“Paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, a cui nessuno regalava niente né pagava pranzi e cene in albergo, ai clandestini che arrivano oggi in Italia è poco rispettoso della verità, della storia e del buon senso“.
Ce lo fanno sapere Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, capigruppo alla Camera e al Senato della Lega.
E sostanzialmente si tratta della stessa, identica, idiozia che mi è capitato di leggere mille volte su Facebook.
Allora forse, visto che viene nominata la Storia, bisognerebbe ricordare a tutti un po’ di cosine che abbiamo leggermente perso di vista.
Quella degli italiani è stata la migrazione di massa più grande della storia moderna.
Più di ventiquattro MILIONI di italiani, a partire dal 1861, espatriarono in cerca di fortuna.
E anche oggi, con circa 250.000 partenze ogni anno, siamo all’ottavo posto AL MONDO, come paese di emigrazione.
Partono più italiani di quanti immigrati non entrino in Italia ogni anno.
E la nostra è stata (ed è tuttora) una migrazione prettamente ECONOMICA.
Non emigriamo a causa di una guerra o di un dittatore, diversamente da molti altri popoli, emigriamo per andare a cercare lavoro.
Ovvero, per dirla “alla leghista”, per “andare a rubare il lavoro” a svizzeri, inglesi, tedeschi e via dicendo.
La tesi leghista è: “ma gli italiani, quando emigravano in massa, non avevano diritto a nulla, non c’erano i centri di accoglienza, li trattavano come bestie.
E gli italiani andavano a lavorare, mica a bighellonare gratis con l’Iphone in tasca a spese di quelli che li accoglievano o a fare i criminali in giro!”.
E, a parte il trascurabilissimo export di un fenomeno tutto sommato minore e marginale, come la mafia (forse qualcuno di voi l’ha sentita nominare, evidentemente i leghisti no), è vero che i nostri emigranti non trovavano di sicuro delle condizioni favorevoli, spesso, nei paesi in cui approdavano.
Erano oggetto di razzismo (per gli statunitensi e gli australiani noi non eravamo neanche classificabili come “di pelle bianca”, del resto, eravamo “olivastri”) e in molti paesi spuntavano spesso cartelli fuori dai negozi come quello che vedete nell’immagine di copertina dell’articolo.
Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani.
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Gli italiani spesso venivano sfruttati come bassa manovalanza, visto che solitamente erano poco istruiti.
E lavoravano (quelli che non delinquevano, ovviamente) in condizioni precarie, disumane, pericolosissime.
Forse qualcuno ricorda Marcinelle.
Ci sfruttavano, insomma.
Esattamente come gli italiani, oggi, a volte purtroppo sfruttano il lavoro in nero dei migranti africani.
Ma noi eravamo “eroi che si facevano sfruttare pur di mantenere le famiglie”, loro, invece, vanno lasciati “a casa loro”, “perché sennò ci sono i criminali che li sfruttano”.
E se non vengono sfruttati, ci rubano il lavoro.
E se stanno in un centro di accoglienza, non li vogliamo lo stesso, perché li manteniamo.
In pratica, non li vogliamo e basta.
Come gli altri popoli non volevano noi, del resto, se non per sfruttarci.
[sostieni]
Altro cavallo di battaglia leghista è: “ma noi eravamo e siamo migranti regolari, questi sono clandestini!”.
Ora, a prescindere dal fatto che, se uno richiede asilo, NON È UN CLANDESTINO, è un richiedente asilo, quello che sfugge a questi geniacci è che, semplicemente, in moltissimi paesi dai quali provengono gli immigrati NON SI PUÒ RICHIEDERE UN VISTO (provate voi ad andare a chiedere un visto per espatriare in Eritrea o in Sudan, poi mi raccontate), in altri paesi, invece, è impossibile ottenerne uno.
Se sei un somalo e vuoi un visto per venire in Italia, puoi rassegnarti sin da subito: nessuno te lo concederà mai.
Non puoi partire regolarmente.
Se vuoi andare in Europa, devi semplicemente salire su un gommone, metterti nelle mani di uno scafista e pregare il tuo Dio di restare vivo.
E ora, vi prego, venitemi a spiegare perché sarebbe “poco rispettoso” paragonare la nostra emigrazione a quella di un qualsiasi altro popolo.
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