Carta d’identità per i social: riceviamo e pubblichiamo la lettera del Professore Antonio Marturano sulla proposta dell’On.Marattin
On. Marco Marattin e Dr. Riccardo Luna, vorrei presentarmi: mi chiamo Antonio Marturano e ho scritto il mio primo libro relativo ai problemi etico-giuridici del Web nel 2000 (Etica dei Media, Milano: Franco Angeli): agli albori delle discussioni sui new media in Italia, e da allora continuo ad interessarmi di questi problemi, anche organizzando conferenze internazionali, che in Italia, passano sotto silenzio.
Scrivo questa mia lettera aperta in quanto ho letto con stupore e sgomento la vostra diatriba sulla opportunità di schedare chiunque voglia aprire un profilo social proposta dall’On. Marattin, sull’onda dell’hate speech contro la persona dell’On Segre.
Intervengo in questo batti e ribatti, in quanto la mancanza di prospettiva storica (relativa allo sviluppo di Internet), giuridica e teorica emerge fortemente dalle vostre proposte, che vedremo in seguito, risultano di una particolare miopia.
Non è la prima volta, infatti, che questo tipo di problema emerge da quando il Web è nato, ed è stato reso accessibile alla stragrande parte della popolazione. Non è la prima volta che le soluzioni che voi proponete vengono messe sul tappeto. La soluzione proposta dall’On. Marattin, per esempio, rieccheggia molto quella, proposta da Karl Popper, passata alla storia come la “patente per fare televisione”, che si può leggere in Cattiva maestra televisione del 1994.
L’idea di una patente, di una licenza, o di un qualunque sbarramento per poter agire su un mezzo di comunicazione di massa (Popper aveva di mira la televisione e la radio, in quanto soli mezzi mezzi di comunicazione a lui accessibili) la dice lunga sulla capacità di proposta politica di chi ci governa (non solo in Italia); quella di Marattin è infatti una proposta, alla stregua di quella che Popper pensava per il sistema televisivo, buona solo per i sistemi di comunicazione a broadcasting: la cui peculiarità, detta rozzamente, consiste nell’esistenza di un solo trasmettitore e diversi ricevitori.
Il Web – come anche Internet – è un sistema cosiddetto “a rete”: potenzialmente vi sono tanti trasmettitori quanti ricevitori. Proposte come quelle di Marattin sono buone solo per consolidare la attuale trasformazione del Web in un sistema non più a rete, ma “broadcastizzato”. Un sistema simile, infatti, è più rispondente al tipo di sistema legale e commerciale oggi vigente, fondato su un concetto forte di proprietà privata, sul quale poggia l’attuale sistema economico capitalista. Da questo punto di vista ha ragione Riccardo Luna che suggerisce, invece, una regolamentazione del Web “dal basso”: direttamente dai fruitori del sistema; ma questa posizione non è assolutamente una novità, questa era in predominante quando il Web veniva ad essere scoperto – tra gli anni ‘90 e il 2000 – dal grande pubblico.
Con l’avvento delle grandi multinazionali del Web questa ultima posizione, piano piano, ha perso la sua forza; questa era infatti, ideale quando il Web veniva pensato come uno strumento per l’aggregazione di piccole e medie forze economiche: essa rieccheggiava il clima economico ed etico del tempo, come scrivevo su Etica dei Media, ed ebbe il suo apice con il Web 2.0 quando, come proponevano Tapscott e Williams (in Wikonomics, 2006), il Web doveva essere una piattaforma collaborativa multiutente.
Riccardo Luna, nella sua critica a Marattin, inoltre, commette due errori – gravi, a mio avviso, per un giornalista che ambisce a stare “on the edge” nel campo dei Media: il primo riguarda la data di nascita del Web: il Web non ha ancora compiuto 30 anni (ne ha “solamente” 28); poi afferma che una lettera aperta di Berners-Lee, progettista (non fondatore) del Web, ove si annuncia una soluzione alla deriva della sua “creatura”, è stata pubblicata lo stesso giorno del proprio intervento su Repubblica: orbene, la lettera di Berners-Lee è del 12 Marzo (e non del 29 Ottobre 2019 data dell’intervento di Luna su Repubblica) data dell’anniversario della creazione del Web. Errori così marchiani la dicono lunga sulla preparazione del giornalista che accusa Marattin di incompetenza.
Sia la soluzione di Marattin che la soluzione di autoregolamentazione di Luna, sono proposte completamente obsolete. La prima, tende a regolare nuovi mezzi con vecchi metodi regolamentativi, che non funzionano nei nuovi ambienti, ma che finiscono soprattutto con l’aumentare la burocrazia nel Web e il mantenimento di paradigmi economici neoliberisti, efficaci a sostanziano lo status quo delle megacorporations come Facebook o Amazon; la seconda, invece, abbiamo visto che si è già rivelata fallimentare – già proposta nel passato, e che non tiene conto dello sviluppo del Web e della esistenza di colossi economici digitali. Serve, quindi, una risposta nuova, che non va nella direzione dello status quo – che minerebbe, tra l’altro, la neutralità della Rete (Marattin), nè nella direzione di una autoregolamentazione quasi spontanea di non si sa di chi (degli utenti web?, delle aziende presenti nel Web?) (Luna).
Il problema è complesso e va indirizzato in modo globale, che permetta, soprattutto, di salvaguardare la neutralità della Rete stessa, ovvero l’esistenza una rete a banda larga (il Web, appunto) che sia priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul modo in cui essi operano, cioè dal punto di vista della fruizione dei vari servizi e contenuti di rete da parte dell’utente finale: vedremo quale sarà il primo passo annunciato da Berners-Lee e dalla sua fondazione.