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Growth Hacking Day e nuove frontiere del Marketing

Postato il Gennaio 7, 2019 Elisabetta Besutti 0

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Il Growth Hacking Day nasce nel dicembre 2017, grazie all’attività congiunta di Gerardo Forliano, Andrea Roberto Bifulco, Luca Barboni e Raffaele Gaito.

La prima edizione, svoltasi il 28 maggio 2018 presso il Teatro Menotti di Milano, ha visto la partecipazione di 500 persone e 20 Speakers, provenienti da varie parti del mondo e tutti afferenti ad aziende multinazionali importanti.

Il nuovo evento è atteso invece per lunedì 14 gennaio e prevede la presenza di personaggi di spicco come Yara Paoli, CGO @ Preply, Theodore Mulos, CEO @ GrowthRocks, Alessandro Cadoni, CEO @ Friendz, Luca Cadoni @ Customerly (trovate qui l’elenco completo degli speaker). Oltre alla conferenza vera e propria, ci sarà la possibilità di cenare con gli speaker ed il biglietto comprenderà un voucher free per l’accesso al Growth Hacking Party ed ai Workshops dei giorni precedenti.

 Abbiamo intervistato Gerardo Forliano, co-fondatore del Growth Hacking Day.

L’INTERVISTA

“Fai crescere il tuo business” è spesso solo uno specchietto per allodole, tra l’altro molto inflazionato. Cosa promette il Growth Hacking? E come si propone di realizzarlo?

Il Growth Hacking è un processo, la definizione classica parla chiaro. Si tratta infatti di “un processo di sperimentazione rapida sui canali di marketing e sul prodotto al fine di individuare le strategie più efficaci per far crescere un business”. Seguendo sempre la definizione, il growth hacking è una metodologia innovativa che coniuga insieme sia attività di marketing sia attività sul prodotto (es. sito web, app mobile, etc.), basando fortemente le decisioni da prendere su ciò che dicono i dati.

Supponiamo quindi che il team responsabile della crescita di un progetto imprenditoriale dovrà svolgere una serie di attività. Quali?

Sì, attività da svolgere in maniera iterativa, ciclicamente, e nello specifico:

  • generazione di idee relative ai test che mirano a far crescere un KPI specifico
  • dare un ordine di priorità a queste idee in termini di impatto sulla metrica da far crescere
  • configurare ed avviare l’esperimento per un determinato periodo di tempo
  • analizzare l’esito dell’esperimento e raccogliere informazioni preziose per poter svolgere in futuro le attività più significative in termini di crescita

Le idee che vengono generate riguardano ogni volta una delle fasi del “funnel dei pirati” (tra l’altro il simbolo del nostro evento), framework molto utilizzato nell’ambito del growth hacking in quanto rappresenta in maniera schematica l’intero ciclo di vita di un utente a contatto con il proprio progetto. Si ragionerà quindi se agire di volta in volta nel far crescere una metrica chiave riguardante una delle seguenti fasi del funnel: Awareness, Acquisition, Activation, Retention, Revenue, Referral.

Growth Hacking e Marketing tradizionale sono “parenti”? Quali sono le caratteristiche che li accomunano e quelle che li differenziano?

Spesso si commette l’errore di pensare che il growth hacking sia semplicemente un modo più trendy per parlare di marketing. In realtà il marketing rientra nelle attività contemplate dal growth hacking ma non esistono solo quelle.

Lavorare sul prodotto, ad esempio sul processo di customer onboarding, infatti permette di migliorare i tassi di attivazione dei visitatori che diventano utenti piuttosto che decrementare i tassi di abbandono della piattaforma. Tutto ciò sarebbe difficile, se non impossibile, da realizzare solo con le attività di marketing.

In definitiva, laddove il marketing si concentra sulle fasi di brand awareness e acquisition, il growth hacking si occupa di tutte le sei fasi del funnel dei pirati, e mentre il marketing cerca di ottimizzare le strategie efficaci già consolidate, il growth hacking cerca nuovi modi per aumentare le probabilità di passare da una crescita lineare ad una esponenziale.

Creatività, competenze tecniche, budget a disposizione. In che misura hanno rilevanza queste componenti in una campagna marketing vincente?

Per poter comporre la miglior “pozione magica”, sono importanti in egual misura.

Senza budget, la propria azione non raggiungerà un numero statisticamente rilevante di persone per poter ottenere risultati quantomeno soddisfacenti in termini di conversioni.

Se abbiamo del budget da poter impiegare e siamo molto bravi da un punto di vista della creatività e non della tecnica, possiamo ottenere ottimi risultati se le best practice utilizzate ci danno ragione, se abbiamo un ottimo intuito o se siamo molto fortunati.

Infine, con un buon budget a disposizione e delle competenze tecniche significative, saremo in grado di ottimizzare le nostre attività ma faremo molta fatica ad attirare il nostro target di riferimento a causa di una grafica non accattivante o di un copy scarso e poco persuasivo.

Abbiamo capito che il Growth Hacking non è un insieme di trucchetti ma piuttosto un processo in costante divenire. C’è tuttavia una teoria di riferimento?

La teoria “vivente” è Sean Ellis, colui che ha coniato il termine “growth hacking” quasi 10 anni fa. Seguire i suoi corsi, i suoi talk e articoli online è un ottimo modo per rimanere aggiornati su questa metodologia.

In italiano consiglio invece di leggere il libro #GrowthHacker di Raffaele Gaito e Growth Hacking di Luca Barboni e Federico Simonetti. Se nel primo si ha una maggior consapevolezza della mentalità che un growth hacker è tenuto ad avere, nel libro di Barboni ci si può fare un’idea più precisa del processo da attuare e delle varie fasi di una startup su cui bisogna lavorare.

A chi consigli di utilizzare e a chi sono utili le strategie di Growth Hacking?

In generale il growth hacking è utile per qualsiasi progetto poiché, essendo un processo, permette di ottimizzare tutte le fasi rilevanti per il business stesso.

In senso più stretto invece, il processo di growth hacking dovrebbe essere svolto solo su progetti che hanno già raggiunto il loro product-market fit e che siano quindi percepiti dal proprio mercato di riferimento come dei “must-have” piuttosto che dei “nice-to-have”.

Cercare delle nuove strategie di crescita per un prodotto scadente significa sostanzialmente sprecare il budget a disposizione: le persone interessate, proveranno il prodotto ma, rimanendo insoddisfatte, abbandoneranno ben presto. Se invece proviamo ad agire su dei segmenti di clientela non in-target al 100% con un prodotto che sulla carta è ben progettato, sarà difficile riscontrare degli ottimi tassi di conversione, dato che probabilmente le persone non proveranno lo stesso “pain” che il prodotto si propone di risolvere.

GROWTH HACKING DAY
Lunedì 14 gennaio 2019
10:00 – 19:00 CET
Dove:
Palazzo Castiglioni
Corso Venezia 47
Milano

 

GERARDO FORLIANO
“Growth Hacker, Ingegnere informatico, nasce come sviluppatore di applicazioni mobile, ha lavorato per varie agenzie digitali, ed ora è al centro della scena del Growth Hacking in Italia. Ha co-fondato il Growth Hacking Day, l’evento più grande d’Europa sul Growth Hacking, ha lanciato Growth Hacking Italia, la community italiana di riferimento sul Growth Hacking, ed è CEO & Co-Founder di Growthalia, l’agenzia italiana n.1 sul Growth Hacking”.

 

 

 

 

Autore

  • Elisabetta Besutti
    Elisabetta Besutti

    Laureata in Scienze dell'Educazione e della Formazione, è giornalista, copywriter e content editor, con esperienza ventennale in attività redazionali ad ampio spettro. PROFILO FACEBOOK: Lisa Besutti (Elisabetta)

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#funnel#Growth Hacking#Growth Hacking Day#Marketing#marketing digitale#Web Marketing

Pubblicato da

Elisabetta Besutti

Laureata in Scienze dell'Educazione e della Formazione, è giornalista, copywriter e content editor, con esperienza ventennale in attività redazionali ad ampio spettro. PROFILO FACEBOOK: Lisa Besutti (Elisabetta)


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