Tito Boeri vs Forze Armate prove tecniche di Lotta di Classe.
La borghesia finanziaria e capitalista, insieme alla ex classe operaia ad essa assimilata dopo il crollo dell’Unione Sovietica come piccola e media borghesia lavoratrice, e la neo classe sociale nata dalla professionalizzazione della maggior parte degli eserciti occidentali attraverso un lungo processo storico e sociale attivo già all’epoca dell’ormai dimenticato libro Vers l’armée de métier del 1934, con cui De Gaulle, che oltre che un presidente francese fu soprattutto un generale, auspicava eserciti interamente professionali negli stati nazione, passando per la professionalizzazione delle forze armate in Inghilterra del 1963, e poi alla fine del conflitto del Vietnam, con la creazione di un esercito interamente professionale negli USA nel 1973, e infine in quasi tutto l’occidente con la professionalizzazione di gran parte degli eserciti europei nei primi anni 10 del XXI secolo, neo classe sociale che, per essere le armi da guerra i suoi mezzi di lavoro, ho registrato alla “anagrafe della storia” con il nome proprio di Classe Armata con un vasto saggio in volumi di varie migliaia di pagine, intitolato Trattato sulla Classe Armata, tutt’ora inedito perché rifiutato da gran parte dell’editoria di sistema italiana, e di cui ad ottobre ne ho pubblicato da indipendente un volume di sintesi, di sole 317 pagine, intitolato i Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata, ebbene la Borghesia capitalista e lavoratrice e tale Classe Armata sono fatalmente destinate ad andare, più prima che poi, a un aperto “scontro di classe”, scontro che, come conflitto di interessi fra Pentagono e Capitalismo, si avete capito bene, vedi gli sgraditi viaggi di Scholz in Cina a capo di una nutrita delegazione di industriali, è già ampiamente attivo da tempo, sebbene in modo latente.
Dei segni di tale fatale collisione sempre più imminente, per me, che da circa dieci anni lavoro alla registrazione di questa nuova classe sociale e al relativo scontro di classe che comporta il suo avvento, e di cui l’ermeneutica occidentale è tutt’ora fondamentalmente inconsapevole, l’ambiente sociale ne è ormai saturo, come sarebbe saturo di letale quanto inavvertibile monossido di carbonio un ambiente senza ventilazione in cui avvenisse una lenta ma inesorabile combustione. Di ciò la guerra in Ucraina ne è oggi il più grave manifesto.
Ai miei occhi di teorizzatore dell’emersione di tale neo Classe Armata, in senso temporale un ultimissimo marcatore, ben più che evidente, di tale addensarsi delle nubi di questa nuova tempesta della storia, lo è stata la breve conversazione e la scia delle sue conseguenze destinate a lievitare, andata in onda il 29/01/2023 a che Tempo che fa fra uno dei massimi economisti e figura istituzionale italiana, per aver diretto l’INPS, quale Tito Boeri e Fabio Fazio, a proposito di spese militari e apparato militare, dichiarazioni che hanno avuto una immediata reazione pubblica in un abbastanza aspro scambio di battute fra lo stesso Boeri e nulla di meno che il Ministro della Difesa Crosetto sui loro profili Twitter, e a cui si è aggiunta, cosa ancor più grave, una dura comunicazione ufficiale contro Boeri dell’ASPMI, ovvero della associazione sindacale professionisti militari.
Sindacato militare che è esso stesso una evidente anomalia di sistema nello Stato di matrice borghese post rivoluzione francese, dove l’istituto militare era pensato nell’architettura dello Stato come un mezzo politicamente assolutamente inerme e al servizio degli scopi strategici dello Stato decisi rigorosamente dalle classi politiche civili. Sindacalizzazione avvenuta non a caso dopo uno scontro al calor bianco, nel 2011, fra un colonnello della gendarmeria, Jean Hugues Matelly e il presidente della Repubblica Francese Sarkozy che lo aveva destituito per aver costituito un sindacato militare che all’ora era rigorosamente vietato in Francia, fino a quando ricorso il colonnello alla corte costituzionale e poi anche alla CEDU, il colonnello fu reintegrato e venne permessa l’attività sindacale dei militari, con conseguente emulazione in diverse nazioni da parte di altre forze armate europee della stessa rivendicazione, fra queste quelle italiane, dove, adita dai militari, la Corte Costituzionale adeguandosi, come deve ai sensi dell’articolo 46 della convenzione europea dei diritti dell’uomo, alla sentenza della CEDU, che obbligava il potere esecutivo francese a riconoscere il diritto sindacale ai militari, dato che ad essi nel frattempo era stato permesso di trasformarsi in lavoratori, con la sentenza n. 120 depositata il 13 giugno 2018, rese legale anche il diritto dei militari italiani di costituire i propri sindacati, pur nel rispetto dei limiti di legge, e nonostante il permanente divieto di aderire ai Sindacati “generalisti”.
Ora tutti sappiamo che i sindacati, come ben scriveva Hobsbawn ne “Il trionfo della borghesia: 1848-1875“, sono la espressione istituzionale per il perseguimento di particolari interessi sociali , cosa che non è altro che un aspetto particolare della più universale storia intesa come lotta di classe.
E così i militari Italiani, grazie a questo loro inedito diritto sindacale, cosa impensabile ancora 10 anni or sono, non hanno atteso un solo momento ad attaccare politicamente un economista, un civile e un uomo delle istituzioni che facendo il suo mestiere, nell’interesse dello Stato, aveva appena osservato la gravissima anomalia di un gruppo sociale, armato delle armi da guerra della nazione, che riceveva pensioni doppie rispetto ai propri versamenti, cosa che, come avevo già osservato nel mio Trattato, in generale, ricordava i privilegi militari come il testamentum militis e il peculium castrense di cui godevano i legionari dopo la professionalizzazione dell’esercito romano varata da Mario e poi perfezionata da Augusto
Pochi giorni dopo Boeri veniva colpito da altre pesantissime rimostranze, per esempio quelle del Contrammiraglio Andrea Mucedola, la cui lettera pubblicata dal magazine Difesa online si chiudeva con delle durissime parole, soprattutto perchè parole indirizzate, attenzione, da un uomo armato delle armi da guerra della nazione, un controammiraglio, a un uomo disarmato. E noi, come lezione politica da tenere sempre a mente, ricordiamo le Tocquevillane “opinioni armate” della rivoluzione. Tali opinioni armate erano le seguenti :
“In sintesi, sarebbe cosa gradita che lei non usasse più il termine “privilegi” in quanto le sue affermazioni televisive non solo hanno offeso migliaia di Italiani ma hanno ferito il loro spirito, i loro ideali, le loro motivazioni che fanno grande il nostro Paese, un vulnus che un Dirigente dello Stato della sua esperienza non può ignorare. Credo quindi che sarebbe opportuno da parte sua di chiedere ufficialmente scusa a tutti i servitori dello Stato ed alle loro famiglie, uomini e donne che condividono i valori più alti della nostra Costituzione che non possono essere vilipesi in uno studio televisivo”.
E che in un passaggio della sua lettera aveva ricordato a Boeri che “Non ultimo, lei ha affermato che i militari, per fortuna senza aver fatto nessuna guerra, si ritrovano delle pensioni molto ricche. Questa affermazione è sconcertante ed offensiva … in primis, lo dovrebbe dire ai familiari degli oltre 180 militari caduti in combattimento dopo la seconda guerra mondiale nello svolgimento di operazioni su teatri esteri e a quelli di coloro che sono deceduti a causa di gravi malattie contratte per motivi di servizio. Lei pensa che una pensione privilegiata sia sufficiente a colmare il loro dolore?”
Il controammiraglio forse aveva orgogliosamente rivendicato il numero di quei 180 militari morti in servizio dalla seconda guerra mondiale a oggi, perchè del tutto inconsapevole, o peggio forse perchè del tutto disinteressato al fatto che il numero dei lavoratori civili italiani morti nelle “trincee” del lavoro dalla fine della seconda guerra mondiale è semplicemente spaventoso, dato che, ancora oggi, ogni anno cadono sul lavoro oltre mille lavoratori civili e ne restano feriti ogni anno circa 6 cento mila, cosa che ci dice che negli ultimi 20 anni i lavoratori civili morti sono oltre 20.000 e quelli restati gravemente feriti circa 12 milioni, ben altri numeri che, come rivendicava il controammiraglio, 180 militari morti in servizio in 70 anni, che tanti ne sono passati dalla fine della seconda guerra mondiale. Certo, lo capiamo che nella percezione di un controammiraglio la morte dei guerrieri, la bella morte, è sempre più importante. Ma ricordiamo che è con i soldi dei lavoratori civili che si pagano carri armati aerei e navi da guerra, armi e soprattutto stipendi, nonché anche mutande e calzini ai signori generali.
O, ancora, come le reprimende non meno aggressive del Generale Domenico Rossi, ex presidente del Cocer Interforze, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito e ex sottosegretario alla Difesa, pubblicate sempre in forma di lettera sull’Huffington Post, anche queste conclusa con pesanti parole, quelle che seguono:
“Gentile dott. Boeri, per tutto questo credo che Lei debba chiedere scusa alle donne e agli uomini in divisa e dovrebbe accettare di confrontarsi in un pubblico dibattito sulla materia in una delle maggiori reti televisive, come ha fatto Lei senza alcuna opposizione, in modo che gli italiani possano conoscere la verità. Capisco che si dovrebbe preparare bene, come non ha fatto prima, soprattutto per conoscere in fretta un mondo del quale ha parlato con troppa leggerezza. Comunque sono disponibilissimo ad aspettare che Lei sia adeguatamente preparato”.
Attacchi a cui Boeri ha pacatamente risposto in una lettera pubblicata in replica dall’Huffpost
Ecco ora la trascrizione della brevissima quanto gravida conversazione fra il conduttore Fabio Fazio e l’ex presidente dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale Tito Boeri, in cui l’economista denuncia una serie di privilegi che alla luce di una teoria della trasformazione delle forze armate in eserciti professionali e questi in una neo classe sociale che insegue i propri bisogni di classe, ne sono eclatante contro prova empirica.
FAZIO– Boeri quando il ministro Crosetto ha annunciato che anche l’Italia raggiungerà il traguardo del 2% del PIL nella spesa militare , ci sono state molte reazioni, naturalmente no? Anche qui si potrebbe rispondere come ha detto Arianna Aprile, quale è l’alternativa? Ma diciamo una cosa più pratica, a che cosa saranno sottratti questi soldi? Questo due per cento a che cosa si prende?
BOERI – Beh innanzi tutto temo che anche i dieci miliardi non ci portino al 2%, ciò detto, sono tanti soldi, guardavo non molto tempo fa la composizione della spesa per l’esercito italiano: sei euro su dieci sono spesi per salari, o per pensioni, non credo che ci sia nessun altro esercito al mondo in cui si spende così tanto per salari e pensioni come in Italia e la ragione è che noi abbiamo un esercito in cui ci sono più marescialli e alti ufficiali di soldati semplici, e poi quando vanno in pensione i militari che magari, per fortuna eh, non hanno mai combattuto una guerra, alla fine si ritrovano delle pensioni molto più ricche … guardi, quando ero all’INPS avevamo calcolato che loro prendono una pensione che vale il doppio dei contributi versati, perché hanno la pensione ausiliaria, hanno la pensione di privilegio, hanno tutta una serie di vantaggi che noi comuni mortali non abbiamo …
FAZIO va bene ma oggi per arrivare a questo due per cento da dove si attinge?
BOERI beh, se magari potessimo togliere un po’ di privilegi
FAZIO vabbè questo è quello che dice lei … ma secondo lei da dove si andranno a prendere
BOERI … dove si andranno a prendere? …questo beh sa … il bilancio dello stato… ci sono delle operazioni in corso per esempio quella sul reddito di cittadinanza … è una operazione che vuole andare a prendere…
FAZIO va be ma non è che questo reddito è così grande …
BOERI stiamo parlando di dieci miliardi e il reddito di cittadinanza sono 8 miliardi e quindi… se lo tagliamo davvero … purtroppo… no io non sono … sto dicendo che sono assolutamente contrarissimo ad una operazione di questo tipo
Boeri dicendo queste cose, presumibilmente senza avere la percezione che le forze armate, non solo italiane ma occidentali, come teorizzo nel mio Trattato sulla Classe Armata, ormai siano una classe sociale che in maniera del tutto automatica insegue innanzi tutto i propri scopi di riproduzione di classe piuttosto che gli interessi generali dello Stato, e dico forse perché il passo per teorizzarla avendo a disposizione le informazioni che ci aveva appena dato, sarebbe un passo estremamente elementare, stava comunque empiricamente enunciando le prove della sua esistenza come classe, anche in maniera eclatante, quando osservava che i membri delle forze armate percepivano una pensione doppia rispetto ai propri versamenti, un trattamento che, osservava egli, i comuni mortali non hanno.
Boeri, incolpevolmente, dato che non si occupa di certe cose, sbagliava invece ampiamente affermando che l’esercito italiano fosse l’unico esercito al mondo in cui le spese del personale erano cosi alte, gli sarebbe bastato conoscere il bilancio annuale del Dipartimento dei veterani americani, dipartimento istituito sotto la presidenza Reagan nel 1989, e che nel 2022 è stato di oltre 300 miliardi di dollari, per rendersi conto che solo le spese del personale militare americano in congedo superano di 100 miliardi l’Intero PIL della Grecia, ma l’autocensura psichica della borghesia occidentale a prendere coscienza di questo enorme movimento storico di questa nuova classe sociale emergente e in atto di contendere alla Borghesia il dominio della storia occidentale, è talmente grave che persino l’ISPRI di Stoccolma, nella sua relazione annuale delle spese militari per stati non computa i circa 300 miliardi di dollari annui che lo stato federale americano riserva ai veterani, i quali invero sono ormai ben il 5% della intera popolazione USA, ovvero 18 milioni di persone, cosa che farebbe arrivare la spesa militari americana oltre la soglia psicologica del trilione di dollari annuale, ora comprendiamo tutti che se il restante 95 per cento degli americani dovessero ricevere 300 miliardi di privilegi ogni 5% della popolazione, si raggiungerebbero cifre stratosferiche, l’intera popolazione USA costerebbe solo in simili privilegi come quelli coperti dal dipartimento dei veterani, ben 6000 miliardi di dollari che è oltre l’intera spesa federale annuale con cui si coprono tutte le voci di spesa dello Stato.
Seymour Melman, uno degli autori fondamentali nella bibliografia del mio Trattato sulla Classe Armata, già dal suo Our Depleted Society del 1966, osservava che le spese militari stavano depauperando la società americana, la quale oggi vanta, a fronte di 1000 miliardi spese militari annue, ben 100 milioni di cittadini USA poveri, di cui 2,5 milioni di minori senza tetto, come ha illustrato recentemente nel libro Guai ai poveri – la faccia triste dell’America, la professoressa Elisabetta Grande, ordinaria di Sistemi giuridici comparati, all’università del Piemonte .
Dunque misteriosamente l’ISPRI rimuove completamente una cifra monstre del genere, la quale essendo la spesa del dipartimento dei veterani che sono dei militari è a tutti gli effetti una spesa militare, non calcolata nel computo delle spese militari americane e mondiali: ecco che l’esercito italiano ben lungi dall’essere l’unico ad avere mostruose spese per il personale si trova invece in ottima compagnia con quello americano che dell’attuale esercito italiano ne è modello e paradigma.
Ora come ho scritto nella introduzione dei Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata, in realtà il conflitto di classe fra borghesia capitalista e lavoratrice e questa neo Classe Armata è già in essere da molti decenni, tuttavia per essere tale classe sconosciuta come classe sociale alla Borghesia, ho descritt questo scontro come una lotta di classe asimmetrica, poiché consiste in una silente ma costante erosione da parte della Classe Armata, in forma di prelievo fiscale, di sempre maggiori quote alla Borghesia di ricchezza accumulata e in sempre maggiori porzioni di potere decisionale eroso alle prerogative di Legislativo ed Esecutivo, e le due predazioni innestano, facendo sistema, un moto espansivo del potere generale della Classe Armata, poiché come già fece abilmente Cesare 2000 anni prima, usando le ricchezze predate ai galli per comprare i senatori e i senatori per ricevere sempre maggiori flussi di tesoro pubblico per finanziare la guerra, essa usa le ricchezze dello stato ottenute in nome della sicurezza per clientelizzare sempre maggiori quote di élite sociali e poi usa, tramite questi clienti, la sua influenza per esercitare pressioni atte a militarizzare qualsiasi tipo di problema che le daranno sempre maggior importanza sociale, cosi che le due energie quella economica e quella politica sostengono i reciproci incrementi costanti.
L’espansione della NATO la cui ratio aveva cessato di essere con la fine dell’URSS, non è stata altro che l’espressione di questo motore a due tempi con cui si muove, e lo fa in maniera automatica, il perseguimento dei bisogni di classe della Classe Armata e attraverso essi la continua espansione della sua sfera di influenza sociale.
Tutto ciò per lo stato di matrice borghese è una condizione altamente patologica, la quale, dopo un momento iniziale in cui la società americana ha percepito e denunciato l’avvio della patologia e lo ha testimoniato con una vasta produzione di libri che la denunciavano, che sono bibliografia essenziale del mio Trattato sulla Classe Armata, fin ad ora è stata fondamentalmente latente.
Ma prima o poi una condizione patologica da latente è destinata a diventare conclamata. La guerra in Ucraina, prodotta unicamente dal movimento espansivo e automatico determinato dai bisogni di classe della Classe Armata, con il suo tentativo di inglobare quanti più stati nella NATO e con ciò farne dei tributari del potere militare, e che pertanto sta producendo devastanti anomalie sistemiche all’interno del metabolismo politico di matrice capitalista, vedi traiettoria caotica che sta prendendo la Germania, sembra essere solo l’inizio del processo di conclamazione terminale del male.
E il fatto che un esponente della borghesia capitalista produttiva e lavoratrice come Tito Boeri sia arrivato a produrre questo scontro in chiaro, criticando apertamente i nuovi privilegi militari, in un modo che tuttavia ritengo ancora del tutto inconsapevole di un questione di classi sociali, per chi come me ha teorizzato questo nuovo soggetto storico che ho chiamato la Classe Armata, che ormai da ben 50 anni è attivo nell’orizzonte degli eventi storici in cui, sconosciuto alla co-scienza borghese, agisce determinando gli eventi geopolitici alla stessa stregua di una energia oscura, un po’ come fanno le singolarità rispetto alla forza di gravità nel cosmo, ne è solo una ennesima e ulteriore chiara evidenza.
Non è detto che la borghesia capitalista sarà in grado di rendersi conto della gravissima condizione che la sta letteralmente uccidendo, ovvero di questa devastante parassitosi da cui è afflitta a causa dei bisogni parassitari della Classe Armata, e dunque anche provare a salvarsi vincendo la sua terza lotta di classe, dopo quelle vinte contro l’Aristocrazia e la Classe Operaia, ma sicuramente oggi di fronte allo scenario ucraino in cui il potere militare della Classe Armata è uscito come mai allo scoperto, cominciando a imporre palesi atti suicidi al capitalismo, con un incremento esponenziale dei suoi bisogni, la Borghesia ha iniziato a palparsi quei dolori sordi e profondi provocati da quella che ho chiamato una lotta di classe asimmetrica, che la Classe Armata conduce ormai da decenni contro la ignara Borghesia capitalista per privarla del dominio della storia e ridurla a classe ausiliaria, a proprio bancomat, in un totale ribaltamento di quel paradigma per cui fino a oggi la forza militare, come durante l’imperialismo borghese, aveva invece servito il capitalismo come un mezzo per fare più denaro e che oggi invece, come ho teorizzato nel mio trattato, vede la Classe Armata usare il capitale come un mezzo per aumentare il proprio potere decisionale: dolori sordi e profondi e a cui fino ad oggi la Borghesia non aveva dato troppo peso, ma che ora iniziano a gettarla nel panico.
LAST BUT NOT LEAST : LA QUESTIONE DELLA SCARSITA’ DELLE MUNIZIONI NEGLI ARSENALI DELLA NATO
Il leit motiv che sentiamo ripetere sempre più spesso è che l’Occidente stia finendo le sue scorte di munizioni e di armi. Ce lo dice innanzi tutto il Pentagono che è il vertice della piramide dell’apparato militare occidentale.
Il normale cittadino preso nelle complesse dinamiche della propria esistenza in tempi sempre più complessi, consumando insieme al caffè del mattino questa informazione sempre più ridondante sui media, potrebbe incamerarla in maniera acritica e crederla assolutamente plausibile.
Sono mesi del resto che si combatte in Ucraina, e sappiamo che da entrambe le parti si sparano migliaia di colpi al giorno di artiglieria, quindi il senso di questa informazione suona assolutamente coerente all’orecchio del lettore di quotidiani con l’impressione immediata che ci formiamo con le percezioni che riceviamo dal campo di battaglia e che ci vengono fornite dal sistema integrato dei media.
Ora la stampa da mesi ci dice che anche i Russi avrebbero finito missili e munizioni ma insieme ci dà notizia di sempre nuove distruzioni, la seconda notizia smentendo regolarmente la prima.
Tuttavia se ci volessimo soffermare un attimo a testare la plausibilità di questa informazione che addirittura l’intero occidente stia esaurendo le proprie scorte di munizioni, sorgerebbero immediatamente dei legittimi dubbi sulla sua attendibilità.
Infatti noi, come in un facile compito di matematica di quelli che si danno ai bambini alle elementari, nel valutare attendibile un esaurimento di qualcosa, dovremmo subito chiederci nel valutare la coerenza logica di tale notizia prima di passare a leggere qualcos’altro, di quale quantità iniziale stiamo parlando.
Ovvero, dovendo calcolare lo svuotamento di un magazzino pieno in un dato tempo, dovremmo necessariamente conoscere la capienza e il livello di riempimento di tale magazzino, di cui poi noi dovremmo valutarne il livello di svuotamento. In questo caso parliamo delle munizioni occidentali, per verificare appunto se tale notizia sia plausibile con le condizioni delle cose di cui ci informa la stampa.
Ora, anche se chi ci dà la notizia dello svuotamento dei depositi di munizioni nel darci tale notizia si dimentica di darci questo parametro fondamentale, se è vero che non abbiamo conoscenza dei depositi di munizioni di ogni nazione occidentale è vero invece che, come cittadini attivi e informati, abbiamo una quasi perfetta conoscenza delle spese militari dei paesi occidentali , e nello stesso modo conosciamo altrettanto bene il volume delle spese militari Russe.
Ora il volume di cui dovremmo valutare la diminuzione sarebbe in questo caso di spese militari trasformate in beni militari, che ragionevolmente dovrebbero constatare anche di spese militari trasformate in depositi di munizioni, tale volume di spesa per l’occidente è superiore a 1500 miliardi di dollari annui, mentre per la Russia è di circa 60 miliardi di dollari annui.
Dunque il volume occidentale di spese militari è 25 volte maggiore di quello Russo. Noi occidentali spendevamo già prima della guerra, 25 volte di più della Russia in spese militari, e facciamo così ormai da decenni. Questo vuol dire che i nostri magazzini dovrebbero essere da decenni accresciuti a ogni anno fiscale di una quantità 25 volte superiore di munizioni di quelli russi.
1500 miliardi di spese militari annue rappresenta una cifra mostruosa, che è quasi l’equivalente del prodotto dell’economia italiana in un anno, e stiamo parlando di una delle maggiori economie del mondo. Altro che riempire depositi di munizioni.
Ora come è possibile che i nostri depositi di munizioni occidentali che ragionevolmente dovrebbero essere, coerentemente con le nostre spese militari, 25 volte più ampi e forniti di quelli Russi stiano terminando, se i Russi che hanno ragionevolmente dei depositi 25 volte minori di quelli dei paesi della NATO, continuano invece, smentendo nei fatti le notizie, a martellare di migliaia di colpi di artiglieria al giorno e a lanciare orde di missili senza requie sull’Ucraina?
Dati i due volumi di spese militari, quelle della NATO almeno 25 volte superiori e quelle Russe almeno 25 volte minori se fosse vero che la NATO stesse terminando le proprie scorte di munizioni, la Russia avrebbe dovuto esserne restata completamente a secco già da un bel pezzo.
Come vediamo bene, quella notizia apparentemente plausibile dell’esaurimento delle munizioni occidentali ha delle serie incongruenze logiche, ha dei problemi.
In linea di massima le opzioni sono tre.
A- la notizia dell’esaurimento delle munizioni occidentali è completamente falsa e concertata fra il sistema dei media e i vertici NATO e ha come scopo solo quello di aumentare ulteriormente le già mostruose spese militari
B- La notizia dell’esaurimento delle munizioni occidentali nonostante sia illogica rispetto alle nostre spese è vera, e allora indica un gravissimo problema nell’organizzazione militare occidentale che deve essere identificato e capito, perché non è assolutamente plausibile che una alleanza con una spesa militare 25 volte superiore alla Russia, si trovi con gli arsenali vuoti mentre la Russia, che usa un volume di fuoco di molte volte superiore a quello ucraino a sua volta rifornito dagli occidentali così tanto che i nostri arsenali sarebbero entrati in riserva, abbia invece i suoi depositi ancora in grado di sostenere per tutto il 2023 almeno questo mostruoso volume di fuoco.
C- entrambe le opzioni sono in parte vere. Ovvero sia che nonostante l’occidente abbia una spesa militare 25 volte superiore a quella russa, effettivamente tali mostruosi capitali non sono impiegati per l’efficienza del combattimento, ma sempre di più sono finalizzati per il sostentamento dell’apparato militare stesso.
Questa terza soluzione, che io sostengo, sarebbe determinata dalla trasformazione nel corso degli ultimi cinquanta anni dell’istituzioni militare occidentale e dal rapporto che essa ha con gli interessi dello Stato che dovrebbe servire, ma che a quanto pare non serve più.
Tale questione è uno dei temi principali del mio libro Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata, rifiutato nel 2021 dai maggiori editori italiani, che onore.
Trattato in cui, sulla base di una massiccia bibliografia soprattutto americana, teorizzo che gli eserciti occidentali a seguito della professionalizzazione iniziata fra 1963-73, prima nel regno unito e poi negli USA e poi in una seconda fase nei primi del XXI secolo nella maggior parte dei paesi europei, si siano per tanto trasformati in una neo classe sociale che ho registratoalla anagrafe della storia come Classe Armata.
Tale questione dei depositi di armi occidentali che si sarebbero svuotati, e che la NATO esorta a rifornire, ovviamente con un enorme aumento di spesa militare, informazione che, come abbiamo detto, riteniamo in maniera complessa insieme essere vera e non vera, conforta e viene confortata dalle osservazioni, attaccate sia da alti vertici gerarchici che dai sindacati di militari, di Tito Boeri sul fatto che la maggior parte della spesa militare vada al personale invece che all’esercizio puro della difesa e in armamenti, e questo, per noi che abbiano preso coscienza che in occidente gli eserciti professionali sono a tutti gli effetti divenuti una nuova classe sociale che ambisce all’egemonia della storia, equivale a dire che la spesa militare che la società civile è costretta a sobbarcarsi in sempre maggiore misura, null’altro è che la quota di ricchezza pubblica che la Classe Armata parassita alla Borghesia lavoratrice e capitalista per soddisfare i propri sempre maggiori bisogni di classe, e che riesce a ottenere semplicemente destabilizzando geopoliticamente il mondo, e producendo così essa stessa quelle condizioni onde per cui essa, come teorizzo nel mio trattato, come titolare della funzione armata, di cui tale classe è de facto la monopolista, possa essere ritenuta dalla società in quanto classe che si avvia a essere socialmente egemone, come storicamente necessaria, cosa che anche Julian Assange aveva iniziato a capire quando aveva parlato di una élite transnazionale della sicurezza interessata a guerre infinite invece che di guerre vinte, come potrete ascoltare nel video che segue.
Nel mio Trattato sulla Classe Armata, avviso molto chiaramente la Borghesia produttiva e lavoratrice che la posta in gioco che è in ballo nella sua terza lotta di classe contro questa neo classe sfidante, è l’intera “ecologia” dei diritti umani universali, fra cui quello di proprietà.
FINE
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