Un colpo di stato (vero o presunto) in Turchia ha occupato per alcuni giorni le prime pagine dei giornali nostrani: questo fatto, da solo, è sufficiente a far capire l’importanza che questo Paese ha nello scacchiere geopolitico mondiale, visto che per tanti altri casi simili o anche più importanti l’esposizione mediatica è stata decisamente minore o nulla. Al di là delle considerazione sul golpe e sulle politiche di Recep Tayyip Erdoğan, quest’oggi vogliamo concentrarci sulla posizione e sull’importanza che queste terre, situate al confine tra Occidente ed Oriente, hanno avuto sin dall’antichità ed hanno tutt’ora ai nostri giorni.
L’importanza commerciale della Turchia è nota da millenni: collegamento tra Europa e Medio Oriente, punto di passaggio obbligato verso il Mar Nero, l’Anatolia e la Tracia (rispettivamente la parte asiatica e quella europea dell’odierna Turchia) sono sempre state teatro di conflitti, dalla leggendaria guerra di Troia fino ad oggi. Nel contesto attuale, in particolare, la Turchia gioca un ruolo fondamentale nei commerci petroliferi e rappresenta il baluardo dell’Occidente alle porte del Medio Oriente (gli Stati Uniti vollero infatti fortemente il suo ingresso nella NATO), un Paese musulmano che da tempo resta fedele a Washington.
L’importanza della Turchia le ha anche permesso di giocare un ruolo di aspirante potenza regionale, per il quale è in concorrenza con Arabia Saudita, Israele e – sopratutto – Iran. Storicamente, infatti, i turchi hanno rappresentato un Paese musulmano sunnita moderato e secolarizzato sin dai tempi del fondatore Mustafa Kemal Atatürk, che sottolineava l’importanza di mantenere le distanze tra sfera religiosa e sfera politica, mentre l’Iran è lo stato teocratico guida degli sciiti. Sia Ankara che Tehran hanno sempre aspirato a prendere la leadership dei nuovi stati musulmani formatisi ai loro confini dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica.
La Turchia, però, nel’epoca dell’Oro Nero, è diventata soprattutto un passaggio quasi obbligato sulle rotte petrolifere che dal Medio Oriente portano il greggio in Europa. Ogni anni, diverse decine di milioni di tonnellate di petrolio attraversano lo stretto del Bosforo, uno spazio lungo appena 31 km e che in alcuni punti ha una larghezza inferiore al chilometro, con grandi rischi per quanto riguarda i possibili disastri ambientali. Ma a ricoprire un ruolo primordiale sono soprattutto i tanti oleodotti ed i gasdotti che attraversano l’Anatolia, che servono a portare il petrolio ed il gas russi, arabi o azeri in Europa. Naturalmente non mancano gli interessi correlati da parte delle compagnie occidentali, come possiamo vedere nell’elenco (non esaustivo) che segue.
- Il Blue Stream è il principale gasdotto che attraversa il Mar Nero: dalla stazione russa di Izobilnoye, questo raggiunge la costa turca nei pressi di Samsun e raggiunge la capitale Ankara, da dove viene smistato verso l’Europa. Questo è gestito da una joint-venture tra la russa Gazprom ed Eni, con la collaborazione della compagnia statale turca Botaş, e trasporta 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
- Il gasdotto Tabriz-Ankara trasporta il gas naturale iraniano dalla città di Tabriz alla capitale turca, passando per Erzurum. Gestito dalle due compagnie statali dei Paesi interessati, trasporta 14 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
- Il gasdotto Turchia-Grecia collega Karacabey a Komotini e trasporta 11 milioni di metri cubi di gas all’anno. Gestito da Botaş e dalla greca DEPA, è la base per il progetto dell’ITGI, che, attraverso il Mare Adriatico, dovrebbe portare il gas fino ad Otranto grazie ad una partnership con l’italiana Edison.
- Il gasdotto del Caucaso Meridionale, o Baku-Tbilisi-Erzurum, porta il gas del Mar Caspio dall’Azerbaijan alla Turchia, passando per la Georgia, in una quantità di 25 milioni di metri cubi di gas all’anno. Le compagnie coinvolte sono la britannica BP, la turca TPAO, l’azera SOCAR, la malese Petronas, la russa Lukoil e l’iraniana Nafitran.
- Turkish Stream è il nome di un progetto abbandonato della Gazprom per un gasdotto che avrebbe dovuto collegare Russia e Turchia attraverso il Mar Nero. Nel dicembre del 2015 il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dato il veto al progetto, un mese dopo l’incidente dell’aereo russo Sukhoi Su-24M abattuto dall’aviazione turca.
- L’oleodotto Baku–Tbilisi–Ceyhan (BTC) è certamente il più importante tra quelli che attraversano la Turchia, potendo trasportare un milione di barili di greggio al giorno. Il petrolio del Mar Caspio arriva fino al porto mediterraneo di Ceyhan attraverso la Georgia, per poi essere trasportato verso l’Europa. La sua importanza è anche intuibile leggendo l’elenco delle compagnie e delle multinazionali coinvolte a vario titolo nel progetto realizzato nel 2005: BP, l’azera SOCAR, le statunitensi Chevron, Hess Corporation e ConocoPhillips, la norvegese Statoil, la turca TPAO, Eni, la francese Total, le giapponesi Itochu ed Inpex.
- L’oleodotto Transanatolico è stato progettato nel 2014 per collegare il porto di Samsun, nel nord della Turchia, a quello mediterraneo di Ceyahn, tagliando in due il Paese, per offrire un nuovo sbocco al petrolio russo e kazako. Le compagnie interessate sono Eni, la turca Çalık Enerji, le russe Rosneft e Transneft.
- L’oleodotto Nabucco è un progetto che, attraversando il Bosforo, porterebbe direttamente il petrolio in Bulgaria ed in tutta l’Europa orientale, fino a raggiungere l’Austria. Le compagnie interessate sono Botaş, l’austriaca OMV, l’ungherese MOL, la rumena Transgaz, la bulgara Bulgargaz, la tedesca RWE.
BIBLIOGRAFIA
LIZZA, Gianfranco (2001), Geopolitica – Itinerari del potere
STARR, Frederick & CORNELL, Svante (2005), The Baku-Tbilisi-Ceyhan Pipeline: Oil Window to the West
YERGIN, Daniel (1990), The Prize: The Epic Quest for Oil, Money & Power