Madama Butterfly di Puccini al Festival Pucciniano di Torre del lago 08/08/2020
La regista Manu Lalli ha costruito questa produzione di Madama Butterfly partendo da un’idea forte, da contenuti da trasmettere, il che, normalmente, è assai pericoloso, perché comporta il rischio di violentare l’opera in oggetto inserendo elementi che l’autore non aveva previsto o voluto, ma lo fa con garbo e con intelligenza, merce rara, oggi, sui palcoscenici. A lei preme lanciare un messaggio ecologico, il che certamente non era negli intenti del Maestro, ed un messaggio di denuncia sociale contro gli stupri e il turismo sessuale, e questo è meno lontano dal soggetto dell’opera, anzi ne fa parte ante litteram. Questa idea di denuncia, questa concezione di un teatro pedagogo che smuove le coscienze, se non devasta l’opera dell’autore, come in altri casi è successo, ma ne sottolinea e modernizza alcuni punti cruciali, credo possa essere davvero benvenuta e apprezzata. Se poi, come nel caso del lavoro della signora Lalli, ciò che viene presentato è visivamente bello, ancora meglio, perché la bellezza predispone sempre lo spettatore a cogliere la musica nelle sue sfumature più profonde e lascia un segno di partecipazione all’assoluto che è tra i compiti primi di quest’arte. Il contenuto sul quale la signora ha concentrato l’attenzione ha provocato ovviamente alcune infedeltà alle didascalie pucciniane, ma, come già detto, affrontate con garbo ed eleganza.
La scenografia presenta un meraviglioso giardino vero, con piante di vari tipi ed una struttura centrale a dare l’ambience nipponica: potrebbe essere l’ingresso al giardino, ad una casa o ad un tempio. Tutti questi alberi hanno creato un impatto assolutamente benefico sullo spettatore; per rendere più ecologico possibile l’ambiente, la regista ha così rinunciato allo shosi: credo che la casetta con le mura scorrevoli e trasparenti si sarebbe fusa ottimamente con il giardino e mettendolo si sarebbe evitato di ascoltare Goro cantare “un fianco scivola” alludendo a porte scorrevoli inesistenti, il che non è mai bello. La regista ha tentato di risolvere il problema facendo mostrare da Goro a Pinkerton i piani di una futura casa ed intendendo che la casetta si sarebbe costruita lì in seguito (quindi per la notte del matrimonio gli sarebbe toccato dormire in un bel sacco a pelo nel bosco, cosa un po’ improbabile). Per il resto, l’apparato simbolico ha prevalso, ma, vivaddio, rendendosi comprensibile, perché semplice e coerente: la regista ha giocato con due colori che nella tradizione nipponica simboleggiano vita e morte, cioè il rosso (aka) e il bianco (shiro) che rappresenta in quella tradizione, come nella nostra, anche la purezza sacrale. Ogni donna aveva infatti un vestito rosso sovrapposto ad uno bianco, tranne nel secondo atto la protagonista (che usa il colore kuro per indicare la sua sconfitta), e sono sempre state presenti delle ragazze impegnate in movimenti coreografici, chiaramente riferiti a questo contenuto simbolico. Il colore nero (kuro), simboleggiante il male, è presente nell’obi di Butterfly e delle altre ragazze e brandito da esse come un laccio di morte. Il gioco ha funzionato; il colpevole dello “stupro etnico “, il vile Pinkerton, è stato rappresentato sempre in modo sprezzante, sottolineando ciò che è: un uomo che non si fa cura di illudere una povera ragazza per il proprio piacere, causandole la morte. Se nell’opera pucciniana ciò viene rappresentato di sfuggita e si potrebbe pensare almeno nel duetto del primo atto che Pinkerton sia veramente innamorato della giovane Butterfly, la signora Lalli ci toglie ogni dubbio al riguardo, forzando la storia Pucciniana fino a fare arrivare Pinkerton non quando Butterfly si è già uccisa, ma durante l’aria “Tu, piccolo Iddio”. Pinkerton è presente quindi al suicidio, pur rimanendo appartato, e non fa nulla per impedirlo. Ciò dà al personaggio un colore assai più tetro e disgustoso di quello voluto da Puccini, che si era limitato a descriverlo come un ragazzo giovane e irresponsabile che, davanti alla presa di coscienza di ciò che ha fatto, fugge vigliaccamente.
A parte le licenze indicate, la regista ha mosso i suoi personaggi seguendo in tutto, con rispetto, le indicazioni pucciniane, per cui lo spettacolo è risultato alla fine corretto ed efficace. La presenza di una Butterfly e di un Pinkerton dalla fisicità e dalle voci fresche e giovanili, ha sicuramente aiutato il suo lavoro, pur nell’immensa difficoltà del distanziamento sociale obbligatorio, rispettato per i solisti, ma non molto per il coro. Senza volerlo la signora Lalli ha risolto le scene d’amore allo stesso modo del regista dell’opera precedente del Festival di quest’anno: Pinkerton ha sfogato l’eros sulla giacca di Butterfly, mentre lei stava ad adeguata distanza. L’unico elemento disturbante è stato l’ipercinetico Dolore, il bimbo di Butterfly che, non dico avesse un’età da andare all’università, ma aveva molto più dei tre anni previsti dal plot e una statura già riguardevole: questo ha molto falsato la credibilità della vicenda.
Non ho molto apprezzato che tutti i cori, anche quelli esterni, fossero eseguiti in palco e che alla scena del matrimonio gli invitati non arrivassero come di consueto, in corteo, seguendo Butterfly, ma fossero già presenti in quell’affollatissimo giardino. Credo però che questa sia stata una decisione più del maestro che della regista, per avere un suono più presente da parte del coro.
Accanto a questa buona regia abbiamo assistito ad una prova maiuscola dell’orchestra del Festival Puccini, che, con una pulizia esemplare di ensemble, ci ha regalato tutta la gamma di colori previsti in partitura, con i giusti fortissimi e dei pianissimi sempre udibili, di una dolcezza straordinaria. Per la prima volta ho ascoltato dal vivo la direzione orchestrale del maestro Enrico Calesso e devo dire che mi ha sorpreso ed entusiasmato; pulizia e chiarezza di gesto, perfetto accordo con il palcoscenico, idee musicali chiare e ben sviluppate, fraseggio assolutamente fedele allo stile del Maestro.
Altrettanto maiuscola la prova del Coro del Festival Pucciniano istruito da Roberto Ardigò: meraviglioso il coro a bocca chiusa, con il coro presente in scena, ma pianissimo come se fossero in lontananza (peccato che giungessero i suoni di un vicino locale a disturbare) e molto valida anche la scena del matrimonio.
Valerio Alfieri ha dato un tocco di magia allo spettacolo con le sue luci, creando effetti bellissimi e poetici.
Soddisfacente il cast:
Shoko Okada non ha la vocalità consueta delle Butterfly in attività, è un po’ più leggera, ma proprio per questo la sua prova, di altissimo livello, è stata interessante e da ricordare, perché ha saputo avvicinarsi moltissimo come recitazione e linea di canto all’età prevista per il personaggio (quindici anni) e quindi regalare una grande credibilità allo spettacolo, rovinata solo dall’eccessiva età del suo bimbo.
Il suo rapporto con gli altri personaggi è stato ben costruito e, se ha rinunciato a molti vezzi giapponesi, compreso il modo di camminare, ha guadagnato in incisività grazie ad un’esecuzione davvero molto valida, anche nei brani più impegnativi. Delizioso il piccolo mancamento previsto dalla scena e risolto con una misuratezza ed una nobiltà tutte giapponesi.
Magistrale, incantevole, la Suzuki di Annunziata Vestri la quale con una costanza ed una forza ammirevoli è arrivata ad un livello artistico di primo piano. Non riesco a trovare la minima imperfezione nella sua prova: colore brunito, fraseggio perfetto, acuti sicuri, recitazione convincente. Brava!
Con gioia ho riascoltato dopo un po’ di tempo Raffaele Abete, che in questi anni è cresciuto tantissimo. Partito un po’ come un diesel, si è scaldato nel giro di pochi minuti e da “Ovunque al mondo” in poi ha regalato una prova capace di entusiasmare il pubblico, cantando con la semplicità dei grandi, come se tutto gli fosse facile, con un buon fraseggio ed acuti molto validi. Ha dovuto fare un personaggio antipatico, sprezzante, pieno di superiorità razziale molto americana, per scelta della regista, ma lo ha retto, soprattutto nella difficilissima apparizione finale prematura di cui si è parlato, nella quale tradiva un po’ di imbarazzo nel trovarsi in scena in un momento inusitato e non sapeva bene cosa fare. Splendido il duetto con la Okada.
Completava il cast dei protagonisti uno Sharpless di lusso: Alessandro Luongo, vocalmente generoso, capace di morbidi fraseggi e acuti sicurissimi, ha saputo reggere sulla scena quel mezzo tono recitativo che il personaggio richiede (Sharpless = senza brillantezza mentale), con gesti misurati ed appropriati.
Per il cast dei comprimari il Festival ha attinto, come giustamente fa, ai fedelissimi: Francesco Napoleoni come Goro, non soddisfacente come vocalità; non volendo fare il solito Goro nasale di tradizione, ha finito per non trovare un’emissione convinta e convincente, con suoni troppo trattenuti; anche come recitazione avrebbe potuto fare meglio; Luca Bruno nel doppio ruolo di Yamadori e del commissario imperiale, entrambi svolti con una buona emissione e dizione chiara; Davide Mura come zio Bonzo, efficace vocalmente, un po’ meno scenicamente, non dimostrando quella grande ira prevista dal libretto; Alberto Petricca come ufficiale del registro e Anna Russo come Kate.
Una bella serata, di grande musica ottimamente eseguita, che mi rafforza nel ritenere “Madama Butterfly” un assoluto capolavoro.
MARCELLO LIPPI
Autore e Critico Musicale per la Cultura di Young diretta da David Colantoni
Nato a Genova, ha tre lauree: si è infatti diplomato in canto lirico (omologato laurea) presso il conservatorio Paganini e laureato in discipline musicali-indirizzo interpretativo e compositivo presso l’istituto Accademico Braga di Teramo con il massimo dei voti. E’ anche laureato in lettere moderne presso l’Università degli studi di Genova, sempre con il massimo dei voti. Parla cinque lingue.
Baritono. La sua carriera comincia nel 1988 con La notte di un nevrastenico e I due timidi di Nino Rota e subito debutta a Pesaro al Festival Rossini in La gazza ladra e La scala di seta. In seguito canta in Italia nei teatri dell’Opera di Roma (Simon Boccanegra, La vedova allegra, Amica), San Carlo di Napoli (Carmina Burana), Carlo Felice di Genova (Le siège de Corinthe, Lucia di Lammermoor, Bohème, Carmen, Elisir d’amore, Simon Boccanegra, La vida breve, The prodigal son, Die Fledermaus, La fanciulla del west), Fenice di Venezia (I Capuleti e i Montecchi), Massimo di Palermo (Tosca, La vedova allegra, Orphée aux enfers, Cin-ci-là, Barbiere di Siviglia), Massimo Bellini di Catania (Wienerblut, Der Schulmeister, das Land des Lächelns), Maggio Musicale di Firenze (Il finanziere e il ciabattino, Pollicino), Regio di Torino (The consul, Hamlet, Elisir d’amore), Arena di Verona (La vedova allegra), Verdi di Trieste (I Pagliacci, Der Zigeuner Baron, Die Fledermaus, Al cavallino bianco, La vedova allegra), Lirico di Cagliari (Die Fledermaus- La vida breve), Piacenza (Don Giovanni), Modena (Elisir d’amore), Ravenna (Elisir d’amore), Milano ( Adelaide di Borgogna), Savona (Medea, Il combattimento di Tancredi e Clorinda, Torvaldo e Dorliska), Fano (Madama Butterfly), Bari (Traviata, La Cecchina), Lecce (Werther, Tosca), Rovigo (Werther, Mozart e Salieri, The tell-tale heart, Amica), Pisa (Il barbiere di Siviglia- La vedova allegra), Lucca (Il barbiere di Siviglia) eccetera. All’estero si è esibito alla Monnaye di Bruxelles (La Calisto), Berlin Staatsoper (Madama Butterfly, La Calisto), Staatsoper Wien (La Calisto), Staatsoper Muenchen (Giulio Cesare in Egitto), Liceu di Barcelona (La gazza ladra, La Calisto, Linda di Chamounix), Atene (Il barbiere di Siviglia- Madama Butterfly), Dublin (Nozze di Figaro, Capuleti e Montecchi), Lyon (Nozze di Figaro, Calisto), Paris (Traviata, Nozze di Figaro), Dresden (Il re Teodoro in Venezia, Serse), Nice (Nozze di Figaro, The Tell-tale heart), Ludwigshafen (Il re Teodoro, Serse), Jerez de la Frontera (Nozze di Figaro), Granada (Nozze, Tosca), Montpellier (Calisto, Serse), Alicante (Traviata, Don Giovanni, Rigoletto, Bohème), Tel Aviv (Don Pasquale, Elisir d’amore, Traviata), Genève (Xerses, La purpura de la rosa), Festival Salzburg (La Calisto), Madrid Zarzuela (La purpura de la rosa, don Giovanni), Basel (Maria Stuarda), Toronto (Aida), Tokio (Traviata, Adriana Lecouvreur), Hong Kong (Traviata), Frankfurt (Madama Butterfly), Dubrovnik (Tosca), Cannes (Tosca), Ciudad de Mexico (La purpura de la rosa), Palma de Mallorca (Turandot e Fanciulla del west), Limoges (Tosca), Toulon (Linda di Chamounix), Macao (Turandot) ed altre decine di teatri in differenti nazioni del mondo.
Incisioni discografiche in commercio: 1989- LIVE from R.O.F. Pesaro ROSSINI La gazza ladra,
1991- LIVE from Teatro La Fenice Venezia BELLINI I Capuleti e i Montecchi, 1992 – LIVE from Teatro Carlo Felice Genova ROSSINI Le siège de Corinthe- orch. T. Carlo Felice, 1994- Studio
MARTIN Y SOLER Il tutore burlato, 1994- LIVE from T.dell’Opera Giocosa Savona PACINI Medea, 1995- Studio CAVALLI La Calisto, 1995- Studio MONTEVERDI Madrigali guerrieri e amorosi, 1996- Studio VIVALDI Il Teuzzone, 1998 VOYAGE EN ITALIE studio, 1998 2000 YEARS OF MUSIC, 1999- Studio TORREJON Y VELASCO La purpura de la rosa, 1999 HISTORY OF BAROQUE MUSIC, 2002- LIVE from Teatro Lirico Cagliari DE FALLA- La vida breve, 2002
LES LUMIERES DU BAROQUE-studio. DVD: 1997 Opera de Lyon MOZART- LE NOZZE DI FIGARO, 2000 HAENDEL XERSES Semperoper Dresden- 2004 COLI THE TELL-TALE HEART teatro Sociale di Rovigo- 2006 CAVALLI LA CALISTO La Monnaie Bruxelles- 2009 STRAUSS- DER ZIGEUNER BARON-teatro Verdi Trieste
Dal 2004 al 2009 ha ricoperto l’incarico di Direttore Artistico e Sovrintendente del Teatro Sociale di Rovigo.
Nel 2010 è stato direttore dell’Italian Opera Festival di Londra.
Dal 2011 al 2016 è stato direttore artistico della Fondazione Teatro Verdi di Pisa.
Dal 2017 al 2019 è stato casting manager per la società di produzione Golden Globe Production nella sede di Praga
Ha insegnato Management del Teatro all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, attualmente insegna la materia nell’ambito del progetto regionale toscano Music Pro, presso il Festival Pucciniano di Torre del Lago Puccini e per la Regione Toscana progetto Dipas.
Dal 2015 firma come regista importanti spettacoli operistici in tutto il mondo: il Trittico di Puccini ad Osaka (Giappone), Don Giovanni a Pafos (Cipro), Jolanta e Aleko a Banska Bistrika, Don Pasquale a Massa Marittima, Cavalleria rusticana, Traviata, Tosca, Rigoletto, Suor Angelica e altre importanti produzioni estere e italiane. Ha firmato la regia anche di opere moderne come Salvo d’Acquisto al Verdi di Pisa e barocche come Il Flaminio con il Maggio Formazione di Firenze e Incoronazione di Poppea di Monteverdi produzione toscana di Opera Network.
Docente di canto lirico in conservatorio a La Spezia, Alessandria, Udine, Ferrara, Rovigo e ora nuovamente a La Spezia.
Ha fatto Master Class in varie parti del mondo, Kiev (accademia Ciaikovski), Shangai, Chengdu, Osaka, San Pietroburgo, San Josè de Costarica, Hohhot ed in moltissime città italiane Modena, Genova, Catania, Torino, Roma, Belluno ecc.
Musicologo, ha pubblicato molti saggi: Alla presenza di quel Santo 2005 quattro edizioni e 2013; Era detto che io dovessi rimanere… 2006; Da Santa a Pina, le grandi donne di Verga 2006 due edizioni; Puccini ha un bel libretto 2005 e 2013, A favore dello scherzo, fate grazia alla ragione 2006 e 2013; La favola della “Cavalleria rusticana” 2005; Un verista poco convinto 2005; Dalla parte di don Pasquale 2005; Ti baciai prima di ucciderti 2006 e 2013; Del mondo anima e vita è l’amor 2007 e 2014; Vita gaia e terribile 2007; Genio e delitto sono proprio incompatibili? 2006 e 2012; Le ossessioni della Principessa 2008 e 2012; Dal Burlador de Sevilla al dissoluto punito: l’avventura di un immortale 2014; L’uomo di sabbia e il re delle operette 2014; Un grande tema con variazioni: il convitato di pietra 2015; E vo’ gridando pace e vo’ gridando amor 2015; Da Triboulet a Rigoletto 2011 e 2016; Un trittico molto particolare 2016, editi da Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Verdi di Padova, Teatro Comunale di Modena, Festival di Bassano del Grappa, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna.
Ha contribuito al volume “Una gigantesca follia” – Sguardi sul don Giovanni per la casa editrice ETS.
Come attore è stato spalla di Oreste Lionello, Vincenzo Salemme, Leo Gullotta, Gianfranco Jannuzzo, Massimo Dapporto, Gennaro Cannavacciuolo, Elio Pandolfi, Chiara Noschese in produzioni d’operetta.
Come scrittore nel 2012 Ha edito un libro di poesie “Poesie 1996-2011” presso la casa editrice ABEdizioni. E’ nell’antologia di poeti contemporanei “Tempi moderni” edito da Libroitaliano World. Critico musicale della rivista You-ng, per la stessa rivista ha pubblicando a puntate il romanzo “L’inconsapevole trinità”.
E’autore delle versioni italiane del libretto delle opere: Rimskji-Korsakov Mozart e Salieri; Telemann Il maestro di scuola (entrambe rappresentate al Teatro Sociale di Rovigo ed al teatro Verdi di Pisa); Dargomiskji Il convitato di pietra rappresentata al teatro Verdi di Pisa