E’ la domanda che fanno a tutti. Di solito iniziano a fartela verso i 4 anni e finiscono a 18. “Cosa vuoi fare da grande?”. E’ qui che di solito si distinguono i sessi. I maschietti dicono: il pompiere, il poliziotto, il calciatore. Le femminucce si dividono tra: la ballerina, la maestra e…la mamma!
Io ero quest’ultima.
C’è chi ritiene che “fare la mamma” non sia un “mestiere” e infatti così è. Ma la domanda era ben chiara: Cosa vuoi fare. Non “che lavoro” vuoi fare.
Quello che volevo fare era esattamente quello che faccio ora, tutti i giorni, e che fa impazzire molte donne. Svegliare mio figlio, vestirlo, fargli fare colazione, portarlo al parco, dargli la merenda, farlo giocare, farlo correre e ridere, metterlo a nanna per il pisolino, farlo pranzare, portarlo in giro in bicicletta, portarlo a musica o a nuoto, e poi rientrare a casa, preparare la cena per la famiglia, metterlo a letto e ricominciare.
Quando sono diventata madre ho conosciuto donne che dopo due settimane dal parto già smaniavano per tornare al lavoro: “sto impazzendo, tutto il giorno in casa”. Erano donne che da piccole non volevano “fare la mamma” ma esserlo e basta.
Io no.
Io da quando sono madre ho trovato la mia dimensione, il mio benessere, il mio mondo, la mia pace. Ho sempre amato il mio lavoro, qualunque esso sia stato. Mi piaceva tanto studiare, andare in redazione nel pomeriggio, seguire le conferenze stampa, scrivere i miei pezzi. Ma nulla può essere paragonato a tutto questo.
E’ un po’ come quando cerchi tanto qualcosa e poi finalmente la trovi. Dentro senti quel forte senso di calma che ti conquista e ti dondola dolcemente. E tu sei felice. Io grazie a mio figlio ho trovato me stessa.
Se qualcuno mi chiedesse ancora oggi: “cosa vuoi fare da grande?” non avrei il minimo dubbio nel rispondere: “la mamma”. E’ per questa ragione che quando ho scoperto che io e mio marito rischiavamo di non avere figli ho pianto, mi sono disperata, mi sono sentita morire, mancare, tremare, soffocare. In quel momento ho temuto che non sarei mai stata quello che volevo essere: una mamma.
E invece ce l’ho fatta e ora “faccio la mamma“.