L’editoriale sul caso Ermes Mattielli ha generato reazioni che non immaginavo. Circa 10.000 condivisioni, oltre 31.000 visite e centinaia di commenti tra portale e social network. Alcuni utenti hanno addirittura organizzato vere e proprie crociate contro lo scrivente, con minacce ed auguri di morte, di svaligiamenti e di stupri (possibilmente da parte di “ladri rom”). Molti commenti, sia pubblici che privati, avevano il tenore di questo che potete leggere di seguito e che trovate comunque da me postato anche sulla mia bacheca Facebook.
Simili personaggi sono gli stessi che poi si stracciano le vesti per solidarietà a chi subisce un furto, anche di modesta entità e senza conseguenze o minacce ricevute.
IL DATO CLAMOROSO: MAI COSI’ POCHI OMICIDI NELLA STORIA D’ITALIA
Ho dunque avuto conferma che, il tema banalmente e propagandisticamente affrontato “armi liberalizzate sì/armi liberalizzate no”, fa molta presa al momento. Insieme, ovviamente, a quello della sicurezza domestica e della difesa della proprietà privata. Complice il solito terrorismo mediatico che sbatte in prima pagina ogni azione di furto che finisce in tragedia e ne amplifica la portata, spaventando a morte il “cittadino medio”, come sempre facile preda di fobie collettive e, appunto, tormentoni mediatici. Un tempo, ad esempio, c’erano i “rumeni stupratori” (bastava raccontare con enfasi i 3 stupri avvenuti in un anno e la percezione collettiva era che ci fossero 2 milioni di donne stuprate al giorno e che occorresse una spedizione punitiva contro qualsiasi “rumeno”). E’ un meccanismo di aizzamento del basso volgo vecchio come la storia dell’uomo che, anche nel 2015, dopo millenni di (presunta) evoluzione, funziona ancora benissimo.
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Peccato che, le statistiche degli ultimi due anni, dicano l’esatto opposto, ovvero che in Italia non esiste alcuna “emergenza sicurezza”, almeno non se consideriamo i reati violenti che tanto ossessionano certi italiani negli ultimi tempi. In molte città, come ad esempio Napoli, sono calati addirittura “reati storici” come borseggi e rapine. Anche le intrusioni in casa, ad eccezione di alcune zone (soprattutto nel Nord Est) dove sono incrementate anche di oltre il 20%, in gran parte del paese non sono maggiori rispetto al passato e, in ogni caso, anche dove si sono registrati incrementi, sono tutte molto meno violente, creando di conseguenza sempre meno vittime. I dati parlano chiaro: mentre nel 1991 si contavano quasi 2000 omicidi nella penisola, nel 2014 le uccisioni sono state 468 in tutto. Il crollo verticale significativo dei reati violenti, quelli per i quali sarebbe quindi giustificato l’approccio “sparo a qualunque ombra si avvicini al mio giardino prima ancora di capire chi è”, confuta in maniera evidente la tesi secondo la quale, più armi agevolmente detenute per “difesa”, significhino anche crollo degli omicidi e della micro-criminalità.
Gli omicidi sono già crollati, senza bisogno di facilitare vendita e possesso di armi. La micro-criminalità, invece, mentre è scesa in città come Napoli, in altre zone è invece aumentata. Su questo incremento, occorre sicuramente riflettere e soprattutto agire, al fine di garantire maggiori pattugliamenti e misure di sicurezza nelle località a più alto rischio ed evitare di lasciare soli (anche solo percettivamente) i cittadini.
La ricerca comunque è stata condotta dal noto sociologo Marzio Barbagli ed è stata riportata anche dal quotidiano La Repubblica.
I POLTICI E LO STATO CHE SI ARRENDONO ALLA PROPRIA INCAPACITA’
Questo mio secondo approfondimento sul delicato tema, come avrete intuito, vuole dunque affrontare la questione con il consueto approccio lucido ed aderente quanto più possibile alla realtà ed al buon senso comune. La prima considerazione da fare, riguarda quei politici che, forti del clima di terrore appena descritto (ed ingiustificato), propongono di fatto una resa incondizionata di Stato e forze dell’ordine e lasciano ai cittadini l’onere di difendersi, dando loro l’illusione di essere così più sicuri. Il paradosso farebbe addirittura sorridere, per quanto grottesco ed evidente. Eppure, molti cittadini, abboccano e addirittura ringraziano chi di fatto sta dicendo loro: “Dovete armarvi e vedervela da soli. Noi ci arrendiamo alla nostra stessa incapacità di garantirvi sicurezza, anche se ci pagate (molto bene) per questo. Quindi eccovi le armi e buona fortuna”.
LA FRASE DEGLI IMPOTENTI CEREBRALI
La seconda riflessione deve invece essere fatta sulla classica frase da celodurista con impotenza cerebrale manifesta, che urla con inspiegabile fierezza e magari in preda ad eccitazione sessuale: “Se uno entra in casa mia, prima gli sparo e poi gli chiedo chi è”. Ecco: bastano due, tre secondi di connessione neuronale funzionante per comprendere la demenza e addirittura l’autolesionismo intrinseco ad un ragionamento come questo. Poniamo infatti che, chi governa il paese, preso da follia insanabile, decida di liberalizzare non solo il possesso ma anche l’uso delle armi all’interno della propria abitazione o in senso più generale della propria proprietà (quindi anche in giardini, magazzini ecc). A quel punto il cittadino medio potrebbe prendere una pistola o un fucile e sparare a chiunque, senza dover avere “noie” con la giustizia e potendo semplicemente sostenere di essersi sentito “minacciato” e di aver per questo fatto fuoco con l’intento di uccidere. Per assurdo, potrei invitare un vicino molesto nel mio giardino e freddarlo a colpi di rivoltella, raccontando dopo che voleva rubarmi gli attrezzi, che ci aveva provato già 10 volte prima e che io ero “esasperato”.
I MASSACRI IN VILLA, NON EVITABILI DALLE ARMI POSSEDUTE
Ma questo è solo il primo degli effetti perversi di un simile, delirante approccio. Il secondo, forse ancora più pericoloso, riguarderebbe ciò che i “ladri professionisti” e soprattutto quelli violenti, senza scrupoli e disposti a trucidare una coppia di anziani per un bottino da 100 euro potrebbero fare per affrontare al meglio la “novità normativa”. Prima di tutto, si procurerebbero anche loro delle armi e, forti del loro vantaggio intrinseco costituito dall’effetto sorpresa, potrebbero sia neutralizzare gli abitanti di ogni casa derubata prima di vederli reagire, sia rispondere al fuoco nel caso in cui qualche “cowboy” particolarmente veemente e carico di adrenalina decidesse di inseguirli anche una volta in fuga per accopparli.
Il dramma, la verità che ai politici non conviene dire, è che quei (pochissimi) criminali che entrano nelle ville delle persone e massacrano intere famiglie o coppie di anziani coniugi prima o dopo averli derubati, sono persone che non temono pene esemplari, l’ergastolo o la morte. Vivono di queste azioni criminose e non vogliono né sanno fare altro. Soprattutto, come detto, sarebbero ancora più attenti e scrupolosi con le strategie di irruzione e neutralizzazione di ogni possibile resistenza domestica, magari facendo del male anche quando non necessario, solo per evitare di essere sorpresi da chi sarebbe molto probabilmente armato e pronto a far fuoco. Le pistole dunque resterebbero nei comodini, con i proprietari morti prima di poterle utilizzare. Sono dunque delinquenti che non sta al cittadino affrontare ma allo Stato monitorare, arginare e punire con la massima severità. Insomma: il problema di controllo è a monte. Armare con più facilità persone già spaventate da campagne mediatiche, politiche ed ideologiche malate, è un atto irresponsabile ed ottuso.
“EH, MA A TE NON SONO MAI CAPITATE CERTE COSE”
Spesso, per sostenere certe tesi deliranti, si portano poi ad esempio i casi di poveri vecchini trucidati con inusitata violenza all’interno delle loro abitazioni. E’ evidente che solo chi non conosce i sociopatici ed i violenti disposti ad uccidere per un televisore, possa illudersi che tali poveri anziani potrebbero avere la meglio su una banda di delinquenti del genere se solo avesse una pistola carica a portata di mano. Non ci si improvvisa assassini o anche solo buoni tiratori. Nelle aggressioni, salvo rari casi e veri e propri colpi di fortuna, vince chi è più temprato alla lotta. A tal proposito, riprendo un’altra filastrocca ridicola dei propagatori ottusi di violenza e reazione perpetua: ”Eh ma tu che ne sai? Fai presto a parlare. Di sicuro non hai mai subito certe cose”. Ebbene: ho subito rapine, tentate rapine, aggressioni, minacce, pestaggi di gruppo e via discorrendo. Anche furti in appartamento, tanto per gradire, mentre io e la mia famiglia eravamo in casa. Quindi parlo con grande cognizione di causa, giusto per zittire anche su questo punto tutti gli individui che non concepisco l’idea (ovvia) che al mondo possano esistere persone più equilibrate, evolute ed in definitiva migliori di loro, che non hanno voglia di ammazzare qualcuno a sangue freddo solo perché gli ha rubato un televisore o la macchina e non si fanno manipolare da qualche articolo di giornale sensazionalistico e qualche politico in cerca di facile consenso.
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LA PRIMA REGOLA PER EVITARE IL PEGGIO
Ora chi vi parla è sempre stato uno che nella vita ha reagito alla prepotenza, essendo anche cresciuto in una realtà non facile, dove bulli e baby gang ti costringevano fin da giovanissimo a subire violenza fisica e a rispondere con altrettanta violenza, quando necessario. Si faceva a botte spesso, con il sapore del sangue ed il frastuono dei pugni e di calci dati e ricevuti che erano elementi familiari, insieme alle fughe per non farsi pestare dal “branco”, agli sguardi bassi per non attaccare briga, al timore di aver dato un calcio troppo forte nelle parti basse del tuo rivale ecc. Non rimpiango quei periodi, anche se al contempo sono grato a ciò che “la strada” mi ha insegnato, permettendomi di uscire indenne da un tentativo di rapina armata (ma parliamo di un tossico barcollante che brandiva un coltellino).
Oggi sono disabituato allo scontro fisico, anche se per certe cose è un po’ come andare in bicicletta: basta poco per ricordarsi come si fa. Tuttavia, l’idea di avere una colluttazione (figuriamoci quella di uno scontro a fuoco) mi risulta disturbante e di sicuro avrei poche possibilità di avere la meglio su chi fa a botte spesso ed è quindi allenato a difendersi e ad attaccare. Perché vi ho raccontato tutte questo passate vicende personali? Per un motivo semplice, ovvero per spiegarvi che, piaccia o no, tra persone perbene e delinquenti incalliti ci saranno sempre enormi differenze, come tra chi corre a livello agonistico e chi fa footing nel parco una volta a settimana. Non possiamo chiedere ai cittadini di diventare dei “combattenti”, solo perché politici arraffoni e cialtroni non fanno altro che pensare alle prossime elezioni e a come nutrire le pance turbolente ed ignoranti dei propri elettori. Generare paura e senso di vendetta e di giustizia fai da te è una pratica criminale e rovinosa, che nella nostra storia non ha mai portato a nulla di buono per il “popolo”.
LE VERE STATISTICHE SU POSSESSO DI ARMI ED OMICIDI
Per avviarci alla conclusione, occorre analizzare rapidamente le statistiche che i pro-liberalizzazione delle armi snocciolano di continuo per giustificare le loro idee retrograde, senza neppure comprendere che, se sul serio avere un’arma in Italia divenisse molto più rapido e facile, la possibilità che tali armi finiscano nelle mani sbagliate salirebbero insieme all’effetto boomerang: cosa pensate che succederebbe, infatti, in un paese come il nostro, dopo la prima strage o il primo bambino di genitori idioti che ammazza la zia per sbaglio, con un’arma ottenuta facilmente dal suo genitori incensurato e (apparentemente) responsabile? Ci sarebbero leggi ancora più restrittive (come quelle inglesi post strage di Dumblane, quando un ragazzo uccise 12 bambini ed un’insegnante) sul porto d’armi e, anche le non poche persone attente ed equilibrate che le posseggono, rischierebbero di vedersi revocata la licenza.
A parte gli USA, che non conviene citare per svariate motivazioni (come ad esempio quella che dice che, in America, le armi legali ed illegali fanno più morti del terrorismo e causano stragi orribili di innocenti, spesso bambini), vengono infatti presi in analisi paesi come la Svizzera, dove molte persone ottengono un’arma in maniera più agevole. Peccato, però, che la Svizzera sia un paese molto piccolo, pacifico, con una micro-criminalità praticamente inesistente, alti redditi e povertà quasi assente, con nessuna zona malfamata ed un livello di istruzione medio-alto. Insomma: in Svizzera sono proprio i reati a mancare, perchè le condizioni di vita generale li stroncano sul nascere. Per intenderci: è come dire che vedere horror non spaventa i bambini perché hai fatto “vedere” un horror a 100 bimbi ciechi e nessuno nè è rimasto impressionato.
L’Italia però è un paese incredibilmente diverso, molto più complesso e eterogeneo, anche solo sociologicamente parlando. In nessuna parte del mondo dove il livello medio d’istruzione non eccelso si mescola a povertà, corruzione, micro-criminalità diffusa, la liberalizzazione delle armi ha portato risultati incoraggianti, anzi. E non serve un genio per comprenderne i motivi.
COME AGISCONO I CRIMINALI
La prima, vera difesa per il cittadino medio che vuole tutelare la sua casa e la sua famiglia, è essere pacifico e attento. I ladri molto ben organizzati, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono violenti ed agiscono per non essere sorpresi. Se vengono scoperti, fuggono. Le bande criminali più spregiudicate e violente, invece, sfruttano sistemi di sicurezza inesistenti o blandi, attaccano proprietari di casa solitamente anziani o comunque isolati e sono di solito armati a loro volta, con il vantaggio dell’effetto sorpresa che rende abbastanza inutile ogni fucile o pistola tenuto in casa.
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LA VERA SICUREZZA GARANTITA
Mi rendo conto che, queste verità, siano magari meno soddisfacenti per chi è sempre stracarico di testosterone e si eccita pensando di poter sparare liberamente ad altezza d’uomo senza dover subire un (sacrosanto) processo, ma non è con leggi più blande per il possesso di armi da fuoco che si garantirà la giusta esigenza di sicurezza dei cittadini. Occorrono maggiori presidi e pattugliamenti delle zone a rischio, videocamere in grado di identificare gli aggressori, nessuna campagna mediatica terroristica e grande senso di responsabilità da parte dei politici in campagna elettorale e, cosa meno immediata e quindi meno emotivamente appetibile, una serrata lotta ad ignoranza, povertà ed emarginazione ed una rivisitazione di alcune norme giuridiche che, effettivamente, al momento risultano essere addirittura incoraggianti per i piccoli criminali, consapevoli di rischiare poco o nulla anche se recidivi. Le statistiche sul calo degli omicidi sono molto incoraggianti, soprattutto perché raccolte in un periodo di recessione economica in cui episodi di violenza sarebbero potuti aumentare. Occorre dunque proseguire assolutamente sulla strada della prevenzione e della pena certa e severa e non su quella della reazione incontrollata. Chi sostiene il contrario è in malafede, o accecato alla propria ideologia delirante.
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