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Cingolani di Leonardo nel governo e il monito di Eisenhower: “vigilate sul potere del complesso militare industriale”

Postato il Febbraio 13, 2021 David Colantoni 0

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“Tuttavia, nel considerare la scoperta scientifica con rispetto, come dovremmo, dobbiamo anche essere attenti al pericolo uguale e opposto che la politica pubblica possa diventare essa stessa prigioniera di un’élite scientifico-tecnologica”. [1]

Dal discorso di fine mandato presidenziale di Dwight D. Eisenhower del 17 Gennaio 1961


Come espressione del complesso militare industriale il Dottor Cingolani non è una scelta accettabile a capo della transizione ecologica ed energetica nazionale. Il complesso militare industriale è notoriamente assetato di denari pubblici che parassita ad altri settori vitali e strategici della società, come la sanità ad esempio, che abbiamo scoperto essere a pezzi e mancante di migliaia di medici e infermieri con lo scoppio della pandemia, lo sviluppo industriale, la ricerca civile, le infrastrutture, quali ponti autostradali, strade,scuole, dissesto idrogeologico, strutture antisismiche, etc.

Non sono ideologicamente un pacifista ne un antimilitarista. Sono per la pace come condizione del benessere e della prosperità umane. Sono anche per il ripristino della leva perché penso che il cittadino di una repubblica debba assumersi con il servizio militare la propria quota di responsabilità militare dello Stato, soprattutto come quota di accesso a una piena sovranità politica della cittadinanza, nonché come forma diretta di controllo civile sulla funzione bellica nello Stato, controllo osservato e descritto dallo studioso Yagil Levy.

Sono cosi lontano dall’antimilitarismo tout court e ideologico che ho creduto  che il governo italiano avrebbe dovuto mandare le forze speciali a riprendere i pescatori dalle mani dei sequestratori libici. Ho fatto il militare di leva nella brigata meccanizzata Acqui  che forniva la struttura portante per la Forza di Pronto Intervento per le pubbliche calamità (Fo.Pi.), come graduato di truppa, 365 giorni della mia vita a servizio della nazione non in cambio di uno stipendio ma per un dovere che la Costituzione all’articolo 52 definisce niente di meno che sacro, con questo spirito ho affrontato tale dovere, dovere costituzionale congelato ( ovvero distrutto) dalla professionalizzazione integrale delle forze armate.

Ma ho ben presente il comandante in capo delle forze alleate nel teatro europeo della seconda guerra mondiale, nonché 34°  Presidente degli Stati Uniti, il Generale Dwight D. Eisenhower quando alla fine dei suoi due mandati presidenziali il 20 gennaio 1961 si è rivolto alla nazione americana per il suo drammatico discorso d’addio avvisando la democrazia americana di vigilare affinché il potere militare di quello che egli definì per la prima volta complesso militare industriale non prendesse il sopravvento sulla vita democratica. Un potere disse egli “non importa se voluto o trovato” che bisognava con tutti i mezzi tenere sotto controllo.

Ecco uno stralcio del suo discorso

«Un elemento vitale nel mantenimento della pace sono le nostre istituzioni militari. Le nostre armi devono essere poderose, pronte all’azione istantanea, in modo che nessun aggressore potenziale possa essere tentato dal rischiare la propria distruzione…

Questa congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni militari ed un’enorme industria di armamenti è nuova nell’esperienza americana. L’influenza totale nell’economia, nella politica, anche nella spiritualità è sentita in ogni città, in ogni organismo statale, in ogni ufficio del governo federale. Riconosciamo il bisogno imperativo di questo sviluppo. Ma tuttavia non dobbiamo mancare di comprenderne le gravi implicazioni. La nostra filosofia ed etica, le nostre risorse ed il nostro stile di vita sono coinvolti; la struttura portante della nostra società.

Nei concili di governo dobbiamo guardarci dall’acquisizione di influenze che non diano garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro.

Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini all’erta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme.
.»
(Eisenhower, Discorso di addio alla nazione del presidente, 17 gennaio 1961)

Eisenhower come militare aveva raggiunto i massimi livelli nella gerarchia, uno dei pochissimi generali americani a 5 stelle, durante la guerra fu anche  capace, pur di arrivare alla vittoria contro il nazismo, di cose atroci come ordinare  di far radere al suolo Dresda con un bombardamento incendiario che fece più vittime e più atrocemente della bomba atomica. Dunque il suo monito proveniva da una persona insospettabile di qualsiasi debolezza ideologica. Era il monito di un militare duro come il granito, quanto graniticamente fedele alla democrazia.

Ora se un uomo del genere, che sapeva perfettamente di cosa parlava quando parlava di potere militare , 60 anni or sono ci ha avvisati di vigilare sulle nostre democrazie dall’avvento del potere del complesso militare industriale, affinché non prenda il controllo dello Stato , non possiamo permetterci  il benché minimo dubbio, ne la minima incertezza, nel seguire con estrema attenzione la sua indicazione, oggi ancor più di ieri.

In tale spirito mi oppongo in maniera assoluta e sollevo il mio veto di cittadino sovrano  alla nomina a ministro a capo di una commissione interministeriale, attenzione praticamente un governo nel governo, che dovrebbe gestire la transizione verde energetica italiana, di un uomo profondamente legato al complesso militare industriale quale è il fisico Cingolani, nominato dal Presidente Draghi. Cingolani in quanto responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo s.p.a., che è una azienda che di mestiere inventa produce e vende armi da guerra, è membro apicale  del complesso industriale militare italiano. E questo purtroppo è vero nonostante le sue affascinanti conferenze sulla sostenibilità che ovviamente sono in conflitto sistemico logico ed etico con il ruolo che ha accettato di assumere come direttore della innovazione tecnologica del complesso militare industriale il quale notoriamente usa la scienza come mezzo per fare armi, a meno che non si intenda risolver la sostenibilità con soluzioni che la scienza militarizzata nazista aveva tentato di mettere in pratica eliminando gli esseri umani.

Tale nomina pertanto mi sembra coincidere esattamente con una Eisenhoweriana “ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative“

Le parole di Eisenhower “Nei concili di governo dobbiamo guardarci dall’acquisizione di influenze che non diano garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro.” non possono non suonare come un allarme assoluto, che sarebbe tragico non ascoltare in questo delicatissimo passaggio critico nelle istituzioni, rappresentato dal carattere irrazionale in cui siamo gettati dallo stato di emergenza decretato dalla situazione pandemica, in cui i processi democratici sono al limite dello stress, della torsione costituzionale sopportabile, come ebbe a dire il costituzionalista Cassese, con il Parlamento ridotto a uno stato semi vegetativo dalla istituzione dello stato di emergenza ormai in essere da oltre anno, e che vede una figura come quella di Cingolani, che è uno scienziato che ha messo la sua scienza al servizio della produzione dei mezzi di distruzione, il cui mercato è oggettivamente una delle maggiori cause di destabilizzazione internazionale, messo a capo di un ministero e di una commissione addirittura interministeriale con poteri niente di meno che sull’energia nazionale.

Questa nomina stride paurosamente, per le qualità intrinseche non della persona ma della public figure Cingolani e dei suoi incarichi nel complesso militare industriale, con la ratio che dovrebbe governare una transizione ecologica dell’energia: nessuno può credere o lasciar credere che l’industria delle armi abbia altro colore verde all’infuori di quello dei mezzi militari e delle divise degli eserciti.

Lo stesso Cingolani, in un articolo molto interessante e suggestivo, dal punto di vista psicologico, nella scelta del titolo che era “il compromesso del Predatore“, pubblicato da La Repubblica recentemente, con onestà intellettuale vista la sua posizione di uomo della scienza al servizio della guerra, ci lascia ben capire la sua Weltanschauung ecologica, avendo definito in tale articolo l’impegno ecologico di Greta “una falsariga teatrale“, ovvero mero divertissement.

Questo tipo di scienziati, che sempre di più lavorano per i complessi militari industriali, i quali, a differenza della sempre più povera ricerca scientifica civile, sono in grado di offrire loro moltissimo, sia in fatto di remunerazione che di potere e prestigio sociale, rappresentano una parte che purtroppo si ingrandisce sempre di più di membri della comunità scientifica che, spesso formati a spese della società civile, stanno contribuendo a trasformare il futuro dell’umanità in un vero e proprio incubo, da cui sarà difficile risvegliarsi: è la scienza militarizzata che si sta prodigando per la produzione di armi sempre più devastanti, nonché della loro endemica commercializzazione, nonché per la produzione e commercializzazione delle armi robotiche che nei prossimi decenni uccideranno sui campi di battaglia, ma soprattutto fuori da essi, decidendo algoritmicamente quale nemico definire come tale per terminarlo senza nessuna implicazione morale e senza alcuna responsabilità giuridica; è la scienza che ha dato ai nostri tempi i Droni armati, con cui già si sono compiuti migliaia di omicidi extragiudiziali che hanno ucciso migliaia di innocenti, donne e bambini, e che stanno distruggendo il prezioso istituto giuridico dell’ habeas corpus come mandando in pezzi il sistema del cosiddetto ordine internazionale Westfaliano, gettando il mondo in un caos oscuro di nuova violenza che si sta sollevando tragicamente sui nostri orizzonti nella spaventosa figura di Angelus novus della storia.

qui potete vedere Unmanned: America’s Drone Wars is a feature-length documentary film released by Robert Greenwald and Brave New Films in October, 2013

Tale scienza infestando il pianeta di armi e supportando le guerre post 11 settembre, in 20 anni ha enormemente contribuito a generare ben 37 milioni di profughi, come ha recentemente scritto, in una sua ricerca dal titolo “cost of war project“, la statunitense Brown University della Ivy League; profughi che poi in cerca di salvezza, riversandosi con le migrazioni clandestine fuori controllo, in parte sui confini europei diventano fattore di destabilizzazione politica delle nostre società, dando modo al populismo da fenomeno di folklore di diventare forza politica di maggioranza, Orban ne è un paradigma.

Da questo tipo di scienza, che ha perso il contatto con l’umanesimo nonché con la capacita produttiva del capitalismo stesso, a cui di fatto saccheggia scienziati, tecnici qualificati e risorse , esattamente come ha fatto con Cingolani ad essa convertitosi, che vengono sottratti allo sviluppo, benché usi infarcirsi spesso la bocca di retoriche giustificanti, come le favole dell’uso civile delle tecnologie militari, nonché della sostenibilità, pure facciate di rispettabilità, ci stanno mettendo in guardia da decenni altre migliaia di scienziati , innanzi tutto rifiutandosi di cooperare alla progettazioni di robot assassini, e di armi in generale, sensibilizzando la pubblica opinione, lanciando petizioni e con mobilitazioni con cui stanno faticosamente tentando di far mettere al bando la progettazione e la costruzione di armi robotiche, contro le quali , nella sua impotenza si è espressa anche l’ONU, nonché lo stesso Papa Francesco che innumerevoli volte si è pronunciato verso l’industria della armi come mercato della morte.

armi robotiche progettate prodotte e commercializzate da Leonardo Finmeccanica

Non esisteva dunque nessuno scienziato in Italia che non fosse espressione diretta e perfetta del complesso militare industriale da mettere a capo di una commissione cosi delicata, che va a prendre possesso della direzione politica della stessa questione energetica nazionale e ragionevolmente della gestione di una enorme fetta dei capitali del Recovery Found?

Sappiamo benissimo che non è cosi. Che questa ben precisa scelta non può essere stata fatta senza precise valutazioni, ed è gravissimo, non accettabile.

La guerra, non possiamo dimenticarcelo è e resta un male, con cui dobbiamo avere a che fare necessariamente, certo, ma resta ed è un male assoluto. A chi se ne occupa professionalmente, commercializzando nel mondo le armi che progetta e costruisce, invece che produrle solo in scopo della mera difesa del proprio Stato , come vorrebbe la Carta delle Nazioni, non può essere permesso di tracimare da quelle controverse specifiche sedi, che restano espressione di un male come la guerra, di cui l’umanità dovrebbe liberarsi, entrando in sfere del potere della vita civile, è quanto ci ha spiegato Eisenhower .

Ci sono fior di scienziati in Italia che non solo non hanno un posto apicale in Leonardo Finmeccanica, ma non vi hanno proprio nessun generico posto e con esso non hanno nessuna di quelle relazioni professionali personali e politiche che potenzialmente potrebbero offrire la benché minima presa a quelle influenze, siano esse palesi quanto occulte, volute quanto semplicemente trovate, da cui ci ha espressamente messo in guardia il Generale e presidente Eisenhower in persona.

Quali e dove sono le garanzie, in questa nomina, per evitare che essa si determini anche solo potenzialmente e lontanamente come un possibile varco, incustodito, di una disastrosa esondazione di potere , come la definiva Eisenhower, del complesso militare industriale nella gestione dello Stato e degli immensi capitali in gioco con il Recovery Found, in questa delicatissima fase storica determinata dalla estrema vulnerabilità della democrazia durante la Pandemia?

Quali figure e organismi di garanzia e controllo, i famosi check and balance, sono stati pensati e progettati e messi in essere per vigilare su un inedito ministero e struttura nello Stato dotata di uno straordinario potere del genere, e che si è inteso affidare a una figura che intrinsecamente articola la formazione di questa nuova declinazione del potere esecutivo connettendolo direttamente al potere del complesso militare industriale e ai suoi interessi ? Nessuna.

Chiedo l’immediato annullamento di questa nomina, chiedo che sia messo a capo di questo inedito e potente ministero, direttivo di una commissione interministeriale, una alta figura scientifica proveniente da un ambito completamente civile, ovvero assolutamente lontana dagli interessi e dalle connessioni con il complesso militare industriale italiano, che oltretutto se andiamo ad osservarlo bene da vicino, italiano lo è sempre di meno.

La grande stampa, che avrebbe una grave responsabilità di vigilanza sul potere, che dovrebbe lavorare per gli elettori e non per gli eletti, e i direttivi politici dei partiti che credono di avere una anima democratica ancora integra dovrebbero intervenire con assoluta urgenza su tale questione che è esattamente la stessa questione che fu oggetto del grave monito alla nazione americana del Generale e Presidente Eisenhower a mantenere molto alta la guardia non permettendo una disastrosa ascesa di poteri industrial militari fuori dalle loro sedi.

Autore

  • David Colantoni
    David Colantoni

    David Colantoni è poeta, scrittore, saggista pittore e artista visivo. E' autore della rivista Nuovi Argomenti, fondata da Alberto Moravia, della rivista Fermenti, e altre testate. Ha fondato e diretto il mensile di pensiero e letteratura Lettere dalla Frontiera. Insieme ad Aldo Rosselli, figlio dello storico del risorgimento Nello Rosselli e Nipote di Carlo Rosselli, di cui è stato amico e allievo per quasi 30 anni, ha fondato nel 1999 il quadrimestrale di cultura Inchiostri.  Per il cinema ha sceneggiato "Io, l'altro" 2007 , di Moshen Melliti. distribuito da 20th Century Fox. La sua Ultima esposizione come artista è avvenuta al Moscow Museum of Modern Art a giugno del 2015

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Pubblicato da

David Colantoni

David Colantoni è poeta, scrittore, saggista pittore e artista visivo. E' autore della rivista Nuovi Argomenti, fondata da Alberto Moravia, della rivista Fermenti, e altre testate. Ha fondato e diretto il mensile di pensiero e letteratura Lettere dalla Frontiera. Insieme ad Aldo Rosselli, figlio dello storico del risorgimento Nello Rosselli e Nipote di Carlo Rosselli, di cui è stato amico e allievo per quasi 30 anni, ha fondato nel 1999 il quadrimestrale di cultura Inchiostri.  Per il cinema ha sceneggiato "Io, l'altro" 2007 , di Moshen Melliti. distribuito da 20th Century Fox. La sua Ultima esposizione come artista è avvenuta al Moscow Museum of Modern Art a giugno del 2015

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