Il DNA del terrore jihadista è marxista-leninista o fascista? Le pratiche del terrorismo jihadista assomigliano al terrorismo degli anni di piombo di sinistra o di destra? E perché è importante capirlo ?
E’ stato grazie all’ultimo Articolo di Saviano “I pusher dell’is“ che mi sono accorto di questa cosa. Senza la sua riflessione non sarei arrivato alla scoperta. Nel suo articolo del 3 aprile sulle radici paradossalmente criminali dei terroristi islamisti, a cui ho dedicato un ampio scritto , e da cui riprendo materiale per questo articolo proprio per renderlo immediatamente fruibile, data la sua importanza, Saviano ad un certo punto aveva fatto una serie di paragoni , come questo “Non è casuale che, negli anni Settanta, i brigatisti rossi, come i militanti di Action Directe o della Raf, spesso sparissero in quartieri borghesi, non solo perché loro luoghi di origine ma anche perché, se avessero cercato riparo in quartieri popolari che vivevano prevalentemente di criminalità e fossero stati identificati, sarebbero stati immediatamente “invitati” ad andar via”, questo Saviano lo scriveva per spiegare l’appoggio popolare che, secondo lui, i terroristi islamisti godrebbero oggi nei quartieri di immigrazione dove risiedono: paralleli i suoi, tutti aventi come uno dei due elementi il terrorismo rosso italiano e internazionale degli anni 70.
Quello che mi aveva colpito, la cosa che mi aveva indotto a concentrarmi un po’ di più su quel breve snodo del suo pezzo, era che queste analogie avevano sempre a che fare unicamente con la sinistra, partendo dalle brigate rosse fino, nell’arco di pochissime righe, a coinvolgere come responsabili di certi errori che hanno portato a questi giorni, persino i partiti socialisti e socialdemocratici; di questi, per fare velocemente mente locale di cosa parliamo parlando di governi socialisti , un esponente per tutti: Sandro Pertini, che le Brigate Rosse le ha combattute in prima persona da Presidente delle Repubblica, dopo aver combattuto il fascismo da comandante partigiano e responsabile del CLN.
Il dettaglio che mi aveva reso più attento era l’inciso che recita “ È un fallimento che ha una radice anche negli errori commessi sul piano urbanistico negli anni Settanta, spesso ascrivibili non a governi di destra, bensì a esecutivi socialisti o socialdemocratici. Progetti teoricamente affascinanti, figli di idee progressiste, ma che da soli non potevano evitare che i nodi venissero al pettine”.
Ecco, oltre a richiamare con questo “figli di idee progressiste“ un qualche senso del ridicolo sulle azioni delle socialdemocrazie, che erano invece i tentativi, per quanto maldestri si voglia, di applicare i corollari degli Umans Rights in ambito della pratica anche sociale e urbanistica, cosa che è nella natura più profonda del socialismo e delle socialdemocrazie, Saviano faceva un distinguo che mi aveva molto interessato : – errori spesso non ascrivibili a governi di destra– , dunque nella sua mente, nella sua riflessione, nello scrivere cose che leggono milioni di persone, oltre alla sinistra, evidentemente coinvolta su tutto il fronte ontologico, in modo negativo nel paragone con il terrorismo Jihadista, e a tutti i livelli, dalle socialdemocrazie e socialismi costituzionali e parlamentari passando alle degenerazioni criminali del terrorismo della RAF delle BR e di Action Dirette per arrivare a coloro che pur non condividendone le pratiche li definivano “compagni che sbagliano”, c’era anche la destra, sebbene citata positivamente, come la parte che invece non aveva commesso certi errori.
La destra, giusto! Ora che ci pensavo c’era anche la destra, nella sua versione criminale ed eversiva , come le BR erano la versione criminale ed eversiva della sinistra, a fare attentati negli anni 60 70 80 della prima Repubblica; giusto, e ci pensavo proprio perché egli stesso, sebbene in modo positivo, la destra la aveva citata.
Ora posti questi elementi della riflessione che egli aveva enucleato: sinistra, destra, terrorismo delle Br e della Raf e di Action Directe e compagni che sbagliano, mi sembrava che qualcosa fosse stato non pensato, che il parallelo che Saviano stava facendo mancava di un qualcosa di importante, cosa?
Ma certo del ricordarsi anche delle Stragi Fasciste, o di Stato o della “strategia della tensione” che dir si voglia. Perché Saviano non abbia sentito la necessità, pur avendo citato la destra di quegli anni, di ricordarle , visto che stava ricordando il terrorismo di sinistra, resta una cosa insondabile, però per me a quel punto si stava aprendo la comprensione di cose veramente importanti:
Innanzitutto che quella che aveva fatta Saviano era alla fin dei conti una falsificazione ideologica: il fatto che reiterasse in poche righe il parallelismo tra errori della sinistra, movimenti eversivi di sinistra, ambienti tolleranti di sinistra verso i terroristi considerati solo dei compagni che hanno sbagliato e terroristi islamici e aeree semplicemente di persone di credo musulmano, senza mai invece evocare le stragi fasciste, faceva decisamente apparire volontaria questa forzatura, questo accoppiamento semantico atto a l’emersione di una piena e compiuta compatibilità genetica, e, poi per contaminazione semantica addirittura con i governi semplicemente socialisti o socialdemocratici che Saviano fondeva, insieme al terrorismo islamico e all’eversione di matrice marxista-leninista, nella sua lega.
Invece mi rendevo conto di una cosa che effettivamente era sfuggita al pensiero, un dettaglio importantissimo e inquietante ora che lo riuscivo a vedere nitidamente stagliato: e cioè che le stragi dell’isis in Europa sono stragi che hanno una totale assoluta compatibilità genetica con quelle stragi di matrice fascista.
Proprio nelle loro procedure tecniche, procedure che però hanno una estrema rilevanza politica. E questo aver capito che assomigliano a qualcosa in una maniera cosi assoluta ci può far capire, proprio in senso strutturale , partendo dalle diverse conseguenze politiche che derivano dalle diverse pratiche , a quali scopi possono realmente servire quei determinati mezzi rispetto agli scopi ideologici sbandierati al vento. Le due cose potrebbero rivelarsi assolutamente contrarie.
Partiamo da questa osservazione capitale : le stragi jihadiste odierne assomigliano infinitamente di più a queste stragi : Bombe del 25 aprile 1969 , Attentati ai treni dell’estate 1969 , Strage di Piazza Fontana , Strage di Gioia Tauro, Strage di Peteano , Strage di Piazza della Loggia , Strage dell’Italicus , Strage alla stazione di Bologna , Strage del Rapido 904, che alle esecuzioni da parte dell’eversione di sinistra sempre attuate invece su individui precisi e identificati sempre con nome e cognome, professione e appartenenza sociale, conosciuti e riconosciuti dagli assassini, nel delirio macabro e criminale di questi gruppi eversivi ovviamente, come personalmente colpevoli di qualcosa contro il proletariato, contro la rivoluzione; ma assolutamente mai facendo vittime casuali, cosi come le fa lo jihadismo, vittime sconosciute, assolutamente mai innestando ordigni che non si sapeva quali vite avrebbero ucciso solo in virtù del caso : vittime casuali invece che sono quelle della metodologia degli jihadisti ed erano le vittime caratteristiche dalla metodologia delle stragi di destra, cioè le cosiddette stragi di Stato, le quali dovevano attuare , con la loro azione omicida, mera produzione di carne umana macellata da mettere sul piatto della bilancia del ricatto politico alla nazione a mezzo della terrore inflitto in maniera indifferenziata a tutti, senza distinzione di classe, censo , età, sesso, credo etc..
Questo perché il terrorismo di sinistra nel suo delirio criminale aveva come finalità l’istituzione di un potere completamene nuovo, –che, aggiungo, credo sarebbe stato certamente totalitario se avesse per caso vinto– che avrebbe sostituito completamente lo Stato sconfitto dalla loro rivoluzione, mentre il terrorismo di destra, braccio dei servizi deviati, ed espressione di poteri forti e oscuri, non ambiva alla istituzione di un potere che già aveva ma era utilizzato per distruggere il compimento della democrazia che quel potere, che già possedeva, glielo minacciava rendendolo raggiungibile da una competizione politica aperta a tutti.
Principi questi che sono due principi completamente diversi che giustificano le diverse pratiche della loro violenza. E ciò ovviamente non dipende dalla maggior bontà o maggior crudeltà degli uni rispetto agli altri, ma semplicemente dalla necessaria differenza dei mezzi atti al raggiungimento di diversi scopi. Si tratta, in ambedue i casi, di machiavellismo nella peggiore accezione. L’uso degli esseri umani come mezzi.
Questo è il motivo per cui il terrorismo di sinistra aveva la necessità immediata di proiettare l’immagine di un potere che era anche un potere legislatore, perché doveva mostrare al popolo, con le sue azioni, per noi crimini orribili, ma per loro azioni politiche, che esso era già uno Stato in potenza, e essendo legislatore designava le sue vittime giudicandone le azioni come reato verso se stesso o meno.
Gli omicidi del terrorismo di matrice marxista-leninista sono sempre, per quanto riguarda la prospettiva degli assassini, delle condanne a morte di responsabili precisi e identificati che hanno un nome e un cognome. Mai il terrorismo di questo genere avrebbe ucciso bambini e ragazzi innocenti e anche adulti innocenti che avrebbero potuto trovarsi benissimo, e di fatto si trovarono, nei luoghi delle stragi di stato come quella del treno Italicus, o di piazza Fontana o delle altre innumerevoli stragi che hanno colpito indistintamente nel mucchio, perché chi si propone come un partito rivoluzionario che anela a diventare Stato non può commettere stragi di persone che non ha riconosciuto colpevoli di crimini contro la rivoluzione o il popolo attraverso un processo, per noi criminale e kafkiano, ma per loro espressione del loro progetto statuale.
Perché questo tipo di eversione che vorrebbe innescare e pilotare una rivoluzione cerca, nel suo delirio, il consenso del popolo con cui compiere l’abbattimento rivoluzionario dello Stato preesistente. Che Guevara, nei suoi scritti politici, –Ed. Baldini e Castoldi– è tassativo nel vietare come pratica politica per la presa del potere rivoluzionario l’attentato e addirittura caldamente suggeriva di evitare il delitto anonimo verso una singola persona che è pur quello commesso dal terrorismo di matrice marxista-leninista cosi come lo praticavano le formazioni eversive europee (pensiamo a Moro).
Proprio per questa ambizione di diventare un domani, questa violenza rivoluzionaria, lo Stato. Mentre il terrorismo delle stragi di Stato, della strategia della tensione, la strage fascista insomma, come quella di piazza Fontana e dell’Italicus, il popolo non lo deve chiamare e sedurre a un progetto di una fondazione rivoluzionaria di uno Stato, ma lo deve dominare con il terrore assoluto, per farlo rinchiudere in uno stato di emergenza e in un uno stato di paura assoluta, tale da fargli morire il desiderio di partecipazione democratica, partecipazione democratica che è esercizio di una sovranità che quel segmento di potere eversivo dello
Stato, che manovra i fili e le follie dei disposti a deporre bombe nei luoghi civili, non vuole più riconoscere se non a se stesso.
Aggiungiamo che il potere rivoluzionario di matrice marxista-leninista, avrebbe avuto poi tutto il tempo, se malauguratamente avesse vinto, di commettere le atrocità tipiche dei poteri totalitari: stermini, persecuzioni, esecuzioni sommarie di innocenti e dissidenti, pogrom torture e quant’altro.
Ma questo solo dopo avere conquistato il potere, assolutamente mai prima. Solo dopo essere diventato, con la conquista del consenso necessario a sollevare la massa in una rivoluzione, il nuovo Stato.
Questi dati di fatto ci danno una chiave di interpretazione, uno strumento di analisi il cui margine di errore è molto basso, bassissimo. Chi commette stragi di persone innocenti, chi colpisce la popolazione in maniera casuale con stragi, non è assolutamente credibile nel suo gridare ai 4 venti un progetto politico di fondazione di uno Stato nuovo, islamico o cristiano o proletario che sia, che un domani vorrebbe istituire su quel popolo che ha trucidato in maniera assolutamente casuale con le stragi degli innocenti, e quindi dichiarando nemico l’intero popolo senza distinzioni alcune (negli attentati jihadisti anche qui in Europa possono, e ci sono capitate di fatto, anche vittime musulmane ovviamente).
Allora è impensabile l’idea di una entità che avrebbe il programma di estendere un califfato all’intera Europa o almeno a quella dove un tempo gli arabi dominarono, che pratichi una violenza indiscriminata, su quelli che vorrebbe diventassero loro cittadini, prima ancora che lo siano diventati.
E questa è l’incongruenza di base. Il tipo di violenza jihadista delle stragi negli aeroporti, nelle metro, nei locali dove si riunisce la gioventù, o negli stadi, è il tipo di violenza che serve unicamente al consolidamento di un potere già esistente nel luogo dove questi eventi criminosi avvengono, non la violenza fondatrice di un potere che si vuole istituire.
Perché la violenza fondatrice , sommamente criminale se attuata contro una democrazia, come insegna la storia, deve necessariamente avere e soprattutto mostrare già nella sua azione i caratteri della razionalità dei suoi scopi e non certo il caos entropico del tipo della violenza stragista jihadista e neofascista degli anni di piombo italiani, che colpisce qualsiasi forma vivente si trovi casualmente nel suo raggio, rendendo così necessaria poi la cristallizzazione dei poteri già esistenti, in quanto detentori immediati della forza necessaria per istituire lo stato di emergenza atto a gestirla; e dunque , cosi parrebbe, facendo sembrare essere proprio ciò, infine , lo stato di emergenza e la sospensione della sovranità democratica, la sua razionalità, la razionalità che di fatto, a prescindere dalle dichiarazioni d’intenti, ne discende.
Premesso il fatto che ci troviamo, parlando di quei crimini del passato della nostra storia, di fronte a crimini orribili e disgustosi in entrambi i casi, le stragi di persone completamente sconosciute agli assassini, -caro Saviano-, sono un cifra esatta del terrorismo fascista.
Terrorismo fascista –necessario ripetere -di cui ti sei completamente dimenticato nell’aver evocato i tragici anni di piombo, anni italianissimi per quanto riguarda le vittime, ma anche assolutamente internazionali per quanto riguarda i vari burattinai che allestirono i teatri della morte.
Sono i neofascisti che hanno ammazzato a caso, facendo esplodere bombe piazzandole sotto alle gambe anche dei bambini , nel mucchio indistinto della società civile: donne, bambini, ragazzi, ragazze; esattamente come gli attuali terroristi jihadisti, e se dobbiamo fare paralleli facciamoli : è questo il parallelo pertinente, ti è sfuggito.
Se questa pratica omicida stragista non è compatibile con il progetto politico di istituzione di una entità statale, che dovrebbe comprendere i sopravvissuti –cioè chiunque non sia restato ucciso in una di quelle stragi– come suoi cittadini futuri poi, cosa che non può essere, perché anche il nazismo si fondava sul consenso delle masse, come anche lo stalinismo e il fascismo, questo per dire che non può esistere un potere senza un qualche consenso, allora ci accorgiamo che qualche conto non torna nelle cose che sappiamo.
Sappiamo pero questo: chi pratica una violenza politica di questo genere, anche se fosse contro un esercito straniero invasore, colpendo senza nessuna logica tutti, se non quella del caso, nel mucchio della popolazione ovunque essa si riunisca, non può con queste pratiche anelare alla conquista del potere, ma solo consolidare, cristallizzare quello esistente al momento della attuazione di questa strategia stragista.
Attenzione, queste pratiche sono, di fatto, compatibili solo con chi vuole che il potere non gli sia tolto dalla competizione democratica o non gli sia limitato dalla costellazione dei diritti umani politici e sociali. Ecco perché avere scoperto che tecnicamente le stragi jihadiste sono le stesse pratiche delle stragi della tensione e delle stragi fasciste , che inflissero atroci ferite alla democrazia Italiana, può dirci molte cose che rischiavamo di non pensare, credendo invece, per distrazione, che fossero compatibili con un progetto di conquista e di istituzione, di fondazione soprattutto, di uno Stato seppur islamico, cosa secondaria questa, quale i macellai dell’is, o chi per loro, vorrebbero far credere desiderare di fondare, laddove vanno massacrandone quelli che un domani dovrebbe dargli il consenso e soprattutto la forza per fondarlo e a diventarne quindi cittadini. Secondo la logica che discende da questo tipo di violenza non esiste nessun progetto del genere.
Questo dato oggettivo, questa peculiarità fattuale della struttura di questa violenza, e la logica che ne discende, dovrebbero diventare fulcro di almeno uno dei rami di grande indagine culturale del nostro presente su quanto sta accadendo, ma anche fulcro di indagine giudiziaria e investigativa e sarebbe vitale che ciò fosse recepito anche, anzi soprattutto, da parte delle istituzioni, laddove esse avessero ancora sufficiente salute democratica, per sconfiggere questo qualcosa che ci sta facendo rinchiudere nella trappola letale dello stato di emergenza e, come recentemente scriveva Giorgio Agamben nel suo intervento Guerra allo Stato di diritto , nel Security State, nello Stato di sicurezza.
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