La rondine di Puccini al teatro Carlo Felice di Genova 23-3-2018
Capita, dopo aver ascoltato più volte un’opera, averla studiata e quindi cantata in teatro, di commuoversi ancora come la prima volta e di provare un’emozione così intensa da mordersi le labbra per non gridare “Viva Puccini”, mantenere l’aplomb del critico serioso e non cadere eccessivamente nel tifo dell’appassionato. Mi è successo la sera del 23 marzo, alla fine del magnifico pezzo d’assieme del secondo atto “Bevo al tuo fresco sorriso” de “La rondine” di Puccini al teatro Carlo Felice di Genova! Come spiegare esattamente il brivido che mi dà un semplice ritardo della tonica, che non si afferma se non quando l’armonia si è già spostata sul la bemolle di “custodisci gelosa il mio dono” e poi si rinnova in tutte le ripetizioni successive? L’arte della sospensione, la grandezza assoluta nella semplicità, la bellezza pura della musica del Lucchese!!! Eppure su quest’opera, che amo moltissimo, si è sempre scatenata una critica seriosa ed essa ha conosciuto tante stroncature e tante recensioni zeppe d’erudite riserve.
Nell’edizione genovese ho ritrovato sul podio il maestro Giuseppe Acquaviva che non ascoltavo da tempo. Notevole il percorso artistico del maestro in questi anni! Colpisce con un’umanità differente, profonda, introversa ma sacerdotale nel suo piegarsi alle ragioni della partitura umilmente, come sa essere per indole e come è stato evidente al pubblico sin dal suo salire sul podio, in sordina, timidamente, con un dolcissimo sorriso, quasi senza salutare il pubblico stesso. Forte di una compagine orchestrale validissima, che è la sua, essendo il maestro l’attuale direttore artistico del teatro, ha fatto ciò che Puccini ha chiesto, senza protagonismi, senza tempi sforzatamente “nuovi”, senza colori eccessivamente personalizzati, seguendo la dinamica originale con un rispetto profondo per quella musica che egli ben conosce, anche per i suoi trascorsi al Festival Pucciniano. Ha dunque diretto “Rondine” con fedeltà a Puccini e di questo gli siamo grati. Benissimo l’orchestra ed il Coro del Teatro Carlo Felice e non è la prima volta che ne constato l’eccellenza.
Il cast non è stato tutto all’altezza, ma comunque è stato un cast di buon livello come di norma succede a Genova in questi ultimi tempi.
Particolarmente mi sento di elogiare la scelta dei due tenori, entrambi adattissimi al ruolo e validi scenicamente e vocalmente.
Marius Brenciu è stato un Prunier straordinario, (e si sa quanto il ruolo sia complesso), vocalmente ineccepibile, senza sbavature musicali e sceniche, senza cedimenti alla difficoltà del doppio ruolo di frivolo verseggiatore e di appassionato e segreto innamorato di colei che pubblicamente disprezza. Mirabile la tecnica con proiezione dei suoni senza restringimento alcuno dell’organo vocale e senza nessuna caduta nella vocalità del tenorino comprimario che si è sentita in passato da parte di alcuni colleghi in questo ruolo. La sua fonazione è naturalissima e facile, davvero un ottimo elemento! L’unica pecca è stato l’eccessivo ricorso ad un falsetto troppo femminile (come per esempio su “Fuori del mondo”) quasi da controtenore.
Altrettanto efficace è stato Arturo Chacón-Cruz nel ruolo di Ruggero; giovane e perfetto per il ruolo, non fatica ad offrirci un personaggio simpatico, realmente timido, proiettato in un mondo lontano dal suo, nel quale fatica ad orientarsi. Se a volte apre un po’ troppo i suoni centrali, quando sale in acuto ha un’incredibile naturalezza e sicurezza, i suoi suoni sono splendidi, potenti e ricchi dell’intensità passionale necessaria a rendere credibile il suo amore puro e potente.
Stefano Antonucci è un lusso come Rambaldo, e non è la prima volta che lo ascolto nel ruolo, avvertendo ogni volta un disagio: Rambaldo ha una vocalità bass-baritonale che Antonucci, che è baritono puro e da grandi ruoli, non ha. Ne consegue che l’artista, costretto a gravitare in zone eccessivamente gravi della sua gamma, non riesce a dare la necessaria potenza ed a risaltare come dovrebbe. Siccome è interprete intelligente e smaliziato, risolve ottimamente con una grande pronuncia rinunciando quasi alla “mascheratura” ad appoggiando molto ogni suono. Ciò rende molto più cattivo il suo personaggio, che originalmente non sarebbe tale, secondo quella che è sembrata essere la chiave di lettura della regia, che ne ha fatto un vecchio vizioso.
Meno pirotecnica del dovuto la Lisette di Giuliana Gianfaldoni, poco sonora, come tutte le Lisette, nel registro basso, ma comunque svettante nella zona acuta. Un po’ discontinua nel fraseggio, ha avuto momenti di assoluta convinzione ed altri di eccessiva timidezza a livello sonoro nei quali ha trattenuto un po’ troppo la voce. Scenicamente, ha privilegiato la nevrosi della diva mancata, a scapito di un pizzico di simpatia in più. Forse per il tempo non eccessivamente brillante scelto dal maestro non ha realizzato ottimamente la scena dell’annuncio dell’arrivo di Ruggero, nella quale non si sarebbero dovute capire le parole proprio per la grande rapidità con cui avrebbe dovuto parlare. Eccellente nel duetto con Prunier.
Elena Rossi è una cara amica ed un’artista stimatissima, eppure è stata motivo di molte critiche rivolte dal pubblico al direttore. Mi trovavo infatti in mezzo ad un gruppo di melomani che per tutta l’opera hanno gesticolato come a dire “non si sente”, allargando le braccia e dando colpa al volume orchestrale imposto dal direttore Acquaviva. In realtà non posso proprio dire che fosse così e. riguardando il problema solo lei, credo che si trattasse di un problema suo con il ruolo, evidentemente eccessivamente basso per la sua vocalità. Costretta da un costume da Milva ai tempi della relazione artistica con Piazzolla, ossia da tanguera con folta parrucca rossa, si è attorialmente rivelata per l’ottima interprete che è solo a partire dal secondo atto, nel quale ha saputo interpretare una Magda libera da ogni costrizione, semplice nel suo amore, desiderosa di volare lontano. Buoni il fraseggio ed il legato, particolarmente nella prima aria e nell’arioso “Forse come la rondine”, ha avuto però momenti, come nell’aria “Ore dolci e divine”, nei quali la voce era sovrastata dall’orchestra ed appariva soffocata, affaticata. Persino nelle poche parti parlate non riusciva ad essere vocalmente presente, lei che ha fatto l’operetta agli esordi! Nell’aria “Chi il bel sogno di Doretta”, complice il sollevamento su una mezzaluna sospesa, e nel momento in cui è venuta in “passerella” ai lati dell’orchestra, abbiamo potuto apprezzare la bellezza del suo canto, morbido e sensuale. Negli acuti è stata sicura e convincente quando li ha lasciati sgorgare liberi, come nei duetti con il tenore, assai meno confortante quando li ha voluti fare piano irrigidendo le pareti della laringe e trattenendoli in bocca, con perdita della dolcezza necessaria. Eccellente la frase “Quando sarai guarito te ne ricorderai”.
Brave le tre “ladies” Francesca Benitez, Marta Leung e Marina Logli, vocalmente appropriate anche se legnosette coreuticamente parlando (ma non c’era altro movimento da fare che la rotazione continua su se stesse sollevando i lembi del mantello?), con prevalenza assoluta della Leung, dalla voce pastosa, brunita e ottimamente proiettata e corretto il trio maschile composto da Giuseppe de Luca, Didier Pieri e Davide Mura.
Giorgio Gallione non si può dire che si sia mosso con lo stesso rispetto verso Puccini dimostrato dal maestro Acquaviva, e credo che il Lucchese, se avesse potuto essere presente in sala, non avrebbe affatto gradito la scena della festa in chiave di depravazione totale ed i travestiti (Sappiamo tutti come il sor Giacomo la pensasse al riguardo e cosa amasse), ma la regia non ha superato mai i limiti di una rivisitazione, pesante più nei costumi e nei trucchi che nell’effettivo svolgimento della situazione. Poetica in alcune scene, come quella già citata della mezzaluna alla festa di Magda con relativo lancio di petali sul finale dell’aria, incomprensibile però nel rapporto tra Magda e Rambaldo: perché tanta violenza tra di loro? Rambaldo è costantemente umiliato da lei, ma non credo fosse questo il personaggio che avesse in mente il sor Giacomo. L’aria fortemente blasé voluta dal regista condiziona Magda per tutto il primo atto rendendola un po’ antipatica, come pure eccessiva la presenza di pianoforti sulla scena come unico mobilio, perfino quando ci si dovrebbe trovare in campagna. Quale sarebbe il messaggio? Ricordare al pubblico che “La rondine” è un’opera? Infine non bello l’oblò che dovrebbe inquadrare Parigi in attesa del ritorno di Magda. I personaggi guardano verso Magda e sembrano essere presenti e reali anziché una visione.
I costumi di Guido Fiorato, hanno seguito ovviamente la linea registica: molto carnascialeschi, esagerati, eccessivi, con una strana trasformazione di Magda in squaw all’ultimo atto.
Le luci di Luciano Novelli infine, sono state a tratti affascinanti, particolarmente nell’ultimo atto, con un errore però nel secondo atto nell’illuminazione di Magda quando è seduta in proscenio sulla sedia vicino a Ruggero (che è seduto su uno degli immancabili pianoforti): una luce le colpisce violentemente il viso rendendolo invisibile al pubblico.
Sala non gremita, purtroppo, ma produzione di qualità. Complimenti ancora una volta al management del teatro!
MARCELLO LIPPI
Autore e Critico Musicale per la Cultura di Young diretta da David Colantoni
Baritono. Nato a Genova, si è diplomato presso il conservatorio Paganini; e laureato presso l’istituto Braga di Teramo con il massimo dei voti. E’ anche laureato in lettere moderne presso l’Università degli studi di Genova. La sua carriera comincia nel 1988 con La notte di un nevrastenico e I due timidi di Nino Rota e subito debutta a Pesaro al Festival Rossini in La gazza ladra e La scala di seta. In seguito canta in Italia nei teatri dell’opera di Roma (Simon Boccanegra, La vedova allegra, Amica), Napoli (Carmina Burana), Genova (Le siège de Corinthe, Lucia di Lammermoor, Bohème, Carmen, Elisir d’amore, Simon Boccanegra, La vida breve, The prodigal son, Die Fledermaus, La fanciulla del west), Venezia (I Capuleti e i Montecchi), Palermo (Tosca, La vedova allegra, Orphée aux enfers, Cin-ci-là, Barbiere di Siviglia), Catania (Wienerblut, Der Schulmeister, das Land des Lächelns), Firenze (Il finanziere e il ciabattino, Pollicino), Milano ( Adelaide di Borgogna), Torino (The consul, Hamlet, Elisir d’amore), Verona (La vedova allegra), Piacenza (Don Giovanni), Modena (Elisir d’amore), Ravenna (Elisir d’amore), Savona (Medea, Il combattimento, Torvaldo e Dorliska), Fano (Madama Butterfly), Bari (Traviata, La Cecchina), Lecce (Werther, Tosca), Trieste (I Pagliacci, Der Zigeuner Baron, Die Fledermaus, Al cavallino bianco, La vedova allegra), Cagliari (Die Fledermaus- La vida breve), Rovigo (Werther, Mozart e Salieri, The tell-tale heart, Amica), Pisa (Il barbiere di Siviglia- La vedova allegra), Lucca (Il barbiere di Siviglia) eccetera. All’estero si è esibito a Bruxelles (La Calisto), Berlin Staatsoper (Madama Butterfly, La Calisto), Wien (La Calisto), Atene (Il barbiere di Siviglia- Madama Butterfly), Dublin (Nozze di Figaro, Capuleti e Montecchi), Muenchen (Giulio Cesare in Egitto), Barcelona (La gazza ladra, La Calisto, Linda di Chamounix), Lyon (Nozze di Figaro, Calisto), Paris (Traviata, Nozze di Figaro), Dresden (Il re Teodoro in Venezia, Serse), Nice (Nozze di Figaro, The Tell-tale heart), Ludwigshafen (Il re Teodoro, Serse), Jerez de la Frontera (Nozze di Figaro), Granada (Nozze, Tosca), Montpellier (Calisto, Serse), Alicante (Traviata, Don Giovanni, Rigoletto, Bohème), Tel Aviv (Don Pasquale, Elisir d’amore, Traviata), Genève (Xerses, La purpura de la rosa), Festival Salzburg (La Calisto), Madrid (La purpura de la rosa, don Giovanni), Basel (Maria Stuarda), Toronto (Aida), Tokio (Traviata, Adriana Lecouvreur), Hong Kong (Traviata), Frankfurt (Madama Butterfly), Dubrovnik (Tosca), Cannes (Tosca), Ciudad de Mexico (La purpura de la rosa), Palma de Mallorca (Turandot e Fanciulla del west), Limoges (Tosca), Toulon (Linda di Chamounix) ed altre decine di teatri in differenti nazioni del mondo.
Dal 2004 al 2009 ha ricoperto l’incarico di Direttore Artistico e Sovrintendente del Teatro Sociale di Rovigo. Nel 2010 è stato direttore dell’Italian Opera Festival di Londra. Dal 2011 al 2016 è stato direttore artistico della Fondazione Teatro Verdi di Pisa.
Dal 2015 firma come regista importanti spettacoli operistici in tutto il mondo: ha appena terminato il Trittico di Puccini ad Osaka (Giappone), Cavalleria rusticana di Mascagni, Traviata di Verdi, Don Giovanni a Pafos, Tosca, Rigoletto e sarà presto impegnato in altre importanti produzioni estere ed italiane come Jolanta e Aleko. Ha firmato la regia anche di opere moderne come Salvo d’Acquisto al Verdi di Pisa e barocche come Il Flaminio con il Maggio Formazione di Firenze
Docente di canto lirico in conservatorio a La Spezia, Alessandria, Udine, Ferrara e ora a Rovigo
Ha insegnato Management del Teatro all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano.
Ha fatto Master Class in varie parti del mondo, per esempio Kiev (accademia Ciaikovski), Shangai, Chengdu, Osaka, San Pietroburgo, San Josè de Costarica ed in moltissime città italiane.
Musicologo, ha pubblicato molti saggi: Rigoletto, dramma rivoluzionario 2012; Alla presenza di quel Santo 2005 quattro edizioni e 2013; Era detto che io dovessi rimaner… 2006; Da Santa a Pina, le grandi donne di Verga 2006 due edizioni; Puccini ha un bel libretto 2005 e 2013, A favore dello scherzo, fate grazia alla ragione 2006 e 2013; La favola della ”Cavalleria rusticana” 2005; Un verista poco convinto 2005; Dalla parte di don Pasquale 2005; Ti baciai prima di ucciderti 2006 e 2013; Del mondo anima e vita è l’amor 2007 e 2014Vita gaia e terribile 2007; Genio e delitto sono proprio incompatibili? 2006 e 2012; Le ossessioni della Principessa 2008 e 2012; Dal Burlador de Sevilla al dissoluto punito: l’avventura di un immortale 2014; L’uomo di sabbia e il re delle operette 2014; Un grande tema con variazioni: il convitato di pietra 2015; E vo’ gridando pace e vo’ gridando amor 2015; Da Triboulet a Rigoletto 2011; Editi da Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Verdi di Padova, Teatro Comunale di Modena, Festival di Bassano del Grappa, Teatro Verdi di Pisa.
Ha pubblicato “una gigantesca follia” Sguardi sul don Giovanni per la casa editrice ETS a cura di da Alessandra Lischi, Maria Antonella Galanti e Cristiana Torti dell’Università di Pisa. Nel 2012 Ha edito un libro di poesie “Poesie 1996-2011” presso la casa editrice ABEdizioni. E’ nell’antologia di poeti contemporanei “Tempi moderni” edito da Libroitaliano World. E’ iscritto Siae ed autore delle versioni italiane del libretto delle opere: Rimskji-Korsakov Mozart e Salieri; Telemann Il maestro di scuola; Entrambe rappresentate al Teatro Sociale di Rovigo ed al teatro Verdi di Pisa. Dargomiskji Il convitato di pietra rappresentata al teatro Verdi di Pisa