I CAPI D’ACCUSA
Truffa aggravata, diffusione, promozione abusiva e vendita piramidale di moneta elettronica, raccolta abusiva di capitali e abusivismo finanziario con l’aggravante della transnazionalità.
Questi sono i reati per cui 14 promotori italiani di One Coin sono stati rinviati a giudizio.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Brunico hanno consentito di accertare la presenza di bonifici effettuati verso l’estero per circa 11 milioni di euro presso Istituti di Credito altoatesini di cui 5 milioni disposti da circa 3.700 residenti per l’acquisto dei pacchetti One Coin.
Centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali, numerose perquisizioni tra Alto Adige e Veneto, attività investigative svolte all’estero, in particolar modo in Bulgaria e Germania, hanno reso possibile la ricostruzione di una truffa colossale a livello mondiale, quantificabile nell’ordine di almeno 4 miliardi di euro.
Gli investitori, infatti, attraverso uno schema economico truffaldino, conosciuto anche come Schema Ponzi, potevano ottenere sempre più commissioni in base alle vittime reclutate all’interno del sistema. La promessa era quella di ottenere guadagni stratosferici aderendo al loro programma di promozione e diffusione della moneta virtuale e dei pacchetti di formazione ad essa collegati. Era possibile la conversione in valuta corrente, attraverso una non meglio precisata quotazione in borsa della moneta, quotazione che non è mai avvenuta.
ONE COIN
OneCoin è una società nata nel 2014 grazie a Ruja Ignatova, di nazionalità bulgara, secondo la quale OneCoin sarebbe diventata nel giro di pochi anni la criptovaluta più popolare al mondo, superando addirittura Bitcoin, la moneta virtuale con il più alto tasso di capitalizzazione.
Purtroppo gli scopi di OneCoin si sono rivelati sin da subito fraudolenti. Alle spalle non vi era assolutamente alcun progetto reale e la crescita del proprio valore aumentava solo in base ai capitali che venivano immessi all’interno del sistema.
Ruja Ignatova è sparita nel 2017 e su di lei vi è un mandato di cattura internazionale; il fratello Konstantin Ignatov è stato condannato per frode telematica e riciclaggio di danaro utilizzando una criptovaluta fraudolenta.
In Italia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta sequestrando diversi siti web, chiudendo un centinaio di pagine social e multando la società con una sanzione pari a 2,6 milioni di euro. Alcuni promotori sono stati arrestati perché pizzicati dalla Guardia di Finanzia con oltre 100 mila euro in contanti raccolti illecitamente a seguito di un evento aziendale.
Il caso di OneCoin ha fatto luce sulle lacune finanziarie delle economie emergenti, dimostrando come un banalissimo Ponzi mascherato in opportunità di facili guadagni e con schemi classici del secolo scorso, possa essere letteralmente reinventato per l’attuale mondo digitale.
CONCLUSIONE
Il nostro consiglio è quello di diffidare sempre dalle proposte di facili guadagni, in particolar modo nel settore delle criptovalute, un settore relativamente nuovo che viene sempre più preso d’assalto da truffatori seriali.
Se ricevete allettanti proposte e avete dubbi o perplessità sull’attività a voi proposta, noi siamo a disposizione per ulteriori chiarimenti. Potete scriverci in redazione all’indirizzo di posta elettronica: a.norcia@young.it
Alessandro Norcia