Storico della storia contemporanea, ricercatore e docente svizzero, Daniele Ganser sta dando una ben diversa versione sulla guerra in Siria, ovvero raccontando una guerra cruda e feroce per l’energia, e lo sta facendo, già da qualche anno, con un serie di conferenze europee, seguite e dibattute con grande attenzione da un vasto pubblico soprattutto di studenti universitari.
Una versione della storia dove uno storico contemporaneo – e non un attivista del movimento no global, per capirci- chiama senza mezzi termini Tony Blair criminale di guerra dicendo che andrebbe portato davanti a un tribunale dell’ONU, e che ci racconta di jihadisti infliltrati da Turchia e Arabia Saudita, uno paese Nato e l’altro maggior alleato arabo degli USA, per destabilizzare con successo la Siria e far cadere Assad durante le cosidette Primavere Arabe, destabilizzazione che ha portato alla sanguinosa guerra civile e all’oltre mezzo milioni di morti. Che ci racconta dalla prospettiva dello storico di come armi chimiche e bambini ( e voglio dire che il concetto non è che non sia vero che siano uccisi dalla guerra, e dalle armi di tutti i belligeranti senza distinzioni, migliaia di bambini, ma è il fatto che l’immagine della loro morte, immagine vera o artefatta, non importa, sia utilizzata ideologicamente per produrre consenso a ulteriore guerra e quindi giustificare la morte di altri bambini) siano collaudatissimi format della propaganda ideologica per scatenare il consenso a aggressioni militari del genere di quello sferrato pochi giorni fa dagli americani con 59 missili sulla Siria senza mandato ONU e senza nessuna commissione di indagine che stabilisse un minimo di certezza su l’attacco chimico attribuito ad Assad, e via dicendo. Dove smonta anche con spietata ironia la gigantesca macchina della propaganda agita con i mezzi dell’industria culturale, smontandone in pochi passaggi le meccaniche. Cose che dette da uno storico assumono ovviamente una autorevolezza non indifferenti. Il concetto della critica alle guerre contemporanee di Ganser si fonda in gran parte sulla carta dell’ONU, ovvero sul divieto assoluto, sulla illegalità assoluta decretata dalla carta dell’ONU di invadere uno Stato.
A causa del suo coraggio, o incoscienza se preferite, di fare ricerca universitaria su cose considerate decisamente tabù in campo accademico, per la precisione sull’attentato del 9.11 e in particolar modo sull’enigma del terzo edificio WTC7 crollato senza essere stato colpito da aerei, e ora sulla questione siriana, è stato licenziato da due prestigiose università e gli è stata de facto interdetta la carriera: consapevole che non diventerà mai professore di ruolo a causa di questa sua sfida al conformismo sociale, per dirla con Orwell, oggi è direttore dell’istituto che ha fondato il SIPER che lavora oltre che sulla ricerca storica sul concetto della eliminazione delle energie fossili e nucleari e la ricerca nelle energie sostenibili come postulato fondamentale per le condizioni di una pace mondiale.
I MEDIA ASSENTI
Di tutto ciò nei nostri media non una voce, nulla soprattutto su questo importante dibattito, importante perché dal nostro consenso o assenso politico alle azioni armate, a una politica che seleziona sempre di più le opzioni militari come metodo delle relazioni internazionali , potrebbero discendere per noi tutti conseguenze catastrofiche, peccato dunque che di Daniele Ganser i nostri giornalisti sembra che non ne sappiano assolutamente nulla o peggio che non siano minimamente interessati ( e/o autorizzati) e soprattutto disposti a dare al pubblico italiano l’opportunità di ascoltare e valutare le tesi di questo docente di storia contemporanea, completamente dissonanti con le tesi del mainstream, che descrivono il lato oscuro della guerra.
Alla totale mancanza di copertura mediatica super partes, supplisce oggi come meglio può l’attivismo informativo volontario e privato di molte persone sui social media dove fermentano dibattiti molto più fecondi di quelli formattati da mass media, social che si avviano perciò come stiamo vedendo dalle prime avvisaglie a un futuro quanto prossimo giro di vite sulla libertà di espressione. Io ho avuto notizia di questo Storico svizzero sul profilo facebook della Sociologa Nia Guaita, molto attiva e seguitissima, autrice di diversi libri sul terrorismo islamico, e che seguo attentamente da un po di tempo.
Dopo di che ho ascoltato tutte le sue conferenze sottotitolate in italiano. Questo mio articolo vuole farlo conoscere ai lettori di questo piccolo magazine indipendente ed essere informativo del suo pensiero decisamente dissonante dal mainstream, una dissonanza su basi storico contemporanee, rigorosa per l’idea che me ne sono fatto finora, informazioni e idee molto importanti sulle questioni internazionali che oggi come oggi hanno riportato il mondo sul baratro dello spettro della guerra nucleare. Più in basso, dopo il video , per chi ne abbia desiderio, alcune note sulla sua figura e sulla sua vicenda intellettuale. Personalmente mi sono ritrovato moltissimo in gran parte della visione del Ganser storico contemporaneo sullo scenario attuale, ed è stata una importante conferma alle mie riflessioni.
Questo non vuol assolutamente dire che uno storico non possa essere fazioso, partigiano, interessato, o persino incapace, come però anche qualsiasi giornalista -e certamente ce ne vengono in mente immediatamente diversi celebri nomi- , o chiunque di noi, ma non dare nessuna notizia al pubblico di uno storico che sta combattendo una battaglia cosi importante pagando pesantemente in prima persona per le sue idee, per dire cose cosi cruciali, decidendo nelle redazioni come fossero uffici politici totalitari di ignorare completamente questa notizia, significa privare d’ufficio l’opinione pubblica della libertà e della possibilità di entrare in possesso di un ulteriore prezioso strumento in più, per farsi una idea di quanto sta accadendo e di conseguenza esercitare la propria sovranità popolare negando o concedendo consenso politico al soluzioni internazionali di carattere militare.
Il video qui presentato è la seconda parte della conferenza di Monaco del 30.5.2016, intitolata guerre per il petrolio, parla delle attuali guerre americane per il petrolio e tratta ampiamente la questione siriana -nella prima parte che troverete in playlist, si parla di strategie della Cina, Russia e altro- il lettore che riterrà opportuno farlo potrà trovare sul canale della youtuber Tiffy. T.F. che lo ha sottotitolato in italiano (a cui va la mia gratitudine) molto altro materiale tradotto.
Devo dire anche questo : che i suoi video sottotitolati in italiano pur essendo su YouTube da ben un anno, hanno poche migliaia di visualizzazioni mentre data l’importanza delle cose che dice e visto il fatto che a dirle sia uno storico del contemporaneo, dovrebbero avere centinaia di migliaia di visualizzazioni. Diffondere più che possiamo le antitesi necessarie a equilibrare le tesi del mainstream su questioni di questa portata è a mio modo di vedere un atto di cittadinanza attiva di primissimo piano. Che ognuno di noi, se ritiene giusti i contenuti, o degni semplicemente di essere vagliati dal maggior numero dei cittadini, si attivi come moltiplicatore del messaggio, che ognuno si faccia messaggero dei messaggi dissidenti al mainstream, mainstream per il quale siamo persino obbligati per legge a pagare il canone della televisione di Stato.
Ecco il video di cui consiglio assolutamente la visione integrale.
DANIELE GANSER CONFERENZA A MONACO GUERRE PER IL PETROLIO
ALCUNE NOTE SU DANIELE GANSER
DOTTORE E RICERCATORE IN STORIA CONTEMPORANEA DAL SETTEMBRE 2001
Daniele Ganser, oggi appena 45 enne, si è laureato nel settembre del 2001 con una tesi “Eserciti segreti della NATO” pubblicata e tradotta in nove lingue che tratta tra le varie cose del terrorismo iscenato come mezzo di guerra fredda” -come racconta egli stesso nella conferenza all’Universitá di Tübingen il 15 Dicembre 2014 -visibile in parte nel secondo video alla fine dell’articolo-, andando ad analizzare proprio il rapporto tra guerra fredda e terrorismo , su “come ad esempio si architettarono attacchi terroristici in Italia per darne la colpa al partito comunista” , operazioni coperte di ingerenza, come egli stesso racconta, degli USA nella politica interna di altri Stati, basti pensare ai fatti che avvennero in Italia, forse il più grande campo di battaglia europeo di guerra fredda, per il semplice motivo che il nostro paese conteneva nella sua realtà post bellica due elementi che in contatto risultarono tragicamente esplosivi : il partito comunista più grande e imponente di occidente e il fatto di essere una nazione assegnata , per precisi accordi tra le potenze vincitrici, all’area di influenza americana. Cose che la saggistica americana degli anni 70, a ragione citata da Ganser, aveva ampiamente trattato, ma oggi completamente scomparse dagli schermi politico culturali dei nostri giorni.
La strategia della tensione doveva pilotare lontano dal Partito Comunista Italiano il consenso dell’elettorato e scongiurare che il PCI prendesse il potere. Cosa del tutto comprensibile, da parte americana, parliamo di Unione Sovietica, un totalitarismo, e parliamo di guerra fredda, consapevoli che da ben prima che Macchiavelli ne formulasse la sostanza, il potere da sempre ha ritenuto legittimo usare qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi scopi, e questo, bisogna prenderne atto, va oltre la dimensione morale del bene e del male cosi come lo possiamo intendere nella sfera delle vite private. C’è poco da fare è orrendo ma è questo. Se il PCI avesse preso il potere in Italia sarebbe stato compromesso l’intero assetto mondiale stabilito dai patti di Yalta, e la stessa Unione Sovietica avrebbe potuto essere squilibrata, con un partito potente come il PCI al potere in Italia, nelle sue dinamiche politiche interne. Ciò risulta chiaro se si analizza il comportamento politico di Togliatti appena tornato dall’URSS, ad esempio quando ferito in un attentato intervenne personalmente con radio messaggio per scongiurare l’insurrezione armata da parte dei milioni di militanti del partito molti dei quali ancora possedevano ingenti depositi di armi attive dalla guerra partigiana. Questo per dire che l’Unione Sovietica in primis non desiderava una insurrezione comunista italiana la quale avrebbe scombussolato i patti di Yalta.
Le Brigate Rosse poi assassinarono il primo ministro italiano Aldo Moro, (di cui Kissinger, mi raccontava Aldo Rosselli, poco dopo la visita di Moro in America, prima di essere assassinato, aveva detto che non capiva nulla di politica, con ciò volendo dire che la sua idea di apertura al PCI era completamente fuori discussione ), Moro era l’uomo dell’apertura al PCI, e solo tra un centinaio di anni o forse più si potrà accedere ai documenti di questa storia, che ci diranno come è realmente andata.
Dico tutto ciò, ma soprattutto vi accenna Ganser, perché pur con una rotazione su altri campi di battaglia, che non vedono più l’Unione Sovietica né gli USA della guerra fredda, oggi ci troviamo in uno scenario assolutamente pertinente con il suo tipo di ricerca storica, innanzi tutto uno scenario di terrorismo internazionale almeno teoricamente funzionale come strumento militare oscuro nel confronto tra le superpotenze, e poi uno scenario in cui gli Stati Uniti dopo quasi un trentennio di supremazia unipolare mondiale si trovano di fronte una Russia tornata indiscutibilmente superpotenza mondiale,e una Cina che si avvia ad esserlo e che segue gli Stati Uniti ( oltre 600 miliardi di dollari annui) sul piano delle spese militari con oltre 200 miliardi di dollari di investimenti annui ( mentre la Russia non sfora i 100 miliardi , sebbene abbia il più vasto arsenale nucleare terrestre eredità dell’URSS).
Ganser ha difeso la sua tesi “Eserciti segreti della NATO” sul terrorismo iscenato e altro (quello degli anni della guerra fredda) simultaneamente all’aprirsi della nuova era del terrorismo jihadista contemporaneo, ovvero l’attacco alle Twin Tower. Dunque in quanto ricercatore ha iniziato a studiare immediatamente, nella prospettiva e con i mezzi dello storico contemporaneo, l’evento terroristico 9.11 di New York.
GLI ATTACCHI DELL’ESTABLISHMENT, IL DOTTORATO E IL GIURAMENTO DI IMPARZIALITA’
“Considero la ricerca scientificà della verità come un compito serio e necessario e portare avanti questo obiettivo in ogni attività scientifica , per quanto in mio potere agendo sempre con responsabilità coscienza ed imparzialità” Sono le parole del giuramento come dottore che Daniele Ganser ha dovuto profferire allo Stato elvetico e che legge proprio in un passaggio della conferenza di Tübingen, perchè sente la necessità di ricordare a se stesso e ai suoi interlocutori di essere uno storico, di avere le competenze per raccontare il presente, competenze che gli ha fornito l’istituzione Universitaria, dunque competenze che rappresentano quella che la nostra società riconosce come scienza, dunque qualcuno che ha tutte le carte in regola per processare con metodologia scientifica i dati della materia in cui è dottore.
OSTRACISMO A UN DOCENTE UNIVERSITARIO NON ALLINEATO
Questa rivendicazione della proprio bagaglio di strumenti scientifici è un passaggio cruciale perché Ganser, andato poi incontro un vero e proprio ostracismo culturale dalla stessa istituzione che lo ha preparato, ci richiama al principio di oggettività, neutralità e razionalità che dovrebbe contraddistinguere una civiltà moderna e contemporanea da una civiltà primitiva e superstiziosa.
Questa civiltà dovrebbe accettare di discutere sul piano scientifico di tutto e sopratutto dovrebbe accettare di discutere e analizzare quello che i ricercatori che essa stessa ha formato per fare questo lavoro pongono all’attenzione della comunità culturale della società. Con ciò Ganser porta molto bene in evidenza come invece non appena lo scienziato osa identificare dei problemi in aree dogmatiche del sapere che a loro volta celano un tabù politico a mettere in crisi il potere, immediatamente la società abiura e scomunica persino colui che ha ufficialmente riconosciuto come possessore della massima competenza possibile, che essa stessa gli ha fornito, in quel dato campo.
LA TEORIA DELLA TEORIA DEL COMPLOTTO, UN GHETTO CONCETTUALE
Cosi da scienziato, dottore, ricercatore di prestigiosi atenei svizzeri, nel breve tempo necessario all’Establishment accademico e culturale per rendersi conto del pericolo rappresentato proprio dal prestigio e dall’autorità che ha uno storico quando comincia ad andare contro la dottrina e la versione contemporanea ufficiale, in men che non si dica viene bollato come complottista, nessuno lo fa più lavorare : prestigio e autorità dunque diventano oggetto di erosione mediatica, sociale e culturale che strato dopo strato lo ricopre di una vernice che lo dipinge e lo colloca nella preconfezionata categoria del teorico complottista, categoria che è stata istituita a livello di massa e amorevolmente coltivata dai media, gigantesco ghetto concettuale dove insieme al 98 per cento di folklore e pagliacciate grottesche si possono seppellire vivi intellettuali veri che rivelano tragici segmenti di verità senza che nessuno se ne renda conto, una categoria crematoria dove folklore fantapolitico, deliri vari e cose grottesche fungono da combustibile con cui bruciare il corpo delle verità scomode.
Questa aggressione al prestigio e all’autorità dello storico dissidente da parte dell’establishment non influisce in maniera determinante sulle fasce colte della popolazione, rappresentate ad esempio da una parte degli studenti universitari e da quella parte di popolazione che legge in maniera assidua, che sono in grado di valutare con propri strumenti la lettura del contemporaneo, che riconoscono nella versione di Ganser ciò a cui, per parafrasare Pascal, già erano arrivati da soli, e che sono perfettamente in grado di vedere l’ostracismo istituzionale per quello che è comprendendone perfettamente le ragioni: questo è il pubblico importante che infatti segue le sue conferenze: del resto l’ostracismo e tutti gli atti che in generale vanno in maniera clamorosa contro la giustizia, la verità, il buon senso, la logica, come le versioni recenti sulla responsabilità di Assad senza uno straccio di prove che ha dato la grande stampa europea, e in generale tutta la classe politica al potere europea, non sono pensati ne agiti per ingannare appunto le ormai quasi estinte élites intellettuali che non hanno più nessuna reale forza sociale, le quali li riconoscono immediatamente come atti di prepotenza, di ingiustizia e di stupidità, di menzogna spudorata, ma sono rivolte, esattamente come si fa con i prodotti commerciali, a un determinato settore, cioè al pubblico popolare. Ovvero alla maggioranza, che è quella che fornisce poi il consenso elettorale al potere.
Il potere cinicamente mette in conto che con certe azioni solleverà un 2 per cento di indignazione assoluta nella popolazione, ma non se ne fa cruccio assolutamente, anzi parrebbe infierire con una certa gioia nella ferita alla dignità intellettuale, nell’oltraggio all’intelligenza, che le ormai impotenti minoranze colte subiscono dai suoi atti spregiudicati: per il potere l’importante è l’98 per cento di chi nei suoi atti e nelle parole dei suoi corifei non vi riscontrerà null’altro se non la comprensione di chi comanda e a chi si deve ascolto incondizionato.
DANNI COLLATERALI INTELLETTUALI
Ganser è un brillante combattente ma è chiaro che l’ostracismo di cui è vittima non passerà sulla sua pelle senza lasciare traccia, bloccandone in un certo modo anche la sua stessa evoluzione culturale, quella evoluzione che uno storico talentuoso e giovane come lui avrebbe potuto avere molto di più se fosse stato accolto in una Koinè intellettuale con cui dialogare invece che da un establishment accademico da cui doversi strenuamente difendere, perché una vita che comincia a essere costretta alla difesa permanente porta poi a costruire anche delle fortezze concettuali che comunque finiscono per essere delle lenti deformanti. Quando una società aggredisce e ripudia coloro che aveva preparato per evolvere tramite il loro contributo concettuale perché non si piegano all’ortodossia, o perché denunciano l’illibertà, o semplicemente espongono fatti criminali del potere degli Stati che si vuole tenere oscuri alle masse, ci troviamo di fronte a una società che se si definisce democratica allora è in preda a pulsioni di morte e ad autolesionismo.
GANSER E GOLIA
Voglio aggiungere questa osservazione: che chiunque da singolo cittadino e intellettuale voglia confrontarsi in una lotta per la verità e per la pace, mentre sono in gioco interessi che muovono eserciti di mezzo mondo, con la potenza dell’industria culturale che ormai ha fuso informazione e intrattenimento in quella che si chiama infotainment, deve confrontarsi con una potenza comunicativa schiacciante, il difficilissimo compito che in questo caso ci si trova davanti è quello di arrivare a un pubblico sufficientemente numeroso da poter esercitare un pur minima pressione con la propria opinione sulla politica, perciò uno storico, come nel caso di Ganser, dovrà lavorare a una sintesi estremamente faticosa del suo bagaglio culturale, concettuale e informativo e dargli anche una forma che possa reggere la concorrenza, dal punto di vista estetico, con i contenuti spettacolari della industria culturale a cui le sue tesi sono antitetiche. Nel fare questo il rischio di assuefarsi mimeticamente ai linguaggi spettacolari è altissimo ma inevitabile, la bravura di chi si imbarca in questa sfida è di navigare di bolina, di correre lungo il filo di questa ambiguità linguista e semantica per essere uno pseudo spettacolo piuttosto che una pseudo cultura e senza finire con il diventare quel contenuto di massa. Ganser possiede tutte le qualità per condurre questa sfida al Golia mediatico , persino una notevole bellezza da attore, cosa non da poco in questa società spettacolare per bucare lo schermo, e gli auguriamo che in tutto ciò riesca a restare se stesso fino in fondo.
CERCARE, VALUTARE,PARAGONARE, SOTTOPORRE A PROVE DI COERENZA.
Nessuno è depositario di verità, ci sono contributi alla verità da parte di molti così come contributi alla mistificazione da parte di moltissimi. Ognuno dovrebbe sentire il dovere di informarsi attentamente, il che comporta una fatica intellettuale e anche fisica non indifferente, valutando più a fondo possibile tutte le tesi e le antitesi su quanto sta accadendo in questi giorni e in questi tempi, prendendosi la responsabilità infine di giudicare su quello che bisogna credere e non credere, e su queste basi agire in senso anche politico. E’ una scelta che oggi come oggi determina in prospettiva la vita o la morte. La tesi, Assad è un dittatore sanguinario, la Russia è espansionista etc, l’America lotta per la democrazia nel mondo, la abbiamo ben presenti perché ce la ripetono fino alla nausea su tutti i giornali e i media prodotti con grande dispendio di mezzi dalla industria culturale, e rappresentano il potere, o grandi gruppi di interesse che vi partecipano, le antitesi, solitamente frutto di una forma di resistenza intellettuale al monopolio culturale dell’industria culturale da parte dei singoli o di piccole comunità culturali, bisogna andarsele a trovare da soli, scovarle e vagliarle, con intelligenza e anche collettivamente, ovvero sia discutendone più che se ne può con gli altri, sottoponendosi alle osservazioni critiche dei commenti altrui, che possono rivelarsi preziosissime lenti correttive, valutandole senza pregiudizio ma sottoponendole a prove logiche e di coerenza rispetto alla costellazione dei dati che via via andiamo accumulando e vagliando. Tutto qui, nessuno vuole professioni di fede, quelle le lasciamo chiedere alla mancanza di dignità dei giornalisti e dei politici che hanno perso la coscienza civica ormai da tempo immemorabile.
I grandi media dovrebbero essere come i telescopi con cui guardiamo le cose lontane, i corpi, non quelli celesti purtroppo , ma quelli martoriati dei conflitti. I media dovrebbero essere i potenti mezzi che ingrandiscono di molte volte ciò che per la lontananza è quasi invisibile agli occhi della ragione. Dovrebbero essere le antenne con cui dovremmo ascoltare le voci degli eventi lontani, per comprendere, al meglio che possiamo, quello che sta accadendo. I Media dovrebbe essere anche e forse soprattutto le nostre sentinelle, perché quello che vediamo accadere a distanza da noi, potrebbe a breve colpirci, travolgerci, come se fosse un meteorite in avvicinamento alla terra.
Purtroppo cosi non è, i media, i grandi media italiani sono ormai remotamente lontani dall’essere quell’orgoglioso quarto potere che è stato cosi importante nella costruzione della democrazia non a suon di bombe ma di idee; appena meglio la situazione negli altri paesi europei e proprio in questi giorni Ganser è finito su molti giornali a causa delle proteste dei telespettatori contro il conduttore di una trasmissione, arena, che ha tacciato Ganser di essere un teorico del complotto, motivo per cui sono giunte oltre 500 mail di protesta a favore di Ganser chiedendo le dimissioni del conduttore, e qualcosa dunque si muove. Tornando in Italia però tocca solo ad ognuno di noi fare questo lavoro di informare per il nostro paese.
« Ask not what your country can do for you – ask what you can do for your country » J.F.Kennedy
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ALCUNI MIEI INTERVENTI SU TERRORISMO E SIRIA
1943 quei gas chimici americani nel bombardamento di Bari
Ministro Paolo Gentiloni lei ci ha esposti tutti al rischio terrorismo
Strage di Parigi , la notte dei lunghi Kalashnikov
Terrorismo: ovvero la politicizzazione della follia criminale
Dna del terrore Jihadista: è marxista leninista o fascista?
La stampa e il culto della personalità dei terroristi
Bruxelles ore 8 : chi sono i traditori d’Europa?
LETTURE
Lettura vivamente consigliata in questi giorni siriani sulla questione armi chimiche : La Guerra Chimico Biologica di Seymour M. Hersh, fuori catalogo ma si può facilmente trovare su E-Bay. Un libro fondamentale a una riflessione sul contesto contemporaneo.