Una voce di corridoio, se sparsa da fonti ritenute attendibili, rischia di diventare una verità agli occhi di molti, soprattutto nel terzo millennio. Ed è così che la stampa israeliana, in particolare il rinomato quotidiano “Haaretz”, in occasione della discussa inaugurazione dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, ha affermato che alcuni rappresentanti vietnamiti avrebbero partecipato alla cerimonia, insieme a quelli di altri trentuno Paesi, senza tuttavia specificare l’assenza di molti altri, compresi quelli dell’Unione Europea.
La smentita, da parte del governo del Paese asiatico, non ha tardato ad arrivare: “Il Vietnam non ha inviato nessun rappresentante alla cerimonia, al contrario di quanto riportato da alcuni giornali”, ha precisato il Ministro degli Esteri di Hà Nội, Phạm Bình Minh. Non solo: il governo vietnamita ha espresso la propria preoccupazione per la mossa voluta da Donald Trump, affermando che potrebbe avere conseguenze negative per la pace e la stabilità della regione mediorientale.
Per la precisione, bisogna sottolineare come il Vietnam abbia da tempo stabilito relazioni diplomatiche sia con Israele che con la Palestina, riconosciuta come Stato indipendente, ed infatti il governo vietnamita sostiene da tempo la soluzione dei due Stati secondo i confini stabiliti nel 1967. Il Ministro degli Esteri, per bocca del portavoce Lê Thị Thu Hằng, ha anche affermato che lo status di Gerusalemme deve rispettare il diritto internazionale e risoluzioni delle Nazioni Unite, le quali affermano chiaramente che la città non può essere considerata come capitale né israeliana né palestinese.
Il Vietnam, infine, è tra i 128 Paesi che hanno appoggiato una risoluzione delle Nazioni Unite per chiedere a Donald Trump di tornare indietro sulla decisione di spostare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, con l’imitazione da parte di Guatemala e Paraguay, quest’ultimo guarda caso tra gli Stati recentemente vittime di colpi di stato da parte di gruppi politici appoggiati da Washington.
Da parte nostra, vogliamo sottolineare come l’ambasciata palestinese ad Hà Nội sia situata proprio di fianco a quella italiana, sul lato sinistro guardando la porta d’ingresso dall’esterno: all’esterno, si trova una targa che recita “Ambasciata dello Stato di Palestina” in arabo, vietnamita ed inglese, come testimoniato dalla foto scattata nel 2013 dal sottoscritto, per gentile concessione del militare di guardia all’esterno dell’ambasciata.
L’importante presa di posizione del Vietnam, infine, va a contrastare con la narrazione dominante, che vorrebbe il Paese socialista essere divenuto un alleato statunitense: se, dopo la guerra, il governo vietnamita ha ristabilito relazioni pacifiche con Washington, questo resta diffidente sotto molti punti di vista, ed utilizza gli Stati Uniti soprattutto per controbilanciare l’influenza cinese, e mantenere dunque una propria autonomia nei confronti del gigante che domina il continente asiatico, e con il quale esiste a sua volta un rapporto di amore (dovuto alla comune guida da parte del Partito Comunista ed alle strette relazioni economiche) e di odio (a causa del millennio di occupazione cinese sul Vietnam e della disputa su diversi arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale).
Articoli sul Vietnam:
I successi del socialismo di mercato in Asia: Vietnam, Cina, Laos
Cuba e Vietnam, cooperazione per la costruzione del socialismo
Articoli su Israele:
I deliri di Benjamin Netanyahu sul nucleare iraniano
Libano: la vittoria di Hezbollah manda in tilt il governo israeliano