Domenica 18 giugno si è tenuto il secondo turno delle elezioni legislative francesi per il rinnovo di 573 membri dell’Assemblée Nationale, dopo che quattro deputati sui 577 totali erano stati già eletti in occasione del primo turno, svoltosi l’11 giugno. Risalta ancora una volta il dato dell’affluenza alle urne, la più bassa nella storia della Quinta Repubblica Francese: se nel primo turno era stata pari solamente al 48.71%, al secondo è scesa addirittura al 42.64%. I risultati hanno nuovamente premiato il neopresidente Emmanuel Macron, che ha ottenuto la maggioranza assoluta.
ELETTI AL PRIMO TURNO E SISTEMA ELETTORALE
Il sistema elettorale utilizzato per l’elezione dei deputati, come abbiamo già avuto modo di ricordare, è molto simile a quello delle presidenziali. Il territorio francese, compresi i dipartimenti d’oltremare ed i cittadini residenti all’estero, è suddiviso in 577 circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un deputato con uno scrutinio uninominale maggioritario a doppio turno: in parole povere, per essere eletti al primo turno è necessario ottenere più della metà delle preferenze, come accaduto solamente in quattro circoscrizioni, altrimenti si procede al ballottaggio tra i due candidati più votati, proprio come alle presidenziali. In realtà, in una circoscrizione, la prima del dipartimento dell’Aube, c’è stato bisogno di un ballottaggio tra tre candidati.
Chi erano, dunque, i deputati già eletti l’11 giugno? Nel dipartimento della Somme (nord-est del territorio francese), Stéphane Demilly dell’UDI (Union des Démocrates et Indépendants) aveva confermato il proprio seggio. Due, invece, i rappresentanti già eletti al primo turno da La République En Marche!, il partito di Macron: nel dipartimento del Morbihan, in Bretagna, Paul Molac è stato confermato dopo essere già stato eletto cinque anni fa nella lista dell’Union Démocratique Bretonne, mentre nella prima circoscrizione parigina Sylvain Maillard ha strappato il seggio a Les Républicains, che nel 2012 avevano eletto Pierre Lellouche. Il quarto ed ultimo deputato eletto al primo turno arriva da Wallis-et-Futuna, collettività d’oltremare composta da un piccolo arcipelago dell’Oceano Pacifico, dove Napole Polutélé è stato confermato senza nessuna affiliazione partitica, mentre in passato era stato eletto nelle liste del Parti Socialiste.
MACRON PIGLIATUTTO, CONFERMA PER PHILIPPE
Stando ai dati elettorali, non sembra arrestarsi l’ascesa del nuovo protagonista della vita politica francese, il trentanovenne di Amiens Emmanuel Macron: dopo essere diventato il più giovane presidente di sempre, il fondatore e leader di En Marche! (ribattezzata La République En Marche! per queste legislative) ha visto rinnovarsi la fiducia dell’elettorato francese, che gli ha affidato una solidissima maggioranza assoluta nella camera bassa. Con lui festeggia anche il primo ministro Édouard Philippe, dimissionario per una mera questione formale in attesa del rimpasto di governo, che lo vedrà ancora una volta occupare la posizione di leader.
I numeri parlano più di ogni altra considerazione: il partito di Emmanuel Macron ha ottenuto 308 seggi sui 577 che compongono l’Assemblée Nationale, superando dunque con margine i 289 deputati necessari per ottenere la maggioranza assoluta. Come se non bastasse, il presidente potrà contare anche sull’appoggio della forza centrista di François Bayrou, i MoDem (Mouvement Démocrate), che hanno ottenuto 42 seggi, portando a 350 il totale dell’alleanza filopresidenziale.
Macron disporrà dunque di una maggioranza senza precedenti, senza neppure bisogno di stringere alleanze, anche se i dati reali hanno ridimensionato le proiezioni del primo turno, che gli avevano addirittura attribuito una forbice di 400-455 deputati eletti. Il forte astensionismo non ha probabilmente avvantaggiato la maggioranza parlamentare, ma ad ogni modo si tratta di numeri abbastanza solidi per portare avanti il programma elettorale: un programma – lo ricordiamo – incentrato soprattutto su riforme economiche neoliberiste, come quella riguardante il lavoro, che già stanno portando ad una reazione da parte della Confédération Générale du Travail (CGT), il principale sindacato del Paese.
Tra i successi di Macron e Philippe, c’è anche di quello di aver eletto tutti i sei ministri candidati. Lo stesso primo ministro in carica, infatti, aveva annunciato che, in caso di sconfitta elettorale, i ministri dell’attuale governo non sarebbero stati riconfermati. A rischiare effettivamente era solamente il Ministro dell’Oltremare, Annick Girardin, che al primo turno era risultata seconda nella circoscrizione di Saint-Pierre-et-Miquelon, arcipelago situato al largo delle coste del Canada, ma che poi è stata eletta al secondo turno. Nessun problema, invece, per il ministro dell’economia Bruno Le Maire nella prima circoscrizione dell’Eure, così come per gli altri membri del governo: Christophe Castaner, Richard Ferrand, Mounir Mahjoubi e Marielle de Sarnez, che occupa il posto strategico degli affari europei, eletta nell’undicesima circoscrizione parigina.
I RISULTATI DELLE OPPOSIZIONI
Per quanto riguarda i partiti di opposizione, il centro-destra tradizionale si salva ottenendo 113 seggi con Les Républicains, partito guidato oramai François Baroin, ed ulteriori diciassette parlamentari con l’UDI (Union des Démocrates et Indépendants). Tra gli sconfitti nelle fila del centro-destra, il due volte campione olimpico di judo David Douillet, che ha perso il proprio seggio nella dodicesima circoscrizione dell’Yvelines.
Delude, invece, il Front National, che entra nell’Assemblée Nationale con otto rappresentanti dopo essere stato il secondo partito del Paese alle presidenziali: ancora una volta, il FN di Marine Le Pen ha pagato i ballottaggi, dove, proprio come accaduto alle presidenziali, in molti hanno semplicemente votato contro i candidati dell’estrema destra. La leader del partito ha comunque potuto festeggiare la propria elezione personale nella circoscrizione del Pas-de-Calais, mentre è stato battuto il suo braccio destro Florian Philippot.
A sinistra, il Parti Socialiste approfitta del proprio radicamento sul territorio in alcune circoscrizioni storiche per ottenere trenta seggi, comunque un esito disastroso che rappresenta il peggior risultato di sempre per la tradizionale forza del centro-sinistra, anche rispetto ai 57 del 1993. La disaffezione dell’elettorato francese nei confronti dei socialisti è comunque oramai un dato evidente: neppure Benoît Hamon, candidato alle presidenziali appena un mese fa, e Jean-Christophe Cambadélis, segretario del partito ormai dimissionario, erano riusciti a superare il taglio del primo turno. Rieletto, invece, seppur con uno scarto minimo, l’ex primo ministro Manuel Valls, candidato nella circoscrizione dell’Essonne.
La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon ottiene invece diciassette seggi, ai quali però si possono aggiungere i dieci deputati eletti dal Parti Communiste Français (PCF) di Pierre Laurent ed i tre del Parti Radical de Gauche, mentre Europe Écologie Les Verts, forza ecologista tradizionalmente alleata dei socialisti, ha eletto un solo parlamentare. Proprio Mélenchon ha ottenuto una confortante vittoria nella sua circoscrizione di Marsiglia, la quarta delle Bouches-du-Rhône, mentre i comunisti hanno festeggiato la conferma di Marie-George Buffet nella quarta circoscrizione della capitale.
Per quanto riguarda gli altri seggi, sette deputati sono stati eletti in liste di destra, compreso il leader degli euroscettici di Debout La France, Nicolas Dupont-Aignan, dodici in liste di sinistra ed otto non riconducibili a schieramenti partitici di portata nazionale, compresi tre nazionalisti corsi.
SOLO UN QUARTO DEI DEPUTATI CONFERMATO
Già prima delle elezioni, era possibile prevedere un forte rinnovamento all’interno dell’Assemblée Nationale. La ragione era da attribuire alla nuova legge sul cumulo dei mandati, che impedisce a coloro che ricoprono già altre cariche, in particolare quella di sindaco, di candidarsi. Per questo motivo, ben 211 deputati della precedente legislatura non si erano candidati per un nuovo mandato. A ciò va aggiunto il rinnovamento dovuto alla vittoria di una nuova forza politica come La République En Marche!, che ha presentato diversi nomi nuovi, anche se non sono mancati i candidati con un passato in altre forze politiche.
Nel complesso, dei 577 parlamentari eletti cinque anni fa, solamente 148 sono stati confermati, all’incirca il 25% del totale, mentre in passato questo dato era stato sempre superiore al 50% negli ultimi cinquant’anni. Il precedente record era di 267 deputati confermati, risalente al 1958, un dato che impallidisce rispetto a quello della tornata elettorale di quest’anno. Anche tra coloro che si sono ripresentati quest’anno, infatti, più della metà hanno perso il proprio posto in parlamento, molti dei quali già battuti al primo turno. Un risultato che sicuramente farà piacere al rottamatore in salsa francese Emmanuel Macron.
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