Sparagli Serra sparagli ora: appunti e schizzi per una tesi sulla tragedia antropologica italiana attraverso il prisma della società dello spettacolo nel tempo dell’annuncio della terza guerra mondiale
Frammento I: L’orizzonte si oscura
La guerra si staglia sull’orizzonte degli eventi, fino a ieri placido, come una tempesta che si annuncia, pronta a scatenare la sua potenza distruttiva sulle cose.
È il 15 marzo 2025, a Piazza del Popolo, Roma: chiamati da tutte le trombe dell’industria culturale a voci unificate ecco 50 mila corpi – o 15 mila, o 30 mila, i numeri danzano – sotto il blu dell’UE, screziato di giallo ucraino e arcobaleni di pace, il volto di gorgone Von der Leyen in sotto impressione. Michele Serra, voce de La Repubblica, grida: “Siamo 50 mila veri”. È “Una piazza per l’Europa”, un’idea sua e di Roberto Gualtieri, in realta un implicito sipario alzato sul piano ReArm da 800 miliardi di von der Leyen, dato che questo è ciò che annuncia l’Europa rivendicata nella piazza –un succulento banchetto per gli Elkann-Agnelli di Stellantis Iveco Oto Melara , Leonardo e l’industria bellica USA.

Guy Debord scrive: “Le spectacle n’est pas un ensemble d’images, mais un rapport social entre des personnes, médiatisé par des images. Il ne peut être compris comme l’abus d’un monde visuel, le produit des techniques de diffusion massive des images. Il est bien plutôt une Weltanschauung devenue effective, matériellement traduite” (“Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra persone, mediato da immagini. Non può essere compreso come l’abuso di un mondo visivo, il prodotto delle tecniche di diffusione di massa delle immagini. È piuttosto una visione del mondo divenuta effettiva, materialmente tradotta”) [^1].
Questo raduno è un riflesso ipnotico, un carnevale di maschere che si spezza sotto la tempesta in arrivo.

Frammento II: Il carnevale si riunisce
In questo frangente, la guerra svela ciò che lo spettacolo nasconde. Coloro che sembravano separati – le varie maschere della società dello spettacolo integrale, ognuno a incarnare spettacolarmente un tipo – sono dichiaratamente riuniti oltre le loro contraddizioni rappresentate spettacolarmente, ovvero come feticcio di una differenza inesistente.

È un momento di verità, negato nel carnevale di queste maschere che solitamente interpretano personaggi spettacolarmente antitetici (Guccini-Giovanotti), finalmente ora si ritrovano coesi e coerenti dietro il concetto della guerra.
Serra, l’intellettuale ico-ironico e progressista, Corrado Augias, l’intellettuale da schermo, Elly Schlein, la giovane idealista, Vecchioni, il vecchio poeta cantante ect.: non sono più opposti, ma si fondono nel coro coro del riarmo, che loro, simulacri spettrali, non sanno ma chiama fatalmente la terza guerra mondiale.
Debord afferma: “Dans le spectacle, une partie du monde se représente au monde et lui est supérieure. Le spectacle n’est que le langage commun de cette séparation. Ce qui relie les spectateurs n’est qu’un rapport irréversible au centre même qui maintient leur isolement. Le spectacle réunit le séparé, mais il le réunit en tant que séparé” (“Nello spettacolo, una parte del mondo si rappresenta al mondo ed è a esso superiore. Lo spettacolo è solo il linguaggio comune di questa separazione. Ciò che lega gli spettatori è solo un rapporto irreversibile al centro che mantiene il loro isolamento. Lo spettacolo riunisce il separato, ma lo riunisce in quanto separato”). [^2]
La tempesta della guerra dissolve la finzione: le maschere cadono; il potere decisionale del Pentagono/Classe Armata e le sue sotto divisioni politico-capitalistiche (Colantoni), Commissione UE, Elkann-Agnelli, Leonardo finmeccanica etc – le chiama a cantare insieme.

Frammento III: Lo scandalo della credulità
Ci scandalizziamo: Augias, perennemente sugli schermi, si scioglie in un melenso liquore di sacrilegio bellicistico, e dopo la piazza iniziano i rinforzi mediatici del messaggio, nella puntata, per me truculenta e oscena, con Paolo Giordano, per esempio, dove le mani contortamente serrate dell’ospite segnalavano un inconscio in enorme disagio, e noi lo chiamiamo intellettuale, li chiamiamo intellettuali.
Credere che lo sia, e dunque scandalizzarsi per il suo appoggio al ReArm, è il vero scandalo. Significa vivere prima della Società dello Spettacolo di Guy Debord, morto suicida, un libro capitale per capire il piano della rappresentazione del potere.

I veri intellettuali non possono essere rappresentati perennemente dalla società dello spettacolo come lo sono Augias & Co. – coerenza e coesione dell’apparato di potere non lo permettono, non ci sono deroghe alla sua legge ferrea.
Debord scrive: “Le personnage-vedette, représentation spectaculaire de l’homme vivant, concentre sur lui cette banalité en s’appropriant la représentation des autres. Il est le seul qui vit réellement pour le compte de tous, en tant qu’il vit pour le spectacle. La vedette est l’ennemi de l’individu en lui-même, et l’agent de sa disparition dans la foule passive” (“Il personaggio-vedetta, rappresentazione spettacolare dell’uomo vivente, concentra su di sé questa banalità appropriandosi della rappresentazione degli altri. È l’unico che vive realmente per conto di tutti, in quanto vive per lo spettacolo. La il personaggio vedette, è il nemico dell’individuo in sé stesso, e l’agente della sua sparizione nella folla passiva”).[^3]
Augias, Serra, Scurati, Schlein, Vecchioni – caravanserraglio di maschere spettacolari – non verità: finzioni complementari – Debord, tesi 61: “Les vedettes existent pour faire valoir des modèles sociaux variés, mais en réalité complémentaires, et qui s’accordent tous dans leur séparation d’avec le producteur effectif de leur vie spectaculaire” (“I personaggi- Vedette esistono per valorizzare modelli sociali variati, ma in realtà complementari, e che si accordano tutti nella loro separazione dal produttore effettivo della loro vita spettacolare”).[^4]

Frammento IV: La piazza ipnotizzata
Bandiere arcobaleno e pace armata che spara: un ossimoro si staglia sul palco. Jovanotti, Albanese, Bisio, Amendola, Bizzarri, Guccini, Pif, Littizzetto, Pagani, Vecchioni cantano e recitano; Scurati, Massini, Virzì, Piano, Segre (video) declamano; Schlein, Majorino, Picierno, Gori, Calenda, Magi, Gentiloni annuiscono. Acli, Sant’Egidio, Legacoop, Agesci, Auser, ANPI, sindaci (Gualtieri, Sala, Lepore, Manfredi) sventolano simboli cooptati.
Non dimentichiamo che nel 2016 Sant’Egidio inviterà l’ex sindacalista CGIL ( tutto torna) Mauro Moretti , allora amministratore delegato di Finmeccanica oggi Leonardo, complesso industriale militare italiano , a un panel sulla pace ad Assisi, orrida contraddizione in antitesi all’anatema di Papa Francesco sui produttori di morte, di cui in tempi non sospetti ebbi a lamentarmi tanto fortemente quanto inutilmente con articoli e lettere pubbliche per chiederne ragione, come quella ad Antonio Spadaro della Civiltà Cattolica che non mi rispose mai, questo tanto per dire

Cgil, Cisl, Uil – Landini, Fumarola, Bombardieri – cooptati dal bellicismo sono qui, nel 2003 le tre sigle concertarono tre milioni di persone a Roma per una manifestazione da Guinness dei primati che urlava contro una guerra lontana migliaia di chilometri in Iraq. Qualcosa di enorme si è rotto nella fisiologia dei corpi intermedi che sono geneticamente mutati in forma maligna.

Oggi, una contraddizione progressista si spezza nella presenza domata dei sindacati italiani in questa piazza che sembra un baule aperto di grottesche marionette nel carro di Barbablù: non contro i carri armati, ma dietro di essi.
Nella mia teoria della classe armata operai specializzati, tecnici, scienziati coinvolti nel complesso militare industriale vengono considerati come ausiliari del potere militare della classe armata, insieme a politici lobbisti e giornalisti che ne curano gli interessi sociali: in questa piazza ne abbiamo avuto piena conferma empirica
Debord scrive: “La domination du spectacle sur la société se traduit par la dégradation générale de la pensée, et corrélativement par celle du langage qui en est l’instrument. La simplification spectaculaire atteint partout la capacité d’expression et de réflexion, et réduit le langage à un simple outil de la circulation des marchandises et des ordres” (“Il dominio dello spettacolo sulla società si traduce nella degradazione generale del pensiero, e correlativamente in quella del linguaggio che ne è lo strumento. La semplificazione spettacolare colpisce ovunque la capacità di espressione e di riflessione, e riduce il linguaggio a un semplice strumento di circolazione delle merci e degli ordini”).[^5] “Pace” è un carro armato, “libertà” un contratto da 800 miliardi – un’ipnosi che Serra amplifica con Fazio, RAI , La7 e altri agenti della società dello spettacolo.
Frammento V: Il potere che ride
Serra, voce di GEDI, gli Elkann-Agnelli: questo sì scandalo vero. i loro Iveco Defence Vehicles e il consorzio Iveco Oto Melara l’eccellenza dei cannoni italiani, , lucreranno dragando oro di popolo sul ReArm – il 64% del ricco piatto agli USA, il resto preso in affondo ai risparmi europei ai forzieri dell’industria bellica EU.
Debord afferma: “Dans une société où personne ne peut plus être reconnu par les autres comme un producteur, chaque moment de la vie devient celui de la consommation des images du spectacle. Le spectacle est le capital à un tel degré d’accumulation qu’il devient image, et il n’y a plus de séparation possible entre l’économie et la vie” (“In una società dove nessuno può più essere riconosciuto dagli altri come produttore, ogni momento della vita diventa quello del consumo delle immagini dello spettacolo. Lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine, e non c’è più separazione possibile tra l’economia e la vita”).[^6] La piazza è merce, un’illusione di agency: 50 mila separati, e alienati contemplano, non agiscono – Guy Debord tesi 21: “La victoire du système autonome de l’économie entraîne dans son orbite toutes les sphère de l’existence humaine. Le spectacle est l’expression développée de cette victoire, et son organisation fondamentale. Il est le gardien du sommeil de cette société moderne enchaînée” (“La vittoria del sistema autonomo dell’economia trascina nella sua orbita tutte le sfere dell’esistenza umana. Lo spettacolo è l’espressione sviluppata di questa vittoria, e la sua organizzazione fondamentale. È il guardiano del sonno di questa società moderna incatenata”).[^7]
Frammento VI: La verità sotto la tempesta
M5S e Arci si ritirano, denunciando “ambiguità”. Potere al Popolo brucia bandiere a Piazza Barberini, Rizzo-Toscano gridano a Bocca della Verità: sono fuori scena, dunque vivi.
La guerra, tempesta in arrivo, squarcia il carnevale: le maschere non sono antagoniste, sono un apparato di dominio. Debord scrive: “La théorie critique du spectacle ne peut être vraie qu’en se réalisant dans une pratique qui dépasse effectivement cette société aliénée. Cette pratique doit être le fait d’une activité consciente qui s’oppose à l’inertie contemplative imposée par le spectacle, et qui commence par la reconnaissance de ce qui est réellement” (“La teoria critica dello spettacolo può essere vera solo realizzandosi in una pratica che superi effettivamente questa società alienata. Questa pratica deve essere il frutto di un’attività cosciente che si oppone all’inerzia contemplativa imposta dallo spettacolo, e che inizia col riconoscere ciò che è realmente”).[^8] Dunque nominare la guerra, non “pace armata”; rifiutare l’ipnosi di Augias e Serra; agire come nel 2003, tre milioni contro l’invasione in Iraq: possibili squarci di verità.
Frammento VII: Lo specchio si rompe
Serra ci guarda con i suoi aquei occhi bovini, quasi da busto romano tardo imperiale, Elkann-Agnelli contano i dividenti annunciati, la piazza dorme sotto la tempesta.
Debord afferma: “La critique qui atteint la vérité du spectacle le découvre comme la négation visible de la vie, comme une négation de la vie qui est devenue visible. Cette négation n’est pas un moment passager, mais la condition permanente de la société spectaculaire, où le temps humain est transformé en temps de la marchandise” (“La critica che colpisce la verità dello spettacolo lo scopre come la negazione visibile della vita, come una negazione della vita che è diventata visibile. Questa negazione non è un momento passeggero, ma la condizione permanente della società spettacolare, dove il tempo umano è trasformato in tempo della merce”).[^9] Questo che va in scena a piazza del popolo è un carnevale infranto: 50 mila senili impotenti maschere di tanatos coi loro spettrali sorrisi funebri, come mascheroni e obscura gotici, finzione che si riunisce sotto la guerra. Ma la tempesta della guerra ha rotto lo specchio: nei suoi frammenti che ci rivelano l’omogeneità delle maschere differenziate nello spettacolo possiamo vederci, e scappare.
Frammento VIII: La piazza viva del 2003
Nel 2003, l’Italia era diversa: 19,3 milioni di italiani sotto i 30 anni (33,9% su 56,9M), età media 40,8, solo 12,2 milioni di over 60 (21,4%). Tre milioni marciarono contro l’Iraq, una guerra lontana (~4.000 km), in una piazza viva che gridava pace senza stigma (70% contrari, Istat). Genova 2001 (300.000), Firenze 2002 1 milione , Roma 2003 3 milioni la più grane singola manifestazione contro la guerra della storia, erano forza, non ipnosi: sindacati con 5,5 milioni di iscritti, socialità fisica (66% volontariato), una gioventù coesa che contrastava un potere ancora vulnerabile.
Frammento IX: La gioventù spezzata e la viscosità sociale
Oggi, nel 2025, i giovani sono 9,8 milioni (16,7% su 58,7M), schiacciati da 18,8-19,2 milioni di over 60 (32%), un aumento impressionante di 6,6-7 milioni (+54-57%) rispetto al 2003. Questa viscosità sociale paralizza: precarietà (disoccupazione 30%), ansia (43%), case lasciate a 32 anni. La socialità si spegne sugli schermi (97% smartphone), il volontariato crolla (40%).
Debord scrive: “Le temps du spectacle est un présent éternel qui nie le possible” (“Il tempo dello spettacolo è un presente eterno che nega il possibile”).[^10] La “Classe Armata” da me teorizzata – NATO (36 basi), industrie belliche – metafisica della guerra diffusa attraverso l’estetica infestante dell’omicidio militare che ha ricoperto ogni centimetro quadro di visibile, ha spezzato quella gioventù viva come a Genova 2001 (1 morto, 500 feriti).
Frammento X: Anestetici e violenza
La gioventù si ritira: alcol da 1-1,5 milioni a rischio (2003) a 8-11 milioni di consumatori (25% per stress, Iss 2023); videogiochi violenti (estetica dei mezzi di distruzione e dell’omicidio militare (Colantoni) da 3-4M (20-25%) a 5-6 milioni (40-45%), con il 58% dei 15-24enni immersi in guerre virtuali. La violenza muta: omicidi da 600 a 319, ma reati violenti a +34%, tentati omicidi giovanili al 10-12% contro il 2% del 2000, baby gang armate (SCO 2024). La spettacolarizzazione (MMA, 40% audience 15-34 anni): è il percolato della “classe armata” che ha avvelenato le falde della società illuminista (Colantoni). Debord dice : “Le spectacle est l’art renversé” (“Lo spettacolo è l’arte rovesciata”).[^11] I giovani non protestano: si anestetizzano. Le università sono le grandi assenti.
Frammento XI: La profezia della “classe armata”
La proxy war Nato -che ha lanciato Ucraina contro la Russia fin dagli anni 90 (15.000-20.000 testate nucleari coinvolte) è il telos della Classe Armata” che ho teorizzato : un potere militare parassitario che disordina (ReArm, 800 miliardi di €) per regnare, trasformando la pace in stigma (“filo-russo”) con info-war psico-war e sociologia applicata (Pentagono-finanziata).
Debord: “La société spectaculaire n’a pas d’avenir” (“La società spettacolare non ha futuro”).[^12] il monito popolarmente attribuito ad Einstein di una quarta guerra mondiale combattuta con sassi e bastoni incombe: nominare la guerra guerra invece che pace armata è l’unico squarcio di luce.
Note
[^1]: Guy Debord, La société du spectacle (Paris: Buchet/Chastel, 1967), tesi 4. [^2]: Debord, La société du spectacle, tesi 54. [^3]: Debord, La société du spectacle, tesi 60. [^4]: Debord, La société du spectacle, tesi 61. [^5]: Debord, La société du spectacle, tesi 29. [^6]: Debord, La société du spectacle, tesi 34. [^7]: Debord, La société du spectacle, tesi 21. [^8]: Debord, La société du spectacle, tesi 218. [^9]: Debord, La société du spectacle, tesi 221. [^10]: Debord, La société du spectacle, tesi 157. [^11]: Debord, La société du spectacle, tesi 42. [^12]: Debord, La société du spectacle, tesi 199.
FINE
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