Lettera aperta a Padre Antonio Spadaro
Signore, ti celebrerò perché mi hai risposto e sei stato la mia salvezza
(Salmo 118, 21)
Chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa
(Matteo 7, 8)
Caro Padre Antonio
per chiederle lumi sulla questione incresciosa dell‘invito alla conferenza di pace ad Assisi 2016, dell’AD di Leonardo Finmeccanica, una delle maggiori industrie belliche del pianeta, come ricordava tempo fa la rivista Nigrizia, le ho scritto una mail cosi come mi ha suggerito di fare un redattore stesso di Civiltà Cattolica, rispondendomi che solo il direttore poteva assumersi la responsabilità di rispondere a una simile questione cosi delicata, chiedendole con molta semplicità di esprimere un giudizio sulla questione e inviandole a tal proposito l’articolo che ho pubblicato.
Ho scritto poi , come sempre tramite i twitter di Civiltà Cattolica mi avete suggerito di fare , e ben giustamente, anche alla Comunità di Sant’Egidio, responsabile di quell’invito, chiedendone il perché e per conoscenza a Lei. Dunque Lei Padre sapeva che ho scritto a loro e loro hanno saputo che per conoscenza ho scritto a Lei e nella lettera a loro era rivolta la domanda a Lei, Padre Antonio, di esprimersi. Inoltre avendo appunto chiesto direttamente a Civiltà Cattolica di intervenire e avendomi risposto un redattore possiamo ritenere da Voi acquisita certamente la conoscenza della questione.
Tutto ciò inoltre, anzi fondamentalmente, sulle basi di una condanna urbi et orbi, del Santo Padre contro la fabbricazione e il commercio delle armi, condanna che per voi Padri della chiesa dovrebbe essere ben più che semplicemente indicativa.
Ebbene né i fratelli della Comunità di Sant’Egidio né Lei, Padre Antonio Spadaro mi avete degnato sulla questione di una risposta, non solo pubblica ma nemmeno privata. E non è che semplicemente non avete degnato la mia persona, in definitiva ben poca cosa , è che soprattutto non avete degnato la questione sollevata dal Santo Padre, e da me solo ripresa, della letale relazione tra armi e loro commercio e pace, che si poneva alle vostre coscienze.
Mi permetta allora di esprimere in forma di lettera aperta queste poche riflessioni
Possono esserci secoli buii, anzi la maggior parte dei secoli sono stati abbastanza buii, e in questa tenebra gli uomini, sentendosene nascosti, commettono ogni nefandezza, Lucifero significa esattamente colui che distrugge la luce. Ma arrivano, senza parlare qui del giudizio di Dio in cui dovrebbe credere ogni cristiano, e lei è un sacerdote, dei periodi di luce e in quel tempo le cose di valore che il passato ha infangato con la sua tenebra brillano e il Signore le raccoglie; padre Antonio affido alla sua fede se vuole intendere ciò letteralmente o semplicemente come una metafora.
Giudicare il male vuol dire avere questa speranza e quindi credere ; essere rigorosi nel pretendere, innanzi tutto da se stessi, il bene e nel condannare il male, vuol dire avere speranza, mentre invece chi non crede nel perdurare delle cose, chi non crede nell’eternità, chi non crede nell’aldila, ricordiamo che il Cristianesimo ha nella Resurrezione uno dei suoi credo più importanti, dunque aldilà inteso come avvento del Regno di Dio e non come mondo dei morti, in cui il Santo Padre ci dice che dovremo rispondere delle nostre azioni, non ha a cuore il valore delle cose che fa, ha cuore solo il valore che gli danno, a quelle cose , il potere e la celebrità, ha a cuore solo tutto ciò che è mondano, anche se queste dovessero essere delle cose contro Dio , come lo è , ci ha detto il Santo Padre, la costruzione e il commercio delle armi.
Un traditore ha pranzato cenato, convissuto con Gesù caro Padre Antonio Spadaro, nell’immensità delle Sacre Scritture, che racchiudono ben oltre lo scibile umano, Giuda è quell’esempio e quel monito eterno che dovrebbe dirci, e lo dice caro Padre, che non basta sedere e mangiare con il Signore, con il Cristo, con il Re, con il Principe, o semplicemente con il Fratello, perché uno di quelli che sedeva e mangiava con Gesù ed era da lui amato con l’amore supremo, lo ha venduto per 30 denari, come probabilmente fa’ proprio in questi giorni chi affigge quei manifesti contro il Santo Padre, magari dopo averne ricevuta la benedizione direttamente dalle sue mani, senza avere il coraggio. come farebbe un puro di cuore, di criticarlo semmai a volto aperto, ma pugnalandolo alle spalle con il disprezzo mortale dell’anonimità di quei manifesti.
Dunque lei comprende che ne io ne lei possiamo ritenere la vicinanza fisica e l’intimità la prova assoluta dell’amore reciproco degli intimi o dei vicini , e della trasparenza dei loro cuori.
Purtroppo intimi ci sono sia coloro che ci amano quanto coloro che vogliono colpirci e, in mezzo, anche quelli a cui serviamo e basta, numerosi. Gli uni e gli altri hanno bisogno di esserci prossimi: quelli che ci amano per infonderci e ricevere calore -e sappiamo come Padre Francesco sia generoso anche fisicamente in questo senso come ha ci raccontato Monsignor Gänswein- gli altri, invece, per versare veleni o colpirci mortalmente o per beneficiare dei nostri beni o del nostro potere o per usarci come mezzi dei loro scopi. Tanto è vero che il popolo ha inciso nella sua saggezza orale l’aforisma che cosi recita: dagli amici ci guardi Dio che dai nemici mi guardo Io.
Dunque che cos’è che inequivocabilmente, caro Direttore Spadaro, caro Padre Antonio, esprime la certezza della condivisione dei valori, dei principi, del credo, della fede, l’essere seduto accanto al Pontefice Massimo e in ciò esserne a tutti visibile? Il godere della sua fiducia totale? Abbiamo già visto con Giuda e Cristo, quanto ciò può valere, dunque non è cosi. Allora cosa? L’azione. Soltanto l’azione, creda caro Antonio, conduce a vedere le profondità del cuore umano, come ha lucidamente scritto più di una volta nostra sorella Hannah Arendt.
Quali azioni in particolare ?
Un acuto osservatore potrebbe dire che gli uomini possiedono la facoltà di ingannare, e giustamente tra quelli che ci sono vicini coloro che ci amano ci saranno vicino con la verità, coloro che ci odiano con l’inganno. E coloro che ci sono vicini con l’inganno sembreranno a volte più perfetti di coloro che nella verità ci mostreranno a cuore aperto i loro difetti e i loro limiti con cui a volte anche ci feriranno dandoci dolore , a nostra volta facendoci toccare i nostri limiti con il dubitare perciò del loro amore, mentre chi è intenzionato ad arrivare dritto al nostro cuore per ucciderlo o sfruttarlo sarà attento a non commettere nessuno di quel genere di errore che commettono i puri che ci sono accanto.
Chi ci ama rischia questo amore senza timore. Solo chi trama teme di metterlo in pericolo perché esso è il mezzo prezioso di cui ha bisogno per raggiungere degli scopi.
E se sarà abile e avrà talento nella sua menzogna, saprà in ciò dosare il suo inganno senza apparire affettato e finto, tradendo cosi se stesso piuttosto che la nostra fiducia e il nostro amore. Ci viene in mente per esempio l’immensa figura morale di Cordelia, la Figlia di Re Lear, e ciò che ebbe a patire e ciò che dovette patire ancora di più suo padre, soprattutto suo padre, caduto appunto nell’inganno di chi gli mostrava un falso amore per ottenerne compensi e potere.
Allora caro padre Antonio, quali azioni potranno farci vedere il cuore di un uomo come fosse un trasparente rubino messo contro la luce del sole per osservarne la purezza?
Ti rispondo, Antonio, e ti do del tu solo in questo momento, che sono le azioni necessarie. Cioè quelle azioni che rispondono ai comandamenti del nostro credo, quale che sia, religioso o semplicemente etico, e molte volte l’etico, tra gli imperfetti, è un religioso più profondo del primo solo non rivelato alla coscienza come tale.
Ma ancora una volta caro Direttore lei mi potrebbe dire che il malvagio, il corrotto, o semplicemente l’ignavo, che tuttavia per motivi mondani dovrà mostrare afflato allo spirituale, al santo, al giusto, al bene, queste azioni necessarie potrebbe compierle si ma con il cuore corrotto di uno che la fa’ perché sono necessarie alla sua strategia di menzogna. E io le darei pienamente ragione, caro Direttore, ammirando con ciò la vastità e la profondità del suo sapere gesuita e la sua sensibilità psicologica.
Allora quali azioni necessarie illumineranno in trasparenza il cuore di chi le agisce ? Ebbene caro Antonio, creda, sono le azioni necessarie che tuttavia non facciamo quando esse non ci portano nessun vantaggio mondano.
Sono le azioni necessarie, ovvero quelle azioni senza compiere le quali non possiamo dirci, per esempio, cristiani, che manchiamo di fare. Ecco la luce che illumina in trasparenza assoluta il cuore umano. Possiamo ingannare facendo delle azioni ma non possiamo ingannare quando manchiamo di farle. Possiamo ingannare il mondo pur salvando qualcuno, ma non possiamo assolutamente ingannare se non salviamo quando potremmo.
Certo queste azioni non compiute, la maggior parte delle volte, non compiute lo sono in assenza di testimoni. Colui che mente, colui che inganna, colui che trama, colui che usa, colui che trae guadagno, colui che odia, colui che è smarrito nella tenebra, colui che non ha una personalità, non compie le azioni necessarie alla sua identità di cristiano, per esempio, solo quando ciò non danneggerà la sua posizione, la sua strategia, o semplicemente la sua reputazione necessarie invece ai suoi scopi mondani.
Egli ometterà di compiere il bene rappresentato dai comandamenti della sua fede o dei principi fondanti del suo credo, solo nella propria intimità oppure, cosa massimamente degradante di quella fede e di quel credo, lo farà davanti a coloro, o lo farà a coloro, che ritiene cosi lontani da qualsiasi forma di potenza, cosi impotenti, cosi indifesi, da non temere minimamente la loro testimonianza.
Questa io credo essere veramente l’essenza della depravazione che tocca certamente il suo fondo nella violenza ai bambini, morale, fisica, o sessuale che sia, perché mostra esattamente chi siamo solo in assenza di un potere che, grazie al timore che ci incute, ci costringe ad essere, pro-tempore, altrimenti da ciò che siamo veramente: remissivi o vili con i potenti e arroganti o violenti con gli inermi.
E forse questo ci fa comprendere il motivo per cui Dante Alighieri, che doveva aver ponderato ben a lungo, nel silenzio medioevale, su tutte queste cose, abbia messo gli ignavi nell’antinferno, trattandoli nel poema con estrema durezza e soprattutto mettendoli insieme agli Angeli che nulla fecero contro la ribellione di Lucifero; più chiaro di cosi il messaggio non si può: l”inferno inizia con gli Ignavi e finisce con i Traditori straziati dalle tre bocche di Lucifero, tra cui come capiamo bene Giuda.
Perché comprendiamo che l’ignavia, attiva o passiva che sia, e lei comprende cosa intendo, poiché sappiamo che il male è assenza di bene come diceva San Tommaso D’Aquino, è tradimento della essenza della fede in questo caso cristiana che vuole che il bene sia attivo sempre e assolutamente mai facoltativo, costituendosi immediatamente il male subito presente, appena quello, il bene, cessa di attivamente esistere, o nel caso di un piano laico, della necessità della vigenza senza sospensione alcuna del principio costitutivo delle leggi a cui abbiamo dato il governo della nostra vita sociale o comunitaria che dir si voglia, cosa questa dimostrata invece dal sacrifico di Socrate.
Io, davanti a Lei , è solo un innocente dato di fatto questo, esimio Padre Antonio Spadaro, Direttore di Civiltà Cattolica e collaboratore talora del Santo Padre, sicuramente sono uno di questi impotenti davanti a un “potente“, davanti a cui ci si può forse, dico in senso generale, sentire liberi di oltraggiare o tradire la propria cristianità e civiltà che invece imporrebbero di rispondere a chi bussa, di interloquire con chi ci parla, di spiegare a chi ci domanda, di proteggere chi è più debole e di contrastare l’orgoglio di chi è più forte, e soprattutto di rispondere nel senso di mostrare responsabilità verso la propria figura sociale, verso il proprio ruolo civile, professionale e nel suo caso religioso. Non dice forse il Santo Padre “La cultura viva tende a integrare. La Civiltà Cattolica sarà una rivista sempre più aperta al mondo“, e dove è questa apertura scusate? Dove è il suo essere ponte? Dove è il suo essere una rivista Ponte, di frontiera e di discernimento, come vi ha augurato nel biglietto che avete pubblicato su twitter, Papa Francesco per la pubblicazione del vostro numero 4000, se non rispondete alle domande che vi vengono da quel fuori di cui dovreste rappresentare il Ponte?
Dico questo per concludere tornando al fatto che resta questa inevasa e grave discrepanza tra le parole di condanna del Santo Padre verso la fabbrica e il commercio delle armi in un mondo martoriato da una guerra mondiale combattuta a pezzi, come Egli ha detto urbi et orbi, e alcune importantissime anime della Chiesa che in plateale contraddizione con questa condanna, e imponendolo allo stesso Papa come crudo fatto pubblico di una plateale disobbedienza al senso di quelle parole, o invitano uomini che hanno la responsabilità di questa fabbrica e di questo commercio di armi da guerra a parlare di PACE, per motivi certamente altri che l’amore per la PACE e possiamo discuterne, ma non siamo certo cosi ingenui da pensare che la cruda politica non attraversi con le sue inquietudini anche la Chiesa, o che interrogati sul senso di questi inviti, semplicemente tacciono .
Facendoci forse percepire, e mi vengono adesso in mente le parole di Papa Francesco sulla corruzione in seno alla Chiesa, tutto ciò la portata della segreta disperazione che può provare un Papa che vorrebbe una Ecclesia semper reformanda, come ha espresso chiaramente diverse volte, nello scoprirsi non sostenuto nei principi che affida alla comunità mondiale dei credenti, come la condanna del mercato delle armi, dalle persone che gli sono più vicine. Ovviamente parlo in senso generale e non di Lei, per carità padre Antonio, mi capisca bene. Un Papa che ha scelto un nome che a suo tempo ha sfidato, rischiando la vita, le altezze vertiginose della gerarchia ecclesiastica medioevale dal basso estremo di una mimesis quasi perfetta con la vita di Cristo, quale è stata quella di San Francesco.
Essendo io dunque l’impotente in tutto ciò, la Sua posizione morale nei confronti della mia impotenza che ha cercato con la domanda la sua non pervenuta risposta mi è tuttavia oscura e non sta a me giudicarne in assoluto, piuttosto di quanto intercorso tra Lei e me, o meglio di quanto NON intercorso, ne ho semplicemente fatto una questione di pensiero, e di cura della nostra Vita Activa.
“Ove si tratta di dieci l’immanenza li precede nel venire, ove si tratti di tre viene solo quando sono già seduti” -Talmud babilonese-Libro delle Benedizioni (1)
Pur avendo motivo di credere che anche questa lettera si fermerà fuori dalle porte del Suo cuore mi auguro di essere smentito. Me lo auguro nella lieta consapevolezza comunque che certamente ci sono molti altri animi, di persone come me comuni, che per quanto pochi possano essere saranno comunque sufficienti alla realizzazione dell’immanenza del Divino di cui dice il Talmud che le ho sopra scritto, che la pondereranno invece con attenzione e profondità, in vista ovviamente del suo essere semplicemente un richiamo e niente più a quella condanna della fabbricazione e del mercato delle armi che Papa Francesco ha sollevato con voce limpida sperando, è mia ferma convinzione, di trovare nella comunità con ciò una eco concreta, una via activa, ad impegnarsi assolutamente contro la loro proliferazione, e con la consapevolezza che la grande Civiltà Cattolica ma anche Cristiana si estende ben oltre qualsiasi muro fisico o Logo che pensi di racchiuderla e contenerla, quando non dominarla.
E se mi sbaglio, caro Padre Antonio, la invito a correggermi sulle pagine di questo piccolo giornale dove saremo lieti di accoglierLa.
Augurandole ogni pace e bene , la saluto riproponendole le parole del Santo Padre sui Fabbricanti di armi
“I corrotti, coloro che fanno la tratta degli schiavi e i fabbricanti di armi che sono mercanti di morte dovranno rendere conto a Dio. Sono sicuro che se faccio la domanda: quanti di voi siete fabbricatori di armi? Risponderete: Nessuno! Questi non vengono a sentire la parola di Dio, questi fabbricano armi e sono mercanti di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio. Chi è servo del potere, chi fabbrica le armi non sarà mai felice nell’aldilà. Potere e vanità non ci promettono nulla”
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Allego i link degli interventi precedenti sulla questione dell’invito di Mauro Moretti alla conferenza di Pace di Assisi che rimandano alla più grande e grave questione delle condizioni necessarie alla Pace.
1 Spirito di Assisi 2016: la parola sulla pace ai fabbricanti di armi
2 Zygmunt Bauman liquido: appunti apocrifi e vicoli ciechi
3 7 anni a Mauro Moretti. Sogno di una notte di mezzo inverno
Nota 1 : Classici delle religioni Talmud babilonese Vol 1, Edizioni Utet