Lucia di Lammermoor 29 maggio 2018
Dunque è possibile ancora, dopo tutte le serate di teatro alle quali ho in tante vesti partecipato, provare un intenso piacere ad ascoltare alcuni cantanti di pregio assoluto, in tempi nei quali c’è chi sostiene che siano estinti, sepolti dalla stupidità di chi mitizza fenomeni del passato e non vive il presente! Ciò mi conforta molto e mi dà speranza per il futuro di questo nostro amato e trascurato melodramma italiano. L’allestimento genovese mi ha catturato e tenuto in tensione positiva per tutta la serata, a dispetto di una scenografia brutta e non efficace: pressoché fissa, con un tendone verde che si apriva a lasciar vedere una enorme vetrata sulla quale erano proiettati boschi, alberi (uno dei quali transitava ad un certo punto davanti alla finestra con effetto forse simbolico, ma involontariamente comico), effetti di temporale. Poca cosa per un’opera che ha molto bisogno di ambience, ma la regia di Lorenzo Mariani, che suppongo abbia concordato un progetto scenografico tanto vincolante con lo scenografo Maurizio Balò, trascende gli stessi vincoli che si è imposto e riesce a comunicare un mondo d’amore profondo per quella coppia di amanti sventurati, la cui storia è stata trasposta all’epoca ottocentesca-primo novecentesca. Lorenzo Mariani è un grande regista e lo si vede dai movimenti dei personaggi e del coro, dalla verità teatrale profonda che trasmettono nel loro interagire; i movimenti sono realistici, sinceri, ed il canto trae da essi energia e vitalità.
I colori vocali sono giusti perché le espressioni del viso, le reazioni, le relazioni sono autentiche e sentite dagli artisti come proprie. Ha osato molto Lorenzo Mariani, addirittura troppo, e su questo punto non condivido le sue scelte, ma è solo il mio parere: la scena dello stupro incestuoso con cui Enrico conclude il duetto con la sorella, se è funzionale a rappresentarci un Enrico animalesco, fratello-padrone, insensibile selvaggio, dall’altra tocca sfere etiche troppo delicate per poter essere accettate. Molto cruda anche l’esposizione di cadaveri, a partire dagli impiccati dell’ouverture, fino al cadavere di Arturo trascinato in scena dalla pazza Lucia, fino soprattutto al suicidio mediante impiccagione di Lucia stessa, il cui cadavere resta sulla scena nel finale “Tu che a Dio spiegasti l’ali”. Ciò rende fortissima come intensità la scena del suicidio di Edgardo, che avviene davanti al cadavere dell’amata, tentando poi di abbracciarla e tenerla per mano fino all’ultimo anelito di vita. Ottima soluzione per il finale. Realistico e bello tutto ciò che avviene nella scena della pazzia, dove Mariani, complice una protagonista eccelsa, riesce a giustificare nota per nota tutto il duetto di Lucia con il flauto, nascondendo l’originale finalità d’esibizionismo canoro dietro una necessità drammatica travolgente. Per la prima volta ho percepito come necessario ogni suono della cadenza.
Zusana Marková è un’interprete meravigliosa di Lucia, “è” Lucia; abbiamo assistito in passato a recite nelle quali la protagonista cantava meravigliosamente come un uccellino, ma non si coinvolgeva sufficientemente a livello scenico ed altre nelle quali accadeva il contrario. La Marková è meravigliosa da entrambi i punti di vista. Dalla classe con cui compare, davanti alla finestra (avremmo dovuto essere in giardino, ma la scena, come detto, era unica) fumando in posa novecentesca, al suo muoversi agilmente come una ragazza e non come un famoso soprano statuario e gelido, alla sua tenerezza per Edgardo, tutto è incantevolmente giusto. Vocalmente superba, ha un timbro caldo, dolcissimo, e sale in acuto apparentemente senza difficoltà alcuna, permettendosi filati di gran classe e rimanendo sempre attentissima a non soverchiare i colleghi meno dotati di potenza sonora, regalandoci così duetti dolcissimi e raffinati. Ha modo in quest’opera di farci ascoltare tutte le sue qualità, dal fraseggio morbidissimo all’acuto timbrato e lunghissimo, ma vince soprattutto per la sua assoluta naturalezza sulla scena, che commuove ed innamora.
Di Andrea Bocelli, Edgardo, mi ha stupito l’immenso lavoro di preparazione musicale, assecondato da una musicalità raffinatissima, per cui il fatto che per lui l’opera sia solo uno degli aspetti di una poliedricità ammirevole, non ha minimamente pesato sul suo rendimento. Quando ebbi il piacere di conoscerlo parlò tutta la sera di un dono che avrebbe voluto e non aveva avuto, quello di una voce potente, e ne parlava con umiltà e simpatia. La stessa umiltà ha avuto in scena in questa Lucia, nella quale si è impegnato talmente a fondo da potersi muovere agilmente sulla scena e da dare vita ad un personaggio riuscito (gli è mancata solo la rabbia nel momento in cui sfidava Enrico) e convincente. Era la prima volta che ascoltavo Andrea dal vivo in un’opera e devo dire che allora esagerava; la sua voce è sicuramente meno potente di altre, gli acuti mancano un poco in proiezione e le sue note non “corrono” adeguatamente, ma IL timbro è bello, il suo fraseggio è da fuoriclasse, morbido, intelligente, rispettoso dei colori donizettiani, caldo quando deve e teso nei momenti d’ira. I fiati sono lunghi, naturali, e gli permettono frasi ampie e scorrevoli, mai affrettate sotto il peso della stanchezza. Partecipa alla rappresentazione come uno del cast e non come un divo ospite, come potrebbe permettersi a causa della notorietà conseguita. Ciò che è più evidente nella sua prestazione è la ragione prima che lo muove a mettersi in cimento quando potrebbe in altro campo vivere di rendita: la passione infinita per il melodramma italiano, passione che lo spinge a sottoporsi impavidamente al giudizio del terribile pubblico dei melomani.
Non credo siano molti gli Enrico Ashton in grado di rivaleggiare con Stefano Antonucci, che ha affrontato con coraggio un ruolo registicamente scomodo, come già detto, di violento pazzoide incestuoso. La sua voce scorre potente e sicura in ogni registro, i suoi movimenti esprimono l’irrequietezza del disturbato mentale che il regista ha voluto ritrarre, la sua relazione con i colleghi è forte e precisa. Affronta il ruolo con perizia dominandolo perfettamente e regalandoci momenti di grande arte. La sua voce corre potente e bella in teatro.
A sorpresa, a dividere con la signora Marková le ovazioni finali del pubblico è stato il Raimondo, ragguardevole, di Mariano Buccino. Comparso in scena come uno Sherlock Holmes intento a leggere e fumare la pipa, ha mostrato una perfetta adesione al personaggio, ma soprattutto ha incantato per la qualità della voce, rotonda, pastosa e potentissima, per il fraseggio, la morbidezza, la purezza dell’articolazione. Dovrebbe solo evitare di abbandonare la sua meravigliosa condizione di emissione quando deve affrontare gli acuti, che lancia un pochino verso l’alto, con l’effetto di perdere parte delle risonanze frontali (con suoni un po’ più aperti del resto della tessitura) e di costringere all’intervento di sostegno la muscolatura. Piccolo neo in una prova maiuscola sottolineata da autentiche ovazioni, anche a scena aperta.
In difficoltà tecnica invece l’enorme Marcello Nardis, parecchio nervoso. Con una fisicità più che imponente, domina la scena, ma ne è anche dominato, passeggiando ripetutamente come chi non si sente a proprio agio e cerca conforto in un movimento meccanico. L’emissione è stata a tratti stretta, incerta, priva di quel legame con il fiato che avrebbe garantito un miglior fraseggio. Credo, ripeto, si debba attribuire il difetto all’emozione della platea e credo che l’intelligente artista saprà come provvedere nelle repliche.
Nel ruolo di Alisa, Carlotta Vichi è riuscita a ritagliarsi uno spazio ed a lasciare una memoria positiva, che, in una serata di grandi voci e interpreti, è già un grande risultato. Bel timbro e grande precisione musicale.
Bene anche il Normanno di Didier Pieri che, dopo le inevitabili difficoltà a risaltare nella sortita iniziale, trova rotondità e precisione di suono.
Prova maiuscola del coro (che finalmente in una Lucia di Lammermoor non sta impalato in posizioni “fisse”, ma si muove con naturalezza sulla scena, per merito del regista), preparato dal maestro Franco Sebastiani, e dell’orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova.
Sul podio un validissimo Andriy Yurkevych, talmente sicuro nella conduzione da regalarci tempi originali chiarissimi e ottimali, un ensemble perfettamente coeso, cantanti a loro agio e suono orchestrale di pregio. Il gesto del maestro è chiarissimo e le dinamiche suggestive. Una prova maiuscola.
Molto apprezzabile la scelta dei costumi tipici scozzesi, con i personaggi maschili in kilt (cosa che ha generato qualche piccolo problema dovuto alla mancanza di abitudine di vari signori ad indossare il gonnellino, con relativo posizionamento sulle sedie a gambe aperte). Complimenti alla costumista Silvia Aymonino, efficace ed originale. Bene anche le luci di Linus Fellbom che ha assecondato i desideri del regista ricorrendo spesso a luci di taglio e alla creazione di ombre molto evocatrici.
MARCELLO LIPPI
Autore e Critico Musicale per la Cultura di Young diretta da David Colantoni
Baritono. Nato a Genova, si è diplomato presso il conservatorio Paganini; e laureato presso l’istituto Braga di Teramo con il massimo dei voti. E’ anche laureato in lettere moderne presso l’Università degli studi di Genova. La sua carriera comincia nel 1988 con La notte di un nevrastenico e I due timidi di Nino Rota e subito debutta a Pesaro al Festival Rossini in La gazza ladra e La scala di seta. In seguito canta in Italia nei teatri dell’opera di Roma (Simon Boccanegra, La vedova allegra, Amica), Napoli (Carmina Burana), Genova (Le siège de Corinthe, Lucia di Lammermoor, Bohème, Carmen, Elisir d’amore, Simon Boccanegra, La vida breve, The prodigal son, Die Fledermaus, La fanciulla del west), Venezia (I Capuleti e i Montecchi), Palermo (Tosca, La vedova allegra, Orphée aux enfers, Cin-ci-là, Barbiere di Siviglia), Catania (Wienerblut, Der Schulmeister, das Land des Lächelns), Firenze (Il finanziere e il ciabattino, Pollicino), Milano ( Adelaide di Borgogna), Torino (The consul, Hamlet, Elisir d’amore), Verona (La vedova allegra), Piacenza (Don Giovanni), Modena (Elisir d’amore), Ravenna (Elisir d’amore), Savona (Medea, Il combattimento, Torvaldo e Dorliska), Fano (Madama Butterfly), Bari (Traviata, La Cecchina), Lecce (Werther, Tosca), Trieste (I Pagliacci, Der Zigeuner Baron, Die Fledermaus, Al cavallino bianco, La vedova allegra), Cagliari (Die Fledermaus- La vida breve), Rovigo (Werther, Mozart e Salieri, The tell-tale heart, Amica), Pisa (Il barbiere di Siviglia- La vedova allegra), Lucca (Il barbiere di Siviglia) eccetera. All’estero si è esibito a Bruxelles (La Calisto), Berlin Staatsoper (Madama Butterfly, La Calisto), Wien (La Calisto), Atene (Il barbiere di Siviglia- Madama Butterfly), Dublin (Nozze di Figaro, Capuleti e Montecchi), Muenchen (Giulio Cesare in Egitto), Barcelona (La gazza ladra, La Calisto, Linda di Chamounix), Lyon (Nozze di Figaro, Calisto), Paris (Traviata, Nozze di Figaro), Dresden (Il re Teodoro in Venezia, Serse), Nice (Nozze di Figaro, The Tell-tale heart), Ludwigshafen (Il re Teodoro, Serse), Jerez de la Frontera (Nozze di Figaro), Granada (Nozze, Tosca), Montpellier (Calisto, Serse), Alicante (Traviata, Don Giovanni, Rigoletto, Bohème), Tel Aviv (Don Pasquale, Elisir d’amore, Traviata), Genève (Xerses, La purpura de la rosa), Festival Salzburg (La Calisto), Madrid (La purpura de la rosa, don Giovanni), Basel (Maria Stuarda), Toronto (Aida), Tokio (Traviata, Adriana Lecouvreur), Hong Kong (Traviata), Frankfurt (Madama Butterfly), Dubrovnik (Tosca), Cannes (Tosca), Ciudad de Mexico (La purpura de la rosa), Palma de Mallorca (Turandot e Fanciulla del west), Limoges (Tosca), Toulon (Linda di Chamounix) ed altre decine di teatri in differenti nazioni del mondo.
Dal 2004 al 2009 ha ricoperto l’incarico di Direttore Artistico e Sovrintendente del Teatro Sociale di Rovigo. Nel 2010 è stato direttore dell’Italian Opera Festival di Londra. Dal 2011 al 2016 è stato direttore artistico della Fondazione Teatro Verdi di Pisa.
Dal 2015 firma come regista importanti spettacoli operistici in tutto il mondo: ha appena terminato il Trittico di Puccini ad Osaka (Giappone), Cavalleria rusticana di Mascagni, Traviata di Verdi, Don Giovanni a Pafos, Tosca, Rigoletto e sarà presto impegnato in altre importanti produzioni estere ed italiane come Jolanta e Aleko. Ha firmato la regia anche di opere moderne come Salvo d’Acquisto al Verdi di Pisa e barocche come Il Flaminio con il Maggio Formazione di Firenze
Docente di canto lirico in conservatorio a La Spezia, Alessandria, Udine, Ferrara e ora a Rovigo
Ha insegnato Management del Teatro all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano.
Ha fatto Master Class in varie parti del mondo, per esempio Kiev (accademia Ciaikovski), Shangai, Chengdu, Osaka, San Pietroburgo, San Josè de Costarica ed in moltissime città italiane.
Musicologo, ha pubblicato molti saggi: Rigoletto, dramma rivoluzionario 2012; Alla presenza di quel Santo 2005 quattro edizioni e 2013; Era detto che io dovessi rimaner… 2006; Da Santa a Pina, le grandi donne di Verga 2006 due edizioni; Puccini ha un bel libretto 2005 e 2013, A favore dello scherzo, fate grazia alla ragione 2006 e 2013; La favola della ”Cavalleria rusticana” 2005; Un verista poco convinto 2005; Dalla parte di don Pasquale 2005; Ti baciai prima di ucciderti 2006 e 2013; Del mondo anima e vita è l’amor 2007 e 2014Vita gaia e terribile 2007; Genio e delitto sono proprio incompatibili? 2006 e 2012; Le ossessioni della Principessa 2008 e 2012; Dal Burlador de Sevilla al dissoluto punito: l’avventura di un immortale 2014; L’uomo di sabbia e il re delle operette 2014; Un grande tema con variazioni: il convitato di pietra 2015; E vo’ gridando pace e vo’ gridando amor 2015; Da Triboulet a Rigoletto 2011; Editi da Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Verdi di Padova, Teatro Comunale di Modena, Festival di Bassano del Grappa, Teatro Verdi di Pisa.
Ha pubblicato “una gigantesca follia” Sguardi sul don Giovanni per la casa editrice ETS a cura di da Alessandra Lischi, Maria Antonella Galanti e Cristiana Torti dell’Università di Pisa. Nel 2012 Ha edito un libro di poesie “Poesie 1996-2011” presso la casa editrice ABEdizioni. E’ nell’antologia di poeti contemporanei “Tempi moderni” edito da Libroitaliano World. E’ iscritto Siae ed autore delle versioni italiane del libretto delle opere: Rimskji-Korsakov Mozart e Salieri; Telemann Il maestro di scuola; Entrambe rappresentate al Teatro Sociale di Rovigo ed al teatro Verdi di Pisa. Dargomiskji Il convitato di pietra rappresentata al teatro Verdi di Pisa