Tosca di Puccini al teatro del Giglio di Lucca Ottobre 2019 -di Marcello Lippi
di Marcello Lippi
Il peggior difetto della critica musicale dei nostri tempi è l’aver ormai privilegiato l’atteggiamento analitico su quello sintetico, per cui si valutano i singoli artisti ed i singoli aspetti di una produzione a scapito spesso di una recensione globale del valore di una produzione. Su questo incide ovviamente il senso di frustrazione che accompagna il recensore per la perdita del significato primigenio del suo operare, ossia il compito di fornire l’indicazione al pubblico del valore o meno di uno spettacolo in funzione di una fruizione futura; nel caso dei grandi musical d’oltremanica ed oltreoceano, che hanno molte recite in programmazione, una recensione spesso condiziona l’adesione del pubblico e addirittura il numero delle serate che lo spettacolo riesce a programmare. Nel caso dell’opera lirica in Italia in un teatro di tradizione, invece, quando la recensione viene pubblicata le recite sono già terminate e diventa come un giudizio a posteriori da parte di uno spettatore, se va bene un po’ più competente di altri, che non può prescindere da una soggettività ed un’emotività che costituiscono l’angolo visuale dello scrivente sull’oggetto in esame.
Mi si permetta per una volta di essere sintetico e di dire che lo spettacolo cui ho assistito nella sera del 18 ottobre 2019 al Teatro del Giglio di Lucca era uno spettacolo validissimo, esprimendo un giudizio globale e trascurando così, per il momento, le pecche inevitabili in un’esecuzione dal vivo.
Non credo che questo teatro navighi nell’oro ed abbia risorse superiori alle altre istituzioni sue pari, eppure la scenografia ed i costumi che il regista, scenografo e costumista Ivan Stefanutti ci ha regalato esprimevano un’opulente bellezza, consistendo in elementi (elegantissimi) che venivano cambiati di posizione nei tre atti e in proiezioni (fisse e in movimento) geniali e quasi magiche che davano vita alla dea del teatro: l’illusione. Lo spazio scenico del Giglio è piccolo e lo si notava appena fossero in scena più di sei persone, ma la scenografia ne dilatava i confini esprimendo vera poesia ed arte sopraffina.
L’impressione di grandiosità, di maestosità, d’imponenza è stata raggiunta come se lo spazio scenico fosse sfondato e reso capace di accrescersi a dismisura. Il rispetto classico per le didascalie pucciniane è stato totale, eppure l’opera è stata rivitalizzata: la fusione di elementi scenici costruiti e proiezioni virtuali ha permesso di cambiare continuamente l’angolo prospettico dello spettatore, facendo partecipare alla vicenda anche la scenografia come un’attrice protagonista, attraverso un movimento delle proiezioni e della siparistica di fondo che esprimeva di volta in volta la sensazione di apertura o di chiusura, di avvicinamento o allontanamento, entrando nella psiche dei personaggi che interagivano con essa ed essendone al contempo espressione.
Un lavoro maiuscolo da parte del regista e del virtual designer Ezio Antonelli. Le luci, create da Marco Minghetti, hanno poi completato la bellezza del quadro complessivo, con immagini favolistiche ed un passaggio dalla notte stellata all’alba e al cielo nuvoloso ed inquieto della fucilazione davvero da grande maestro dell’illusione. Tutti i quadri erano veramente pittorici con un impiego dei colori a illustrazione psicologica.
La scena iniziale, con la chiesa deserta e oscura, è stata esemplare per capacità di illuminare i personaggi senza rompere il mistero dell’oscurità presaga di eventi. A ulteriore arricchimento di tanta bellezza una regia perfetta nei toni, “vera” nei movimenti e nelle relazioni tra i personaggi, basata, mi si passi la licenza linguistica, su una metonimia gestuale, su una sostituzione del gesto classico e retorico d’antan con una gestualità moderna che ha riportato alla nostra epoca la sensibilità psicologica e l’espressività di personaggi storici di un altro tempo. Arte pura! Meravigliosi, tra l’altro, i figuranti-comparsa che hanno interpretato gli uomini al servizio del barone Scarpia; seduti spesso sui gradini delle scale, con atteggiamento più da delinquenti che da uomini di legge, come belve pronte ad azzannare, cani feroci agli ordini di un padrone senza pietà.
Tanto di questa bellezza si è sicuramente riverberata sugli altri elementi della produzione, a partire dalla direzione sicura e nobile di Marco Guidarini, che ha esaltato le dinamiche pucciniane e creato una tensione narrativa senza soluzione di continuità, con intelligente gestione delle pagine più liriche e sapiente conduzione orchestrale agli apici espressivi. Esperto ed abilissimo anche nelle pochissime situazioni di Problem solving che gli si sono presentate, si è una volta di più rivelato come un direttore d’orchestra di totale affidabilità e rendimento. Sotto la sua guida l’esperta Orchestra della Toscana ha brillato, come pure l’ottimo coro Ars Lyrica, diretto dal magnifico Marco Bargagna, ed il coro di voci bianche Teatro del Giglio e Cappella santa Cecilia diretto da Sara Matteucci.
Il cast, composto da buoni professionisti, ha in tutto assecondato l’andamento della serata, brillando non solo nelle voci protagoniste, ma anche in quelle secondarie, tutte di ottimo livello.
La protagonista Daria Masiero ha incantato il pubblico con una recitazione molto naturale e “vera” e con una vocalità duttile, generosa e a tratti dolcissima. Ha portato molto di sé nel personaggio e questo non è certo un male, quando si crea quella magia che nasce dalla fusione di interprete ed interpretato, sicché non si riesca a scindere le parti di un Uno indivisibile. Sicurissima in acuto e particolarmente “morbida” nell’emissione, ha disegnato una Tosca da ricordare con un fraseggio di grandissima qualità..
Perfetto come fisique-du-rôle il Cavaradossi di Enrique Ferrer, convinto e convincente, anche lui perfettamente padrone del personaggio, si muove con uguale naturalezza. Tenore ormai di sicuro affidamento, che sfrutta anche la sua oggettiva bellezza, padroneggia anche le frasi più impervie del ruolo con indubbia maestria. Gli acuti sono facilissimi, anche se mi piacerebbe che trovasse un po’ più di “punta” evitando un eccessiva apertura in acuto, che crea una vibrazione eccessiva. Del resto l’impeto è una sua caratteristica ed è anche ciò che me lo fa gradire molto come artista.
Allo stesso modo consiglierei al bravissimo Matteo d’Apolito, che ho potuto ammirare per la prima volta in un ruolo serio, di cercare, pur essendo un basso, la “punta”, raccogliendo un poco di più i suoni ed evitando le sonorità un po’ palatali che sono proprie del basso buffo. Per il resto, un validissimo Angelotti, dinamico, forse un po’ troppo in forze, per essere appena fuggito di prigione, ma efficace nell’ottica della narrazione. Ha una bellissima voce, la valorizzi.
Leo An ha disegnato un torvo Scarpia, dalla vocalità sempre presente e molto potente. La sua dizione è solo un pochino sopra le righe, con un’eccessiva articolazione, ma è molto vicino ormai al “legato” tipicamente italiano. Un po’ contenuto scenicamente (Tosca nel duetto si butta a terra da sola e lui non è mai veramente minaccioso nei suoi confronti, ma sempre rispettoso, come è di persona), ha eseguito un “Te Deum” nel quale, complice anche la non eccessiva grandezza del teatro, non si è persa una sola nota del suo personaggio, nonostante il volume decisamente potente dell’orchestra e del coro. Domina il personaggio e nel lungo duetto del secondo atto dà prova di colori ed espressioni da grande artista. Bravo!
Saverio Pugliese è stato un magnifico Spoletta. Duttile sulla scena, ha compensato la staticità di Scarpia con un movimento preciso e sempre misurato; semplicemente perfetto come presenza e come vocalità. Non c’era in lui nulla di caricaturale, come a volte capita, nulla di dimesso. Ha disegnato un personaggio che sfondava la quarta parete e raggiungeva e convinceva il pubblico.
Trattenuto nel caricaturale, scelta che condivido, anche il sacrestano di Donato di Gioia, vocalmente molto elegante, scenicamente meno buffo e più “reale”.
Ottimo lo Sciarrone di Marco Innamorati, voce bellissima che fa desiderare di ascoltarlo in ruoli ben più importanti, preciso musicalmente e scenicamente e molto bella anche la voce di Lorenzo Nincheri nel ruolo del Carceriere.
Con una squadra così ben curata l’esito non poteva essere certamente che lusinghiero e molti e convinti gli applausi finali. Una degna inaugurazione della stagione 2019-20.
MARCELLO LIPPI
Autore e Critico Musicale per la Cultura di Young diretta da David Colantoni
Baritono. Nato a Genova, si è diplomato presso il conservatorio Paganini; e laureato presso l’istituto Braga di Teramo con il massimo dei voti. E’ anche laureato in lettere moderne presso l’Università degli studi di Genova. La sua carriera comincia nel 1988 con La notte di un nevrastenico e I due timidi di Nino Rota e subito debutta a Pesaro al Festival Rossini in La gazza ladra e La scala di seta. In seguito canta in Italia nei teatri dell’opera di Roma (Simon Boccanegra, La vedova allegra, Amica), Napoli (Carmina Burana), Genova (Le siège de Corinthe, Lucia di Lammermoor, Bohème, Carmen, Elisir d’amore, Simon Boccanegra, La vida breve, The prodigal son, Die Fledermaus, La fanciulla del west), Venezia (I Capuleti e i Montecchi), Palermo (Tosca, La vedova allegra, Orphée aux enfers, Cin-ci-là, Barbiere di Siviglia), Catania (Wienerblut, Der Schulmeister, das Land des Lächelns), Firenze (Il finanziere e il ciabattino, Pollicino), Milano ( Adelaide di Borgogna), Torino (The consul, Hamlet, Elisir d’amore), Verona (La vedova allegra), Piacenza (Don Giovanni), Modena (Elisir d’amore), Ravenna (Elisir d’amore), Savona (Medea, Il combattimento, Torvaldo e Dorliska), Fano (Madama Butterfly), Bari (Traviata, La Cecchina), Lecce (Werther, Tosca), Trieste (I Pagliacci, Der Zigeuner Baron, Die Fledermaus, Al cavallino bianco, La vedova allegra), Cagliari (Die Fledermaus- La vida breve), Rovigo (Werther, Mozart e Salieri, The tell-tale heart, Amica), Pisa (Il barbiere di Siviglia- La vedova allegra), Lucca (Il barbiere di Siviglia) eccetera. All’estero si è esibito a Bruxelles (La Calisto), Berlin Staatsoper (Madama Butterfly, La Calisto), Wien (La Calisto), Atene (Il barbiere di Siviglia- Madama Butterfly), Dublin (Nozze di Figaro, Capuleti e Montecchi), Muenchen (Giulio Cesare in Egitto), Barcelona (La gazza ladra, La Calisto, Linda di Chamounix), Lyon (Nozze di Figaro, Calisto), Paris (Traviata, Nozze di Figaro), Dresden (Il re Teodoro in Venezia, Serse), Nice (Nozze di Figaro, The Tell-tale heart), Ludwigshafen (Il re Teodoro, Serse), Jerez de la Frontera (Nozze di Figaro), Granada (Nozze, Tosca), Montpellier (Calisto, Serse), Alicante (Traviata, Don Giovanni, Rigoletto, Bohème), Tel Aviv (Don Pasquale, Elisir d’amore, Traviata), Genève (Xerses, La purpura de la rosa), Festival Salzburg (La Calisto), Madrid (La purpura de la rosa, don Giovanni), Basel (Maria Stuarda), Toronto (Aida), Tokio (Traviata, Adriana Lecouvreur), Hong Kong (Traviata), Frankfurt (Madama Butterfly), Dubrovnik (Tosca), Cannes (Tosca), Ciudad de Mexico (La purpura de la rosa), Palma de Mallorca (Turandot e Fanciulla del west), Limoges (Tosca), Toulon (Linda di Chamounix) ed altre decine di teatri in differenti nazioni del mondo.
Dal 2004 al 2009 ha ricoperto l’incarico di Direttore Artistico e Sovrintendente del Teatro Sociale di Rovigo. Nel 2010 è stato direttore dell’Italian Opera Festival di Londra. Dal 2011 al 2016 è stato direttore artistico della Fondazione Teatro Verdi di Pisa.
Dal 2015 firma come regista importanti spettacoli operistici in tutto il mondo: ha appena terminato il Trittico di Puccini ad Osaka (Giappone), Cavalleria rusticana di Mascagni, Traviata di Verdi, Don Giovanni a Pafos, Tosca, Rigoletto e sarà presto impegnato in altre importanti produzioni estere ed italiane come Jolanta e Aleko. Ha firmato la regia anche di opere moderne come Salvo d’Acquisto al Verdi di Pisa e barocche come Il Flaminio con il Maggio Formazione di Firenze
Docente di canto lirico in conservatorio a La Spezia, Alessandria, Udine, Ferrara e ora a Rovigo
Ha insegnato Management del Teatro all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano.
Ha fatto Master Class in varie parti del mondo, per esempio Kiev (accademia Ciaikovski), Shangai, Chengdu, Osaka, San Pietroburgo, San Josè de Costarica ed in moltissime città italiane.
Musicologo, ha pubblicato molti saggi: Rigoletto, dramma rivoluzionario 2012; Alla presenza di quel Santo 2005 quattro edizioni e 2013; Era detto che io dovessi rimaner… 2006; Da Santa a Pina, le grandi donne di Verga 2006 due edizioni; Puccini ha un bel libretto 2005 e 2013, A favore dello scherzo, fate grazia alla ragione 2006 e 2013; La favola della ”Cavalleria rusticana” 2005; Un verista poco convinto 2005; Dalla parte di don Pasquale 2005; Ti baciai prima di ucciderti 2006 e 2013; Del mondo anima e vita è l’amor 2007 e 2014Vita gaia e terribile 2007; Genio e delitto sono proprio incompatibili? 2006 e 2012; Le ossessioni della Principessa 2008 e 2012; Dal Burlador de Sevilla al dissoluto punito: l’avventura di un immortale 2014; L’uomo di sabbia e il re delle operette 2014; Un grande tema con variazioni: il convitato di pietra 2015; E vo’ gridando pace e vo’ gridando amor 2015; Da Triboulet a Rigoletto 2011; Editi da Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Verdi di Padova, Teatro Comunale di Modena, Festival di Bassano del Grappa, Teatro Verdi di Pisa.
Ha pubblicato “una gigantesca follia” Sguardi sul don Giovanni per la casa editrice ETS a cura di da Alessandra Lischi, Maria Antonella Galanti e Cristiana Torti dell’Università di Pisa. Nel 2012 Ha edito un libro di poesie “Poesie 1996-2011” presso la casa editrice ABEdizioni. E’ nell’antologia di poeti contemporanei “Tempi moderni” edito da Libroitaliano World. E’ iscritto Siae ed autore delle versioni italiane del libretto delle opere: Rimskji-Korsakov Mozart e Salieri; Telemann Il maestro di scuola; Entrambe rappresentate al Teatro Sociale di Rovigo ed al teatro Verdi di Pisa. Dargomiskji Il convitato di pietra rappresentata al teatro Verdi di Pisa