MEDITAZIONE SUI DIRITTI OFFESI
L’app di facebook è una specie di trojan. Ve ne siete mai resi conto? Non è l’unica, ma certamente è la più illustre delle app che potrebbe accendere i sensori del nostro smartphone e spiarci. In America lo spionaggio è considerato reato gravissimo e può portare anche ad una sentenza capitale. Ma in realta è solo l’alto tradimento a mezzo di spionaggio che viene condannato. Lo spionaggio in quanto tale non è poi considerato cosi malvagio, specie se sono i “nostri” a praticarlo verso il resto del mondo. Se poi riescono addirittura a strappare il consenso legale allo spiato allora possiamo gridare al capolavoro.
IL CASO SNOWDEN
E LA SVENDITA DELLA PRIVACY
Cosi la stampa mondiale ha sollevato l’indignazione delle masse alle rivelazioni di Snowden che appunto l’agenzia americana, per la quale Snowden lavorava, spiava metodicamente tutti quanti noi. La Merkel poi, avendo capito di essere anche lei una di noi, ha sputato fiamme e fumo alla notizia dei suoi servizi che gli alleati americani controllavano le sue conversazioni telefoniche.
LE APPLICAZIONI DEL NOSTRO CELLULARE
Ma forse la Merkel aveva scaricato una delle tante app che ti chiedono come condizione per l’istallazione, il consenso a usare tutti i sensori possibili che il tuo cellulare possiede e ad accedere ad ogni dato in esso conservato.
LA APP DI FACEBOOK TI SPIA ?
POTREBBE FARLO E HA IL TUO CONSENSO
La app di facebook chiede come condizione per essere rilasciata il controllo totale del cellulare, l’utilizzo ( in remoto si intende) di ogni sensore -sopratutto camera e microfono- e l’accesso a qualsiasi dato, l’accesso alla rubrica, l’accesso ai messaggi e anche il permesso di scriverne o di modificarne il contenuto, se clicchi su accetto allora inizia il download e in pochi secondo hai facebook sul tuo cellulare mentre Zuckerberg, chiavi in mano, prende possesso della tua privacy.
LA VENDITA DELLA PRIVACY
IN CAMBIO DI UNA UTILITA’
GRATUITA PER LO SMARTPHONE
Ed ecco che, Mentre assisti al download, pregustando i like che riceverai e che distribuirai sotto a foto di cadaveri di bambini e cani carini, leggi sullo store di Google Play che il download di facebook è stato effettuato da oltre un miliardo di utenti. “Oltre un miliardo” di persone è praticamente il totale della popolazione occidentale.
Tra questo –oltre un miliardo- di persone che hanno scaricato facebook (ma persino la applicazione della semplice torcia ti chiede questi accessi) necessariamente ci sono allora, -sorpresa !!- tutti i vari indignati e sdegnati dei movimenti, e tutte le persone impegnatissime che hanno alzato un polverone micidiale alle rivelazioni di Snowden, al quale insieme a Assange e Chelsea Manning, hanno addirittura eretto statue itineranti nelle varie capitali mondiali.
E c’è l’agguerrito battaglione di giornalisti che su questo polverone ci ha mangiato per mesi succhiando fino all’osso la vicenda e ci sono sono anche tutti i politici che hanno gridato al tradimento (tra tutti citiamo il simpatico e rigoroso Martin Schulz) etc…e, infine, dulcis in fondo, ci sono anche io, eccomi qua, redattore del mio stesso ridicolo, che ho acconsentito non so più quante volte, scaricando le più disparate app, a che oscure signorie elettronico-informatiche potenzialmente prendano, e predino, quando e come vogliono, possesso del mio cellulare per eventualmente avviare registrazioni o filmare a mia insaputa o leggere i miei messaggi, nelle varie applicazioni che offrono di scriverne e riceverne, pur di attraversare lo spaventoso nulla di questo tempo con l’ausilio di applicazioni e giochini che mi ricordando le perline, i braccialetti e gli specchietti colorati con cui molti conquistadores truffarono interi continenti ai loro legittimi proprietari, salvo poi anche annientarli, annichilirli e massacrarli.
COSA FACCIAMO QUANDO ACCETTIAMO
LE CONDIZIONI CHE CI CHIEDONO
DI USARE IL NOSTRO CELLULARE?
Si tratta, a seguito di una precisa richiesta, della rinuncia su basi volontaristiche dei diritti esclusivi che rappresentano il diritto che noi abbiamo a noi stessi, ovvero alla privacy.
Questa segretezza, questa riservatezza, questo diritto a che nessuno possa, a meno di gravi motivi dichiarati da una autorità giudiziaria o sanitaria, violare la nostra sfera intima chiamata comunemente privacy, null’altro è che una configurazione semplificata del diritto universale ad avere dei diritti. Si tratta, andando all’essenza, della questione maledettamente seria della “sovranità su se stessi”.
Dunque ogni stupidissima applicazione che vogliamo far girare sui nostri smartphone ci chiede con assoluta nonchalache questo consenso al libero utilizzo del microfono e della telecamera dello stesso, alla banca dati dei nostri contatti. Ma Perché una applicazione che serve ad usare il cellulare come una torcia o facebook ci chiedeno il libero accesso al microfono poi???
AUTORIZZIAMO AD INTERCETTARCI,
SPIARCI, FILMARCI,
LOCALIZZARCI DIRETTAMENTE
TRAMITE I NOSTRI SMARTPHONE.
POI SCENDIAMO IN PIAZZA
PER PROTESTARE CONTRO I SERVIZI
SEGRETI CHE SPIANO LE NOSTRE MAIL
In pratica noi, sempre espressamente chiamati a farlo dalle società di software come conditio sine qua non per avere i loro programmi per gli smartphones, gratuiti o meno che siano, in realtà poco importa, autorizziamo non sappiamo veramente chi né realmente perché, ad utilizzare il nostro terminale come apparecchio per intercettare le nostre conversazioni, esponendo quindi anche i nostri interlocutori, e a usare le nostre immagini, e persino a scattarne dal nostro smart .
ISTIGAZIONE ALLA PROSTITUZIONE
DELLA PROPRIA PRIVACY
E ALLA SUA CONSEGUENTE
DISTRUZIONE
Ciò non è meno grave di una istigazione alla prostituzione o al suicidio. È cioè una istigazione a commettere qualcosa che la nostra società riconosce come altamente lesivo e pericoloso per l’essenza stessa della nostra civiltà.
La trappola è piazzata nella libertà. Il concetto della libertà utilizzata come arma-trappola-letale contro lo status di persona depositaria di diritti esclusivi su se stessa riconosciuti universalmente. Sei libero di farlo, nessuno ti obbliga espressamente, puoi rinunciare – ma rinunciare ti taglierebbe fuori dal tuo stesso mondo e quindi è in realtà un ricatto sociale e psichico- e se lo fai allora ne sei completamente responsabile, Ci dice l’istigazione. l’istigazione ( a prostituirti, ucciderti o rinunciare al diritto alla privacy ) vorrebbe essere la neutra indicazione che ti mostra la possibilità, che ti offre l’indicazione e magari il passaggio per raggiungerla, essa, l’istigazione si vorrebbe però tenere neutra. Ma i legislatori ci dicono, nei casi di suicidio e prostituzione che invece essa è il reato. Essa è l’offesa. E’ fattispecie giuridica.
Perché il legislatore non iscrive l’istigazione a rinunciare alla nostra privacy, rinuncia che equivale a distruzione e che rappresenta una fonte continua di indebolimento del suo essere principio universale, come nel caso della rinuncia alla vita o alla dignità, tra i reati gravi impedendo cosi che venga perpetrata su scala di massa come lo è oggi?
È infatti, questo modus operandi, una istigazione a violare da noi stessi ciò che non è consentito, teoricamente, di violare nemmeno agli Stati , se non per motivi gravissimi e giustificati da atti legali, ovvero violare, contro noi stessi, elementi fondamentali dello stato del diritto: la privacy. La privacy è il nome semplice di un concetto molto complesso e molto importante -cruciale punto di arrivo di una millenaria e cruenta lotta di emancipazione e di riconoscimento di dignità universale- quello di “sovranità su se stessi”, e Se la polizia volesse intercettare le nostre telefonate dovrebbe avere un mandato della magistratura per procedere e se noi fossimo indagati avremmo diritto ad un avviso di Garanzia. (Le intercettazioni di telefonate o di comunicazioni attraverso reti telematiche e informatiche sono permesse solo per determinati e gravi reati -artt. 266 e 266 bis c.p.p)
Invece una qualsiasi applicazione che noi vogliamo scaricare, e che ci si offre nella apparentemente innocua gratuità, a parte rarissime eccezioni, ecco che ci chiede l’autorizzazione all’utilizzo di microfono e telecamera del nostro apparecchio, alla lettura e alla scrittura addirittura dei nostri messaggi. È questo ammissibile? Non è ammissibile. Come non lo è per legge che si chieda a chicchessia di prostituirsi o che ponga termine alla propria vita.
Permettere questa azione di istigare a livello di massa i cittadini a firmare, seppur elettronicamente, una liberatoria per la violazione della propria privacy, ovvero il permesso per distruggere, apparentemente per gioco, gli invalicabili limiti entro i quali è costituita la persona sociale morale e psichica, in cambio di programmi per gli smartphones, con una operazione di ingegneria sociale che usa la gratuità e il lato ludico per portare un violento attacco continuo alla inviolabilità della sfera privata della vita individuale è una oscenità, una aberrazione, una mostruosità: è crimine contro la società e gli individui.
IL RIDICOLO DELLE PROTESTE MONDIALI
CONTRO IL GRANDE FRATELLO
Di fronte a questa prassi del potere, (che non può essere compresa come prassi di potere se al potere si guarda con strumenti pre-foucaultiani – quali le tecnologie del sé ad esempio) di distruggere la vigenza del principio di una civiltà, che ha dichiarato qualsiasi essere umano portatore di diritti inalienabili, primo tra tutti –dopo quello alla vita– quello alla “sovranità su se stessi”, istigando a rinunciare agli inalienabili diritti di cui la persona del 21° secolo è, teoricamente, la depositaria, e di cui l’inviolabilità della privacy ne è lato essenziale, in cambio di un gioco o come vero e proprio ricatto per avere una utilità elettronica per il cellulare, ovvero in un modo sopratutto grottesco, quale è appunto quello che si consuma sul lato dell’entertainement, del gioco, dell’effimero indispensabile, ecco di fronte a questo dato oggettivo reale e incontrovertibile, le feroci e indignate rabbie di massa di fronte alla denuncia della violazione su vasta scala della privacy da parte dei servizi segreti americani, di cui il mondo è venuto a conoscenza grazie all’ex agente segreto Snowden, cadono nel ridicolo assoluto, integrale, totale, in un ridicolo quasi feroce, apparendo come eclatante manifestazione della alienazione e della dissociazione mentale culturale e psichica delle masse, entro le quali gli individui vorrebbero ancora credere di avere una qualche autonomia. Momenti di autoillusione collettiva assolutamente inutili e insignificanti, che anzi giustificano, nello sguardo del potere, la convinzione che la massa corrotta e colpevole della propria stupidità, completamente incapace di avere cura di se stessa, non meriti che il dominio, e che le sue lamentele, le sue rabbie, le sue indignazioni, al netto dei suoi grotteschi comportamenti che la vedono vendersi la propria privacy in cambio di un giochetto elettronico, privacy che rivendicano con tuonanti urla sulle piazze , meritano assoluto disprezzo; e che tutti i delitti che esso -il potere- si appresta a compiere nel prossimo futuro sui corpi docili degli individui-massa, saranno assolutamente meritati.
IL LEGISLATORE ASSENTE
E IL VUOTO LEGISLATIVO
CHE PERMETTE L’INAMMISSIBILE
È ovvio un clamoroso vuoto legislativo, una impotenza legislativa, una ignavia legislativa, il cui sfuggente senso, che pur deve esistere, bisognerebbe afferrare.
Io e “Oltre Un Miliardo” (precisamente 1,4 MLD) di esseri umani abbiamo firmato, scaricando insieme a molte altre l’app Facebook per android, la cessione dell’ inalienabile diritto di privacy, acconsentendo a che facebook utilizzi di questo miliardo e mezzo quasi di cellulari, microfono, telecamera, memorie, archivi fotografici, contatti, messaggi. Una resa incondizionata e insieme un atto di servitù, rifiutandosi al quale però resteremmo tagliati fuori dalla struttura contemporanea della comunicazione globale e dunque vero e proprio ricatto sull’esistenza in quanto esseri parlanti dalle inderogabili necessità di comunicare.
Come i legislatori vietano che sia istigata prostituzione e suicidio, e che istigare ciò sia reato grave, mentre reato non è suicidarsi o prostituirsi, dovrebbe essere severamente vietato, soprattutto duramente sanzionato, che vi sia una libera e continuativa istigazione, door after door, alla rinuncia-distruzione dei diritti alla privatezza della propria vita. In poche parole la privacy dovrebbe essere assolutamente avulsa e posta in salvo a termini di legge da ogni forma di contrattazione, cosi come è, in termini di legge, per la vita e la dignità umane. Cedere il diritto alla privacy dietro richiesta del mercato potrebbe persino configurare una larvata forma di schiavismo di ultimissima generazione.
Ciò dovrebbe costituire un gravissimo reato, tanto grave da allontanare per lunghissimo periodo chiunque lo commetta da ogni attività entro gli ambiti della sfera pubblica.
PERICOLO LETALE
Ma ancora di più, tutto ciò rappresenta un pericolo. Infatti queste prassi non saranno senza conseguenze concrete sulla società concreta. E ciò che oggi avviene in questo ambito osmoticamente si distribuirà in tutte le dimensioni e gli anditi della vita umana e politica, poiché i principi non possono conservare la loro vigenza, che è la loro vitalità, se vengono contraddetti da una prassi distruttiva del loro principio stesso. Specialmente se si tratta di una pervicace pratica massiva come lo è nel caso di queste richieste di rinuncia al diritto alla privacy che avvengono a mezzo della istallazione delle applicazione per gli smartphone. Queste prassi non controllate e frenate da una norma, generano uno straordinario e travolgente indebolimento della forza simbolica che rappresenta, riflette e diffonde il valore dei principi fondamentali della civiltà del diritto. È una veloce e irreversibile erosione dell’autorità che i principi dell’uomo, in quanto portatore di diritti universali, generano e che hanno bisogno di possedere e esprimere. È da questo disprezzo e soltanto da questo disprezzo che si scateneranno in un futuro prossimo le conseguenze terribili e anche fisiche su chi ha ceduto i propri diritti universali per gioco. Il crollo improvviso di cui un giorno saremo testimoni oculari delle basi dell’ethos che fa da fondamenta alla civiltà del diritto sta iniziando da queste acide erosioni.
La legge stessa se non interviene prima o poi pagherà il prezzo di esserne distrutta.