Ogni giorno navigando su internet, ci ritroviamo a leggere articoli di blog, testate giornalistiche o social network redatti da persone a noi sconosciute, soggetti che quasi sempre mettono la loro faccia e si firmano con nome e cognome. Il nostro cervello tende in automatico ad associare nomi e volti ed inconsciamente ci porta a prender tale associazione come reale.
In pratica, quando leggiamo una notizia, un articolo o un post veniamo proiettati in una realtà digitale dando per scontato che l’autore sia una persona reale, che quel nome, quel cognome e quell’avatar siano le reali identità e fisionomia del soggetto in questione. Ma chi ci dice che questa associazione sia vera? Nessuno! Ci fidiamo e basta (a meno che non sappiamo chi sia quella specifica persona perché l’abbiamo realmente conosciuta).
Nel caso di notizie trovate casualmente nel web, il problema di per sé non esiste, ma quando ci troviamo a scrivere tramite la rete con una persona che non conosciamo, o ci ritroviamo in contatto con essa perché dobbiamo fare un acquisto tramite la sua piattaforma di e-commerce, oppure ancora vogliamo affidargli i nostri capitali per un investimento o ci viene proposta un’opportunità di carriera per un lavoro da svolgere online, le cose cambiano completamente.
Non abbiamo la più pallida idea della persona con cui stiamo effettivamente parlando.
“Beh, ma se quella persona ha messo una foto e la vediamo attiva su LinkedIn, su Facebook, su Instagram, ha migliaia di amici e followers ed è indicizzato all’interno dei motori di ricerca, allora possiamo stare tranquilli…” starete pensando.
Mi spiace per voi ma, purtroppo, non è affatto così.
L’utilizzo di queste immagini potrebbe trovare riscontro in differenti contesti fraudolenti: dal furto di identità alla produzione di documenti falsi, dalle frodi informatiche basate sui social network alla raccolta di capitali abusivi attraverso investimenti non regolamentati o schemi Ponzi.
E se pensate che il furto di una foto per mostrare una falsa identità possa essere semplicemente superato segnalandolo al social network o alla piattaforma di riferimento, vi sbagliate di grosso!
Le vedete queste 9 immagini?
Volete sapere questi volti a chi appartengono?
La risposta è: non appartengono a nessuno.
QUESTE PERSONE NON ESISTONO!
Trattasi di immagini generate attraverso il sito ThisPersondoesNotExist.com
“This Person does Not Exist” è una piattaforma in grado di generare autonomamente volti realistici che non appartengono ad esseri umani realmente esistenti: uomini, donne, bambini, anziani, soggetti di origine caucasica, africani o orientali.
Possono essere creati infiniti soggetti non appartenenti a questo mondo ed ogni volta che si aggiorna la pagina, l’algoritmo genera un’immagine iper realistica, ma assolutamente falsa, di una persona.
Nel dicembre del 2018 alcuni ricercatori della società Nvidia progettarono un software che utilizza un particolare tipo di algoritmo di intelligenza artificiale chiamato GAN: Generative Adversarial Networks.
Un paio di mesi dopo, nel febbraio del 2019, Phillip Wang, un ingegnere informatico che collabora per Uber, ha utilizzato il software creando appunto il sito ThisPersondoesNotExist.com per dimostrare di cosa siano realmente capaci i GAN.
Tutti i GAN hanno due network: un generatore ed un discriminatore. Il primo sintetizza nuovi campioni da zero, ed il secondo prende campioni sia dai dati di training che dall’output del generatore e prevede se sono reali o fake.
«Ho deciso di creare questa pagina di tasca mia per sensibilizzare l’opinione pubblica. Ogni volta che si aggiorna il sito, la rete genererà una nuova immagine facciale», ha dichiarato da Wang, il quale ha voluto realizzare il software per sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che potrebbe portare in futuro a grossi guai, se non gestito con la dovuta attenzione.
È quindi importante che sviluppatori, programmatori ed esperti di sicurezza informatica si concentrino sullo sviluppo di nuovi metodi per riconoscere questi account fasulli. A tal proposito un gruppo dell’università di Albany, negli Stati Uniti, starebbe già sviluppando una contromisura per contrastare tale problematica.
Il codice che ha reso possibile questo inquietante sito web è descritto in un documento che è disponibile su arXiv.
Recentemente è già successo che una piattaforma di investimenti online che operava attraverso il trading di cripto monete, riportava nella sezione “contatti” i nomi ed i cognomi abbinati alle foto di due persone, che si spacciavano per i soci fondatori del progetto, ma che nella realtà non esistevano nemmeno. Proprio per il fatto che i due admin avessero mostrato i loro volti, molti investitori si sono fidati della loro trasparenza e hanno depositato ingenti somme di danaro, fino a quando, da un giorno all’altro, il sito è stato chiuso senza dar la possibilità di prelievo alle vittime, facendo inoltre sparire tutti i loro risparmi, depositati presso qualche paradiso fiscale irrintracciabile dalle autorità. Con molta probabilità i truffatori avevano utilizzato il software GAN per generare due volti fake con il mero scopo ingannare gli utenti del web.
Vi abbiamo dunque mostrato quanto la tecnologia si stia evolvendo a ritmi esponenziali e fino a che punto oggi sia possibile sconvolgere e manipolare la realtà attraverso il web. Per questo motivo è indispensabile aumentare sempre più il proprio livello di attenzione, senza mai dare nulla per scontato e facendo ricerche approfondite, onde evitare di cadere in spiacevoli trappole o di finire nelle mani di abili truffatori.