo scudetto d’agosto a Milan ed Inter) concluse, mettendosi in condizione di non poter fallire sul campo.
Ora, io sono un fan della linea comunicativa polically scorrect e provocatoria. Detesto i buonismi ipocriti che infestano soprattutto il calcio ed i commentini tutti uguali dei giocatori ed allantori intervistati a fine gara; che magari hanno fatto 3 goal e vinto da soli la partita e ringraziano comunque “Il mister e tutti i compagni che hanno il merito di questo successo”.
Per capirci: preferisco gli Ibra ai Del Piero, pur stimando tantissimo la classe e lo stile del secondo. Li preferisco perché mi divertono e si prendono il rischio di un’arroganza senza freni che diviene inesorabile ironia auto-parodistica, credo in molti casi anche consapevole. Ma anche quel tipo di approccio deve avere un limite, soprattutto se parli da presidente e non da calciatore. Soprattutto se non hai vinto 3 scudetti di fila e ti aspetta un campionato difficile, con cambio di panchina annesso.
LE COLPE DEI TIFOSI
E veniamo invece alle colpe dei tifosi, che negano ostinatamente ed ottusamente i meriti oggettivi ed incontestabili di Adl in questi 14 anni di reggenza. Questi meriti li andremo ad esaminare dati alla mano, per depurarli della consueta faziosità che il personaggio appena descritto suscita nei suoi nemici, molti dei quali “interni”.
Partiamo dalla smania di critica feroce e preconcetta, ricordando al tifoso scordarello le sue vive rimostranze quando in azzurro arrivò un certo Edinons Cavani. Molti dei commenti sui forum si possono riassumere così:“Il pappone prende l’ala del Palermo per non spendere soldi”.
Ora Cavani è una semi-divinità e tutti hanno dimenticato che andò via perché, banalmente, voleva guadagnare di più e non certo solo perché Adl voleva fare “plusvalenza” (unico modo, tra l’altro, che una squadra come il Napoli ha per crescere velocemente). E Dries Mertens? “Vabè, questo segnava tanto in Olanda, dove non ci sono difese”. Josè Maria Callejon? “La terza scelta del Real. Chi sarebbe questo?”. E Maurizio Sarri, ora intoccabile ed idolatrato comandante di chi giura che seguirà anche il Chelsea solo per lui? Il maestro inizio maluccio la sua avventura partenopea, con un brutto pre-campionato ed un inizio di stagione parecchio deludente.
Inutile ricordare le contestazioni a lui ed al presidente, reo (al solito) di essere un “pappone” che ha preso “un provinciale” per risparmiare. Critiche anche a Faouzi Ghoulam a Kalidou Koulibaly, quando arrivarono da sconosciuti e non riuscirono a mostrare subito il proprio enorme potenziale.
Insomma: il tifosotto non ha pazienza, è schiavo dei “Top Player”, ha la spocchia del tuttologo e le competenze di un nientologo e, soprattutto, non impara mai dai suoi errori passati. Ci rendiamo conto che, tollerare questi individui (numerosi e molto rumorosi) sia stata dura per Adl.
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Oggi c’è chi addirittura rimpiange Ferlaino, in preda ad un vero e proprio attacco schizofrenico da ricovero coatto. Non vogliamo qui ripercorrere le “manovre” ferlainiane con il Napoli pre e post maradoniano, ma ci teniamo a ricordare che anche l’ex presidente ci mise circa 18 anni prima di agguantare il primo trofeo importante. Adl ha vinto prima, anche se non il tanto agognato scudetto e sarebbe opportuno concedergli un altro po’ di tempo, prima di farsi prendere dalla juventinite acuta ed intonare i tipici slogan bianconeri alla “conta solo il risultato” e “i secondi non li ricorda nessuno” (tranne quando arriva seconda in Champions la squadra che tifi, ovvio). Sia perché non è vero che conta solo il risultato, ma anche (molto) lo spettacolo offerto ed i palcoscenici nei quali si gioca, sia perché è falso ed ignorante asserire che solo chi vince viene ricordato.
Due esempi eclatanti su tutti sono la grande Ungheria di Sebes e Puskas e l’Olanda del calcio totale di Rinus Michels Johan Cruijff: nessuna delle due collezionò grandi e tanti trofei, ma sono tra le compagini calcistiche più amate, studiate e ricordate di sempre. Per capirci: vi sfido a cercare qualcuno che ricordi la Germania che sconfisse la corazzata ungherese nel 1954.
Pensiamo anche alla Croazia del mondiale: è arrivata seconda, ma probabilmente la ricorderemo più della Francia che ha vinto e di sicuro più della Grecia che strappò uno storico ed incredibile europeo. Questo perché conta anche il come perdi ed il come giochi, per fortuna, quando parli di sport ed in particolare di calcio.
Ora, il Napoli di Sarri ed i suoi 91 punti, senza lasciarci andare a dietrologie e complottismi, è già entrata nella storia e sarà ricordata come una delle squadre più belle e divertenti da ammirare, anche dai non tifosi dei partenopei.
UN INVITO AD ADL ED UNO AI TIFOSI
Quindi, caro Presidente, a lei rivolgiamo la nostra stima per quanto di bello e quasi miracoloso oggettivamente fatto in questi 14 anni di rinascita. Non ci ricordi più che eravamo senza palloni né magliette e che eravamo falliti, però. I più intelligenti di noi lo sanno e non se lo scordano, i meno dotati intellettualmente non vogliono più pensarci. Sia più ponderato nelle sue uscite, senza per questo perdere la sua verve spontanea, pungente e provocatoria. Capisca anche i tifosi meno capibili, visto che anche questo fa parte del ruolo di un grande presidente, che vuole guidare un grande club internazionale e non la propria azienda personale. Se sul serio è tanto indifferente ai cattivi giudici di certi tifosi, faccia una cosa che dovrebbe riuscirle facilissima: li ignori senza provocarli e/o insultarli. Lo faccia per il bene della sua squadra e, del suo portafogli. Profilo più basso, significa meno contestazioni inutili e meno tensioni sullo spogliatoio e sulla società. Lei ha enormi meriti attestati da fatti, numeri e dati, non li oscuri con infinite parole al vento.
Ai tifosi, invece, invitiamo ad abbondonare questa “juventinite” cronica militante, con annesso integralismo del risultato ed ossessione per le vittorie, ricordandosi che il bello di tifare Napoli è il vincere da outsider, magari di lusso ma pur sempre tali. Il bello di seguire una squadra del Sud dalla piccola bacheca trofei e dalla grande voglia di far bene è proprio il non essere schiavi dei trofei portati a casa. Non per “accontentarsi” dei secondi posti o vivere nell’eterno terrore di un nuovo fallimento, ma per godersi appunto la libertà di non dover vincere per forza qualcosa.
Partendo da queste basi, una benefica tregua (per tutti) è assolutamente possibile e realizzabile, rendendo il Napoli più forte non solo nella rosa ed in chi la guida in campo, ma anche in chi la dirige e la sostiene. Il clima di contestazione che si respira è semplicemente folle, la reazione di Adl alle critiche anche. Smorziamo entrambi gli approcci e godiamoci un altro anno ad alti livelli.