“Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” e “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” sono gli ultimi due libri che ho consigliato ad un 19enne, rimasto molto deluso perché da me voleva “metodi per guadagnare non come li insegnano i fuffaguru“. Sono tra l’altro i due libri che mi consigliò mio padre quando avevo più o meno la stessa età e che ora sto rileggendo.
A 19 anni, vivere di queste ossessioni lo trovo agghiacciante. Dopo i 30 lo trovo da terapia necessaria. Tra l’altro, frutto di miopia, perché non è parlando sempre e solo di come fare soldi che farete soldi. Almeno non in maniera sana e serena; non in maniera duratura e lecita.
E, ve lo confesso: dopo tanto tempo passato ad analizzare certi personaggi, il loro linguaggio, le loro ossessioni, le loro manie ed i loro infiniti complessi d’inferiorità, ho vissuto una sorta di “intossicazione” sui temi del lucro.
Soldi, e ancora soldi. Business, soldi. Fai soldi, tanti e subito. Meglio entro i 25 anni, sennò sei un fallito. Business, devi pensare a lanciare un nuovo buiness. Compra, ostenta, dimostra in un loop infinito.
Vengo bombardato dai loro video, dalle loro sponsorizzate, dai loro consigli e mi prendono un senso di tristezza ed angoscia crescenti. A volte, persino io che sono abituato e “vaccinato” a questo tipo di retorica, ho bisogno di prendermi un pausa e ricentrarmi un attimo. Rilassarmi, tenere a bada l’adrenalina.
Questa gente, che dice di fare tanto denaro e di essere libera finanziariamente, è in realtà incatenata saldamente ai soldi. Mi sembra molto più schiava del tanto denigrato dipendente pubblico a 1500 euro al mese. Questa gente, che dice di potersi godere tanto tempo libero e di fregarsene di tutto e tutti, passa in realtà tutto il tempo a cercare di fare altri soldi nel disperato e perpetuo tentativo di ricevere approvazione dal prossimo.
Non compra beni per godersi ciò che ha, ma prima di tutto per mostrarlo. Solo che l’effetto “invidia provocata” dura sempre e non basta mai. Diventa una vera e propria droga, che ti spinge a giocare sempre al rialzo e a ritrovarti sempre più insoddisfatto, sempre prima. L’effetto è molto simile a quello che ho raccontato in questo post, immaginando il punto di vista “guresco” non tanto nell’acquisto, ma nella fruizione di un bene come l’auto sportiva. Un’auto presa per muovere invidia negli altri, prima che piacere di guida a se stessi.
IL PC ANCHE IN VACANZA?
E pure quando dicono di stare in vacanza, si sentono in dovere di farti foto, selfie e mostrarsi con il computer. In jet, in piscina, in hotel: sempre con gli occhi sul quel cazzo di pc. Ma non eri libero, mannaggia a te? Io in vacanza il pc non me lo porto. Le persone normali in vacanza STACCANO. Non li vedete a bordo piscina a controllare una cazzo di “dashboard”. Si godono il tempo libero, liberi dal pensiero del fare soldi/lavorare. Voi altri perché non ci riuscite? Perché, se non ci sbattete in faccia l’Hotel a 5 stelle, non riuscite a godervelo? Non lo trovate patologico? E patetico?
Ma sul serio è un continuo disco rotto e prevedibile: ti consigliamo un film? Di sicuro parlerà di soldi. Libri? Parleranno di soldi. Attività ludiche? Serviranno a dimostrare che avete i soldi. Personaggi ai quali si ispirano? Non serve che lo dica.
La cosa più triste è che sono tutti profondamente convinti di essere invidiabili da chiunque e non solo da altri che soffrono della stessa patologia. Perché, sì, l’ossessione per il denaro è un disturbo vero e proprio. Definito in psicologia.
CARENZE EMOTIVE ALLA BASE?
Solitamente, alla base, c’è carenza di identità primaria. Come per tutte le ossessioni, si tenta disperatamente di riempire vuoti emotivi. Con il cibo, con l’iper-allenamento, con l’accumulo compulsivo di denaro.
Queste persone, dunque, sono malate. Vanno aiutate, non ammirate o tanto meno emulate. Sono quasi sempre isolate dalla propria ossessione e, più si isolano, più si ossessionano, in un continuo circolo vizioso. Esattamente come i tossici, vivono in una costante profezia auto-avverante e difficilmente ne escono.
Ecco perché a me fa male, un male fisico vedere ragazzi di 20 anni distrutti da certe idee, così insicuri e fragili, ma al contempo sbruffoni. Vivono una dualità che mi rendo conto essere devastante. Subito dopo l’adolescenza, iniziamo a formare la nostra personalità adulta. A vent’anni è dunque cruciale poter lavorare sulla propria identità, i propri valori, le proprie priorità ed aspirazioni oltre che ovviamente i propri sentimenti. E poterlo fare senza essere bombardati da un certo ti tipo di messaggi, che spesso sono doppiamente fuorvianti: mostrano gente che simula ricchezza per vendere facili percorsi verso la ricchezza. Percorsi che, guarda caso, sono aperti a tutti, “anche se non hai esperienza e soldi”.
UN PERICOLO VERO ED ALTO PER I GIOVANISSIMI
Il pericolo di un certo tipo di pubblicità ingannevole è elevatissimo, con tanti personaggi interessati solo a racimolare più “opportunity seeker” possibili che parlano male della scuola, dell’università e dello studio non finalizzato al “fare soldi”. Addirittura invitano al cosiddetto “drop out”, ovvero a mollare la scuola, evitando di finire anche le superiori.
Alcuni teenager, addirittura, ostentando il “college drop out” (abbandono appunto delle scuole superiori) sui propri profili Instagram e Tik Tok, vantandosi di esser già in grado di guadagnare cifre importanti.
La convinzione che lo studio non meramente finalizzato alla creazione di business (per lo più “online) sia inutile è purtroppo già molto radicata nelle giovani mente di molti, che iniziano prestissimo ad abbracciare una retorica votata al disprezzo di chi sceglie strade alternative rispetto a quella dell’attività di impresa o alla libera professione. In generale, anche di chi sceglie di studiare all’Università, con l’idea che l’impegno accademico favorisca addirittura una “mentalità da dipendente”.
Servono dunque, prima possibile, altri esempi, altri modelli, altre visioni della vita, del rapporto con il lavoro, l’imprenditoria e l’istruzione. Il denaro è di sicuro un aspetto molto importante nella società capitalistica. Non bisogna certo odiarlo, anzi. Ma, come sempre, l’equilibrio è la parte più difficile sia da raggiungere che da tenere. E dobbiamo insegnare a questi ragazzi, fin quando siamo in tempo, senza retoriche da invidia sociale, che il benessere economico è auspicabile e che esista una via di mezzo tra “The Wolf Of Wall Street” ed un frate francescano.
E che i soldi non fanno la felicità, se sono il tuo unico motivo di felicità.
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