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Enrico VI Plantagenet – l’avanzare della marea – di Kathrin von Hohenstaufen

Postato il Agosto 20, 2020 Redazione Cultura 0

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ENRICO VI PLANTAGENET

L’Avanzare della Marea

 

di Kathrin von Hohenstaufen

 

“Enrico VI Plantagenet-L’Avanzare della Marea”, è stata scritta tra Dicembre 2007 e Marzo 2008, e realizzata per la prima volta nell’Estate del 2008 a Bedford – UK (Rassegna EURipides blow).

 

 

I Regni non sono altro

che preoccupazioni,

Lo Stato è privo di pace, e

le ricchezze sono pronte

insidie che rapidamente

svaniscono.

 

Il piacere un segreto

pungolo che il vizio ancora

esaspera

La pompa cosa di un

attimo, la fama, una

fiamma, il potere un pigro

fumo.

Colui che vorrà rimuovere il

masso

Dal limaccioso fango

vittima ne sarà egli stesso,

e a stento sfuggirà

all’avanzare della marea.

 

Re Enrico VI

(1421-1471)

 

 

Piangono due mondi … il pregio loro estinto.

In Aedes si mormora “egli morì perché morir dovea,

giacché la sua virtù

giunta era a tal segno

che tra i lupi star più non potea … ”

 

Plenipotenza del plenilunio e Pleiades Colombe.

… Paleolinthos e pletora Pliocene …

Qual parpaglione svolazza, piegandosi in arco,

dorso di barca…

 

PARTE PRIMA

 

 

Si alternano la voce narrante, nostra contemporanea, del Viaggiatore, ed una voce Corale lontana. Che progredisce, esitando. Il Coro commenta, a fianco, sullo stravolgimento del tempo che anticipa l’arrivo dei defunti.

 

Il viaggiatore

Dovrei essere già oltre, divoro il prossimo orizzonte.

Spalancando gli stipiti della camera in cui trascorrerò la notte,

avrei potuto trovare le fenditure del monte, un’estate, lo

Scoglio Gireo trafitto da tutte le tonalità di giallo, il muro

abbagliato dalla calce all’ora del pranzo…

le stesse luci che,

anche senza Terra, ognuno potrebbe estrarre dai suoi ricordi.

L’ardore spinge ogni ora al cammino, il viaggiatore trova il suo

Paese, poi stabilisce la terra,

ma la realtà è solo un’occasione

per il suo progetto, anzi, per me, la realtà

stessa è un tirarsi indietro…

 

Coro

Senza grandi mezzi.

Bieticoltore.

 

Il viaggiatore

E’ la realtà non il pensiero, un’infrazione!

 

Coro

Patris recordatione fletum populo movere… commuovere il

popolo fino alle lacrime ricordando il padre… e ridar forza e

vigore alla speranza…

 

Coro

I pulcini sono usciti dal guscio.

 

Il Viaggiatore

Ruoto le pagine, in una combinazione di sillabe dettate dal

caso, e temo di scoprire la stessa strategia con cui la Vita

costruisce la sua incerta semeiosi, la vita… con infinita

meraviglia, nel labirinto di lettere qualcuno riconosce il suo

nome, ed è una linea perfetta tra i raggi spezzati.

 

E’ vero, c’è un tempo in cui un personaggio vale l’altro… per

ogni forma di ingiustizia, di rimpianto… sono pochi i modelli

di sorte umana, macinati ed impastati di creta una volta per

tutti. Per tutti. C’è un tempo in cui… caddi in una stretta buca e

vidi con il corpo e con orrore che nessun’altra sperequazione

può far tremare un uomo. Finire… in un bestiario umano,

slittare da un impasto di creta all’altro,

piangere amaramente in

comunanza di pianto, umiliazioni già preordinate… e non poter

tagliare, giallo rosseggiante, un nuovo modello di sventura,

che porti solo, e lo giustifichi, il proprio nome.

 

Coro

… rievocazione non abbastanza chiara di un ricordo del passato,

il pudore e la debolezza degli spiriti retti…

 

Il Viaggiatore

Nella camera in cui trascorrerò la notte…

Mi raggiungono resina e sale dalla costa. Riconosco le

fiaccole, fra i tronchi del pineto, girano intorno alla piegatura

ad angolo delle mie labbra nel sonno. In molti bivaccano

accanto alla tenda di Persefone.

Avvicinatevi insetti… ecco

l’ombra che ho scelto per contenermi

con il soprannome di

Enrico VI.

Chi

non

s’inganna?

Chi nei fatti ricomposti sente sollecitata la propria sensibilità o riconosce il suo demone

forse

non s’inganna.

 

 

Coro

Sibillianae sortes… sorteggio dei versi di Sibilla per

interrogare la sorte…

 

Il Viaggiatore

Torna! Torna.

Cammina dritto, in lontananza, nella luce

confusa del cielo,

finché troverai una Ginestra tutta gialla.

Plantagenet, riconoscerai la tua soglia!

Tieni d’occhio la tua proprietà: la luce, l’aria, gli accadimenti,

gli amori che ti rimangono. Approfittane! Approfittane…

Per esistere, finché c’è luce.

 

 

Coro

Piangono due mondi … il pregio loro estinto: in Aedes si

mormora egli “morì perché morir dovea , giacché la sua virtù

giunta era a tal segno che tra i lupi star più non potea..”

Plenipotenza del plenilunio e pleiades colombe.

…Paleolinthos e pletora pliocene …

farfalla notturna…

Qual parpaglione svolazza, piegandosi in arco, dorso di barca.

 

Il Viaggiatore

sul mio dorso è un dorso di barca

Enrico VI

Sul mio dorso è un dorso di barca…

Coro

ecco ciò che rimane di colui che fu Maestro di Cortesia, ora

sorta di vela in vapore… senza vento.

Un uomo avanza nel ferreo rumore.

 

 

Richard de Beauchamp

Fui Richard de Beauchamp Conte di Warvick, Pellegrino in

Terra Santa, e, a Sigismondo piacente, fui appellato Padre

della Cortesia.

Tutore di Colui che solo ad un anno fu Sovrano di due Grandi

Regni. Enrico VI Plantagenet, il Lancaster, che della rosa rossa

testimoniò di come gli spiriti eletti sono capaci di librarsi dalle

reti della miseria umana.

Etiam praeconium facere, ora, della rosa bianca sono

banditore virtutis regis.

Seduto a teatro, nelle gradinate riservate ai cavalieri, vedrò

coloro che si lagnavano del loro destino ed un Re …

queri

indignam necem,

lamentarsi… della ingiusta uccisione,

allorquando virtutes queruntur se esse relictas, le virtù si

lamentano di essere state allontanate.

 

Fumo originario si renda disponibile per il delfino che avanza a

Westminster: a soli tre anni ebbe in orrore gli adulatori…

Col suo permesso mi furono concesse punizioni corporali, ed

ancor lamenta quel pizzico per indurlo a maggior attenzione

alla virtù e al sapere.

 

Subì

dal Duca di Borgogna,

l’onta d’esser privato della corona di Francia.

La Sua, Corona di Francia!

 

Portò la Corona d‘Inghilterra per quarant’anni.

Ed al par di

Folco il Buono

concepì il regno qual luogo di passaggio…

nel quale si doveva far del bene

e cercar IDDIO!

 

La lama,

non colpì il Re devoto e gentile, ma l’ombra di un

nome

ed il Sovrano coronato e consacrato marito di

Margherita…

Margherita… che al dominio sacrificò la vita del

marito e dell’amato figlio, al punto che …. ancor sento

mormorare

«se non avesse sposato Margherita… se non avesse sposato Margherita

mai vi sarebbe stata

guerra fra Due Rose…>>

 

[brusio] «…mai vi sarebbe stata

guerra tra Due Rose…>>

 

Il Viaggiatore

Marea di Ombre

nell’ondeggiare dei Vivi.

Sia il prosodiare degli spiriti rievocati a dar voce a quei viventi

che viaggiano sul crinale dei miti.

 

Richard de Beauchamp

Ecco, ecco l’anima di Enrico VI …inizia a … Ecco Sua Maestà

Re Enrico, Re Enrico, Re Enrico

inizia a parlare…

 

 

Enrico VI

In gerendis honoribus verecundissimus, nell’esercitare il

potere moderatissimo…

Fui Enrico VI Re Cristiano.

Integrità etica e mitezza del governare,

che perisce di fronte all’iniquo!

 

I Regni non sono altro che preoccupazioni… il potere un pigro

fumo!

Ed in versi ora, tradendo lo spasmo del pellicano che

dilania il suo stesso petto: Cristianesimo di un Re che mancò

di fermezza.

 

Saggezza inutile, meglio sarebbe stato

Dimenticare il vestibolo

Dall’anticamera al cuore

delle cose.

 

Eppure, eppure… ancora,

in spregio alle sue

lacrime

ed al calore perduto del mio stesso sangue,

ancora,

ancora

antepongo il pudore…

 

Lo sconforto dell’uomo che governò per render grazie a Dio

stempera la mia ira, ma solo il suono delle sua voce esitante,

incerta, lieve, mi ripugna.

Solo uno dei motti scanditi mi rende degno di ricordo, che “un

eccesso di sapienza senza pietà non è mai senza danno.”

Guardando non convinto all’Io che era: oh, fossi stato allora

con te!

Natura pervasiva, quanto fosti persuasiva, violenta, accecante.

 

Ora, io degenerato, impotente, leggiero, sollevo l’ancora e

comincerò a raccontarti, ma solo per sommi capi… senza la

volontà guasta, il guazzabuglio di timori… che mi fanno preferire, ad un passato misero, la libertà nella morte.

 

 

Fui aderente, qual ombra all’albero, a guardia e custodia del

Ministero della Pace, ma mi ritennero, fallosamente, parte

accessoria…

io,

ritenuto parte accessoria nel coro e nel

dramma.

 

Poiché è il Vivere incatenato nel presente, non può essere

anche qui, egualmente però tremo per il timore di assaporare

la gioia dell’insperata salvezza.

 

A coloramento di concetti su

daltonica scala cromatica…

 

Cercai… cercai Iddio

 

Allora necessitavo forse di una luce viva nella

navigazione, un “daduxòs”, si diceva il portatore di face, ma

oggi meglio capiresti se ti indicassi quel “wooo…”

sfarfallamento che senza braccia vedo ruotare col nome di faro.

Un segnale, nell’avanzare della marea.

 

Già, dapprima, come spuntano pallide le guance dell’aurora,

nel viaggio ardito,

riemersero le terre inondate di luce,

affioravano sospinti dalla conoscenza,

precetti ed intenzioni e

gente nuova …

 

“Per attorniare il trono del Signore, verità anche

opposte potrebbero aiutare la causa”.

 

La ricerca di alleati era

febbrile, e spianava le punte del pudore.

 

La memoria che tuona dall’alto…

d’improvviso venne

il mio

amore e fu…

la memoria che tuona dall’alto

accanto alle stelle

e vive a cielo scoperto.

 

La passione adocchia già gli astri più luminosi

da offrire alla causa della Pace.

 

 

Coro

 

“O splendore degli astri, rivolgimento delle stelle: già il Cane

delle Stelle Sirio, nella sua cupa serenità astrale indica il Khan

della Potenza delle disposizioni, di sacrosanto luogo di

rifugio”.

 

Enrico VI

Sentimenti intimi e cupi presagi e timori si disponevano l’uno

accanto all’altro come sabbia sul guscio del mare… percorrevo

con rapido legno i nuovi pensieri sulla superficie della mutata

mente, dove verità pietose dal fondo affiorarono a scaldare il

sole…

forse, allora pensavo, potrò abbandonare la paura…

Prosciugarono i rivoli, le rughe, le ombre ed i divieti che

disegnano i ricordi del futuro per descrivere la rotta ed indurre

a perseverare…

Senza scopo, senza immaginazione, rimasi in piena luce,

vigesimario,

per aver voluto comprendere a tutti i costi

 

E da allora in poi..

tutto è Zenit

 

Futuro perduto nel Faro.

 

PARTE SECONDA

 

 

Qui la voce dei defunti è nitida in primo piano. I rari interventi del Viaggiatore sono subliminali, non interrompono il racconto, ma mantengono un’espressione di critica e di vigilanza

 

Enrico VI

Mio padre fu Re d’Inghilterra!

Risposi a chi rimproverava usurpazione,

mentre ero prigioniero nella Torre di Londra, e

tenne la corona per tutto il regno, mio nonno era stato re del

medesimo Regno. Ed io, ancora in culla, fui nomato Re e tutti

i regnanti mi resero omaggio, giurandomi fedeltà, si che io

posso dir, con lo scrittor di salmi: “l’eredità è toccata alla mia

persona in tutta giustizia, si che io dico che Dio l’ha voluta”.

 

Il Viaggiatore

Occidere legendo, far morir di noia con la propria recitazione…

Enrico, Enrico VI, parla!

 

Enrico VI

Fummo persona, ora anima rievocata… Come sasso.

La voce di Margherita, mia ribelle sposa, si frammenta.

In irruzione di ricordi: teneri, violenti, pudichi, sensuali. Ma ormai

roca,

diventa infantile e lasciva.

Nei campi vuoti corrono le donne senza lasciare impronte…

e

nulla cambia i suoni della terra:

sono più o meno sempre gli stessi.

Senza senso scenico, lo zoccolo rude della sua vita fu

trapassato …

cantilene, mugugni, eccitazione,

coretti militari.

 

Margherita condusse dodici battaglie, nel mio cranio

ancora urla per il parto…

 

Sono lì, in un altro tempo, prima del parto: mi stendo sopra.

Incisioni sollevate dalla polvere, delicato equilibrio,

“spògliati e

riprenderai a vivere”…

 

il tuo corpo, una tessera piena di rose…

 

Sfrenato: vieni amore, trasportami altrove come copia su modello.

 

Ragione estrema, tendenza alla follia … addolcivo

il tuo piccolo foro… Eleanor!

 

[piccola pausa, gocce d’acqua]

 

[ancora sussurrato]

… opera scarna di fasti impietosi: è questa,

è questa, ora, la mia vita ricomposta.

 

 

Enrico VI

Diritto, privilegio d’incominciare, priorità.

Fu Lady Eleanor.

Fu Lady Eleanoooooooooor!!!!!!

Fu Lady Eleanor, l’amore del poeta per la musa!

 

Febbre e canicola.

Baldoria di palme e datteri.

 

Capace di abbandono…

 

Legno affondato, mi candidò alla vita.

In quello stato deciso a

rimanere

non avendo da sperar di essere eletto… ad altra

carica che a suo laccetto…

Per lei, che è libera di partire quando vuole?

 

Scommetterci la testa,

nella giostra, su un cavallo tutto calmo. “Che maestosità!”

“che pace profonda!”, “che alterigia!”…”speri sempre che si

metta a correre come tutti gli altri?”

Staffilare, scudisciare… se

messo su un piano alla pari con tutti, il cavallo non si muove…

 

Rido ancora… rido ancora, contandone i quadri sul tartan.

 

Oscura, lontana,

“dirà di essere in ognuna, dirà di amare…”

 

Stagione carnivora che divora e mette al mondo,

passione che smagra. Mi ammalerò?

Per la paura avrei dovuto portare in secca la nave, ma…

dissimulavo…Conto le spighe e metto un chicco davanti

all’altro, terrò il controllo, così potrò resistere. Non così lei: “io

diluvio, lo senti, lo senti come ci apparteniamo?

Completamente”.

 

Crocevia di nazioni, di impellenza,

uccello notturno inclinato a guardare l’abisso…

 

Solo rugiada

 

stilla dalle crepe

sul guscio dell’uovo infranto.

Tanto… quanto può farsi sentire uno che gridi?

 

Quanto può farsi sentire uno che grida,

se dal regno delle ombre gridano ancora…

il grande scudo limpidissimo, per testa che combatte, riduce in

schiavitù…

Ahimè, ahimè, la passione non alberga più

in un animo così

ermetico e ribelle.

 

Danza sacra dei sali in tre tempi,

Danza sacra dei sali in tre tempi,

Danza sacra dei sali in tre tempi, danza di baccanti,

linguaggio

divinatorio indicante auspicio favorevole, che trassi dall’avidità

con cui mangiavano il becchime.

Stridente rimorso di un incanto passato,

ormai, privo di sensi…

 

Il Viaggiatore

solo tamburo, solo tamburo, suona, selvaggiamente…

 

Enrico VI

Tutti gli eroi, i re, i nostri avi, sono un nulla… in questo

luogo…

la nobiltà…  una serie di cose

che più non sono.

La nobiltà … una serie di cose che più non

sono… come ricorda il Carcano Parashevi

 

Il Viaggiatore

…un catalogo di Ombre … E non è solo la nobiltà, un catalogo di ombre. Avanzano

nuovi cataloghi di poteri e di ombre. Il merito dei vivi è quello

che prevale e si stima.

Ricorda! ricorda!

 

Carcano Parashevi

sono colui che tu chiami Carcano Parashevi e venni al mondo

nel secolo dei lumi… Or posso dirti che di certo, se le cariche e

gli onori fossero qualcosa di reale e concreto, dovrebbero

rendere buoni coloro che li posseggono, ma noi vediamo che

i malvagi , gli scellerati, i viziosi, sono più rei , allorché essi le

dignità occupano. Dunque le dignità son niente, giacché nulla

aggiungono o tolgono alla natura di chi le ottiene .

 

Il Viaggiatore

alcuni filosofi tra cui Boezio… Boezio doveva parlare ma non

parlò… doveva morire ma non morì…

 

Boezio

Fui Boezio, ehi, ehi, fui Boezio alla corte di Enrico VIII, ma ora

senza cura del tempo, scelgo il regno di Erico VI, ed aggiungo

che nobiltà e fama, indegnità piuttosto dovrebbero chiamarsi,

perché gli indegni sono quelli che con le loro frodi e malizia

procurano di farsi maggiori e più potenti degli altri, dove al

contrario, i buoni, in una virtuosa inazione riposandosi, la

vana potenza ed immaginaria superiorità disprezzano.

 

Enrico VI

Senz’arte sono fazioso … senz’arte sono fazioso

e basterà da sola la preghiera a mio conforto?

Cominciai a dedicarmi alle pratiche devote e alla carità

personale.

Proteggevo i giovani dai costumi corrotti dei miei cortigiani.

Conoscevo ad uno ad uno i destinatari della mia carità e delle

mie preghiere… troppo poco, forse, per un Re, ma…

di ritorno da Sant’Albans…

di ritorno da Sant’Albans.

Giustizieri, fuori controllo stesero il

corpo di un traditore martoriato in mio nome,

per il mio nome, contro la mia volontà pendeva dalla forca…

… pendevaaa…

neanche il Re può la pietà da costoro se la implora?

 

Il Viaggiatore

Resiste al morso…

 

Enrico VI

Resisto al morso

 

Il Viaggiatore

ancora per poco

 

Enrico VI

mi rivolto

 

Il Viaggiatore

in ritardo

 

Enrico VI

Mi rivolto,

contro le redini dell’ombra…

Come fermarli … assassini….

Rivolgo i buoi e l’aratro,

lancio globi di ferro,

ruotano in aria le zolle…

Resisto, resisto al morso ma…

senza scandalo per nessuno. Cavallo inosservato, giro dentro

sfrenatamente. A nulla vale …

 

 

Il Viaggiatore

Per rendere più lieve il racconto ora che l’anima rifiuta e si

incaglia, direi così… canta così: “come Fetonte lo splendente,

figlio del Sole e di Climene, volle condurre il cocchio del Padre,

ma non lo seppe dirigere e fu fulminato da Giove”. Canta

così… canta così…

[tintinnio di filastrocca]

 

Enrico VI

Imparai a vivere senza rabbia e fu un’enorme sciagura…

 

*

Eleanor

Dimesso, inesatto, sconcertante. Fui attratta da colui che

esclamava che… “non è possibile…” e spinse a dubitare. Ma

indugiai in Lui: “non sono in grado di procedere da sola,

dinnanzi al vento a doppia fronte…vedi?”

Dolce, blando, mite e speranzoso, lamentava, ahimè … cicatrici

nella coscienza del pescatore che tira le reti, lamentava e mi

strazia più di allora. “Sono premuroso ed offro i migliori esiti

delle mie esperienze… ma ecco, mi inganno, e li spingo tutti in

errore, ormai indigesto ai sofferenti che chiedono di essere

sollevati”

 

Bisogna combattere contro forti rematori, pensai, contro forti

rematori, per il proprio nome. ..

 

in verità…sono sicura di essere caduta in un’ ingiustizia, ma

ricordare quando è ormai … tornare, fare un inutile viaggio.

Non voglio tornare…

 

Margherita

Troppo profondo vieni sorpassato. Henry,

Dimenticone, étourdi, oblieux ! Cedi il posto a me…

cedi il posto ad un airone!

Sono io a condurre, non ti dimenare.

L’Altro mi ricorda… l’Altro…

c’è ancora chi ricorda che suonavo il flauto durante le

libagioni, uso dello spondeo.

Serpeggia il mio suono, da sempre serpeggia il mio suono…

nei linifici di accordi, influenzo le proposte, di tregua, di pace,

le alleanze.

Guarda, nella stanza del console il tessitore di ambasciata,

sordo al povero senza pelle, si unge di essenza di rose,

dal trono gocciola abbondantemente.

“Nello stato in cui ci troviamo”, presi a parlare, unica donna con

diritto di parola nel foro, “Nello stato in cui ci troviamo…”

 

Da fanciulla, lo strepito di platagonio…

 

Cercavo foglia e petalo di papavero da far scoppiare , quale

indizio di corrispondenza d’amore…

ma alla violenza sono congiunte inimicizie e pericoli.

Si avvicina la sera e prima del

plenilunio a Westminster,

tintinnio di campanelli e sonagli vibrano sulla nube di polvere,

del colore del ranno, cinereo .

Contadesdo, piccolo inno.

Conisterio,

sollevando globi di polvere per il campo, lotta di gladiatori.

Funeste macchinazioni a lungo vorrei narrare,ma

chi, chi, mi accompagnerà nei miei ciechi passi?

 

La prima maniera di un pittore, mistero e primordio, ho

sconvolto il terreno, le idee di qualcuno, le tue idee, lo

sconquasso delle mie opere li ha dispersi…. tutti, vi ha

dispersi tutti, tutti, tutti, tutti, e fu la Guerra tra Due Rose, tutti…

 

 

PARTE TERZA

 

 …gli spiriti affini…

Il Viaggiatore

Forse sono caduto a terra nella polvere prostrato… davanti ai

simulacri…tutta la concezione della poesia come atto magico

non potrebbe giustificare…

Non è un atto magico. Attraversato dalle immagini del dolore

I simulacri precipitano nel narratore, e…

non mi lasceranno mai più.

Sono mescolato ai simulacri.

Cadde la contesa tra gli dei, per estrarre tra le bocche vuote

dei pesci, chi lasciar parlare…

Gli Spiriti affini, ecco ad uno ad uno gli spiriti affini…

incuranti del tempo che li separa

 

Enrico VI

Incipiente canizia, grigiastro, acconciatura per la corona, sulla

testa centro dell’aia circolare. Coperto di sangue, fui lodato

come insigne, illustre, dedito alla lettura utile, alfitos

che dà molta farina, precedente la solennità, il sacrificio, il

matrimonio, consacrazione delle navi.

Predizione pragmatica indica che muoio prima del tempo.

Chi sento mormorare dal roseto?

 

Maria Stuarda

Qui il tempo gira ad onde nel roseto, ed io che fui Maria

Stuarda, vissi in altro secolo, ed ora… mormoro.

Rodio…produco rose. Dal roseo aspetto, dal roseo piede, dalle

rosee braccia… dal roseo… roseo.

Processo strepitoso, tamburino, larga sciabola a doppio taglio.

Con rapido moto, un colpo tagliò… solo capelli. Fu imbrattata

di polvere la testa. Sono rimescolata ed … Ah, Bilancia delle

vita! Legno prezioso, in trappola per topo!

Ancora l’animo è misto al corpo: si confondono insieme.

Insulto e copro di villania: perché sono intrise di sangue e

lacrime le vesti;

Oh, soffiavo nei crogioli, soffiavo nero sangue dalle narici,

gonfie le guance: vene gonfie, gettanti nero sangue.

Ribolliva il mare di maggior soffio, ed alterigia della

madre, quale anitra gonfia come d’aria.

Oh me, resina di pino, bollicina d’orgogliuzzo.

Così passo all’ingiusta sentenza!

 

Eravamo cresciute insieme completamente.

Coabitavo presso di lei, vergine compagna: compatisco e

partecipo al suo dolore ed afflizione. Ho compassione della

madre e compiango insieme.

 

Elisabetta I

Ecco Elisabetta….

Elisabetta!

Le venerande ed auguste dee, emettono sacre voci e

sacro canto alla maestà e santità mia, assisa su un

maestoso trono! Oh vesti splendide e sontuose!

Funebre onoranze maestose e solenne!

Fui coniata quale venerabile di fastosa gravità, alterigia, di

grave apparenza.

Il mio tutor così volea circondarmi di gravità, affinché

riservatezza riscuotesse pubblico onore.

Mi glorio ancora… Ancora tremano le schiave addette al

recinto sacro di casa.

Guardiane del sacro recinto: il letto quale tempietto.

Recinto e cella di un’anima. Sotto il tronco di un ulivo sacro,

ancora da giovinetta, il fato diede segni luttuosi!

Segnali e presagi funesti nella celeste costellazione, segno di

contrappeso della fama.

 

“Elisabetta Regina perfetta!” “Elisabetta regina perfetta!”

recitavano in coro, e la madre fu corda, laccio della morte,

della vittoria e della estrema sventura!

 

Maria Stuarda

Il padre, incantatore, la rese obbediente al freno, e mentre

pettina le chiome degli eventi, si accosta e lavora per l’ascia.

Si mette in movimento per scuotere, e gravemente si duole per

infelici nozze. A gran forza la commozione e poi il sangue. Ma è

ben qualcosa

l’essere madre…

 

Elisabetta

inseguo i cervi e non amo affatto che la madre mia mi dia delle

guide. La madre non ha reso però ingloriosa la stirpe, ed io

mi dò pensier per lei, venero e onoro le spoglie opine.

Ne rispettavo gli ordini e ne temevo l’ira,

quando il mio animo era in bollore.

Anche ella come te, oh Maria, soffiò nero sangue dalle narici,

dalle gonfie guancia, mentre ne ribolliva il mare.

 

 

Enrico VI

O me, o me che non sono nulla ora, a cui non si

può ascrivere nulla a colpa d’essere terrestre .

Avanzavo modesto con calzari di pelle di capra o di feltro.

 

Pianta di stelle, palpita, si agita il cuore

Perché venire in questo sotterraneo, ove il colatoio ……

spurgò tutto il resto…

 

Jeanne d’Arc

Mi ridesti

dal sopito spasimo,

ma posso sol dirti

che non aver fede è come metter grosse pietre nei campi,

per impedirne minacciosamente la coltivazione.

La fede è custode della vedetta, ed è a guardia dell’esito.

Soprintendente, osserva dall’alto, non fallisce lo scopo.

Chi n’è privo,

vive nell’oscurità: apportatore di tenebre. Né gode: brama e

commercia nell’ombra, abbarbagliamento della vista,

va nell’Ades…

ancora in vita.

 

Enrico VI

Sei Tu? Sei tu …..la pulzella d’Orleans?

 

Jeanne d’Arc

Si, oh si, Jeanne d’Arc, pollone di Ginestra, ma per tutti lattuga

selvatica. Tarlo del buon legno…per il Delfino di Francia ed

Enrico V, color a cui invano parlai degli anni di silenzio cui

eran tenuti le pietre di selce …lapis silex, a cospetto delle

pietre dure di diamante…

La Storia tace sul fior di farina, e parla

ancora del plebeius panis, silvifragis , colei che schiantava

le

selve.

 

Vissi similis patri,

all’ombra della fonte.

 

Ma spesso sprizza una scintilla da pietra focaia … che acceca

il diamante.

Or son qui, al cospetto del Delfino, di chi accese il rogo e

codesto riposo…oh non dà ancor requie alle mie pene .

 

La lira di Orfeo odo, mentre venero la celeste Madre e

l’Arcangelo Michele. Fò rassegna delle torme dei cavalieri,

raccolgo i lembi della stola, mentre l’esercito reclama il

vendicar dell’offesa. Il discorso trascrivo a memoria, riacquisto

la giovinezza e placo l’animo indignato accanto al delfino

Enrico il Sesto, che più della forza cercò la pietas.

 

Fu processo in malafede, e guardata fin nell’utero: me che ero

la vera delfina discendente di Uther il Dragone, il vero Re di

Bretagne e d’Inghilterra, seme di Ginestra.

A tal scopo fui risparmiata alla tortura, ma non alle fiamme e

agli sguardi d’abbandono di color che furono amici …

Fui dazio

di passaggio,

dopo sommario giudizio,

ove passai per fallace

seduzione,

ma il rogo fu colmo di rose che mandarono in

rovina la maledizione che tutti sanno.

Nell’Ade un coro va

salmodiando

che Enrico V, tuo padre, fu più vil di Giuda che

almen per scorno s’impiccò!

 

Uno spiritello vagante

A fatica colui che nacque a Londra sotto il segno dell’Aquario

va a nuoto incontro all’Isola di nessun luogo, il cui nome più

non c’è.

A sera gioca con l’ombra di un furetto, una donnola e

una volpe e al suo desco è l’Erasmo che balla al suon di

cornamuse,

per consiglio del Consiglio del Consiglio

del Gran Saggio.

 

PARTE QUARTA

 

 

…Henry ed Eleanor…

 

 

Eleanor

Me, Me, follow me, follow me, fool of me, follow me, fool of me,

me…

Enrico VI

Ricevo in sorte, senza gioia

la corona: nei giorni che ho speso, nei giorni che mi restano, a

teatro tra gli attori e il giorno dopo nello scritto abbandonato,

in tutto ciò che fui, un pungolo, era scritto che tu non fossi

con me.

Eleanor

mi consegnai, diedi in custodia l’anima a Dio, perché alla tua la

mescolasse insieme. Ogni interpretazione è indegna

dell’accaduto. Fratelli,

fratelli gemelli, cilindri accoppiati per volgere l’elica.

Enrico VI

Avevo orrore della tua sofferenza, ma così volle il destino,

amore: consorte e sposa del principio della notte che portò a

questo riposo.

Meditando rovina mi stavano addosso in attesa di tracollarmi

a terra, e così stramazzare il vigneto con i denti. Sorse a

soffiare il vento, strisciando, sollevò fino alla mia finestra ali

nerastre e chiazzate di nero.

Eleanor

Ora mi assale il ricordo… ora, mi assale.

Indugiando

mollemente. Grano macinato e cotto nell’acqua e nel latte

… mollemente, col suo candido collo…

 

Controvoglia,

traboccanti e circondati d’estate. Il Sole

abbandonato,

lasciato libero di cadere dall’alto

sulla lamina

d’acqua e di terra, produceva più che una luce… un suono

acutissimo.

Senza fiatare, meditavi una vita errabonda.

A stento ti tenevi a galla tra quei pensieri.

Enrico VI

…che raggiunsi la letizia, senza poter far mostra del come…

passavo ogni misura nella speranza, e dovetti intimarmi di

lasciar andare la sua bocca, credendo fosse fino all’indomani.

Per alcune ore prima della notte, scrissi discorsi d’apparato,

pomposi e magnifici.

Nel cocchio rannicchiata in un mucchio di coperte, svaniva

Eleanor. In aggiunta, come dono accessorio, d’istinto mi trovai

a pronunciare: Addio Eleanor, non ti manchi nulla dei riguardi

che ti si devono.

Questo mi agitò variamente l’animo, minacciato dalla punta di

una lama.

 

Eleanor

Il ponte immenso stridette sui suoi cardini…

d’improvviso…l’ombra della morte mi passò accanto.

Nell’inghirlandarsi dell’estate: il tempo non lascerà crescere

l’erba sotto i nostri piedi…

Della morte di Re Enrico, nella Torre di Londra, in mille forme

si sentì narrare, né con i nemici, né con le esequie, ma in

segreto mi avvilì.

Ed ora squamo e solo ora urlo e mi manca… mi manca…

Henry, Henry.

Sul muro bello cristallizzata, come zucchero in grani, una

donna comparì… Me, Me forsake me, forsake me…

 

 

[Il suono di flauto dissolve la scena. A seguire voci fuori campo]

 

Il Servo

Ma Eleanor, lei?

 

L’altro Servo

si, lei, la strega

 

Il Servo

ma credi che… che… proprio lei… lo amasse veramente?

 

L’altro Servo

non so: un travestimento, forse.

 

 

PARTE QUINTA

 

 

 

Per la prima volta Enrico VI si rivolge al viaggiatore.

Ed è la voce del Viaggiatore a diventare fioca

 

 

Enrico VI

Tu, che ti fai chiamare il Viaggiatore, scrivi rettamente ciò che

articolo,

se ti è ormai chiaro, che non sono io un fantoccio ad uso dei tuoi ricordi,

ma la tua vita a servizio dei miei. E…

racconta di me con la mente e le membra intere, intatte.

 

Vendica il ratto e gli affanni.

Titani sulle onde

scovarono il cerbiatto dalla tana…

Descrivi i sospiri, e giacché

tu vuoi provare … non ti trattenere.

Scendente dall’Ida, “si avanzi la luce”.

 

La poesia mira ai cantori delle Muse, germinazione erompente,

canterà di me nell’avanzare della marea.

 

Si arrostiscono i pesci sul fuoco tenuto vivo, dopo la marea, al

limitar della pozzanghera, canale, cloaca di tortura per il

naso… che ferisce l’odorato. Sfinito, sono abbandonato in stato

compassionevole, rattrappito, danzo con contorcimenti

indecorosi.

 

Il Viaggiatore

Confesso che rifiuto il disincanto, la sconfitta, l’arida estate, e

macchino ricordi… macchino ricordi dal nulla.

Soffro di malinconia, nella stanza in cui trascorrerò l’ultima

notte, lo sguardo liquido sul finire della vita…

danza

circolare…

Ora che il tempo è ammorbidito abbraccia il filo,

volume e svolgimento, e foggia figure…

Figure…

di uomini pratichi dell’arco, del volo degli uccelli, e lunghe

fronde sulla testa… moltitudini di agricoltori, amanti della terra,

tanti canti assorbiti con la pioggia.

Il vecchio proferì alcune parole, ho emesso, con voce

carezzevole, ansimante, le note di un vecchio motivo…

“i bambini amano quello che conoscono…”

Questo lungo controscena è ciò che mi immetteva al mio passato ma …

ormai, dovrei essere ormai oltre.

 

Il corpo evaporato cade come foglia, offerta… acquaio

Sul margine inferiore dei miei occhi, dove stagna e scioglie la neve.

Mentre il suolo degrada verso il mare….

 

La discesa durò solo due ore.

 

Ora corre la fama, s’è già cominciato a dire …

dell’avanzar della marea….

Brama, desiderio intenso di poter seguitare, grave, disperato,

disposto a tutto, pericoloso, le parole non bastano a descrivere

la scena…

Rimanere senz’acqua, si esaurirono le scorte,

doversi arrangiare, commetterei qualsiasi crimine,

sogno di

…esigere rimedio alla deriva…

Improbabile, indecente errato, così non potrò tornare.

 

Eleanor

brillo lievemente… socchiudendo gli occhi

 

Il viaggiatore

Vieni amore, trasportami altrove,

come copia su modello…

 

Sarà stato da stupidi venire fin qui?

Il frutteto cosi… esposto ai venti!

Il frutteto così,

esposto ai venti…

 

Ho visto solo un abbozzo della nuova statua,

pronipote,

giovinastro,

scavezzacollo,

erba lunga su un terreno accidentato,

che conia nuovi desideri

e pronuncia frasi brevi e chiare.

 

Senza passato.

 

 

FINE

 

 

“Enrico VI- L’avanzare della marea” -dipinti e video di Kathrin von Hohenstaufen”

 

 

 

Re Enrico VI della Casa dei Lancaster, ramo dei Plantageneti, a solo un anno Sovrano di Inghilterra e Francia per la morte del Padre e del Nonno, fu affidato al tutore Richard di Beauchamp, che a lui impartì le lezioni di cortesia e la pietà religiosa, con facoltà, concessagli dal piccolo Re, di punizioni corporali per rendere più incisivi i propri insegnamenti.

Alla morte dello zio Bedford, reggente di Francia, anche in seguito all’azione di Giovanna d’Arco, Re Enrico perse la corona di Francia.

La Duchessa di Gloucester, Eleanor Cobham, moglie del fratello di Bedford, fu ritenuta colpevole di essere a capo di una congiura contro Enrico VI, ed imprigionata con l’accusa di stregoneria ai suoi danni: si trattava, secondo la condanna, di una serie di rituali per affievolire nel tempo la salute fisica e mentale del Sovrano.

 

A vent’anni Re Enrico iniziò la costruzione del collegio di Eton e del King’s College. Papa Eugenio IV lo insignì della Rosa d’Oro per la devozione Cattolica. Il Re vestiva senza lusso e sollecitava personalmente i giovani di Eton alla vita devota, ed a tenersi lontani dai cortigiani. Quando fu imprigionato da Edoardo IV, rispose ai suoi accusatori “La mia forza viene da Dio che preserva coloro che sono puri di cuore”.

A ventitré anni sposò l’adolescente, passionale ed astuta Margherita d’Angiò, che in nome del marito condusse la guerra dei Lancaster contro gli York, anteponendo il suo spirito ambizioso a quello pacifico di Enrico, e guidando ella stessa l’esercito in dodici battaglie. Da Enrico ebbe un figlio in seguito morto in battaglia contro gli Yorkisti di Edoardo IV.

Enrico fu fatto prigioniero dagli York nella Torre di Londra per due volte, la prima volta dal 1465 al 1470, e poi di nuovo nel 1471, quando nella Torre venne assassinato.

Passato alla storia per l’insuccesso politico e la malattia mentale che gli induceva debilitanti “stati catatonici”, ai più sono ignoti i suoi rari scritti, e le testimonianze dei suoi contemporanei, che descrivono un uomo coltissimo, saggio e consapevole.  Fondò i maggiori ed ancora esistenti College Universitari d’Inghilterra: Eton, Cambridge, All Souls Oxford, King’s College. Fu mecenate di artisti ed architetti, di lui si riportano innumerevoli gesti di carità personale, anche verso i suoi traditori, ad alcuni dei quali fece salva la vita revocandone le condanne a morte. Nulla lascia pensare che Enrico possa mai avere avuto una relazione amorosa con Eleanor di Cobham. La figura di Eleanor come riportata nel testo, amore reale, immaginario o illusorio, rappresentato con l’inganno o con la magia per imbonire il sovrano, è un’invenzione dell’Autore.

 

 

Fu scritta da Enrico VI la Preghiera “Domine Jesu Christe”, in seguito posta in musica e cantata tutt’oggi dagli studenti del Coro del Collegio Universitario di Eton e del King’s College

 

 

Domine,

Jesu Christe,

qui me creasti, redemisti,

et preordinasti ad hoc quod sum;

tu scis quæ de me facere vis;

fac de me secundum voluntatem tuam

cum misericordia.

Amen.

 

Signore

Gesù Cristo

Che mi hai creato, Redento

E preordinato a ciò che sono

Tu sai ciò che desideri fare di me.

Fai di me secondo la tua volontà

Con misericordia

Amen

 

 

 


Kathrin von Hohenstaufen, autrice del pezzo, è medico chirurgo specializzato in ematologia oncologica nel 2009 presso l’Università degli Studi di Milano. Ha lavorato in Centri di Eccellenza Internazionale per la Cura e la Ricerca sulle malattie oncoematologiche in Milano, Svizzera e Regno Unito. E’ pittrice, autore di numerosi brani musicali, testi di narrativa, poesia e Storia Medievale.

 

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#autori di teatro#Enrico VI Plantagenet#Kathrin von Hohenstaufen#teatro

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