Corrispondenze da Mosca, diario di un viaggio nella Russia del 2016
MOSCA: UNA RAPIDA ISTANTANEA
Eccomi a Mosca che con i suoi 18 milioni di abitanti nell’area metropolitana è città gigantesca, titanica. La più grande megalopoli europea, la megalopoli più settentrionale e più fredda del mondo. Una cosiddetta Città Alfa Globale, una città Stato, una Polis, e per me, visto lo straordinario fermento culturale, una cultura non ancora fattasi mera industria culturale, che la anima e la elettrizza, è la vera Atene contemporanea, ma quest’ultimo è un credo assolutamente soggettivo. E’ racchiusa entro tre anelli stradali concentrici, di cui il più esterno enorme, immenso, certamente oltre i cento chilometri di circonferenza, che sono intersecati da una serie di strade principali che, come i raggi di un mozzo, convergono al centro: sono strade a otto -dieci corsie, in realtà sono delle vere e proprie autostrade urbane, su cui scorrono fiumi di macchine. Ed è attraversata dal fiume Moscova. Guardare Mosca di notte viaggiando su queste grandi arterie è uno spettacolo magnifico di Lighting design.
Che la Russia abbia energia da vendere si capisce guardando l’illuminazione della città, ogni giorno che passa a Mosca, un nuovo palazzo si illumina di spettacolari giochi di luce, fatti di centinaia se non migliaia di punti luce apposti su ogni angolo, spigolo, linea affinché ogni elemento architettonico prenda una sua luce propria, a volte blu, viola , color ghiaccio o seppia, rosse, cosi di notte la città è completamente disegnata da questi palazzi che diventano come dei gioielli iridescenti, uno spettacolo che ha i suoi culmini negli edifici storici e più prestigiosi della città che vengono illuminati a giorno e che quindi risplendono ancora di più.
Muoversi a Mosca non solo è facilissimo, ma è veramente piacevole e per me che sono di Roma, abituato a tempi da India rurale per i tempi d’attesa di un mezzo, spostarmi velocissimo in questa megalopoli è una cosa abbastanza straniante. Ci sono 4 principali modi di muoversi a Mosca. il primo è la metro, che è la seconda o terza metropolitana del mondo per volume di persone trasportate e che nel 2020 avrà 500 chilometri di linee, ampia e perfettamente ventilata tanto che proprio a Mosca ho superato, finalmente, la mia claustrofobia, nonostante le sue scale mobili scendano di decine di e decine di metri nelle viscere della terra – quella di San Pietroburgo, dove sono pur sceso , addirittura sta a 100 metri sotto terra– ( bellissimi i gabbiotti sparti-folla in vetro alla fine delle scale mobili dove siedono improbabili personaggi che controllano i flussi sulle stelle da un monitor in bianco e nero virato al magenta, molto spesso appisolati o intenti, se donne, in letture di riviste). Anche i vagoni sono ampi, molto più ampi delle anguste carrozze della metro romana, e nonostante i milioni di abitanti di Mosca anche nell’ora di punta, i vagoni non sono mai pieni stile Giappone, cioè tipo scatola di alici.
Poi ci sono i taxi. 45 minuti-1 ora in taxi a Mosca costano circa 350 rubli ovvero intorno ai 6 euro. questo ti permette di avere un rapporto costo =vantaggio nel prendere il taxi assolutamente ottimo. 45 minuti in Taxi a Roma costerebbero oltre i 35-40 euro ( costi di movimento in taxi che fanno si che, in Italia, questo mezzo resti un mezzo di lusso, invece che di lavoro come è qui) .
Il taxi non si aspetta per strada, anche a causa del freddo in inverno, il tassista vi chiama direttamente sul vostro cellulare quando è sotto casa vostra oppure voi potete chiamarlo in qualsiasi momento per chiedergli dove si trovi. Il Taxi a Mosca, vi aspetterà fino a dieci minuti sotto casa senza nessun costo, come anche potrete chiedergli di fermarsi ad aspettarvi davanti ad un negozio per una decina di minuti senza costi aggiuntivi. Poi ci sono i taxi collettivi, di sovietica memoria, bellissimi, che sono dei furgoncini a 9 -12 posti che hanno delle loro fermate e si chiamano per alzate di mano e con tre euro andate ovunque, molto simpatici e comodi.
E infine se semplicemente alzate la mano lungo il ciglio della strada immediatamente si fermeranno 4-5 macchine di persone comuni, voi guarderete il conducente, guarderete la macchina, sceglierete dove salire e contratterete con il guidatore dicendogli dove volete andare e per quanto. Con questi passaggi con 2 euro arrivate dove volete. E’ una cosa assolutamente comune per i Moscoviti, e assolutamente sicura, è un modo per spostarsi usato normalmente anche da donne sole e nel cuore della notte, ovviamente una megalopoli come Mosca ha un movimento di macchine che è un moto perpetuo, ciò significa che in qualsiasi ora della notte potete rapidamente tornare fin sotto la porta di casa vostra con una spesa di 2 euro.
Muoversi con questo ultimo modo è un vero e proprio viaggio sociologico e si incontrano, talvolta, personaggi che potrebbero brillare in film di Altaman, di Almodovar, o anche di Fellini, una volta io ho viaggiato con equipaggio composto da una madre navigatore di bordo con la figlia pilota, fumatrici accanite con il posacenere di marmo tra i due sedili anteriori, due volti pazzeschi da cinema mondiale, per non parlare delle meravigliose colonne sonore che mettono su, e via dicendo.
Certo dovete stare con un moscovita per poter usare questi ultimi mezzi di spostamento. Generalmente su queste strade gigantesche il traffico scorre anche nelle ore di punta, in maniera molto ordinata e non mi è mai capitato di vedere ingorghi di classe isterica di tipo romano/napoletano, i russi, che oggi sono restati gli unici in grado di portare equipaggi umani nello spazio, sono gente molto ma molto in gamba con i problemi tecnici. Tra le 17 e le 19 del pomeriggio il traffico a uscire dal centro di Mosca comunque può assumere aspetti da film in cui gli alieni hanno invaso la città con la gente cerca di evacuarla, allora solo la metro vi consente di volare ovunque.
Con queste straordinarie opportunità di muoversi nella città ( e per un italiano di Roma certamente lo sono) , le cose che riuscite a fare in una giornata sono parecchie, se a Roma un appuntamento da una zona est limitrofa al centro verso una zona nord limitrofa al centro vi brucia la giornata sui mezzi di superficie a Mosca potete tranquillamente prendere fino a tre anche quattro appuntamenti importanti in tre quattro zone diverse di questa città immensa, e ciò imprime a questa megalopoli il suo esplosivo dinamismo, e la sua grande produttività. al contrario dell’Italia dove si produce reddito fondamentalmente al Nord e si governa al centro, Mosca non solo è la città del potere politico ma anche di quello finanziario. Credo che in una città vi sia una relazione anche importante tra la velocità di movimento possibile per i suoi cittadini e la sua produttività. Ed è ovvio che una città come Roma con la sua atroce lentezza è una città si con un immenso passato ma con un futuro piuttosto striminzito e se non ci si avvia a comprendere che bisogna dare agli abitanti di una città la possibilità di poter muoversi cosi velocemente da poter concludere almeno 3 appuntamenti diversi nel arco di una giornata, l’Italia continuerà ad avere una emorragica perdita di produttività.
Curiosità è che nelle banche non c’è fondamentalmente nessun sistema di sicurezza, non ci sono porte o vetri blindati, come da noi, non ci sono vigilantes o altro. Mentre in ogni teatro ci sono i metal detector all’entrata e agenti di sicurezza molto attenti, e lo stesso dicasi per le stazioni ferroviarie dove non si possono imbarcare sui treni valige se non facendole passare per i raggi x come avviene anche negli aeroporti. Insomma si proteggono le persone più che il denaro e la moda di rapinare le banche evidentemente non è ancora arrivata. Non esiste nemmeno il fenomeno delle movide, che io sinceramente trovo oscene, che deturpano le notti delle capitali occidentali, con torme di giovani in stato di ebrezza urlanti a notte fonda ogni santa settimana come si possono ammirare nei quartieri ghetto dell’alcolismo di massa, come per esempio la San Lorenzo in cui abito io a Roma. E nonostante la Polizia sia quasi invisibile nel fluire della vita urbana non si non si percepisce la tensione da alto tasso di microcriminalità che infesta la capitale d’Italia invece, di spacciatori che ti saltano addosso ad ogni angolo quasi minacciandoti se non ti vedono interessato alle loro merci. sarà un po dura tornare nel porcile romano San Lorenzino con il suo strabordante e festoso degrado , ma tant’è, e per ora mi godo questa magnifica Megalopoli, dove, a differenza di quanto si legge e si ascolta su troppa stampa occidentale, si respira una aria di grande entusiasmo per la propria libertà a cui la Russia sta lavorando come un grande cantiere sociale e politico.
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INCONTRI RAVVICINATI MOSCOVITI
Appena arrivati a Mosca con mia moglie siamo stati invitati nella sede della gruppo Platform da un gruppo di intellettuali giornalisti scrittori sociologi a un dibattito su come gli intellettuali occidentali vedono la Russia oggi, presieduto e moderato dal sociologo russo Alexey Firsov ,che di Platform è anche il fondatore, e a cui hanno partecipato tra gli altri Roman Karmanov vicedirettore generale della Pravda, storico quotidiano russo, la poetessa Vera Pavlova , presente però come pubblico senza intervenire, Lo scrittore Vladimir Torin, la giornalista Natalia Karmanova e la curatrice di eventi culturali Ekaterina Alteva, e altri personaggi della cultura moscovita
Fondamentalmente mi è stato chiesto come oggi gli intellettuali italiani percepiscono la Russia, domanda a cui ho risposto che ci sono molte diverse idee a tal proposito ma fondamentalmente due grandi linee , e di cui è una rappresentata tra gli altri , per fare un esempio noto, dagli intellettuali al soldo del gruppo editoriale Espresso di De Benedetti e ora anche di Itedi, la società che controlla La Stampa e il Secolo XIX con cui ormai sono fusi, e generalmente anche quelli nella sfera della RAI, ma anche da tante altre televisioni e testate italiane, decisamente allineate in questo senso le une con le altre, i quali sono decisamente inclini alla produzione di una fantapolitica vulgata che disegna una Russia fascistoide e aggressiva, con desideri di espansione militare, con desideri di tornare a essere impero e tutte queste cose che rappresentano, e che hanno sempre rappresentato, il fulcro per la costruzione del mito e al tempo stesso del tabù della difesa entro gli ambiti della NATO, mito funzionale per chiedere o parassitare, come meglio si crede, sempre maggiori fondi alla società civile per le spese militari, spese che ormai hanno superato tra Europa e Stati Uniti i 1000 miliardi di dollari annui e Tabù funzionale a tacciare ogni tentativo di mettere in discussione questo incommensurabile oceano di denaro che la NATO divora , sottraendolo allo sviluppo, alle infrastrutture civili, alla ricerca civile, al lavoro civile, grazie al mito appunto della difesa.
Ho citato loro, a tal proposito, uno studioso americano, l’ingegnere industriale Seymour Melman, autore del libro , per me fondamentale strumento di comprensione dello stato attuale,“capitalismo del pentagono nell’economia americana” , che, sotto stretta sorveglianza della CIA, pur nel suo ruolo di consigliere del congresso e di professore alla Columbus University ha per tutta la sua vita appunto cercato di denunciare questa realtà del mito e del tabù di una difesa che tale non era. Melman era stato l’inventore del concetto di “overkill” un concetto che dimostra come siano vane, oltre una certa soglia di distruttività raggiunta da una forza armata in fatto di armi di distruzioni di massa, tutte le ulteriori spese militari e che da un certo momento in poi siano solo finalizzate in verità all’espansione del potere decisionale di chi gestisce questi immensi capitali, cosa dimostrata razionalmente dal fatto che la Russia pur spendendo un quinto delle spese militari americane è comunque in grado di distruggere diverse volte gli stessi Stati Uniti esattamente come gli Stati Uniti sono in grado di distruggere la Russia( ecco il concetto di Overkill postulato da Melman, ovvero che raggiunta la possibilità di annientare il nemico potenzialmente non una ma diverse volte, qualsiasi tipo di incremento nei rispettivi arsenali non ha più alcuna razionalità dal punto di vista militare e dunque il cui scopo è prettamente politico nel senso di acquisizione di sempre maggiori porzioni di potere decisionale a svantaggio di altri gruppi decisionali della nazione)
Dunque il tremendo stato del mondo contemporaneo è in realtà il frutto avvelenato di uno spaventoso mercato delle armi che ha completamente intossicato le sfere politiche occidentali facendole diventare le sfere di una politica ormai solo onoraria, che conta ben poco, cosa questa che è a mio avviso uno dei meccanismi fondamentali del motore della destabilizzazione globale che sta divorando la pace mondiale. Purtroppo, ho raccontato agli amici russi, queste testate giornalistiche che disegnano in questo modo mistificatorio la Russia, e che hanno un sapore decisamente stantio e olezzoso di regime, di un regime invisibile alle grandi masse che lentamente si sfaldano in membri declassati che vanno a gonfiare le plebi furenti appunto dei populismi, sono anche le più lette perché possiedono i grandi capitali e dunque i grandi mezzi di produzione della cultura a disposizione, chissà forse anche grazie alla causa che servono di dare sempre nuova linfa al mito della difesa, per cui serve sempre un nemico da mettere al centro della attenzione della pubblica opinione, come la Russia appunto.
Sono le testate e gli intellettuali che senza pudore pubblicano le favole infantili e sgradevoli, diffuse dalla CIA, degli hacker russi che avrebbero condizionato le elezioni americane ( mentre Obama per esempio interviene apertamente nella politica Italiana semplicemente dicendo ai giornali cosa pensa sia giusto che il popolo italiano debba fare come è avvenuto per il referendum del 4 dicembre) e rimuovendo completamente dalle loro coscienze che proprio in Russia ha trovato asilo Edward Snowden (è appena uscito in Italia il film di Oliver Stone su di lui) dopo aver avuto il coraggio di denunciare che la NSA, la National Security Agency, completamente fuori da ogni legalità fuori da ogni costituzionalità, spiava in maniera distopica e paranoide praticamente qualsiasi persona, tra cui ovviamente tutti gli alleati stessi degli Stati Uniti. Ecco sono i media e gli intellettuali che professano queste cose, infantili e al tempo stesso lugubri.
E poi ci sono invece le persone normali, le persone che partecipano di una qualche oggettività, ho detto loro che a terra, nella realtà concreta, la maggioranza delle persone che sono minimamente consapevoli, hanno ormai ben capito come stanno le cose e che tra le persone dotate di un minimo di senso di orientamento si è ormai chiarito che il ruolo della Russia, a fronte di questa completa mancanza di visione geopolitica che sembra animare i clamorosi e tragici sbagli occidentali che hanno destabilizzato l’intero medioriente gettando il mondo in un caos pericolosissimo nel giro degli ultimi venti anni , è visto come il ruolo di estremo garante della pace mondiale avendo mezzi forza e capacità politica, e anche necessità vitale di imporre un limite a queste follie. Per fare un esempio di un altro tipo di approccio al racconto della Russia ho citato loro Massimo Boffa, e i suoi articoli sempre acuti intelligenti equilibrati e responsabili nel descrivere la Russia, partendo dal semplice dato che Boffa in Russia ci va e la conosce concretamente. Tanto per dirne uno che mi piace molto.
Ho detto che noi tutti, noi gente normale, ci sentiamo rassicurati dalla grande calma con cui Putin riesce a gestire le provocazione alla Russia da parte di chi, nei piani alti occidentali, sembra animato da mitomanie da una parte e mancanza di visione del reale dall’altra, vorrebbe invece che la Russia cadesse nella trappola di una qualche escalation.
ho detto ai miei amici che Io sono sicuro che è proprio sulla consapevolezza e sulla base del vasto consenso mondiale da parte delle persone concrete e comuni che amano la vita e la pace, che vogliono vivere in pace e immaginare un futuro, che il presidente Putin gioca oggi in questo senso, contro questo approccio aggressivo e destabilizzante di un certo establishment occidente la partita della calma, del sangue freddo, del farsi carico della responsabilità del mondo di fronte alla irresponsabilità completa verso il mondo di chi semina guerre ovunque, del non rispondere alle provocazioni a volte gravissime e addirittura inaudite, come è tutta la questione dell’Ucraina e delle sanzioni alla Russia , che ogni persona dotata di un minimo di buon senso sa essere stata una tragica manipolazione di cui è responsabile un certo establishment occidentale,( establishment in cui si muovono anche oscure figure che gestiscono il mondo paramilitare e mercenario utilizzato come elemento di destabilizzazione mondiale, come ha fatto per anni in Africa la private military company Executive Outcomes e sue consimili) e della capacità decisionale di assumersi anche dei grossi rischi per non permettere che un altro pezzo di medio oriente finisca inghiottito nel nulla apolitico e allevatore di crimine e caos mondiali in cui lo avrebbe gettato la politica cieca di certe potenze occidentali: si parlo della Siria, cari amici Russi, che non cadrà nel nulla per allagarsi di terrorismo proprio grazie alla Russia, ho detto.
Ogni persona minimamente consapevole è consapevole che per la Russia una penetrazione del crimine politico del terrorismo fondamentalista che usa l’integralismo religioso come movente ideologico per raccogliere sbandati feroci e pronti alla morte in cambio di permesso di saccheggio, stupri e soldi , è una questione di interesse nazionale di vita o di morte e di rilevanza assoluta, per motivi innanzi tutto di contiguità territoriale, si tratta di geopolitica di base, e che dunque le sue intenzioni nel fermare il terrorismo dell’isis sono intenzioni definitive, certe e concrete e non macabri giochetti strategici di menti poco lucide di chi da quel terrorismo è magari territorialmente protetto dall’oceano, e che dunque, essendone fondamentalmente al sicuro per questione geografica, magari pensa di poterlo utilizzare contro la Russia per gettarla nel caos politico. Ogni cittadino occidentale consapevole ricorda quando 20 anni fa tutti pensavano alla Russia come a una grande torta, ricca di ogni ben di Dio che i potenti si sarebbero spartiti. Magari qualcuno di quei potenti non ha ancora smesso di crederci.
Il disgusto per la demagogia sbandierata ai quattro venti di chi si professa paladino della democrazia per poi invece portarla a uno stato di degrado quella stessa democrazia in occidente è certamente alla radice della profonda depressione psichica e politica che sta colpendo gli elettorati moderati e minimamente colti, in occidente, lasciando il campo ad elettorati molto meno prudenti e più aggressivi e violenti, e lo abbiamo visto in vari scenari politici mondiali.
E ho detto loro che è un vero dramma, per me e per molti, che i maggiori partiti, in realtà dicendo questo pensavo al Partito Democratico , che dovrebbero essere i massimi fautori del cooperativismo dell’occidente con la Russia, per una pace mondiale, e per il nostro stesso reciproco benessere – ricordo che le sanzioni hanno messo in ginocchio i nostri agricoltori , mi vengono in mente i produttori di patate che avevano nella Russia un vasto mercato, e il settore del caseario ad esempio- siano quelli che stanno regalando un rapporto privilegiato con la Russia a partiti solo ancora per poco minori, cosi come le sanzioni hanno spinto la Russia verso la Cina. Errore mostruoso, di una classe politica europea che calpesta gli interessi dei suoi cittadini. E dicendo ciò voglio anche ricordare, ho detto, che rivendico nella mia matrice e radice culturale più profonda la Russia, che è pienamente Europa.
Una cecità questa e una stupidità politica di cui questi partiti politici, che si sono prestati a creare questa frattura con la Russia, pagheranno un carissimo prezzo, molto probabilmente con la loro estinzione come grandi partiti di massa a lungo andare. Siamo tutti in grado, noi cittadini, nel 2016 di ascoltare sui social media e in rete, i deliranti discorsi del generale delle forze armate USA Mark Milley di alcuni mesi fa, e riconoscere che sono i discorsi “terroristici”, lo scrivo tra virgolette ma sinceramente a me realmente fanno questo effetto, discorsi grondanti violenza che fanno gelare il sangue nelle vene a ogni creatura nel mondo. Mentre i nostri maggiori media fingono di ignorare di comprendere cosa significhi e cosa significhi che la gente ascolti questo tipo di discorsi distruttivi, carichi di violenza e minacce. Quale bisogno c’è di parlare in questo modo se non si hanno delle patologie caratteriali?
Certo siamo in pochi ad avere profonda consapevolezza che questi discorsi sono soltanto il mantice che deve soffiare sul fuoco della paura sociale per creare spettri e angoscia affinché il congresso americano sia legittimato ad annaffiare il pentagono i generali e gli industriali della morte, come li ha definiti il pontefice Francesco, ogni anno con la cifra mostruosa di oltre 600 miliardi di dollari, e allo stesso tempo qualsiasi cittadino che abbia voglia di fare delle proprie comparazioni si rende conto di quale rassicurante fortuna sia oggi sentire dal presidente della Russia, unica potenza mondiale realmente in grado di incutere rispetto e timore agli americani, a questi americani mitomani e aggressivi, perché detentrice di un arsenale nucleare immenso in grado di distruggere gli Stati Uniti non una ma diverse volte, discorsi che sono invece di uno straordinario equilibrio sia politico che psicologico, e che nonostante le provocazioni continuano a rivolgere agli americani parole di invito alla tranquillità e all’amicizia, alla cooperazione: lunga vita al presidente Putin, cari amici, ho detto loro, che mi guardavano attentamente e decisamente increduli.
Avete presente amici russi cosa siano ogni anno 600 miliardi di dollari bruciati in spese militari ? ho chiesto loro, be qualsiasi cittadino occidentale dotato di un minimo di buon senso si ricorda che la peggior crisi mondiale del 21 secolo ci hanno raccontato che fu dovuta a un crac bancario da 600 miliardi di dollari, beh se tanto mi da tanto questo crac economico è un fattore cronico del sistema occidentale perché questo immenso crack finanziario avviene ogni anno quando dalla bilancia dei pagamenti vengono parassitati alla società americana 600 a volte 700 miliardi di dollari e se ci aggiungiamo i 400 miliardi dei 28 stati UE , allora questo crac finanziario è un sisma economico che sta sbriciolando le nostre società. Tutti i cittadini dotati di senso del presente ricordano Donald Rumsfield candidamente dichiarare che il pentagono non sa dove sia finiti oltre 2 mila miliardi di dollari di spese non tracciate. Solo che nessun economista ne osa parlare. Ma noi sappiamo che tutto ciò ha prodotto mostruose perturbazioni e sconvolgimenti dell’economia.
Qualsiasi cittadino occidentale dotato di un minimo di capacità cognitiva è in grado di comprendere che qualcosa decisamente non va se solo gli stati uniti bruciano nel settore della guerra , lasciate che io lo chiami per una sola volta con il suo vero nome, più di quanto spende tutto il resto del mondo messo insieme no? Un nostro magistrato ucciso dalla mafia ci aveva detto di seguire sempre la pista dei soldi, si chiamava Falcone, allora chi è l’aggressore del mondo seguendo questa pista dei soldi?
Sappiamo tutti che la Russia non arriva a spendere nemmeno un quinto nel settore difesa di quello che spendono loro e ci rendiamo tutti conto che le altre grandi superpotenze mondiali sono costrette anche loro malgrado a inseguire almeno un minimo gli stati uniti su questa china, sottraendo risorse al proprio sviluppo, allora come volete che un intellettuale occidentale, che si meriti il nome di intellettuale veda la Russia? Io la vedo come la minima garanzia che forse il mondo non sarà portato definitivamente nei pericolosi baratri da chi ha già fatto implodere due stati stati mediorientali, questo ho risposto. Volevo parlare di cultura, di libri di cinema , avrei veramente voluto parlare più di arte , ma non riuscivo a non avere davanti agli occhi il tragico scenario della contemporaneità e ne avevo troppe da dire che mi stavano sullo stomaco. Cosi ho continuato
Del resto questi ambienti culturali della grande stampa mistificatrice, a partire dal quotidiano NYT, su cui ho pubblicato una satira proprio recentemente, al nostro La repubblica, sono proprio gli stessi ambienti culturali che hanno clamorosamente frainteso il reale sbagliando ogni pronostico, a partire dal referendum brexit passando alla certezza della vittoria della Clinton per arrivare alla certezza della vittoria di Renzi al referendum.
Una classe di intellettuali e di politici, mi viene in mente la nostra Mogherini, sulla quale ho appunto scritto qui una dolente nota sulle sue frequentazioni internazionali, che hanno decisamente perso il contatto con ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, e anche su ciò che sono tenuti a fare in quanto rappresentanti del nostro potere. Sono gli ambienti culturali che sponsorizzano chi vorrebbe isolare la Russia ma vanno a cene intime con i sauditi dalle cui finestre, se non proprio dalle porte, escono flussi di finanziamento al terrorismo mondiale, sono gli ambienti culturali che scrivono “il dittatore Putin” o “lo Zar Putin” ma stanno sempre allegramente insieme con i sauditi che praticano decapitazioni, fustigazioni, mutilazioni, e che hanno una polizia che si chiama polizia morale come in un incubo di Orwell, ma questo non li turba affatto. Io credo che Il potere sia un po come l’energia elettrica, andrebbe misurato con la stessa scale ovunque per far funzionare la meccanica della comprensione o altrimenti si va nelle propagande da repubblica delle banane, come si suol dire.
Sono gli ambienti culturali che hanno dimenticato che la Russia ha destalinizzato se stessa senza nessun bagno oceanico di sangue, che la Russia è un paese che è uscito dal totalitarismo con le proprie forze morali e intellettuali compiendo una cosa grandiosa che la storia non ha ancora forse ben capito, che è il paese che ha restituito in definitiva la indipendenza e la sovranità territoriale a molte sue ex repubbliche sovietiche ricchissime in minerali energia fossile e quant’altro senza colpo ferire , ora come si può parlare con ciò di una Russia con intenzioni imperiali? E sinceramente non abbiamo nemmeno notizia che la polizia russa spari ai propri cittadini perché hanno la pelle un po più scura mentre qualsiasi cittadino italiano o occidentale dotato di buon senso sa invece che è in atto ormai negli stati uniti un stillicidio di omicidi da parte della polizia verso i propri cittadini afromericani foriero di un clima da guerra civile. Allora questa libertà dove abita veramente? be se per esempio ha la pelle un po scura sicuramente non vorrà stare in una strada di sera negli stati uniti, sia mai incontrasse un poliziotto.
Ora tutte queste semplici comparazioni che si formano nella mente di ogni cittadino europeo, e chissà forse anche americano, dotato di minime facoltà cognitive non hanno nessun valore e nessuna conseguenza per la nostra stampa di regime. E questo è un fatto grave perché la Russia, per tutti i motivi sopra elencati, e anche perché è patrimonio europeo culturale fondamentale, è molto amata in realtà dalle persone comuni in occidente, ma la mancanza di onestà intellettuale e di coraggio civile da parte degli intellettuali che scrivono sui grandi media mainstream, li chiamo intellettuali nel senso della professione di intelletto che fanno, fa’ in modo che non ci sia albero di trasmissione tra ciò che pensano i cittadini e ciò che decidono i politici.
E’ quella classe intellettuale che dimentica che in America come in Arabia Saudita c’è la pena di morte, e si macinano esecuzioni , mentre in Russia (non dimentichiamo che l’articolo 20 della costituzione Russa riconosce il diritto alla vita) è stata abolita de facto proprio da Putin con la moratoria che ha emanato al momento dell’ ingresso della Russia nel consiglio europeo. Consiglio Europeo che stando al suo codice non dovrebbe troppo avere a che fare con i paesi che praticano la pena di morte, eppure ne frequenta allegramente parecchi invece.
E’ la classe intellettuale che descrive Putin come un despota o uno zar e la Russia come un regime e adora ovviamente il premio Nobel Obama, rimuovendo però dalla propria coscienza il fatto che sotto la presidenza Obama sono state assassinate migliaia di persone con i Droni senza che queste persone, semplicemente sospettate di terrorismo, senza nessun processo che lo abbia dimostrato essere vero, abbiano ricevuto la possibilità, sancita dalla civiltà dei diritti umani, con il diritto alla difesa, di poter dimostrare la propria eventuale innocenza evitando di essere uccise; cosa questa che invece ogni cittadino con un minimo di consapevolezza del proprio mondo conosce , e ogni cittadino informato sa che anche che purtroppo centinaia e centinaia di bambini sono stati uccisi da queste esecuzioni sommarie con i Droni, le famose vittime collaterali, anzi danni collaterali, e anche centinaia di donne, migliaia di civili, praticamente una pratica di algido assassinio continuo con i Droni lontano dai confini della nazione, attuato dalle forze armate americane senza nessun controllo da parte della pubblica opinione e dalla legge. E questa classe intellettuale e politica che ha alzato e appoggiato le sanzioni contro la Russia, creando un gravissimo vulnus alla pace mondiale, di tutto ciò semplicemente non si occupa.
Ecco cosa vi dice un intellettuale italiano cari amici russi, ecco come vede le cose un intellettuale italiano. Ho detto loro fate conto che io sia oggi in Italia, in questo contesto di lucida follia, menzogna e mistificazione generale, quello che era Brodski durante l’epoca sovietica: Un dissidente cari signori. Dalla Russia sovietica abbiamo avuto i vostri dissidenti ebbene ecco oggi davanti a voi, dall’occidente della menzogna, un dissidente europeo e per me la Russia è un laboratorio di Freedom in progress dove credo che passerò sempre più tempo.
Abbiamo parlato di molte altre cose, sono state fatte molte domande sia a me che a mia moglie Natasha, sul cinema , la letteratura e altro. Infine Alexey Firsov ha chiuso la serata dicendo che loro si sentono a volte come chiusi in un incubo nel percepire l’immagine tremenda della Russia che viene data nel mainstream occidentale e che era veramente un sollievo per loro aver avuto questo scambio e essersi sentiti descritti in tutt’altro modo, diversamente da quella aggressiva vulgata mainstream occidentale .
Ci hanno poi portato in un eccellente ristorante sul Moscova, offrendoci una ottima cena, dove i nostri discorsi sono andati avanti ancora e infine ci hanno accompagnati a casa. Una ospitalità eccezionale, una esperienza indimenticabile, per me, aver toccato qui cosa è la vera Europa, l’Europa del pensiero , della cultura e dell’arte. Prima di partire avremo con i nostri nuovi amici un dibattito alla radio.
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L’INVERNO RUSSO COME SPIRITO DELLA STORIA
Sulla strada per Mosca venendo dall’aeroporto Šeremt’evo, dove sono sbarcato, ormai oltre tre settimane fa, dopo un surreale scalo in un Aeroporto praticamente deserto a Riga, da dietro i vetri del taxi ad un certo punto vedo venirmi incontro un monumento consistente in tre giganteschi cavalli di frisia che guardo con molto interesse e che mi incutono un certo timore, mia moglie Natasha che è russa -e il cui nonno materno Fedor , dopo aver combattuto sul fronte ucraino con il grado di capitano nell’armata rossa, ha inseguito fino in Germania i resti delle armate naziste finalmente in rotta dopo aver seminato milioni di lutti nella loro guerra lampo- seduta affianco a me esclama laconica: “è fin qui che sono arrivati i nazisti”.
Io guardo il monumento e percepisco il tassista che per un attimo attentamente mi guarda guardare, come cercando di scrutare l’intimità delle mie suggestioni. Allo specchietto retrovisore della sua macchina, come in tutte le macchine russe, senza eccezioni, è appeso il nastro a bande nere e arancioni, simbolo della vittoria Russa sul Nazismo,il Nastro di San Giorgio , – giorni dopo a San pietroburgo mentre ci accompagna a casa mi racconterà il direttore dei “Solisti di Ekaterina”, il maestro Andrej Reshetin, che è anche il fondatore di un celebre festival di musica barocca, che i colori di questa onorificenza sono ispirati ai colori della camera di Ekaterina stessa-, fin qui dunque sono arrivare le armate naziste.
I soldati tedeschi penso, cosi lontano si son spinti dalle loro case per venire ad uccidere la gente di Mosca, con il sogno di prendersi la Russia. Mi torna in mente alle parole di mia moglie un passaggio di Erodoto, dove un generale Spartano entrando nella tenda riccamente arredata del generale persiano morto in battaglia e sconfitto dai greci ordina ai suoi uomini di apparecchiare due pranzi , uno con le ricchezze della tenda persiana degli invasori sconfitti e uno alla rude maniera spartana e cosi raccolti i suoi uomini davanti ai due deschi dice loro “meditate su quanto sia stolto quest’uomo che è morto perdendo tutte queste ricchezze per togliere al greco le sue pietre e le sue poche erbe del pranzo”
Da ancora più lontano, da lontanissimo, da una bellissima terra piena di sole, 300.000 soldati italiani invasori, alpini, gente durissima venuta tra gente ancora più dura, sono venuti insieme ad i nazisti ad invadere la Russia. Provo una cocente vergogna, nel profondo del mio essere, per questa cosa, un dolore inconciliabile ed irredimibile a pensare che uomini della mia terra hanno fatto questo, entrando in questa terra. Russia io ti chiedo perdono.
Nell’abitacolo ovattato del taxi mentre guardo i tre giganteschi cavalli di Frisia, che restano come il duro grumo di una cicatrice orribile nella carne del tempo, farsi sempre più grandi venendomi incontro come in una specie di incubo quasi come in una dissolvenza incrociata ecco che nella mia mente vedo le grigioverdi nere armate naziste. Eccole, per un attimo, sono qui, ancora piene di orgoglio demoniaco, anzi nel pieno del fulgore di questo orgoglio. Accampate intorno alla città. Per un attimo mi sembra di vederli questi militi che forse conquisteranno il mondo in un impero millenario, appena dietro il vetro del taxi, ridere sguaiati non sapendo che in Russia li aspettano loro amari sepolcri, purtroppo solo dopo che loro però ne avranno scavati per quasi 30 milioni di russi.
Vorrei non pensare questi pensieri. Ma questi pensieri si formano spontaneamente scorrendo come gocce di una condensa non appena il mio essere è entrato in contatto con l’inverno Russo.
Sono abruzzese, vengo dalla Marsica, una terra dove gli inverni sono duri. Ho fatto il soldato, quando l’Italia aveva ancora un esercito popolare, all’Aquila, una città fredda come Bolzano, ma il gelo Russo è un’altra cosa.
Non si tratta di aritmetica dei gradi. Lo dice anche Nuto Revelli, che ho riguardato in questi giorni , proprio qui da Mosca, come capendolo veramente solo ora, in alcune interviste su you tube, ormai anziano, raccontare proprio di questa neve russa così diversa dalla nostra, una neve dura , che in superficie è una crosta di ghiaccio perché battuta da questi venti glaciali. Revelli in questi video che si trovano in rete, racconta ormai anziano e al sicuro della sua casa seduto su una sedia ma ecco appena con la memoria torna ai giorni in cui prima di diventare antifascista partigiano in Italia, fu Alpino volontario in Russia durante i giorni inenarrabili della seconda guerra mondiale sul fronte orientale, con l’ottava armata ( 80.000 morti su 300.000 mila soldati ) vedo le sue mani ormai diafane e tremanti, rimboccarsi incessantemente sul corpo il plaid con cui si copre sulla poltrona. Come se il gelo della Russia stanziatosi nel profondo delle sue ossa, non fosse mai più andato via e lo attanagliasse al minimo ricordo.
Camminare nelle strade di Mosca nell’inverno russo mentre un vento che ha cavalcato attraverso la siberia fin qui per migliaia di chilometri alza vortici di neve e aguzze polveri di ghiaccio che friggono contro la pelle del tuo volto , significa sentirsi strappare di dosso ogni resto di calore in maniera inesorabile, nonostante qualsiasi ottimo indumento si abbia indosso. Qui c’è gente temprata come acciaio che però in queste tormente riesce a camminarci anche con minime giacche, talvolta spavaldamente aperte sul collo. Sono rare persone anche qui ovviamente, rappresentano dei campioni di resistenza, soprattutto psicologica, al gelo, campioni di questo straordinario popolo cosmopolita che fa scorrere nelle proprie vene insieme sangue vichingo insieme a quello mongolo, tanto per dire.
La maggior parte delle persone sono però più o meno normali, e soffrono il freddo come qualsiasi occidentale, li si vede avanzare in questi geli con la visibile voglie di sottrarvisi al più presto, camminando quasi di corsa per raggiungere un qualche ambiente chiuso. Ogni locale, ogni porta che si può aprire della città rappresenta un luogo di ristoro termico in cui ci si può riparare per ricaricare le arie tra i vari vestiari che si hanno, che sono come degli accumulatori termici, che vi durano non più di quei quattrocento-cinquecento metri metri all’aperto quando le temperature cominciano ad andare sotto i meno 10 accompagnate da questi venti furiosi.
Cosi man mano conosco il terribile Generale Inverno, un tempo solo astratta nozione nelle lontane scuole elementari, eccolo ! il Generale Inverno che ha fermato e annientato, insieme alla invincibile resistenza dei russi, prima le armate di Napoleone e poi di Hitler: adesso lo posso toccare, respirare, meditare: esso è qui intorno per 17 milioni di chilometri quadrati, un territorio in cui l’Italia entra 56 volte tutta intera. L’inverno è il mio Virgilio nell’inferno della storia, dei giorni atroci della invasione nazifascista in Russia, finalmente sua maestà l’inverno russo illustra direttamente ai miei sensi la verità concreta ma anche metafisica di tutto ciò che prima di venire per la prima volta qui fu solo nozione.
Questo gelo Russo è come un’ambra in cui è restato imprigionato lo spirito di quella tragica stagione della apocalisse della seconda guerra mondiale, qui sul fronte orientale, che fu il fronte dove ad un prezzo di vite umane incommensurabili il nazismo fu distrutto da Russi. Se ti succedeva una minima sciocchezza, qualsiasi piccolo incidente, ti avrebbe distrutto, dice Nuto Revelli nei suoi racconti. Probabilmente molti lettori di questa missiva russa non sanno più chi nemmeno chi egli è stato.
E racconta delle migliaia di ragazzi che stremati dal gelo e dalle fatiche della ritirata, bastava una storta alla caviglia, per restare per sempre in questo limbo di gelo, si accasciavano ai lati della strada, spegnendosi nelle nevi. Revelli racconta ad un certo punto che ciò che più lo aveva ossessionato una volta tornato in patria era il pensiero dei dispersi, di queste figure, di non morti e nemmeno di vivi, che non sapeva dove collocare nella sua immaginazione, nel suo pensiero di sopravvissuto. Quanto dolore e infiniti lutti addusse in questo gelo l’aggressione nazifascista al popolo russo è cosa che la mente non riesce a concepire, è un infinito di dolore e tragedia.
Chissà forse questo flusso quasi quotidiano di pensieri che vanno a parare nel tentativo di comprendere e redimere forse in me quei lontani giorni della seconda guerra mondiale qui sul fronte orientale, mi viene, dico forse, è una suggestione, dal fatto che alla fine prima di partire da Roma per passare un mese in Russia , proprio per la fama terribile dell’inverno russo, e mai scelta fu migliore, ho scelto per venirci un paio di anfibi militari proprio da alpino che avevano giaciuto per decenni inutilizzati nelle mia scarpiera, risultati, dopo averne restaurato il colore con un ottimo lucido e con del grasso, la pelle, in perfette condizioni.
Ogni giorno prima di uscire di casa, Mosca è completamente innevata questo dicembre, ci passo il grasso, con cura, ripensando a quando Primo Levi da qualche parte spiega che avere le scarpe significa avere la possibilità di sopravvivere. Dentro di me un meccanismo psicologico aderisce a questa conditio sine qua non di cui parla Primo Levi: sei hai le scarpe sei vivo, perciò le curo, ogni giorno, una cosa sconosciuta ormai nel tempo di pace e di consumo.
Nei treni in Russia ci sono gli appendi abiti nelle carrozze, dei veri e propri armadi senza ante con le stampelle, perché la gente gira ovviamente con grosse giacche, grandi cappelli e quant’altro, cosi che non basterebbero semplicemente ne i sedili ne i vani bagagli per metterci tutto, e qui quando entri in un treno come un un ambiente qualsiasi devi subito spogliarti perché è tutto caldissimo, cosi continuamente ci si veste e ci si spoglia nel quotidiano.
Andando a San Pietroburgo avevo dapprincipio messo anche io la mia grande giacca polare comprata anni fa, senza sapere che la avrei poi finalmente usata qui, in un negozio dell’usato per pochi euro, nel guardaroba del treno, e mi ero seduto, fronte appoggiata al finestrino a guardare questi 800 chilometri di foreste e nevi e fiumi gelati che uniscono le due città, cadendo appunto subito in questo ruminio mentale sulle vicende della guerra, tanto che mi sono subito alzato per riprendermi la mia giacca, la mia vita: non separarti mai dalla tua giacca mi ha esclamato una voce dentro, Come se ci fosse la guerra ancora e non ci fossero al mondo altre giacche che questa a salvarmi la vita. Cosi alla fine la uso anche come coperta la notte. Lo so è un po una piccola follia, ma lasciatemi fare, in quanto poeta cado talvolta in delle immedesimazioni a volte estreme, non ci posso far nulla. La cosa mi permette una specie di teatro interiore da cui scaturiscono le mie catarsi.
Sono scarponi se cosi posso dire , dell’antico esercito popolare italiano. Quello in cui si serviva di leva come dovere che ogni cittadino deve alla sua patria e non come un lavoro, per vivere., e non come come una inaccettabile professione bellica.. Sono scarponi di patria e non di mestiere. Avete capito che a me non è mai andata giù la storia dell’esercito professionale no? Ma questo è un altro paio di maniche. Ecco forse è stato vedere queste scarpe militari affondare a ogni mio passo nella pacifica neve di una Mosca o di San Pietroburgo ( città eroica che fu assediata tre anni senza piegarsi ai Nazisti ) in questo principio di XXI secolo, in cui il mio passo è il passo di un ospite ovunque benvoluto dalla grandissima generosità Russa, a farmi riandare la mente a questo trauma che tutta l’umanità ha subito 70 anni fa, con questa guerra che ha inzuppato la terra di sangue.
Ogni volta che esco, camminando di casa, per un momento penso a cosa abbia significato 70 anni fa essere nella morsa della guerra ed essendo in questa morsa essere come individuo, a prescindere se si fosse dei difensori della propria patria e poi della libertà del mondo oppure odiosi invasori , in questo gelo. Morire in questo gelo per la follia di un pazzo seguito da tutta la nazione tedesca e poi pure italiana.
Mentre camminando so che entrerò a breve in un piacevole locale dove mi sarà dato qualcosa di caldo e di buono da bere e mangiare e mani amiche mi stringeranno e abbracceranno, mi dico : pensa a questi giovani italiani tedeschi russi che furono scaraventati dalla follia di Hitler e di Mussolini a patire questi inferni di gelo e di sangue, che in questo gelo dovettero camminarci fino a morirne, senza un ricovero, senza luoghi caldi e piacevoli, pieni di amicizia e accoglienza come quelli che oggi sono ovunque intorno a me.
Nuto Revelli racconta che la cosa più terribile era che non si poteva dormire, come in girone infernale, perché dormire significava congelarsi, che bisognava continuare a camminare e muoversi senza riposo per notti e notti durante la ritirata, la rotta delle divisioni tedesche e italiane. Immagino questi ragazzi partiti senza farsi domande, magari volontari proprio come Nuto Revelli, mandati dal Fascismo ad ammazzare in una terra lontana, lontanissima e che poi si sono trovati nelle condizioni di espiare in questo gelo infinito la loro colpa. Perché? Cerco di immaginare questo perché lievitante nell’anima degli 80 mila ragazzi di venti anni che non sono mai più tornati a casa: Perché? Cosa ci faccio qui ora a morire in questa neve senza speranza? Sono venuto ad ammazzare nella loro terra, donne e uomini, vecchi e bambini che nulla mi hanno fatto? Mandato da chi? Perché mi sono fatto mandare quiggiu? Ed ora cosi muoio, in questo livido bianco deserto di nevi, completamente solo mentre altri fantasmi come me intorno, fantasmi oscenamente colpevoli, degli immondi innocenti, lugubri figure nere in fuga in questo bagliore accecante che non hanno nemmeno la forza di darmi un estremo saluto” sono solo attimi, lampi di queste immaginazioni, poi ritorno nella Russia fantastica di questi giorni, alle persone che ovunque mi accolgono con un calore bellissimo, ma sempre per un attimo guardando le mie scarpe nella neve di queste strade per un attimo, ogni giorno, capto le voci dei dispersi, dei non morti, dei non vivi di quella tragedia. In ogni famiglia Russa ci sono caduti in questi guerra. Ogni famiglia Russa porta inflitte cicatrici che hanno ancora inguarite. di qua e di la solo dolore straziante. Popoli, uomini e donne vi scongiuro : non seguite mai più uomini che vi mandano ad invadere altri popoli.
E ovviamente pensando questo freddo come un ‘essenza spirituale che incarna la storia, non posso non ripensare soprattutto al freddo che fu patito nei campi di concentramento, dove il gelo della bestialità umana fu talmente estremo che esseri umani dovettero con indosso stracci e zoccoli di legno affrontarlo a temperature polari di meno 30 e nonostante tutto non doversene preoccupare come la cosa estrema, perché all’estremo di tutto c’èra la crudeltà umana nazista , espressa a un livello di massa e in modo mostruoso nell’industria dello sterminio.
Sto dunque riguardando in questi giorni anche le interviste di Primo Levi, e insomma in generale facendo un po’ di ulteriori conti con un passato che il grande sistema dell’industria della cultura in occidente ha smussato e quasi completamente abraso dalle coscienze del presente. Presente che perciò svuotato della materia morale della storia potrebbe formarsi come un vuoto riempibile da futuri orrori che vanno ovunque caricando come faglie sismiche la loro distruttiva potenza.
Qui in Russia invece questo passato è ancora vivo, chiaro, e dunque pieno, ancora continua a segnalare il suo messaggio. In ogni famiglia Russa, con i suoi quasi 30 milioni di morti , ci sono vittime contro il nazismo o per mano del nazifascismo. Basti pensare che in Russia sono state distrutte l’80 per cento di tutte le forze militari naziste di terra e d’aria.
Come racconta Oliver Stone, ormai una delle poche autorevoli voci indipendenti americane, nel suo documentario della storia americana, questo debito che il mondo aveva con il sacrificio russo per la sconfitta del Nazifascismo, era ancora ben presente alla coscienza di Roosvelt, ma oggi sembra che questa cosa sia stata dimenticata in occidente. Ma Non qui. Qui quando parli con qualcuno della seconda guerra mondiale sui volti scende una celata di dolore vero, vivo, presente. Come è accaduto di vedere a me parlando della seconda guerra mondiale con il mio amico direttore d’orchestra sanpietroburghese Andrej Reshetin, puoi vedere occhi che si allagano di lacrime che non scenderanno sulle guance, che resteranno come una marea alta negli occhi fino alla fine del discorso, ricordando il prezzo di sangue e di vite, di dolore che questo popolo ha dovuto pagare con i proprio corpi e con i proprio legami spezzati per sconfiggere il nazismo che voleva prendere il mondo intero. Può succedere con un adulto ma può succedere anche parlando con un giovane. Tutti qui sono ancora consapevoli di quello che è accaduto 70 anni fa e di quello che gli uomini possono arrivare a fare. Diceva in una intervista Giulio Sapelli che senza la Russia l’Europa è una stella cadente. Credo che abbia completamente ragione.
Questa coscienza russa cosi viva ancora di cosa è il prezzo di dolore umano di una guerra, è, tra le molte altre cose, un immenso e prezioso patrimonio europeo culturale e storico di primissima importanza ed è un antidoto al male che l’Europa -ideologizzata dalla visione militare e estremamente aggressiva di una NATO che va sempre di più osmotizzando le sfere politiche del potere occidentale, potere politico che va via via facendosi ausiliario della soluzione militare dei problemi mondo- sta perdendo con il suo atteggiamento, alienando dal nostro patrimonio culturale l’appartenenza della cultura russa come nostra cultura.
E lo fa appunto con media intellettualmente corrotti raccontando una Russia contemporanea in maniera assolutamente falsa e sprezzante, e cosi facendo sta strappando in un modo irreversibile tutte le radici culturali e storiche che uniscono da sempre Russia e Europa, Russia e Italia. Basti pensare a una città come San Pietroburgo in gran parte costruita da architetti italiani, o che l’architetto bolognese Ridolfo Aristotele Fioravanti è sepolto a Mosca dove è morto negli anni 80 del XV secolo dopo avervi costruito la bellissima costruzione della cattedrale dell’Assunzione ed aver servito il grande Ivan III anche come ingegnere militare.
Io credo che Russia ed Europa si appartengano e si amino profondamente e che questo legame sostanziale alla fine vincerà su tutto e su chi lo vorrebbe distruggere.
Arrivederci alla prossima corrispondenza…
Dasvidania