Lo scorso 16 luglio si era tenuto il primo turno delle elezioni parlamentari della Repubblica del Congo, l’ex colonia francese con capitale Brazzaville (da non confondere con la Repubblica Democratica del Congo, ex colonia belga con capitale Kinshasa), che aveva permesso l’assegnazione di 93 dei 151 seggi da distribuire all’interno dell’Assemblée Nationale, la camera bassa del parlamento del Paese africano. Il secondo turno, svoltosi domenica 30 luglio, ha invece permesso il completamento della composizione dell’Assemblée Nationale, con i risultati ufficiali che sono stati comunicati il 3 agosto. La camera alta, il Senato, viene invece eletta in maniera indiretta attraverso i consigli regionali e locali.
SISTEMA ELETTORALE E PRIMO TURNO
Dopo la modifica costituzionale voluta nel 2015 dal presidente Denis Sassou Nguesso, in carica ininterrottamente dal 1997, ma già capo di stato dal 1979 al 1992, i seggi dell’Assemblée Nationale sono passati da 139 a 151, per via della nuova distribuzione territoriale dei collegi elettorali. Il Congo è infatti suddiviso in 151 collegi uninominali, nei quali si procede ad un’elezione a doppio turno sul modello francese: un candidato è eletto se supera il 50% delle preferenze al primo turno, altrimenti si procede ad un ballottaggio tra i due candidati più votati. Tra le novità, ci sarà anche quella del ruolo di leader dell’opposizione, che dalla nuova legislazione diventerà una carica riconosciuta ufficialmente.
I risultati del primo turno, che ha visto la partecipazione di 2.2 milioni di elettori, con un incremento del 5.2% rispetto alle elezioni presidenziali dello scorso anno, hanno essenzialmente premiato il Partito del Lavoro o PCT (Parti Congolais du Travail), quello del presidente Denis Sassou Nguesso. Il PCT, al potere quasi ininterrottamente dal 1969 (unica parentesi tra il 1992 ed il 1997, quando fu presidente Pascal Lissouba), si era così già assicurato ben 70 seggi sui 151 in palio, riponendo fiducia nel secondo turno per raggiungere la maggioranza assoluta nella camera bassa. Il partito del presidente aveva infatti la possibilità di schierare ben 28 candidati al ballottaggio, nonostante gliene bastassero solamente sei per ottenere la maggioranza assoluta nell’Assemblée Nationale.
L’Union des Démocrates et Humanistes (UDH – Yuki), guidato dal principale oppositore di Denis Sassou Nguesso, Guy-Brice Parfait Kolélas, ha eletto sette rappresentanti, che si sono però candidati come indipendenti. Giunto secondo alle elezioni presidenziali dello scorso anno, Kolélas ha anche avuto accesso con quattro dei suoi uomini ai ballottaggi del 30 luglio.
L’Union Panafricaine pour la Démocratie Sociale (UPADS), la forza dalla quale proveniva l’ex presidente Pascal Lissouba, ha ottenuto tre seggi, diventando ufficialmente la prima forza d’opposizione, mentre altri tredici deputati sono stati eletti tra le fila di partiti locali e minori.
Da notare che in nove circoscrizioni elettorali del sud del Congo, non distanti dalla capitale Brazzaville, le operazioni di voto non si sono svolte, ufficialmente per via delle attività violente promosse da una parte dell’opposizione. Un altro dato significativo è quello della partecipazione: sebbene non sia stata fornita ufficialmente la percentuale dell’affluenza alle urne, il ministro dell’Interno, Raymond Zéphirin Mboulou, ha dichiarato che la partecipazione è stata più bassa nelle principali città del Paese, la capitale Brazzaville e Pointe-Noire, al contrario di quanto accade generalmente nella maggioranza dei Paesi.
I RISULTATI DEL SECONDO TURNO
Come previsto, il secondo turno è stato nuovamente favorevole al PCT, che ha vinto ben diciotto dei ventotto ballottaggi ai quali ha partecipato. Il partito del presidente raggiunge così quota 90 deputati, un numero più che sufficiente per ottenere la maggioranza assoluta, e che sostanzialmente conferma i risultati della precedente legislatura, quando il PCT governò con una maggioranza di 89 seggi sui 139 della vecchia Assemblée Nationale. Staremo dunque a vedere se l’indipendente Clément Mouamba verrà confermato nel ruolo di primo ministro, una carica che era stata abolita tra il 2009 ed il 2016, ma che la nuova costituzione ha ristabilito, oppure se verrà scelto un primo ministro direttamente dalle fila del PCT.
L’Union des Démocrates et Humanistes di Kolélas ha ottenuto un altro seggio, portandosi a quota otto, lo stesso numero di rappresentanti che avrà l’UPADS, che ha invece guadagnato altri cinque rappresentanti in occasione dei ballottaggi. Escluso in un primo momento dal parlamento, il partito denominato Dynamique pour la République et le Redressement (DRR), formazione fondata dal ministro della ricerca scientifica Hellot Mampouya Matson, ha ottenuto tre parlamentari.
Da notare che alcuni incidenti e violenze non hanno permesso lo svolgimento delle elezioni in nove circoscrizioni, questo significa che al momento l’Assemblée Nationale conterà 142 deputati rispetto ai 151 previsti dalla nuova costituzione. Per quanto riguarda il Senato, saranno i rappresentanti dei Consigli locali, eletti insieme ai deputati della camera bassa, ad eleggere con scrutinio indiretto coloro che vi siederanno nelle prossime settimane. Visti i risultati, ad ogni modo, possiamo dire che con ogni probabilità il PCT godrà di una solida maggioranza anche nella camera alta.