Questo sito utilizza cookie

Sappiamo che (giustamente) non te ne frega nulla, ma siamo obbligati a mostrarti questo inutile banner per dirti che gestiamo cookie tecnici e, se acconsenti, anche statistici (Google Analytics) e di marketing (Meta Pixel). Se li accetti, ci permetti semplicemente di tracciare (in forma anonima) le tue visite. Quindi non fare lo str** e clicca sul bottone blu :) Se hai tempo da perdere, leggi la nostra Privacy Policy.

Gestisci cookie
  • Home
  • News
  • Cantera
  • Tips
  • Chi Siamo
    • Il Progetto
    • Il Team
  • n

    Registrati Login
  • Messaggi Recenti

    • Come preparare un libro per le fiere o gli eventi:...
      Dicembre 19, 2025
    • Femminicidi: la Spagna è il paradiso e l'Italia l'inferno?
      Dicembre 19, 2025
    • disINCANTO: riflessioni sospese tra disillusione e Meraviglia
      Dicembre 4, 2025
Young - Slow Journalism
  • Home
  • News
  • Cantera
  • Tips
  • Chi Siamo
    • Il Progetto
    • Il Team

Cerca



Editori

  • achilleterzo
  • Ale C. Ph
  • Alessandro Cini
  • Alessia Di Giovanni
  • Alfonso
  • Andrea
  • Andrea Corvino
  • Andrea Paone
  • AndreArisponde
  • Angela Vitaliano
  • Angelo Golino
  • Anna
  • Anna
  • Annette Palmieri
  • Antonia Storace
  • Antonio Casaccio
  • Arcybald
  • ArmandoArmy Fusco
  • Arsenale Kappa
  • Arsenale Kappa
  • Attilio De Alberi
  • Aurora Scudieri
  • Beatrice Elerdini
  • Beatrice Elerdini
  • Blog Intervista
  • Blog Intervista
  • Carlo Crudele
  • Carmine Falco
  • Charlotte Matteini
  • CleanNet
  • Dario Cerbone
  • Dario Cerbone
  • darioierimonti
  • David Colantoni
  • Davide Cerisola
  • Davide Gambardella
  • Davide Marciano
  • Eleonora Russo
  • Elisabetta Besutti
  • Elisabetta Besutti
  • elizabethskia
  • elvis
  • Emiliano Rubbi
  • Ettore Panella
  • Fabio Belli
  • Fabio Botter
  • Fabio Vanacore
  • Fabrizio Cianci
  • Federica Maneli
  • Federica Russo
  • Federico Cartelli
  • Federico José Bottino
  • FEF ACADEMY
  • Francesco Di Paola
  • Francesco Di Paola
  • Germano Milite
  • Gianmarco Crinieri
  • gianrolando scaringi
  • Giorgio Del Sole
  • Giovanni Carzana
  • Giovanni Guarini
  • Giulia Piccolino
  • Insem SPA
  • ketty
  • La Fiera
  • Laura Elisa Rosato
  • Livio
  • Loredana de Michelis
  • Lorenzo Tosa
  • Luca lamesa
  • Luca Marinelli
  • Luca Mazzucchelli
  • Luciano Costantino
  • Luciano Costantino
  • lwmaster
  • Manuela Stacca
  • Maria Melania Barone
  • Maria Pia Dell'Omo
  • Mariagiovanna
  • Marialuisa Monda
  • Marta Caldara
  • Martina Mugnaini
  • Martina Mugnaini
  • Mathew Meladoro
  • matteo-petrillo
  • Mattia Andres Lombardo
  • Mattia Andres Lombardo
  • Mattia Cataldo
  • MedPov
  • MedPov
  • moneyfarm
  • Nunzio
  • Nunzio
  • Paolo Priolo
  • Pier Luca Santoro
  • Pierluigi Sandonnini
  • Redazione Cultura
  • Redazione Cultura
  • Redazione YOUng
  • Riccardo Bottazzo
  • Riccardo Bottazzo
  • RIVEFLUVIONE
  • Roberto Corradi
  • Rosa Anna Buonomo
  • Rosanna Gaddi
  • Ruben Lagattolla
  • Ruben Lagattolla
  • Sabina Guzzanti
  • Samantha Viva
  • Sergio Ferraris
  • Silvia Buffo
  • Simona Rabboni
  • Simona Rabboni
  • Simone Santi
  • Slytouch
  • Slytouch
  • Stefano Iannaccone
  • Stella Levantesi
  • Sveva Alagna
  • Team Young
  • testfree
  • Tonino Bucci
  • Valentina Varlese
  • Valerio Maggio
  • Vincenzo Scichilone
  • Yasmina Pani
  • Yeerida
  • Yeerida
  • YOUngTips

Le parole non dette

Postato il Febbraio 29, 2016 gianrolando scaringi 0

Per leggere questo articolo ti servono: 5 minuti

Ogni volta che mi presentano qualcuno o conosco qualcuno di nuovo il mio modo di pormi è abbastanza standard. Poche parole: come mi chiamo, quanti anni ho, che lavoro faccio, dove vivo, quali sono i miei interessi. Magari nemmeno in questo ordine e nemmeno così consecutivamente. Non sono solito inondare l’altro con tutta la mia vita – anzi tutt’altro – ma, diciamo, che provo a mettere in primo piano quelle informazioni di base che mi permettono di far capire chi sono. Allo stesso tempo, provo a ricavare quelle informazioni di base che mio permettano di capire chi sia il mio interlocutore. Più o meno. Diciamo, l’essenziale.

Il questionario standard è già risposto per tutti coloro che conosco. Almeno per la gran parte. E, quindi, ci si orienta verso altre domande. Magari sei mio amico o, almeno, conoscente e, pertanto, so già abbastanza di te. Quindi bypasso l’interrogatorio e chiedo «come stai?». La mia risposta standard è «bene». Ma proprio standard-standard, automatica e valida anche nel pieno di un terremoto o di un crollo di palazzo. «Bene». Punto.

C’è chi azzarda, chi si spinge verso l’«insomma», chi ci mette anche un tocco d’espressività: «eh, insomma», oppure «beh, insomma» (la b fa una certa differenza). Ma il come sto, quello vero, talvolta sfugge. Ed il più delle volte anche all’interlocutore sfugge. Tanto il mio, quanto il suo.

Il comestai è una domanda sulla quale si corre, passa spesso. Resta lì, nell’angolino, una formalità. Ha quasi il ruolo della maiuscola ad inizio della frase: serve per cominciare, è pura forma e basta. Il problema è che la domanda la faccio troppo raramente a me stesso. Diciamo che non me la faccio mai. Finisco per pensarci solo quando un interlocutore – occasionale o noto che sia – comincia a rispondere onestamente al mio «come stai?». Solo a quel punto, magari, mi fermo, ci rifletto, resto quasi spaventato da quel blocco, tanto emotivo quanto formale, che non sbroglia la matassa. «Come sto? Boh, magari avessi una risposta tanto chiara quanto la tua».

Sono fin troppo abituato a fare da risolutore di problemi. Un problem solver professionista (anzi, solution manager tanto è la certezza di cadere in piedi: come a dire «tanto so che non sarà una catastrofe»). A dire il vero, di problem solver è pieno il mondo. È pieno anche il mio gruppo di amici. Ed anche la mia rubrica del cellulare. Il bello è che siamo tutti risolutori di problemi… altrui. Nel tempo si sviluppa una competenza, una professionalità, una esperienza sul campo nella risoluzione di problematiche psico-storico-tecnico-esistenziali che, al confronto, uno psicanalista è solo un dilettante da sagra di paese, poco più di un saltimbanco.

Ma, chissà perché, questa competenza non risolve i propri problemi. La genialità della risoluzione, l’intuizione geniale coglie nel segno, viola i più arguti sistemi di criptografia spirituale ma non apre il cancelletto, appena appoggiato, dietro l’angolo del cuore del problem solver. Perché?

Se dovessi fare un discorso di sincerità, sincerità per sincerità, forse non ho mai messo in mano al mio interlocutore tutta la storia del problema. Tutta la mia storia. Un po’ per paura, un po’ per il timido pudore che non può non chiudere quello che è, di fronte al dolore, il racconto è sempre stato un po’ monco. Forse diversamente monco a seconda dell’interlocutore.

L’onestà del discorso è, innanzitutto, personale. E quante volte un problema, un dramma, si evita di toccare anche in prima persona. Diventa un segreto, un mostro da cui fuggire costantemente e su cui non ritornare. In mezzo al racconto di una vita, in mezzo al vissuto di una vita si compone una nuvola di parole nascoste. Anzi, meglio, non dette. Un po’ per timore, un po’ per rispetto, un po’ perché costruirebbero un muro di mattoni che si crede possano essere invalicabili. E, intanto, senza costruire alcun muro si ghettizzano le idee, si evita di passare per una strada che, altrimenti, almeno secondo ognuno farebbe soltanto male.

Con o senza onestà, tutti i nodi vengono al pettine. E talvolta ci arrivano così ingarbugliati che pensare di scioglierli diventa impossibile. Ma se al nodo si dedica pazienza, ci si sofferma, si studia l’ordito dei fili, si applica la giusta forza, allora si inizia a intravedere quella regolarità del filo che, tra le sapienti istruzioni della spola può arrivare a tessere una parte di questa vita. Giusta o sbagliata che sia, una parte mia e solo mia. E che mi appartiene. E che dovrebbe essere al centro di ogni premura.

Condividere è difficile. Soprattutto quando si parla di cose importanti, piccole o grandi che siano. Condividere richiede impegno, cura, onestà. Presenza. Ed il primo interlocutore con cui condividere coincide con il mio cuore. Se non dico a me stesso cosa c’è che non va, se non mi chiedo come sto, allora difficilmente saprò cogliere come sta l’altro. Sarò solo incastrato in una parte non mia che mi ostino ad interpretare per il semplice gusto di farlo, solo per raccontare una storia diversa. Magari in parte più figlia di un desiderio che di una onestà.

La vera domanda diventa, allora, «ma io ci tengo a me stesso?». Non è banale perché, troppo spesso, si insegue, con ingenua frenesia, questa o quella situazione, questo o quell’impegno, questa a quella persona. Ed in tutto in questo inseguimento ci si dimentica di sé. È normale, allora, che ci si perda nei problemi altrui. Peggio, che ci si accontenti della soluzione altrui dimenticando quello che si cerca.

La vera sorpresa è quando davvero ci si mette a confronto con qualcuno che sembra possa capirci. Io tendo a diventare diffidente, ho quella sana paura che deriva dal timore di farmi male. Un po’ per esperienza ed un po’ perché la fiducia non è un’occasione ma un legame – foedus, in Latino, vuol dire, appunto, «patto», «alleanza» – che richiede tempo. E, allora, non conta un discorso, né due, né tre, né centomila. Ma la cura che si mette nel costruire un rapporto di confronto sincero, di profondità. Ci vuole tempo ed attenzione per creare fiducia.

Accadono delle situazioni in cui si è più propensi a dialogare. È tanto un rischio quanto una scommessa, un intreccio di cose importanti. Ci può essere una delusione, certo, ma una voce di conforto può zittire, molto spesso, tutta una confusione nascosta. Siamo fatti di parole non dette, è un elemento della costituzione umana, una constatazione. Spesso ce le coccoliamo fin troppo, ci torniamo su infinite ed infinite volte. Ma quanto pesa, sul cuore, una parola non detta? Non varrebbe la pena provare a liberarla?

#amore#parole#riflessioni#sentimenti

Pubblicato da

gianrolando scaringi

Giornalista atipico, ha iniziato a scrivere quando aveva 4 anni e non ha più smesso. Comunicatore per scelta, dirige e collabora con numerosi uffici stampa nazionali e non nega la sua passione vitale per il teatro e la radio.


Potrebbe piacerti anche

116
Relazioni: quanto conta essere veri sin dall’inizio?
Novembre 24, 2020
166
Featured

I sette ingredienti principali del vero amore
Giugno 18, 2019
96
Featured

Come scegliere il partner in maniera saggia
Maggio 5, 2019

Consigliati dall'editore

Come preparare un libro per le fiere o gli eventi: checklist pratica
Dicembre 19, 2025 0
Dall’autorevolezza alla reputazione: strategie di Digital PR per crescere online
Ottobre 20, 2025 0
Quali sono i benefici di indossare uno smartwatch durante l’esercizio?
Settembre 25, 2025 0
Operatore CNC: uno dei profili più richiesti nell’industria italiana
Settembre 19, 2025 0
  • Featured

    • Mirko Frigerio: Il guru degli immobili, senza fondamenta.
      Novembre 21, 2025
    • Alex Grassi: il santo(ne) dell'ecommerce
      Ottobre 29, 2025
    • Luca De Stefani (Big Luca) mi ha querelato
      Aprile 25, 2025
    • Il 25 Aprile non è un festa comunista
      Aprile 25, 2025
    • Consob sospende Rendimento Etico srl per quattro mesi
      Dicembre 13, 2024

  • Seguici Su



  • YOUng – Slow Journalism è una testata giornalistica di
    proprietà di Mastino S.R.L.
    Registrazione presso Trib. Santa Maria Capua Vetere (CE) n° 900 del 31/01/2025 | ISSN 3103-4683
    P.IVA: 04755530617
    Sede Legale: CASERTA – VIA LORENZO MARIA NERONI 11 CAP 81100