Mentre il MoMA di New York mette online l’archivio di tutte le mostre dal 1929 a oggi, mentre Google Cultural Institute, la piattaforma web di Google Arts & Culture, digitalizza il patrimonio artistico, culturale e scientifico mondiale, restituendolo in immagini ad alta risoluzione e contenuti curatoriali di estrema qualità, anche in Italia sembra muoversi qualcosa. Finalmente si parla della trasformazione in atto per le strategie della comunicazione del Cultural Heritage e cresce il numero di studi ed eventi dedicati all’importanza del coinvolgimento dei visitatori. Un’idea di cultura aperta è quella del progetto ItalyToDo, a cura dell’associazione TuoMuseo, vincitore dell’Hackaton culturale “Hack4Pisa” promosso da Europeana, del bando Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo e di un finanziamento all’interno del bando della Regione Lombardia per gli attrattori UNESCO. Si tratta di una piattaforma di “Smart Tourism & Museum” a carattere nazionale, che si rivolge ai due protagonisti della fruizione: il visitatore e il luogo culturale stesso.
Ormai è noto: i profondi cambiamenti tecnologici, generazionali ed economici di questi anni, impongono una riformulazione dei modelli di accessibilità dei prodotti culturali, alla luce dell’irruzione del digitale. Del resto, come ricorda il rapporto 2016 “Io sono cultura” di Fondazione Symbola e Unioncamere, è stato lo stesso programma europeo “Creative Europe” ad aver posto sotto i riflettori il concetto di audience development, con cui si intende il processo strategico e dinamico di allargamento e diversificazione del pubblico e di miglioramento delle condizioni di fruizione del patrimonio artistico.
Il progetto ItalyToDo è partito con il censimento di 11.000 luoghi culturali, grazie all’intersezione di open data (database Mibact, Europeana, Wikimedia e database regionali): dal Cenacolo Vinciano di Milano agli Uffizi di Firenze o i Musei Vaticani di Roma, fino al Museo Archeologico Salinas di Palermo, ma anche realtà medio-piccole, come il Parco Rupestre Lama d’Antico di Fasano o il Teatro romano di Lecce.
Una preview di ItalyToDo
“Per i tour operator internazionali e per i turisti “fai da te” – spiega Fabio Viola, fondatore di TuoMuseo e coordinatore del Master “Engagement e Gamification” allo IED di Milano – l’Italia è conosciuta solo per il 25% della sua estensione. E intanto, mentre l’88% dei potenziali visitatori ricerca online informazioni, solo il 50% dei luoghi culturali italiani si è dotato di un sito web”.
Entro la fine del mese tutti i luoghi censiti saranno fruibili on line in una grande piattaforma facilmente sfogliabile anche da cellulare, con tanto di descrizione e informazioni utili. Sarà inoltre possibile pianificare la visita, interagendo direttamente con chi gestisce l’istituzione culturale: i responsabili potranno tramite un pannello di controllo occuparsi in prima persona della relazione con i visitatori, offrire informazioni sempre aggiornate, ma anche generare economia culturale con la vendita del merchandising, la proposta di attività didattiche a pagamento, campagne di crowdfunding (“adotta l’opera” o “adotta il museo”), un e-commerce per veicolare cataloghi digitali, biglietti e altri servizi. “Ci interessa una cultura aperta che generi emozioni e attragga nuovi pubblici – continua Viola – senza la “paura” di generare economie virtuose. La prima a beneficiarne sarà l’istituzione culturale! Un pubblico coinvolto più facilmente è disposto a pagare un servizio, sostenere una realtà, interagire con il luogo fino a diventarne ambasciatore”.
Dal suo canto, il visitatore diviene “creatore” di contenuti, condivide, recensisce, commenta. “Immaginiamo un mondo in cui il nostro inestimabile patrimonio culturale possa raccontarsi anche mediante gli strumenti della modernità, parlando un linguaggio comprensibile dalle nuove generazioni. Senza tralasciare che la principale industria creativa mondiale per fatturato e tempo speso da 29 milioni di italiani, sono i videogiochi”, sintetizza Fabio Viola.
Fabio Viola, fondatore di TuoMuseo
Altro punto di forza è proprio la gamification: la dimensione partecipativa è stimolata da missioni, quiz, badge, punti, classifiche, premi e newsfeed. Un esempio? Recensire una mostra o un’opera visitata può dar diritto a sconti per visite future o negli esercizi convenzionati. Alla base, il principio di intendere i videogiochi in quanto strumenti nelle attività didattiche museali o ancora tools per raggiungere e coinvolgere nuovi pubblici.
La piattaforma, raggiungibile da pc e da smartphone, in italiano e in inglese, è naturalmente implementabile, ed entro la fine del 2017 tutte le funzioni saranno pronte. Ciò che conta è tenere fede ai contenuti alti, smorzandone tuttavia la fruizione elitaria. Insomma, tra “tradizionalisti apocalittici” e “residenti digitali”, come li ha ultimamente definiti la Fondazione Censis nella ricerca “La trasmissione della cultura nell’era digitale”, è necessario uno scambio. Quello che Walter Benjamin figurava come un appuntamento misterioso, tra le generazioni che sono state e quelle che sono.