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La chiusura della USAID da parte dei diarchi Trump Musk, è un evento storico, la sua interpretazione è sicuramente multivettoriale, sfaccettata, poliedrica, dunque semplicemente inesauribile da un solo punto di vista.

In tale evento epocale sono coinvolte molte ragioni che hanno determinato il raggiungimento del punto di rugiada o della sublimazione dallo stato latente a quello apparente delle procedure di questa famosa agenzia americana, di cui ho parlato nei miei libri, una fra le molte agenzie che compongono il cosiddetto deep state, evento seguito dall’assordante clamore di tutto lo scontro fra poteri nella compagine dello Stato americano, e che non sono solo ragioni storiche e sociali, ma anche di natura prettamente personale, emotiva, caratteriale.

La vita e le vicende storiche del resto devono sempre un pesante tributo alla sfinge del fato appollaiata sulle mura della commedia umana (Augusto).
Si può dunque parlare di questo evento in modi molto differenti, e sarà fatto da migliaia di voci nel mondo, usando una ampia gamma di prismi attraverso cui scindere lo spettro della sua luce.
Possiamo infatti immaginare le vicende della storia come una specie di abito confezionato con il rude cuoio della politica e cucito con il filo degli interessi , ma dentro foderato della seta sempre imprevedibile della psiche dei suoi protagonisti.
Il carattere di Churchill, Stalin , Hitler, Roosvelt, mettiamoci anche Mussolini in questa galleria, anche se di minore statura; le tempre di cui erano forgiati, quanto le perversioni che li dominavano o le idiosincrasie che li condizionavano, le pieghe mentali dei loro vizi, hanno giocato un ruolo non secondario nel movimento storico delle grandi strutture dei rapporti di forza sociali che li hanno spinti all’apice delle rispettive società nel momento cruciale della storia, che prima ha scatenato i maremoti degli ismi, sia di destra che di sinistra, e poi ha abbattuto lo tsunami devastante della seconda guerra mondiale.

Per tornare all’oggetto primario della nostra riflessione, mi viene in mente che il nuovo impero romano-americano è entrato, si direbbe, in quella fase che possiamo iconicamente rappresentare con le marmoree effigi dei voluttosi Mario e Silla, o con i più enigmatici Antonio e Bruto, tanto per citare solo due delle più famose coppie di antagonisti della infinita guerra civile romana.

In una mia recente intervista al canale di Ottolina tv, sulla questione della USAID infatti mi è venuto in mente di dire che ciò che vediamo negli Stati Uniti in questo momento, per parafrasare Von Clausewitz e rovesciarne la formula, è che la politica americana sembra essere il proseguimento della guerra civile con altri mezzi.
Trump si sta comportando de facto come il vincitore di una guerra civile, che per il momento si è consumata in maniera semi-incruenta, fermo restando un orecchio insanguinato, anche se le sue armate sono tumultuosamente accampate in ogni contea con i loro armadi traboccanti di armi, e sta stanando e finendo i congiurati, si fa per dire, della fazione opposta, inseguendoli nella fulminea road map della proscrizione di cui la chiusura della USAID ne è una espressione. La immediata grazia presidenziale agli assaltatori del Campidoglio ne è un’altra cifra esatta, senza ambiguità alcuna.
Davanti a tale spettacolo allora sembrerebbe che il modo con cui i padri fondatori americani hanno dichiaratamente inteso replicare negli USA la prima repubblica romana, usando persino elementi iconici come aquile e fasci da inserire nei simboli dello stato, sia stata veramente efficace e non abbia ancora vista spenta la sua trisecolare vitalità .
Sebbene irta di complesse contraddizioni interne, per esempio per il fatto che il vicepresidente Vance e Tulsi Gabbard siano due ex militari, ma del resto con 18 milioni di veterani in circolazione , il 5% della popolazione, è difficile non trovarli coinvolti in ogni andito della vita pubblica negli USA, e che Musk volente o nolente sia profondamente implicato con il potere militare a causa della tecnologia spaziale, la vicenda USAID e dunque la vittoria elettorale di Trump stesso, illustrano che Trump del tutto inconsapevolmente ma visceralmente, rappresenta, come da me teorizzato fin dal 2020 in precedenti scritti, una parte rilevante del capitalismo americano e una ampia maggioranza della middle class spesso declassata che iniziano a sollevarsi contro la militarizzazione parassitaria della cosa pubblica americana iniziata nel lontano 1961, quando al Pentagono, come racconto nel mio libro Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata, fu regalato da un clamoroso errore di ingegneria statuale da parte di Kennedy e del suo segretario alla Difesa McNamara a cui JFK diede l’incarico di progettarla, una centrale di controllo diretto sulla produzione industriale americana, la Defense Supply Agency, che ne fece un centro redistributivo della ricchezza antagonista allo Stato Federale.

Le spese non tracciate della difesa, ricordiamo i 2300 miliardi di spese del Pentagono che il segretario Rumsfeld dichiarò di non saper contabilizzare (The New York Times) , fra cui le spese della USAID e della enorme e intricata galassia delle agenzie federali, originano da questo Stato nello Stato, da questa economia centralizzata nell’economia liberale (Melman-Heilbroner-Colantoni)
Dunque USAID paradigmaticamente illustra innanzi tutto l’importanza nell’esercizio del potere statuale del potere redistributivo come essenza primaria dello Stato.
Chi redistribuisce ricchezza compra potere. E con quel potere raccoglie ulteriore ricchezza di cui poi ne redistribuirà ancora una parte per ampliare ulteriormente il proprio potere. E’ ciò che fanno i signori della guerra ( Mills) del Pentagono da ormai 6 decenni; comprare potere e con ciò erodere sempre più potere ai poteri separati dello Stato che ormai si sono quasi completamente fusi collassando nelle sue mani. Nella vicenda USAID c’è tutta questa roba, e tutta questa roba fa parte della teoria della Classe Armata a cui ho lavorato dieci anni e di cui ne ho pubblicato i Lineamenti Generali nel 2022.
Nella vita di Cesare, Plutarco illustra perfettamente questo meccanismo quando ci racconta che il poverissimo quanto nobilissimo Cesare, che si indebita per ottenere il capitale con cui scalare il successo politico, tanto da rischiare il consolato per i creditori che lo inseguivano, finalmente ottenutolo con la campagna di Gallia, con le ricchezze razziate ai Galli comprava i senatori i quali, così beneficiati di queste ricchezze, convogliavano verso Cesare ulteriori finanziamenti pubblici per continuare la guerra, con la quale Cesare aumentava ulteriormente la sua ricchezza.
È ciò che fa il Pentagono dai tempi del Vietnam (Mills -Melman-Colantoni))
Se si vuole apprendere una prima essenziale lezione politica dalla vicenda della USAID, innanzitutto questa lezione deve essere di tornare a essere politicamente consapevoli che il potere dello Stato ha come sua sistole e diastole due monopoli essenziali: la raccolta fiscale e la redistribuzione della ricchezza dello Stato secondo le proprie linee politiche, terzo elemento che mette in sicurezza questo cuore pulsante della statualità, è il monopolio dei mezzi della violenza dello Stato, e questo monopolio a occidente è andato fottuto da un bel pezzo.
Il congegno dei padri fondatori del controllo della Spada con i lacci della Borsa è stato distrutto negli USA decenni or sono e la spada ora è diventata spada e borsa nello stesso tempo , ciò significa che la spada è fuori controllo: meglio ancora, che la spada è puntata contro chi teneva la borsa ed esclama il fatidico motto “o la borsa o la vita”.
Così in questa vicenda della chiusura della USAID ci troviamo, fra le varie cose, nel mezzo di un episodio conclamato di quella lotta di classe asimmetrica, da me così definita nel teorizzarla perché subita inconsapevolmente dalla borghesia americana e ormai anche da quella europea , e l’astuto potere della neo Classe Armata formatasi con la professionalizzazione delle forze armate, ormai già oltre mezzo secolo or sono, la quale dal canto suo si guarda bene dal dichiararla per godere il più a lungo possibile del vantaggio strategico della furtività, come sussurrano gli incursori “videre nec videri“, ovvero “vedere senza esser visti”.

Conseguenza del caos endogeno derivante da tale conflitto di classe/guerra civile americana in corso, i cui sintomi sono conclamati con il ritorno di Trump alla presidenza imperiale (Schlesinger Jr. -Rudalevige- Colantoni) , sopravvissuto a varie imboscate, un altro degli aspetti leggibili più importanti di questa vicenda appena iniziata, appena alla sua premessa, e da cui dobbiamo aspettarci sicuramente capitoli irti di colpi di scena, finanche la tragica morte di uno dei due Diarchi per prossimo assassinio, che a questo punto vedo intrinseca nella dinamica del plot di questa storia, data la altissima posta in gioco, e data l’altissima tensione attivatasi da un gesto inedito nella politica recente americana, è che la chiusura di USAID sancisce, all’esterno delle sue dinamiche di classe interne , la prima grande vera sconfitta strategica occidentale, nella ormai quasi trentennale tesissima partita di scacchi geopolitica, che Putin, a capo della Federazione Russa, la prima superpotenza nucleare della terra, non ha inflitto con una mossa diretta, lo aduleremmo se così dicessimo, ma che ha raccolto come il frutto maturo della sua lunghissima partita, quasi sempre giocata in arrocco, e accesa una tantum da spettacolari contropiede (Georgia, Crimea, Ucraina), contro i suoi acerrimi nemici americani, che non sono tutti gli americani, appunto, anzi tutt’altro, ma solo alcuni di essi, ovvero i membri del potere militare della Classe Armata il cui centro di comando mondiale è il Pentagono, i quali hanno sempre impedito che la Russia post sovietica fosse definitivamente integrata nell’occidente, come disperavano i vecchi giganti della politica estera USA che con l’URSS ci avevano realmente conflitto, come il grande George Kennan (New York Times del 2 maggio 1998), e ciò perché, al contrario del capitalismo che anelava ad essa come mercato e come risorse, i militari, che vivono parassitando la ricchezza pubblica in nome della sicurezza, ne avevano molto più bisogno come spettro da agitare e caso mai da resuscitare, come infine sono riusciti a fare, della guerra fredda, che era l’assicurazione della soddisfazione dei loro bisogni di classe attraverso le continue espansioni di quota di ricchezza pubblica parassitabile, che aveva magnificamente funzionato per tutti i 43 anni della guerra fredda e che oggi, fino alla incognita Trump Musk, con la guerra in Ucraina è tornata a girare come un motore storico a pieno regime.
Partita in cui lo statista russo, un uomo sfinge, è riuscito a mantenersi sempre fondamentalmente lucido, in scenari che avrebbero sciolto le ginocchia a più di un eroe miceneo, agendo con una calma politica (che non significa assenza di ferocia quando è servita) sovra o inumana, a seconda dei gusti, in quasi totale controllo psicologico.
Partita di scacchi contro il Pentagono e i bisogni della neo classe che esso comanda e rappresenta, composta da tutti gli eserciti professionali d’occidente e della galassia di ausiliari civili, come operai, tecnici e scienziati addetti al settore industriale militare e a l’immenso indotto, ivi compreso quello del soft power, ovvero cultura, stampa , spettacolo e politica, con una particolare attenzione al militainment, ovvero alla funzione dell’estetica militare, a cui dedico la intera terza parte del mio Trattato sulla Classe Armata, nel cinema , moda, giochi sociali (soft air) e nei videogiochi di guerra che hanno un gigantesco mercato da centinaia di miliardi di fatturato, il che ci da una idea della loro profondità politica, e che funge da lubrificante alla penetrazione dell’egemonia, in senso gramsciano, del potere militare nella società, fra cui appunto l’USAID.
Partita iniziata per lui, 25 anni or sono con i pezzi neri sulla scacchiera, ovvero con l’enorme svantaggio di una Russia in ginocchio, ridotta in condizioni pietose, sbranata da sciacalli interni e attaccata da possenti predatori stranieri, davanti allo strapotere degli USA, invece in quel momento lanciati in orge di potere e consumo, unica superpotenza in quel momento in servizio attivo sulla terra.

Nessun impero della terra a memoria d’uomo aveva mai avuto un momento di dominio mondiale globale e assoluto, con un gap di potenza, scientifica economica e militare, fra sé e il resto del mondo, come gli USA dal 1989 al 2013, e diremo a breve perché abbiamo identificato questa data di chiusura di questo periodo aureo.
Né l’impero romano, né l’impero degli unni, né i sasanidi, ne gli ottomani, ne l’impero britannico, ne quello francese o spagnolo, l’olandese, per restare nel giardino della storia più nota, hanno mai goduto di oltre un ventennio di assoluta assenza di antagonisti rilevanti nel globo, e di uno jato cosi vasto fra la propria potenza militare e quella del resto del mondo.
Gli Stati Uniti hanno avuto a disposizione 23 anni, dall’89 al 2012, ben 8400 giorni e 8400 notti, una vita intera si direbbe, di assoluta carta bianca sulla organizzazione del mondo, in cui se ne avessero avuto il lume e la volontà, avrebbero potuto architettare e costruire una pax americana che avrebbe potuto reggere sicuramente ancora la bellezza di qualche secolo.
Gli americani hanno perso clamorosamente questa occasione della storia, e all’interno degli USA ci sono state altre clamorose occasioni mancate, per esempio quella di una rivoluzione afroamericana, dopo le lotte di emancipazione durante il Vietnam, che invece si è trasformata in complicità afroamericana nelle colpe del dominio WASP, bruciando in un attimo l’immenso capitale politico di quella assoluta innocenza afroamericana accumulata in 400 anni di schiavitù, prima che gli afroamericani fossero astutamente assimilati grazie al complesso di inferiorita delle loro elitè, nella macchina di potere wasp, vedi Powell, Rice e infine Obama, ma tutti e tre questi nominati, attenzione, resi politicamente possibili dall’ascesa nel Pentagono di alti ufficiali afroamericani qualche decennio prima, un processo storico attivatosi all’ interno delle forze armate, appunto grazie alla dinamica di classe nel costituirsi della Classe Armata, come articolo nel mio trattato, e che ha vanificato e neutralizzato le faglie politiche dello conflitto razziale americano.

Ma questa, sebbene assolutamente complementare alla nostra vicenda, è un’altra storia.
Dunque ci sono motivi ben precisi per cui gli americani, una determinata parte di americani, diremo quali, hanno perso questa gigantesca occasione di dare un loro duraturo imprimatur al mondo che li avrebbe visti centro egemonico e governatori di una terra accettabilmente pacificata, o comunque di un impero stabilizzato, un po come fece la dinastia dei Severi a Roma.
Fate attenzione stiamo parlando spesso per iperboli, metafore e in maniera alquanto simbolica. Questa è un analisi letterario-politica, dunque soprattutto suggestiva, non fate l’errore di leggere tutto pedissequamente alla lettera, ma date cibo all’immaginazione politica.
Come nelle cose della fisica quantistica, la guerra in Ucraina ha prodotto incredibili conseguenze lontane dal proprio spazio fisico, proprio per il suo essere espressione di un processo storico sociale endogeno all’occidente, quello della nuova lotta di classe asimmetrica fra il capitalismo non affiliato al potere militare e la vasta middleclass impoverita dalla parassitosi del Pentagono, con il potere militare della Classe Armata, e che ha a che vedere con l’Ucraina in se solo in seconda battuta. Non propriamente un battito di farfalla quello della guerra, certo, ma che egualmente a quello del celebre esempio, ha scatenato più di una tempesta dall’altra parte dell’universo.
La chiusura della USAID è una di queste tempeste, forse la tempesta perfetta, poiché la sua energia si propaga attraverso il superconduttore della società dello spettacolo e della infodemia, che fungendo da acceleratori di particelle, per cosi dire, ne aumentano la massa a dismisura nel momento in cui va a colpire i recettori della pubblica opinione con i suoi significati dando vita a reazioni che potrebbero essere imprevedibili.
Il processo motore di questa collisione di classe, che, per cosi dire, rischia di estinguere i “dinosauri” dell’illuminismo dalla terra e soprattutto il loro (nostro) ecosistema di diritti universali, è la nascita del nuovo soggetto cosciente della storia che ho chiamato Classe Armata, ovvero gli eserciti occidentali che professionalizzati si sono animati della vita di una classe sociale che insegue i propri scopi di classe. Le forze armate della nazione non servono più lo Stato ma lo usano, anche se preferibilmente in modo simbionte, per questo tentano di condizionarne la politica estera piegandola ai propri scopi, talvolta con i risultati catastrofici che abbiamo sotto gli occhi in Ucraina.
La chiusura della USAID è il corollario pitagorico perfetto della debacle strategica che gli Stati Uniti a guida Pentagono hanno subito nell’impatto cinetico con il granitico massiccio geopolitico euroasiatico della Russia retro ammortizzata dalla Cina, verso cui gli USA sono andati a sfracellarsi a testa bassa, condotti, come in una neo macchina tesla, dal pilota automatico e cieco dei bisogni di classe della neo classe sociale che ho teorizzato essersi concretizzata con la professionalizzazione degli eserciti occidentali, con il proprio centro egemonico nel Pentagono, quindi USA mossi loro malgrado e obtorto collo, dagli scopi di classe di questa neo classe. Debacle derivante proprio dal caos dello scontro ormai aperto fra la società civile USA, oggi guidata, chissà per quanto, dai due potenti geni/mitomani e borderline come Musk e Trump, e il potere militare.
Avendo studiato tutti i libri di Hannah Arendt, da quelli monumentali a quelli snelli come dispense universitarie, non ricordo bene dove, ma ricordo che Arendt ha osservato che dopo la seconda guerra mondiale nessun governo può sperare di sopravvivere a una sconfitta bellica.
Questa formula arendtiana se fosse confermata determinerebbe a priori un indirizzo di default delle guerre post seconda guerra mondiale, verso quel bellum internecinum verso il quale Kant ammoniva nel suo della pace perpetua non si sarebbe mai dovuto procedere, ovvero verso la guerra di sterminio. Nella post modernità lo sterminio diventa anche semplicemente, insieme a molti morti veri, collasso politico di un sistema. Parliamo delle guerre serie ovviamente, come quella in Ucraina, non i safari militari o il falconaggio sugli umani con i droni nei paesi sottosviluppati che la Classe Armata (il Pentagono) ha praticato negli ultimi trenta anni, destabilizzando il mondo per soddisfare i propri bisogni di denaro pubblico, come in Afghanistan, nelle zone tribali del Pakistan, in Somalia o in Iraq e simili.
La chiusura della USAID da parte di Donald Trump e di Elon musk celebra liturgicamente la sconfitta bellica americana in Ucraina. Per questo abbiamo titolato il nostro pezzo USAID, guai ai vinti. La vittoria strategica di Vladimir Putin
La guerra in Ucraina è solo l’ultima, ma davvero l’ultima, ovvero il capolinea, di quella serie di guerre che la direzione del Pentagono della politica estera degli Stati Uniti, di cui già ci allarmava negli anni 70 un gigante come J.K. Galbraith, ha innescato nel mondo per inseguire i bisogni della sua insaziabile fame di sempre maggiori ricchezze pubbliche e potere decisionale, il mostruoso budget della Difesa USA/NATO per intenderci.

Il grande paradigma di questo teorema, così come osservato dal professore Seymour Melman, che ne annunciava la serializzazione nel suo Capitalismo Militare, testo capitale dei miei studi e pietra angolare delle mio bibliografie, , è stata la guerra del Vietnam.

Una guerra completamente irrazionale dal punto di vista del capitalismo, come scrisse Melman, dato che era costata 100 miliardi di dollari per difenderne 2 di investimenti USA in estremo oriente, un non senso che, osservava Melman, si poteva giustificare solo comprendendo che quella guerra non difendeva gli scarsi investimenti del capitalismo USA in estremo oriente, ma inseguiva la soddisfazione dei bisogni di denaro e potere del Pentagono.
L’abbandono repentino del mercato russo con l’inizio delle ostilità fra Ucraina e Russia, imposto alle classi imprenditoriali occidentali dai War Lords del Pentagono a capo della Classe Armata, con una ritirata caotica e scomposta senza vettovaglie, intrinsecamente non è dissimile dalle tragiche ritirate napoleoniche, naziste o italiane dalla Russia, lasciando sul campo centinaia di miliardi di asset industriali che sono finiti nazionalizzati, talora anche con un solo euro simbolico di cauzione, nelle mani del governo Russo, che senza esitare ne ha fatto man bassa, spartendo con l’alleato strategico cinese, che in due anni ha piazzato in Russia 1 milione e mezzo di macchine, mentre in Europa si licenziavano e si stanno licenziando migliaia di operai dell’automotive tedesco e francese che hanno dovuto abbandonate il pregiatissimo mercato russo, come ne ha tristemente dato notizia il New York Times e i parenti tutti.

Questo evento che è completamente assurdo se visto da una ratio capitalista, e a cui imprenditori e investitori che in Russia operavano felicemente sono stati costretti dai bisogni di disordine geopolitico del Pentagono e dei suoi ausiliari civili a cui invece il registratore di cassa è andato in tilt per surriscaldamento da introiti, è l’impronta ematica inconfutabilmente evidenziata dal Luminol della minima logica sul luogo del delitto.
Con parole diverse in un’intervista del 2011 Julian Assange, ipotizzò l’esistenza di élite internazionali della sicurezza; attenzione non disse del capitale o della finanza, ma specificò della sicurezza, osservando che esse combattevano guerre che non avevano la minima intenzione di vincere, affinché durassero a tempo indeterminato, permettendo così una circolazione extraeconomica diremmo, di ingenti quantità di capitali lontani dalle zone di tassazione, spese militari cos’altro sennò?, ecco questa sua definizione di élite della sicurezza assomiglia moltissimo alla mia teoria di una neo classe militare nata dalla professionalizzazione degli eserciti che non ha alcun interesse a vincere guerre quanto ad alimentarne di infinite attraverso cui giustificare l’accaparramento di oceani di denaro pubblico e con tale ricchezza comprare sempre più potere con cui poi nuovamente incrementare la ricchezza e cosi via in una perfetta ecologia della economia di guerra.
Ovviamente USAID & Co sono la declinazione grammaticale del verbo militare parassitare il denaro pubblico in nome della sicurezza.
E del resto Macchiavelli scriveva
“e dal non volere la pace nascono gli inganni che i capitani fanno a quegli che gli conducono, perché la guerra duri; e se pure la pace viene, spesso occorre che i capi, sendo privi degli stipendi e del vivere, licenziosamente rizzano una bandiera di ventura e sanza alcuna piatà saccheggiano una provincia”
o ancora
“Perché quegli che non sanno vivere d’altro esercizio, e in quello non trovando chi gli sovvenga e non avendo tanta virtù che sappiano ridursi insieme a fare una cattività onorevole, sono forzati dalla necessità rompere la legge”
e ancora
“Deono pertanto i re, se vogliono vivere sicuri, avere le loro fanterie composte di uomini che, quando egli è tempo di fare guerra, volentieri per suo amore vadano a quella, e, quando viene poi la pace, più volentieri se ne ritornino a casa. Il che sempre fia, quando egli scerrà uomini che sappiano vivere d’altra arte che di questa.”
e ancora
“Tal che, se uno re non si ordina in modo che i suoi fanti a tempo di pace stieno contenti tornarsi a casa e vivere delle loro arti, conviene di necessità che rovini; perché non si truova la più pericolosa fanteria che quella che è composta di coloro che fanno la guerra come per loro arte, perché tu sei forzato o a fare sempre mai guerra, o a pagargli sempre, o a portare pericolo che non ti tolgano il regno. Fare guerra sempre non è possibile; pagargli sempre non si può; ecco che di necessità si corre ne’ pericoli di perdere lo stato“
Nel mio Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata, libro senza editore, auto pubblicato più per i posteri che per i confusi contemporanei, ho illustrato come il potere militare, ormai espresso da una intera classe sociale, abbia usurpato la funzione redistributiva dello Stato. Nel mio trattato ho invertito la celebre formula Marxista DMD1 in PDP1 dove la D di denaro è sostituita dalla P di potere decisionale e dove il Denaro diventa per la classe armata ciò che per il capitalismo è la Merce.
Ma rientriamo in orbita geostazionaria
Molto più di Elon Musk la vera corrente termica ascensionale che ha sollevato nuovamente il pesante e leggiadro Trump nell’ovale olimpico adagiato sulla riva del fiume Potomak, è stata proprio la Hybris ormai urlata senza ritegno del potere da età del bronzo dei signori della guerra del Pentagono, che caduti in Ucraina nella trappola che avevano teso alla Russia, hanno perso come eroi tragici completamente il senno, e travolti dal proprio delirio di potenza stanno incautamente svelando l’imboscata con cui da decenni saccheggiano il lavoro e l’accumulo di capitale delle classi produttrici.

Ciò che più remotamente ha sostenuto il clamoroso ritorno della follia trumpiana è proprio questo momento ancora confuso ma ormai realizzato della presa di coscienza, sensoriale per il momento, da parte della borghesia americana e da alcune avanguardie di quella europea, pochissime, della presenza del parassita militare attaccato alle nostre vene e gonfio fino a scoppiare del nostro sangue.
Il penoso figuro che per 4 anni, fantasma di se stesso, ha inseguito gelatai fantasmi nei corridoi della Casa Bianca, era il vomitevole sfregio che i signori della Guerra del Pentagono ormai ebbri di Hybris, hanno fatto al popolo americano, e al mondo del loro dominio, dimostrando senza più alcun ritegno che la Casa Bianca è, e lo è da tempo ma non era visibile che a pochi, un ameno luogo di villeggiatura dove i bottoni sono stati tutti disconnessi da quei qualcosa che avrebbero dovuto invece comandare.
Il senile figuro adoratore del profumo dei capelli dei bambini, aggirantesi nelle spettrali amenità della Casa Bianca a Washington nei panni del Presidente degli Stati Uniti, era l’univoco e scandaloso simbolo semi vivente della inaudita usurpazione che il potere militare, un potere alieno nello Stato di matrice illuminista quale è quello americano, o almeno lo era fino a ieri con la sua Costituzione del XVIII secolo, aveva fatto del potere esecutivo, che dovrebbe de Jure essere sotto l’assoluto dominio della borghesia civile americana, come già annotava in una dolorosa nota del 6 aprile 1951 nel proprio diario il presidente Truman quando si dovette scontrare con la mitomania del general McArtur che dovette destituire, non senza che l’indiscutibilità del primato del potere civile sulla politica estera USA ne subisse un grave danno di impianto a favore del costituendo potere militare.

Solo nove anni dopo un Generale come Maxwell Taylor, generazione seguente a quella di Eisenhower e a lui avverso, padre della dottrina della strategia flessibile che farà di ogni andito dell’esistenza geopolitica un potenziale campo di battaglia, militarizzando qualsiasi problema che prima era di giurisdizione della politica e della diplomazia, e che prenderà psichicamente possesso di Kennedy divenendone il consigliere ombra , tanto che Kennedy chiamerà uno dei suoi numerosi figli con il suo nome, disprezzerà pubblicamente la classe politica in un libro, descrivendola come ragionieri che non dovevano mai più permettersi di mettere le mani nella politica estera.

Dunque gli americani che hanno perso l’occasione di costruire una pax americana duratura sono l’intera borghesia americana, da cui, come api morte a grappoli per una misteriosa nube tossica, milioni di individui nel corso di questi decenni di tallone di ferro della ipermilitarizzazione della vita e della economia, sono caduti nel declassamento e hanno rimpolpato l’immenso popolo dell’abisso, come per il tallone di ferro, di jack londoniana memoria, che troppo spesso vaga nelle segrete psichiche delle dipendenze da oppiacei, fentanil, e altre droghe, nella dense nebbie maculate di tendopoli miserabili e degradate nelle varie down towns del mito americano, ormai un esercito di 100 milioni di poveri, di cui oltre 20 in povertà assoluta.
E l’hanno persa perché la pace avrebbe ucciso per mortalità infantile la neonata Classe Armata nella sua culla pentagonale, privandola del latte della ricchezza pubblica sunto in nome della sicurezza dal seno della repuublica.
E hanno perso la guerra in Ucraina perché non hanno mai pensato di vincerla, perché la Classe Armata non ha mai combattuto guerre se non per inseguire i propri scopi di riproduzione e quindi non ha mai combattuto guerre per vincerle, ma ha sempre acceso guerre per mantenerle in essere. Finché ha combattuto queste guerre contro i pastori afghani o con i cammellieri iracheni , uccisi come animali in un safari dall’alto di una smisurata asimmetria di potenza e tecnologia, le cose sono andate piuttosto bene, tuttavia quasi inavvertitamente nel corso del processo automatico di espansione del fronte del fuoco di queste guerre utili solo alla riproduzione del potere militare, entropizzanti lo spazio geopolitico mondiale, distruggendo la fiducia dei mercati, infine sono andati a scontrarsi sugli scogli dell’armata russa, un esercito, che al contrario della Classe Armata occidentale che usa gli Stati come propri bancomat , è una forza armata che è mezzo politicamente inerme al servizio della neo borghesia russa.
Nell’occidente ultra militarizzato si è fatto molto sarcasmo quando il presidente della Federazione Russa ha gelato il suo capo dei servizi segreti durante un’udienza teletrasmessa alla vigilia dell’operazione militare in Ucraina , perché qui essendo da decadi il potere militare quello di riferimento, quella cosa normalissima di un militare tremante davanti al potere civile di uno stato di matrice illuminista è sembrata una cosa delle dittature. Mentre qui normale da troppo tempo e l’esatto contrario e, totale autosuggestione, si crede che sia il segno delle democrazia, ovvero lo spettacolo penoso dei politici che tremano davanti al potere militare, vedi le dichiarazione scabrosamente arroganti dei vari segretari della NATO che impartiscono veri e propri ordini e linee di politica estera e politica economica a reti unificate alle cancellerie dei governi.
Il che spiega e risolve definitivamente anche il grande enigma e la grande truffa NATO , del fatto che pur spendendo 20 volte meno delle spese militari occidentali, le forze armate russe hanno potuto sconfiggere la NATO sul campo in Ucraina, o se preferite hanno potuto non essere sconfitte . È semplicemente perché sono forze armate che, cosi comandate dal potere civile, combattono per vincere le guerre e non per parassitare ricchezza portando le proprie nazioni in guerre infinite senza senso che non hanno la minima intenzione di vincere, ma che intraprendono solo come mezzo per far scorrere nei propri forzieri oceani di denaro pubblico.
Andiamo a capo.
USAID ha perso la guerra in Ucraina.
La guerra che come interfaccia civile ausiliaria del potere militare della neo Classe Armata, ha seminato nella fertile ma infida terra d’Ucraina, fin dal 1992, quando fra Ucraina e USAID fu firmato un trattato, una terra quella d’Ucraina che può mutare d’aspetto nel volgere d’una tempesta e trasformarsi da generosa cornucopia a feroce trappola di melma ghiacciata ostile e impenetrabile persino al badile di un becchino.

Le conseguenze della sconfitta militare della NATO in Ucraina sono vaste e quasi inimmaginabili, e sono ancora tutte da venire, sono come come una sorta di gigantesco iceberg che in superficie offre a malapena una spiaggia per orsi polari alla deriva, davanti ai quali immaginiamo schierati tutti gli inviati della stampa mainstream intenti a fare simpatiche foto nel mentre di un aperitivo offerto dalla NATO , ma che sotto le acque sprofonda fin negli abissi dove il blu si fa inchiostro di china e il suo vertice ara paurosamente i fondali della crosta tettonica.
Il cantiere vero e proprio della guerra in Ucraina, anche se lontane premesse furono istruite fin dalla fine della seconda guerra mondiale, come riflettevamo in una puntata del Contesto con l’amico Giacomo Gabellini, sempre lucidissimo avanzato e puntuale nelle sue analisi e nel suo preziosissimo lavoro, venne aperto nel 1992, quando il segretario della NATO Werner atterrò a Kiev di fronte a una Russia impotente e sconvolta, per invitare l’Ucraina nel consiglio Atlantico, accompagnato da l’USAID; e proseguì negli anni attraverso gli oltre 338 eventi bilaterali fra NATO e Ucraina, di cui 48 solo nell’anno del colpo di Stato del 2014; della partecipazione dell’Ucraina alla occupazione dell’iraq ne ho fatto un libro di 400 pagine, e quindi a quello rimando.
Ma il momento in cui i destini di questa grande vicenda del XXI secolo volgono verso i loro fatali esiti è senza meno il giorno in cui Vladimir Vladimirovich Putin esce allo scoperto lasciando cadere dalle proprie spalle la pelle di agnello coperto dalla quale, come Ulisse mendico sotto i portici di Itaca, traendo in inganno i proci d’occidente, è riuscito a consolidare il proprio potere e insieme lo sviluppo economico e militare della Russia senza allarmare nessuno, anzi ricevendo nel frattempo infinite pacche sulle spalle da grossi omoni angloamericani che erano assolutamente convinti di averlo in pugno come avevano fatto con Eltsin.

Questo giorno fatale che modifica l’inclinazione dell’asse terrestre di questa storia umana, perché tale sarà fra 10 secoli, è il giorno in cui Putin stabilisce che il suo potere e il potere della Russia sono ormai sufficientemente tornati così stabili e solidi in un tempo record, cosa inimmaginabile dalle mancanze di immaginazione pentagonali, o altrimenti non sarebbe mai accaduta, da cacciare tutte le agenzie americane dal suolo della Federazione Russa dove dalla caduta del muro di Berlino avevano agito come in un neo Far Est, senza rispondere a nessuno di inenarrabili nefandezze e soprusi.
È dai semi gettati da questi coloni americani, lanciati nelle praterie delle steppe russe sui loro carri della USAID, o della NED, che nacquero gramigne maligne come Navalny destinate purtroppo per loro ad essere estirpate prima di appiccare come un incendio di sottobosco l’infezione delle rivolte colorate che hanno carbonizzato non pochi paesi.
L’anno dopo lo shock della cacciata di USAID, evento traumatico per il potere d’occidente e di cui ulularono con strazianti gemiti tutti i coyotes delle redazioni dei maggiori giornali aglo americani, furenti di ira impotente, il fu Senatore John McCain, una sorta di colonnello Kurtz di Apocalypse Now in XVI , tornato in patria dopo cinque anni di prigionia in Vietnam, dove era andato a combattere una guerra invincibile, e gettatosi in politica come membro della neo classe Armata, accompagnato dalla più terrificante fra le arpie ausiliarie del potere militare, la signora Nuland, e ne svolazzano sinistre non poche sui cinerei cieli d’Europa di questi giorni, atterrava a Kiev, intenzionato a farla pagare a carissimo prezzo alla Russia che aveva osato cacciare le agenzie ausiliarie del potere militare come la USAID da ogni andito della Federazione Russa.
Di li a poco un appena 30 enne di nome Mustafa Nayyem, un uomo venuto dal buio, come tutti i personaggi usati dalle agenzie come USAID per inquinare i processi elettorali dei paesi target, che poi è stato vice ministro delle infrastrutture, passando per la direzione del complesso militare industriale ucraino, figlio di un ministro afghano fuoriuscito da Kabul nel corso della invasione sovietica e ex studente in URSS e naturalizzato ucraino, pompato da grossi media USA come il The New Yorker che gli dedico un lungo ritratto, lanciò con due post su Facebook, di cui possiedo lo scren shot, l’appello da cui iniziò il raduno di migliaia di persone in piazza Euromaidan, era novembre 2013, donde comprendiamo la feroce repressione che su Facebook fanno poi le testate di fact checking pagate da USAID.

Scrivendo il mio primo libro sull’ucraina pubblicato a Maggio 2022 ho scoperto che questo ragazzetto venuto su dal nulla all’improvviso insieme a tre canali televisivi pronti a servire il regime change, finanziati da USAID & Co., tutt’altro che preso da una passione spontanea era stato addestrato negli Stati Uniti in alcuni corsi a Stanford, dove si preparavano giovani leader dei paesi in transizione verso la democrazia, niente di meno che da Francis Fukuyama in persona, il quale oltre che autore del celebre abbaglio sulla fine della storia, nonché raffinatissimo e feroce russofobo, come tutti gli ausiliari civili della Classe Armata, è membro del National Endowment for Democracy – supporting Freedom around the world.
What Else?, direbbe George Clooney.

Piazza quella dei torbidi di Euromaidan che innescata da questo allievo di fukujama ( le due trappole Brzezinski condensate in una sola figura) , pompato da tutto il sistema della stampa coerente a quelle cose che fa la USAID, come innescare cambi di regime, per esempio in lunghissimo articolo del The New Yorker, poi venne presa in consegna dai battaglioni paramilitari di Pravi Sektor, il cui valore guerriero venne incensato in articoli dell’ Atlantic Council, Think Tank in cui militano molti eleganti figurini come Iacopo Iacoboni de La Stampa, forze eversive neonaziste che rovesciarono nella totale assenza delle forze armate ucraine, fedeli al Pentagono invece che al loro Stato, il presidente legittimo Yanukovic.
Il resto è storia.
Guerra civile e poi guerra con la Russia.
La chiusura di USAID, insieme a molte altre cose che lasciamo alle altre penne che ne stanno scrivendo, è dunque stata soprattutto una rotta strategica che si è consumata 13 anni dopo la cacciata dell’USAID dalla Federazione Russia e insieme la fenomenizzazione, visibile a occhio nudo, di un grave principio di guerra civile in tutto l’occidente, sebbene declinata come il venire meno patologico della coesione statale fra istituzioni iper polarizzate nello scontro ancora non asceso alla coscienza di classe delle classi coinvolte, fra Borghesia, Middle Class americana spesso declassata e proletarizzata, e neo Classe Armata.
E con ciò anche la vittoria strategica di Putin, a cui volevano accendere una guerra civile in casa e che ora serpeggia nelle massime istituzioni USA e anche in Europa.
Vae Victi.
Guai ai Vinti.
FINE
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I MIEI LIBRI
Ucraina 2022 la minaccia strategica perfetta
Quando l’Ucraina invase l’Iraq- le mani del Pentagono sulla storia
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