Kim Davis è l’impiegata del Kentucky che – ripetutamente – si è rifiutata, infrangendo la legge degli Stati Uniti, di emettere licenze matrimoniali a coppie LGBT. La sua ostinazione, nonostante la caratteristica del suo lavoro, di tipo governativo, le è costata persino qualche ora di carcere. Infrangere una legge è reato, senza se e senza ma. Avere opinioni è un diritto e si puo scegliere, dunque, di smettere di fare un lavoro che non si condivide ma non infrangere la legge.
Kim Davis, dunque, negli Stati Uniti è una donna che ha deciso di mettersi contro le leggi del suo Paese.
Ora, si è saputo che Papa Francesco, durante la sua visita a Washington, ha incontrato privatamente la donna e le ha detto “stay strong“. Non è che Papa Francesco debba riconoscere il diritto degli LGBT a sposarsi (cioè sarebbe fantastico ma non me lo aspetto), MA incontrare una donna che ha ripetutamente e volutamente INFRANTO la legge di un paese che in quel momento lui stava visitando, in pompa magna (e non privatamente); farlo dopo aver stretto la mano al presidente di quel Paese che tanto si batte ogni giorno contro le discriminazioni (e, dunque, andando palesemente contro uno dei fondamenti del paese di cui e’ ospite) e tenerlo nascosto (e poi dirlo) e’ davvero inaccettabile e getta un’ombra pesante su un viaggio che aveva avuto momenti importanti.
Per fortuna in USA la separazione fra Stato e Chiesa e’ netta. Il presidente e’ Barack Obama e qui gli LGBT sono essere umani. Come tutti. Con pari diritti (che non significa che siano sempre rispettati: avere una legge precisa, pero’, e’ fondamento per farla rispettare se infranta).