Lo scorso 6 aprile, il piccolo stato africano del Gambia ha affrontato la prima tornata di elezioni parlamentari dall’inizio del mandato di Adama Barrow nelle vesti di presidente. Una tornata che dovrebbe aver posto fine ad una crisi politica iniziata proprio con l’elezione di Barrow nello scorso mese di dicembre, e che proveremo di seguito a ripercorrere.
LA VITTORIA DI BARROW ALLE PRESIDENZIALI 2016
Tutto ebbe inizio il 1° dicembre dello scorso anno, quando il piccolo Paese dell’Africa occidentale che conta meno di due milioni di abitanti è stato chiamato a scegliere il capo di stato. In carica dal 1996, Yahya Jammeh sperava di ottenere un nuovo mandato, sostenuto come al solito dall’Alliance for Patriotic Reorientation and Construction (APRC). Dopo quattro mandati consecutivi, il suo potere era però messo in pericolo in maniera concreta dal rivale Adama Barrow, sostenuto dalla Gambia Coalition 2016, un cartello elettorale composto dalle forze che maggiormente si opponevano al presidente Jammeh, soprattutto di ispirazione socialdemocratica e socialista.
I risultati, per la prima volta dall’ascesa al potere di Jammeh, hanno dato ragione all’opposizione: Barrow ha raccolto infatti il 43.33% delle preferenze contro il 39.6% del presidente uscente, mentre il restante 17.1% delle preferenze è andato a Mama Kandeh, il terzo candidato sostenuto dal Gambia Democratic Congress. In un primo momento, Jammeh ha ammesso la sconfitta, ma il 9 dicembre lo stesso presidente ha annunciato attraverso la televisione nazionale il suo rifiuto di lasciare la massima carica. Da quel momento, la tensione è salita nella capitale Banjul e in tutto il Paese.
L’INTERVENTO MILITARE DELL’ECOWAS
Mentre il Paese era in preda ad una potenziale guerra civile, il 19 gennaio 2017 una coalizione di Paesi africani varcava il confine con il Gambia. Si tratta dell’ECOWAS – CEDEAO, la Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale (Economic Community of West African States – Communauté économique des États de l’Afrique de l’ouest), una organizzazione della quale fa parte lo stesso Gambia, e che include un totale di quindici Paesi africani. Condotta da Senegal, Nigeria, Ghana, Mali e Togo, l’operazione “Restore Democracy” è durata solamente due giorni, ovvero fino alla repentina resa di Jammeh, avvenuta il 21 gennaio.
Con Jammeh oramai esiliato prima in Guinea e poi in Guinea Equatoriale, Barrow è potuto ritornare nel Paese dal vicino Senegal, dove nel frattempo si era rifugiato presso l’ambasciata gambiana di Dakar, assumendo finalmente la carica presidenziale a partire dal 23 gennaio. Il neopresidente ha comunque richiesto la permanenza delle forze dell’ECOWAS nel Paese per i sei mesi successivi, come garanzia per ristabilire la pace. Uno dei suoi primi atti è stato ripristinare il vecchio nome del Paese in Repubblica del Gambia, dopo che, nel 2015, Jammeh aveva rinominato lo stato come Repubblica Islamica del Gambia. Inoltre, Barrow ha promesso di risarcire le vittime delle violazioni dei diritti umani che hanno avuto luogo nel ventennio di Jammeh, sollevando dai propri incarichi diversi collaboratori del suo predecessore che si erano macchiati di tali crimini.
LE ELEZIONI PARLAMENTARI 2017
Eccoci dunque alle recenti elezioni parlamentari del 6 aprile, che hanno rinnovato la composizione dei 53 seggi riservati ai deputati gambiani. Ad uscire vincitore dalla consultazione è stato l’UDP (United Democratic Party), che ha potuto contare soprattutto sul carisma del suo leader Ousainou Darboe, incarcerato lo scorso anno per le sue attività politiche di opposizione al governo di Jammeh e recentemente liberato da Barrow, che proviene proprio da questa formazione, della quale fu tesoriere. Con 31 seggi, la forza di ispirazione socialdemocratica domina oramai la scena politica gambiana, mentre l’ex partito di governo, l’APRC è oramai ridotto a cinque seggi sotto la guida di Fabakary Jatta.
Per quanto riguarda le altre forze, hanno ottenuto cinque seggi a testa il Gambia Democratic Congress del già citato Kandeh ed il National Reconciliation Party, mentre quattro saranno i rappresentanti socialisti del PDOIS (People’s Democratic Organisation for Independence and Socialism) e tre quelli del People’s Progressive Party, forza ruralista che torna in parlamento dopo essere stato messo fuori legge in maniera surrettizia da Jammeh nel 1996. Completa il quadro un deputato eletto da indipendente, mentre ulteriori cinque rappresentanti sono stati nominati dallo stesso Barrow, portando il totale a 58. Nel complesso, dunque, le forze favorevoli al nuovo presidente Barrow possono contare su una solida maggioranza composta da ben oltre quaranta deputati: un quadro che sembra favorevole a ridare stabilità al Paese dopo mesi di incertezze, come indicato da Mariam Denton, scelta come nuova presidente dell’Assemblea Nazionale.