Domenica 11 giugno si è tenuto il primo turno delle elezioni legislative francesi per il rinnovo dei 577 membri dell’Assemblée Nationale: il primo dato a risaltare è quello dell’affluenza alle urne, pari solamente al 48.71% e sceso, per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica Francese, al di sotto della fatidica soglia del 50%. Questa tornata elettorale ha avuto luogo poco più di un mese dopo l’insediamento del nuovo presidente Emmanuel Macron all’Eliseo, e rappresentava dunque un primo banco di prova sia per il capo di stato che per le opposizioni. Il secondo turno è previsto per domenica 18 giugno.
VITTORIA SCHIACCIANTE PER EMMANUEL MACRON
Vincitore di una delle elezioni presidenziali più combattute nella storia della Quinta Repubblica Francese, Emmanuel Macron conta su queste elezioni legislative per ottenere la maggioranza all’interno dell’Assemblée Nationale. Il suo partito, En Marche! (EM!), si è presentato con la nuova denominazione di La République En Marche!, ed ha stipulato un’alleanza con la forza centrista di François Bayrou, i MoDem (Mouvement Démocrate).
Le opposizioni, invece, speravano che il risultato delle presidenziali fosse soprattutto figlio della figura carismatica rappresentata dallo stesso Macron, e che non si sarebbe ripetuto in occasione delle legislative: “Non ci sono 577 Emmanuel Macron”, aveva detto la leader del Front National, Marine Le Pen, dopo essere stata battuta al secondo turno delle presidenziali, puntando sul radicamento territoriale delle forze storiche della politica francese. Al contrario, invece, il primo turno delle elezioni per l’Assemblée Nationale ha confermato la fiducia dei cittadini nei confronti del più giovane presidente della storia della Repubblica Francese e del suo partito.
La République En Marche! resta dunque la prima forza politica del Paese con il 28.21% delle preferenze su scala nazionale, percentuale alla quale vanno aggiunti i 4.11 punti ottenuti dai MoDem, che come detto hanno annunciato ufficialmente di voler sostenere Macron. Per il primo ministro Édouard Philippe, quarantaseienne di Rouen scelto dal neopresidente subito dopo il suo insediamento all’Eliseo per subentrare al socialista Bernard Cazeneuve, si prepara dunque una conferma con una maggioranza probabilmente assai confortevole.
LE OPPOSIZIONI: LES RÉPUBLICAINS DAVANTI AL FRONT NATIONAL
In controtendenza con quanto visto alle presidenziali, Les Républicains (LR), la forza storica del centro-destra francese, si riprende il ruolo di primo partito d’opposizione, ottenendo il 15.77%. All’interno alleanza con il partito guidato da François Baroin c’è anche l’UDI (Union des Démocrates et Indépendants), che ha ottenuto il 3.03%. In calo, invece, il Front National (FN), che ottiene il 13.20% delle preferenze.
Per quanto riguarda l’ala sinistra dell’opposizione al presidente Macron, La France Insoumise (FI) si conferma davanti al Parti Socialiste (PS): il partito di Jean-Luc Mélenchon – che tra l’altro è al momento in testa a Marsiglia e potrebbe essere eletto al secondo turno – ha infatti ottenuto l’11.02% nonostante la concorrenza poco benefica con il Parti Communiste Français (PCF), che invece si è attestato sul 2.72%, mentre per i socialisti continua il naufragio con solamente 7.44 punti percentuali. Buono, tutto sommato, il risultato ottenuto dalla coalizione delle liste ecologiste, Europe Ecologie – les Verts, che raggiungono il 4.30%.
La disaffezione dell’elettorato francese nei confronti dei socialisti è uno dei dati più chiari di questo primo turno: neppure Benoît Hamon, candidato alle presidenziali appena un mese fa, e Jean-Christophe Cambadélis, segretario del partito, sono riusciti a superare il taglio del primo turno, così come una sfilza di ministri della presidenza di François Hollande, tutti privati del secondo turno. Si salva, tra le figure di spicco dell’ultimo quinquennato di presidenza socialista, solamente l’ex primo ministro Manuel Valls, che attualmente è in testa nella prima circoscrizione dell’Essonne, dove è il favorito per mantenere il proprio seggio.
Al contrario, i sei candidati fra i ministri dell’attuale governo guidato da Édouard Philippe sono tutti arrivati al secondo turno, e cinque di questi sono favoriti per l’elezione. Solamente il Ministro dell’Oltremare, Annick Girardin, è in posizione svantaggiosa a Saint-Pierre-et-Miquelon, arcipelago situato al largo delle coste del Canada. Ricordiamo che, come voluto dallo stesso primo ministro, in caso di sconfitta elettorale i ministri dell’attuale governo saranno costretti alle dimissioni.
SOLAMENTE QUATTRO DEPUTATI ELETTI
Dei 577 seggi da assegnare all’interno dell’Assemblée Nationale, al momento solamente quattro hanno un nome. Nel dipartimento della Somme (nord-est del territorio francese), Stéphane Demilly dell’UDI ha confermato il proprio seggio. Due, invece, i rappresentanti già eletti da La République En Marche!: nel dipartimento del Morbihan, in Bretagna, Paul Molac è stato confermato dopo essere già stato eletto cinque anni fa nella lista dell’Union Démocratique Bretonne, mentre nella prima circoscrizione parigina Sylvain Maillard ha strappato il seggio a Les Républicains, che nel 2012 avevano eletto Pierre Lellouche.
Il quarto ed ultimo deputato eletto arriva da Wallis-et-Futuna, collettività d’oltremare composta da un piccolo arcipelago dell’Oceano Pacifico, dove Napole Polutélé è stato confermato senza nessuna affiliazione partitica, mentre in passato era stato eletto nelle liste del Parti Socialiste.
SECONDO TURNO: MACRON VERSO UNA MAGGIORANZA SCHIACCIANTE
Il prossimo 18 giugno, dunque, i cittadini delle restanti 573 circoscrizioni dovranno nuovamente recarsi alle urne, per la quarta volta negli ultimi due mesi, al fine di votare in occasione dei ballottaggi. Come abbiamo già avuto modo di ricordare, il sistema elettorale utilizzato per l’elezione dei deputati è molto simile a quello delle presidenziali. Il territorio francese, compresi i dipartimenti d’oltremare ed i cittadini residenti all’estero, è suddiviso in 577 circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un deputato con uno scrutinio uninominale maggioritario a doppio turno: in parole povere, per essere eletti al primo turno è necessario ottenere più della metà delle preferenze, come accaduto nei casi delle quattro circoscrizioni sopra citate, altrimenti si procede al ballottaggio tra i due candidati più votati, proprio come alle presidenziali. Solamente in una circoscrizione, la prima del dipartimento dell’Aube, ci sarà un ballottaggio tra tre candidati.
Secondo le attuali proiezioni, il partito di Emmanuel Macron e quello del suo alleano François Bayrou potrebbero ottenere complessivamente tra i 400 ed i 455 seggi, con una maggioranza ben più ampia rispetto ai 289 seggi per raggiungere la maggioranza assoluta. L’alleanza tra Les Républicains e l’UDI viene data tra i 70 ed i 130 deputati eletti, sinonimo di prima forza d’opposizione, mentre il Parti Socialiste (con ecologisti ed altre liste affiliate comprese) si attesterebbe tra i 15 ed i 40, il che rappresenterebbe il peggior risultato di sempre, anche rispetto ai 57 del 1993. Solamente da uno a dieci seggi dovrebbero finire nelle mani del Front National, nonostante le buone percentuali a livello nazionale, mentre La France Insoumise ed il Parti Communiste Français dovrebbero raggiungere nel complesso dai 10 ai 23 deputati.
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