Noam Chomsky e Daniel Ellsberg: eccoli durante una recentissima conferenza visibile su You Tube. Quasi 90 anni Noam e 87 Dan. Sapete bene che razza di eroe omerico sia stato Dan, che è un economista e attivista politico, ed era un geniale esperto analista militare che viaggiava negli aerei presidenziali, finché non decise di dare alla Stampa i Pentagon’s Paper (1), lo studio super segreto fatto fare dall’allora Segretario della difesa McNamara sulla storia del coinvolgimento americano in Vietnam, uno studio di 7000 pagine che mostrava che da Truman a Nixon passando per Eisenhower e Kennedy, i governi USA avevano sempre mentito agli elettori rispetto al Vietnam su tutto e che l’escalation militare che costò oltre 2 milioni di vietnamiti e quasi 60.000 americani morti ammazzati, era stata pianificata da sempre.
La vicenda è raccontata nel recente film “The Post”di Spielberg e in documentario del 2009 “The most dangerous man in America”.
Questa scelta di vita di Ellsberg, che aveva comportato che da insider dell’esecutivo che poteva scambiare opinioni con i numeri uno del governo americano e persino con il Presidente stesso e avere accesso a informazioni strategiche super riservate, agli occhi dell’establishment si fosse improvvisamente e inaspettatamente trasformato “nell’uomo più pericoloso d’America” come lo aveva definito Kissinger, (il quale pur non potendo mai sperare di diventare presidente degli USA, perché nato in Germania, fu una delle eminenze grigie di diversi presidenti americani), ebbe dunque l’effetto di dare la spallata finale al consenso sempre più basso che questa guerra aveva presso l’opinione pubblica americana e mondiale e indirettamente procurò l’impeachment di Nixon per i reati connessi allo scandalo Watergate e che costò a Nixon la presidenza stessa.
Ellsberg fu invece baciato dalla fortuna. Trafugando quei documenti e mettendoli a disposizione della stampa infatti aveva commesso contro lo Stato reati per oltre 100 anni di galera. Sì salvò solo grazie al fatto che gli sgherri di Nixon, i famosi idraulici, commettendo vari reati in cerca di qualsiasi elemento che potesse gettare fango sulla immagine pubblica di Ellsberg inquinarono il processo alterando le prove e i viziando i procedimenti, emerse anche un tentativo di corruzione quasi compiuto del giudice stesso che perciò si affretto a dichiarare una intenzione della corte a non procedere contro Ellsberg che comunque aveva messo in conto di andare certamente in galera e che da governativo e da ex ufficiale dei Marines convinto cold warrior come tanti elementi dello Stato a quei tempi, fu convertito a uomo di pace, e all’attivismo, folgorato a questa vocazione che perseguirà per tutta la vita, dall’esempio di un attivista renitente e seguendo con ciò l’esempio di molti giovani americani che renitenti alla chiamata alle armi si erano fatti arrestare, di cui il più celebre era stato certamente il campione in carica dei pesi massimi Mohamed Ali, che oltre a guadagnare la galera aveva consapevolmente rinunciato al titolo mondiale pur di non combattere contro un popolo che non gli aveva fatto nulla.
Ed ecco Noam Chomsky, gigante intellettuale, filosofo, fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, ritenuta tra i più importanti contributi alla linguistica del XX° secolo, e inoltre grande attivista e politico da sempre, una vera vertigine di sapere.
La donna che li presenta al pubblico nella conferenza all’Università dell’Arizona sul tema della politica nucleare e della guerra, in maniera davvero splendida, dice, ecco abbiamo due intellettuali che sono diventati entrambi un aggettivo. Ed è pazzesco questo spettacolo di mente e cuore che sono questi due grandi vecchi americani. Nel video che il lettore potrà vedere qui nell’articolo , i due, nonostante un amicizia lunga 40 anni nata all’indomani dell’affaire Pentagon’s Paper, si trovano a parlare insieme per la prima volta a una conferenza.
L’occasione della conferenza dei due è in parte data dalla pubblicazione dell’ultimo libro di Ellsberg , The Doomsday Machine: Confessions of a Nuclear War Planner. Ellsberg si era laurato con una tesi sui criteri che indirizzano la scelta rispetto alla teoria della utilità attesa, tanto che i suoi studi erano sfociati nella concettualizzazione di un paradosso conosciuto come paradosso di Ellsberg, l’applicazione di questo tipo di analisi e di questo metodi decisionali comprendiamo essere molto indicati nella situazione del confronto tra due superpotenze nucleari, perché i meccanismi delle scelte molto simili a quelle che si verificano in un gioco stanno anche alla base di procedure di interpretazione di situazioni critiche in caso di allarmi nucleari i quali sono concepiti per prevenire una intenzione di attacco nucleare nemico anticipandola a quel punto con un first strike, la cosa diventa estremamente vicina a un gioco d’azzardo perché dovendo andare ad intercettare delle intenzioni il rischio è quello di scatenare un conflitto nucleare che distruggerebbe la civiltà storica contemporanea magari sulla base di un totale errore di interpretazione.
Ecco perché gli studi e la preparazione di Ellsberg gli avevano guadagnato lavoro nelle alte sfere militari come pianificatore di guerra nucleare.
Il mondo è stato almeno un paio di volte sull’orlo di un tragico incidente nucleare militare. Nel 1983 Stanislav Petrov colonnello sovietico al comando del bunker Serpukhov-15, sul confine occidentale dell’Urss, era incaricato di monitorare lo spazio aereo russo e lanciare l’allarme in caso di intenzione di attacchi nucleari americani. Il bunker ospitava il gioiello tecnologico sovietico: il Krokus. Un sistema informatico che monitorava le attività missilistiche americane di tutto il mondo. La sera del 26 settembre il sistema si accese prevenendo l’arrivo di 5 missili nucleari americani sul suolo sovietico in pochi minuti. Il colonnello avrebbe dovuto lanciare prima ancora che toccassero terra la rappresaglia sovietica lanciando centinaia di missili nucleari versi gli USA.
Ragionando che se gli USA avevano veramente deciso un first strike nucleare lo avrebbero fatto lanciando centinaia di testate e non 5 missili, si assunse la tremenda responsabilità di interpretare, correttamente, l’allarme come un errore del sistema. Altri errori del genere in cui l’umanità ignara è stata sul punto di essere cancellata sono accaduti molte altre volte, nel 1962 il capitano William Bassett si era trovato davanti a uno scenario simile e egualmente si era rifiutato di seguire il protocollo di rappresaglia nucleare.
Ecco che torniamo alla teoria delle scelte di Ellsberg in campo di confronto nucleare.
Cosi Ellsberg quando aveva deciso di passare dalla parte della pace non aveva solo copiato i Pentagon’ s Paper ma anche migliaia di pagine che riguardavano gli scenari di conflitto nucleari che i pazzi del pentagono avevano pianificato, con scenari che prevedevano centinaia di milioni di morti.
Il suo libro ultimo, che è a detta di Noam Chomsky davvero scioccante e da leggere, e che spero che qualche grande case editrice come La Feltrinelli per esempio possa al più presto tradurre in Italia, racconta di queste cose, racconta di come il potere di sganciare un bomba atomica sia infine anche nelle mani dei comandanti dei bombardieri strategici.
Guardando insieme Chomsky e Ellsberg in questa conferenza sono estasiato ma contemporaneamente anche terribilmente affranto perché essi hanno vissuto una immensa e lunghissima vita, e sono ormai come due navi sacre all’orizzonte, sul punto di sparire. L’umanità non potrà goderne e beneficiare della loro sapienza direttamente da loro per un tempo altrettanto lungo di come abbiamo avuto il privilegio di fare finora. Dovremmo esserne consapevoli e concentrarci con loro in un rapporto ancora più essenziale.
Ai miei occhi sono diventati improvvisamente e urgentemente preziosi: come la luce del sole prima del tramonto. Quella luce che dobbiamo sfruttare per guardare e per ricordare nella tenebra della notte dove stanno e come sono fatte le cose, specialmente quelle pericolose che potrebbero minacciare la nostra esistenza.
Forse la recente perdita della mia ultima nonna vivente, Dinka, mio oracolo narrante a cui domandare ogni volta della storia della seconda guerra mondiale, giunta ventenne a Roma dalla Croazia a piedi, in treno e su carri, da sola, proprio l’8 settembre 1943, e anche la scomparsa ancor più recente di mio padre, che era un pittore e che fu un bambino testimone di quegli orrori, mi hanno reso, come dire?, ipersensibile alla luce delle persone che vanno verso il tramonto ed emanano quella splendida aurea. E mi ha fatto comprendere, a mie amare spese, cosa vuole dire restare con il sacco pieno di domande che non furono poste in tempo e mai più potranno essere risolte da coloro a cui non chiedemmo abbastanza.
Ovviamente essi sono immortali.
Spariranno a un certo momento agli occhi dei contemporanei perché la prua della loro navigazione entrerà nel futuro dove solo pochissimi avranno la ventura di seguirli. E quelli che nasceranno invece andranno loro incontro come ogni generazione va incontro a Gesù, o a Giordano Bruno, o a Ulisse o a Erasmo da Rotterdam, a Spinoza, a Raffaello.
La possibilità che io potrò stringere le loro mani è estremamente remota, sebbene mi animi una indomita speranza. Andrò infatti per la prima volta negli USA a Maggio grazie a un concerto di mia moglie, la soprano russa Natalia Pavlova, che si terrà alla Carnegie Hall di New York City , il 30 maggio 2019 , con la pianista Cristana Pegoraro e il violoncellista George Gusev, essi eseguiranno li una opera contemporanea del compositore messicano Venus Rey Jr. scritta sulle poesie delle Poeta Russo-americana Vera Pavlova.
Dunque sbarcherò li , approderò nella terra di Noam e Dan. E ovviamente invocherò divinità Apache e Sioux e divinità Lenapi, Munsee e Unami, affinché mi propizino di riuscire ad incontrarli. Farò di tutto per incrociarli.
Vorrei che capissimo quanto essi sono importanti per noi tutti, quanto sia determinante avere queste figure nei nostri orizzonti intellettuali e morali, quale immensa opportunità sia per ognuno di noi poter ancora prendere un aereo e andare a stringere per un momento quelle loro mani di saggi ed ascoltare le loro parole, e magari fare una domanda, chiedere.
Stringere le mani di questi uomini cosi importanti, che sono riusciti a confrontare la loro statura morale con la titanicità amorale di questo tempo che annichilisce, potrebbe semplicemente essere meraviglioso.
Il modo con cui si danno da fare, nonostante l’età del vigore sia lontana ormai, nel prendersi cura della cosa pubblica in una epoca in cui la cosa pubblica ha assunto una dimensione trascendente nel suo essersi trasformata in un potere globale, sovrannazionale e sovra-istituzionale quindi che sfugge ai confronti politici territoriali con le persone reali , alla misura concreta delle vite umane negli spazi, ci rimette in grado di riprenderci dal senso di impotenza che proviamo davanti alle liquefazione sociale baumaniana, ci sveglia dall’incubo ipnotico che ci inocula un senso di impotenza che grazie alla loro indomita passione civile e politica, comprendiamo essere irreale, essi ci dicono di muoverci, ci avvertono che possiamo ancora muoverci come persone politiche e produrre delle differenze che invece siamo portati a credere di non poter più produrre. Ci dimostrano con la pacata autorevolezza con cui parlano al potere che l’uomo può sempre parlare con auctoritas al proprio tempo e contribuire a determinarne la direzione. Essi sono la voce attraverso cui ancora ci parlano gli antenati Socrate e Platone.
Gli anni che sono restati loro da vivere, oggettivamente, sono pochissimi. La loro vita è sulla linea dell’orizzonte dove lo sguardo non distingue più le cose nella forma abituale in cui conosce gli enti e le cose del mondo, oltre si apre il mistero che anche ci ha spinti nella luce dell’esistenza.
Questi due uomini sono, tra le public figures di questa epoca, gli uomini più straordinari e straordinariamente umani che abbia visto in questo secolo. Certo in altre epoche ho visto Gesu, Siddarta, ho visto Tommaso e sant’Agostino, ma in altre epoche.
Detesto il fanatismo ma penso che l’adorazione sia un importante sentimento umano. Il fanatismo è l’adorazione di un granchio, e prendere un granchio, imbarazzante patetico e nocivo, l’adorazione motivata da una sostanza può invece sollevare sentimenti in grado di “spostare l’asse terrestre” e far crollare regni di tenebra. Cosi adorarono dei vecchi pastori un neonato e cosi i giovani dovrebbero adorare dei luminosi morituri.
Passo ore ad ascoltare queste voci monumentali, ad assorbire le loro idee e le loro conoscenze , e a conformare la creta del mio essere al loro modello, anche se i risultati possono essere quanto mai goffi e comici nel mio caso, non c’è nulla che valga di più la pena che tentare di scolpirsi guardando simili uomini.
La voce eroica di Dan Ellsberg è ancora veloce, combattiva e agile, danzante come le caviglie da peso massimo di Mohamed Ali Cassius clay, i suoi occhi acuti come falchi si sono incaricati di capire le parole altrui al posto delle orecchie diventate mezze sorde, che guardano il labiale come un raggio laser misurando il dettaglio, appena qualche decimo di secondo di latenza prima che la mente abbia elaborato la lettura e già la risposta va veloce, e portano ancora quei suoi spettacolari vividissimi occhi lo slancio immutato del coraggio di quando decise nel 1971 che era disposto, gettando a mare il potere supremo a cui stava vicino da analista militare ed ex ufficiale dei marines con due anni di turno in Vietnam, di pagare con la libertà pur di fare qualcosa per avvicinare la fine della guerra del Vietnam dando al mondo i Pentagon’s Paper.
La voce oracolare di Noam, platonicamente cavernosa, vibrante di una consapevolezza che si è misurata chissà quante volte con il mondo, ha raggiunto una autorevolezza imperturbabile e indiscutibile con la propria conoscenza, e che Dan ascolta con gli occhi e con un rispetto da antilope.
Noam ascolta Dan con altrettanta ammirazione, anzi quasi con un laico stupore, ovvio: la sua azione arendtiana di svelare i documenti segreti in piena guerra, l’agire inter homine hesse, unica cosa secondo la filosofa, nella cui libreria, conservata in un archivio, ci sono i pentagon’s paper e che ad essi ha dedicato uno scritto – La menzogna in politica – che rivela il “chi” si è, ha fatto compiere uno scarto alla storia. Il pensiero e l’azione siedono inter pares in queste due poltrone.
In un altro video, Best Speech di Noam del 2018, anche visibile qui, Noam dice ai suoi privilegiati studenti che avrebbe potuto parlare di molte cose ma che alle fine non c’è che da pensare sulla domanda del secolo: sopravvivrà l’umanità, con la sua follia autodistruttiva? E parla dell’ultimo libro di Dan Ellsberg la macchina del giudizio, sul pericolo della fine nucleare. È notevole il nitore e l’altezza morale ed intellettuale contenuti nella umanità con cui Noam dice ai suoi studenti: “come dice Dan”, consigliandoli di leggere il suo libro più volte durante la conferenza.
E dice ai suoi studenti che questa domanda avrà una risposta a breve, che saranno i suoi studenti, loro stessi, questa generazione, a dover dare questa risposta, a risolvere l’enigma di questa terribile sfinge o questa risposta sarà comunque data nel peggiore dei modi, in forma di una sentenza capitale comminata alla intera umanità. A colpevoli e innocenti.
Chiunque avrebbe timore del ridicolo a dire quello che dicono, a fare quello che hanno fatto loro in questa epoca. Chomsky solleva il dubbio conversando con i ragazzi di una vera e propria patologia di specie, riguardo al folle comportamento umano che persevera diabolicamente a grandi falcate verso la autodistruzione. Chiunque avrebbe problemi a essere così. La maggior parte di noi è scivolata nelle divise e negli stivali del conformismo sociale senza nemmeno accorgersene.
Insomma siamo sull’orlo della fine. Della fine nucleare. Della fine ecologica, questo ci annunciano questi due vecchi che non hanno nulla da temere ne da guadagnare nel dirci salvatevi, perché hanno già vissuto la loro lunga e splendida vita.
Mancano due minuti alla mezzanotte atomica. Esattamente come alla fine di un film mozzafiato che sembra finire malissimo, ma gli spettatori non hanno nemmeno un filo di adrenalina, vanno verso l’ecatombe in fila, in stato di trance assente, dietro a un black Friday qualunque, sperando di tornare a casa con un qualche apparato di intrattenimento elettronico qualsiasi, oppure inguainati in un qualsiasi smoking di un qualsiasi successo che era necessario alla riproduzione del sistema di questa follia autodistruttiva. Con l’anima ustionata da brucianti pacche sulle schiena che si potrebbero rivelare essere state una ultima spinta sull’orlo del baratro.
Intanto Chomsky e Ellsberg usano, con il caldissimo sangue freddo degli eroi, il tempo loro rimasto a disposizione per dare istruzioni ai ragazzi che dovranno tentare un miracolo: affidano al loro amore e al loro entusiasmo in cui essi hanno arato e seminato il genio, la missione di salvare la terra, di transitare la vita umana nel futuro, tentando con acume, creatività e rigore morale di neutralizzare le migliaia di trappole che la follia autodistruttiva inumana ha innescato e piazzato in agguato ovunque. In agguato basterebbe immaginare gli incidenti che ci sono possibili li da accadere, in questa selva di quindicimila ordigni nucleari armati esistenti oggi, a far venire i capelli bianchi e un’aria da spettri, a pensarci davvero. Noam il saggio, parla di mano divina intervenuta a sventare fino adesso la fine, più che di mera fortuna.
Concludendo questa meditazione mi viene in mente la bellezza dell’amore di Patricia Marx che Dan Ellsberg si è sudato e guadagnato come un cavaliere medioevale, mettendosi in discussione e ricostruendosi completamente nuovo per diventarne degno, disarcionando e ferendo gravemente il drago che lo aveva dominato fino a farlo diventare uno dei suoi più intimi insider.
Non so che uomo potrei essere oggi guardandomi intorno se il mio sguardo non incrociasse la dolcezza nobile di questi eroi quasi centenari, di questi padri che abbiamo ancora la fortuna di sentire parlare accanto a noi e alla cui assenza dobbiamo prepararci ad affrontare una solitudine dolorosa che può essere redenta solo nella speranza che il loro fuoco abbia già preso ad ardere chissà dove nello sguardo di quanti più giovani possibile che da essi lo abbiano ricevuto come eredità.
Vorrei passare una notte con loro, una lattina di birra ghiacciata in mano ascoltandoli parlare , a poi restare come un nipote a dormire tra questi due vecchi titani, a suon di scorregge, racconti , pensieri e qualche frase solenne.
Goodnight Dan, sleep well Noam. A domani.
ROMA ore 23. 44
(a Natasha)
Nota 1 ho linkato iper testualmente L’ archivio di Stato americano dove si possono scaricare in PDF i Pentagon’s Paper desecretati uffcialmente pochi anni or sono , nel 2011. il testo che appare come un copia dell’originale è tuttavia selezionabile in ogni sua parte e in ogni volume e capitoli.