A dispetto di quanto lamentano i neofascisti, dell’aggressione a Massimo Ursino ne stanno parlando tutti gli organi d’informazione d’Italia, anche con toni piuttosto conformisti ed approcci unilaterali. Stando alle ricostruzioni (testimonianze e video), il leader palermitano di Forza Nuova sarebbe stato bloccato all’uscita di un supermercato da alcuni individui identificati successivamente grazie alle telecamere di sicurezza, immobilizzato con violenza, legato, imbavagliato e ripreso con evidente intento canzonatorio.
Nel filmato, in particolare, si sente chiaramente uno degli aggressori che con fare sfidante domanda: “Cercavi me?”.
Dopo la notizia, come detto raccolta e rilanciata da ogni organo di stampa esistente, sono scattati anche dei fermi nei confronti di diversi soggetti, in particolare classe 90 e 92 e già noti alle forze di polizia. Ursino, che nel video urlava terrorizzato, ha dichiarato con tono solenne:”Chi ha colpito me, ha colpito l’Italia”. Unanime quanto retorica la “solidarietà” mostrata nei confronti dell’uomo, da parte di tutte le forze politiche esistenti e della stessa, appena citata stampa.
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha assicurato che il comune si costituirà parte civile. Matteo Renzi si è detto lontano da Forza Nuova ma vicino “a quell’uomo, per come è stato trattato”.
Un po’ ovunque si sono letti moniti e sentenze: “Gli antifascisti ed i fascisti sono la stessa cosa”, equiparando quindi forme di violenza di sicuro tutte da condannare senza riserve, ma molto diverse per moventi, gravità e dinamiche.
I PRECEDENTI PENALI DI URSINO
Nell’attesa di comprendere a fondo le motivazioni comunque ingiustificabili (lo ribadisco) dell’aggressione contro il segretario provinciale di Forza Nuova, è però opportuno inquadrare per bene quali sono i precedenti (penali e gravi) di Ursino e per quale tipo di persona politici di ogni schieramento si sono sperticati con l’intento di mostrare “piena vicinanza”.
Il tatuatore palermitano, stando alle cronache giudiziarie, è stato condannato a 2 anni di carcere già nel 2006. Insieme ad altri militanti di Forza Nuova, aveva infatti aggredito, pestato e derubato due bengalesi (vittime predilette degli squadristi neri per il proprio carattere tendenzialmente mite e la corporatura solitamente minuta). Parliamo dunque di un militante che per anni ha sparso odio razziale e xenofobia, nelle parole ma anche nei fatti (gravi) e che, a quanto si legge, non era nuovo a provocazioni nei confronti dei gruppi antifascisti.
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Un personaggio, insomma, che non avrebbe mai potuto trovare spazio né credibilità in un paese deciso a far rispettare le leggi Scelba e Mancino, rispettando e ricordando le innumerevoli vittime del regime mussoliniano, ma che in Italia è addirittura libero di organizzare comizi e fare politica attiva.
FIORE, L’EX TERRORISTA NERO
Questo picchiatore di estrema destra, è stato strenuamente difeso dal leader nazionale di Forza Nuova, noto anch’egli alle cronache giudiziarie per fatti addirittura più gravi e per una caratteristica tipica di ogni fascista, nuovo e vecchio: la fuga all’estero per scampare alla prigionia.
Roberto Fiore, come cita l’Espresso, fu infatti “condannato per banda armata e associazione sovversiva come capo di Terza posizione, l’organizzazione che alla fine degli anni Settanta ha riunito alcuni dei criminali più violenti della destra eversiva eversione”. Il giovane criminale, una volta condannato e destinato alle patrie galere, decise di scappare all’estero e trovò la protezione dei servizi segreti britannici. Poco dopo, i suoi ex compagni organizzarono con successo la tristemente nota strage di Bologna. Il fiero patriota, tornò in Italia per guidare i forzanovisti solo dopo che il reato per il quale doveva scontare la pena cadde in prescrizione.
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Insomma: un picchiatore e rapinatore di benagelesi, noto per le sue “ronde” notturne, un ex terrorista nero coperto per motivi ignoti dai servizi segreti inglesi e fuggito dall’Italia quando si trattava di scontare il proprio debito con la giustizia. Ecco le persone che ad oggi guidano quelli che giustamente vengono definiti “rigurgiti neofascisti”.
240 DENUNCE PER VIOLENZA
Ecco i personaggi che, incredibilmente quanto pericolosamente, stanno assumendo dignità politica ed uscendo dalla giusta emarginazione che per anni li ha relegati nelle cloache dei dibattiti civili. E’ bastata un’aggressione di sicuro molto meno violenta, gratuita e grave di quelle perpetrate ai danni di immigrati ed antagonisti (Forza Nuova “vanta” 240 denunce per violenza), per trasformare in martiri meritevoli della massima solidarietà e del massimo rispetto individui che da sempre violano leggi costituzionali e rievocano il ventennio più sanguinoso del secolo scorso, le pulizie etniche, la “tolleranza zero” e discriminazioni omofobe come fossero temi sui quali poter aprire un “dibattito democratico”.
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COS’È L’ANTIFASCISMO
Suona quindi alquanto ridicola la litania attuale che recita: “Antifascisti e fascisti sono la stessa cosa”. Non è così e non sarà mai così, perché mentre i primi hanno di sicuro al loro interno elementi violenti e facinorosi, che meritano anche condanne esemplari, i secondi sono composti esclusivamente da chi fa della provocazione, della violenza verbale e spesso anche fisica; del calpestamento dei principi costituzionali e democratici il proprio segno distintivo. Chi aggredisce anche fisicamente i fascisti, pur commettendo in questo senso un atto grave, da censurare e controproducente alla stessa causa antifascista, non è neppure lontanamente paragonabile a coloro che organizzano ronde punitive per massacrare di botte bengalesi, pakistani ed africani e spara a caso contro chiunque abbia la pelle nera. Non capire questo aspetto ovvio quanto inconfutabile, è sinonimo di deficienza, superficialità o malafede. E, così come i gruppi politici di destra tentano goffamente di giustificare o sminuire le crescenti aggressioni ai danni di stranieri come qualcosa di provocato da una fantomatica “invasione”, allora lo stesso si potrebbe dire delle forme di violenza patita dai neofascisti: sono colpa della loro virulenta riemersione e dei toni utilizzati in ogni loro uscita pubblica.
In mandanti morali o li consideriamo sempre e non solo quando ci fa comodo, o non li prendiamo mai in analisi e condanniamo senza alcuna retroanalisi ogni reazione dovuta ad elementi di stress socio-politico veri o presunti.
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FORZA NUOVA DIFENDE I TERRORISTI
A tal proposito, ricordiamo che proprio Forza Nuova ha mostrato “massimo sostegno” (anche legale) a quel disturbato che qualche settimana fa ha aperto il fuoco contro alcuni immigrati al centro di Macerata, solo perché quelle persone avevano la pelle scura. Sostenendo pubblicamente Luca Traini, il movimento neofascista che oggi appare come mera ed innocente vittima di un’aggressione, dovrebbe dunque aver dimostrato in maniera inconfutabile la sua matrice spiccatamente razzista e persecutoria, oltre che violenta e criminale. Del resto, con un leader come Fiore a guidarlo, non poteva essere diversamente.
Inconcepibile dunque che Renzi se ne dimentichi, precipitandosi a mostrare “solidarietà” senza alcun distinguo o precisazione significativa. Incredibile che lo stesso Floris non sia stato in grado di far notare questi ed altri aspetti eclatanti al manipolo di forzanovisti che hanno fatto irruzione nei suoi studi, reclamando ulteriore visibilità per poter sfruttare (o meglio strumentalizzare) al meglio il caso Ursino.
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Aggredire fisicamente un naofascista è assolutamente sbagliato (non ricordo più quante volte io lo abbia scritto e ribadito), ma è ancora più sbagliato equiparare chi massacra gli immigrati in quanto tali a chi lega mani e piedi ad un uomo che ha fatto della violenza fascista e dalla provocazione il suo manifesto politico e civile.
Chi provoca odio e rabbia, non può meravigliarsi se ne riceve in cambio un po’, né invocare attenzioni come un adolescente isterico in preda alle sue battagliucole tardo-ideologiche contro i suoi rivali di sempre. Massacri i neri sfogando rabbia repressa? Altri con il tuo stesso problema potrebbero fare lo stesso con te. Non è certo giusto e plausibile, ma è assolutamente concepibile ed immaginabile.
IL FASCISMO NON È UN’OPINIONE, MA UN REATO
Per concludere, dunque, vorrei puntualizzare l’ovvio che però evidentemente sfugge a sempre più persone: il fascismo non è un’idea, non è un’opzione o un’alternativa; non è qualcosa su cui si può dibattere o fare revisionismo agiografico. Il Fascismo non cerca dibattito o “confronto democratico”, ma tenta di imporre un pensiero unico dominante e violento, essendo per sua stessa genesi e natura antidemocratico e dittatoriale. E’ bene ricordare che parliamo del “movimento” che ci portò in guerra, al fianco dei nazisti, neppure un secolo fa. Lo stesso movimento che produsse milioni di morti in Italia e all’estero; con torture, omicidi, deportazioni, rastrellamenti; censure violente. Un paese che accetta di farsi insegnare dai fascisti cosa dovrebbe essere la democrazia, è un paese che ha dimenticato con quanto sangue (e violenza) quella democrazia l’ha persa poi riottenuta.
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