LA STAMPA E IL CULTO DELLA PERSONALITA’ DEI TERRORISTI
E già , insomma lo avete visto da voi, la nostra stampa più importante, quella da milioni di tirature o da milioni di audience pratica il culto della personalità dei terroristi. Di fatto è cosi.
Non sappiamo se questo risponda a una deliberata volontà, per far precipitare gli eventi verso uno stato di emergenza permanente che faccia sprofondare per sempre i problemi sociali e culturali e politici del lavoro e dell’economia, no, è vero, questo non lo sappiamo; ma il fatto che sia praticata una particolare forma di culto della loro personalità è invece palese ed eclatante. E tutti lo possono verificare, anzi credo di interpretare un sentimento di disgusto per questo atteggiamento sicuramente molto diffuso tra le persone che hanno un minimo di capacità critica.
Il paradosso è questo: loro uccidono con delle bombe o facendosi esplodere essi stessi, o fucilando alle spalle, bambini, donne, ragazzi ragazze e uomini civili che non hanno fatto niente a nessuno, e la nostra stampa per giorni e giorni dedica ai nostri assassini, a loro, non alla riflessione sulle cause profonde dello stato delle cose, no a loro, alle loro persone, le prime pagine e le pagine interne dei quotidiani nazionali, e niente di meno che in dei format dal titolo Il personaggio, come per la foto che riporto in copertina di questo articolo, senza con ciò realmente darci nessuna cruciale comprensione di ciò che sta accadendo. Producendo solo epica del terrorismo a uso e consumo della gloria terroristica che con queste celebrazioni mediatiche ottiene il massimo successo politico possibile. Ne ho già parlato in “terrorismo ovvero la politicizzazione della follia criminale“ e in “DNA del terrore jihadista” più in dettaglio ma qui ne voglio dire in poche parole.
Ora solo la demenza senza confini istituita a costume può con la massima naturalezza classificare giornalisticamente gli esecutori materiali di una strage di innocenti nella categoria del Personaggio come ad esempio fa La Repubblica nelle foto qui riportate. In quello stesso format in quel giornale ci sono passati e ci passeranno cantanti attori industriali scrittori e loro ci mettono anche l’assassino del Bataclan. Non ci sono parole. Di fronte ad un insulto alle vittime cadute e alla società di questo genere non ci sono parole.
Non sappiamo nulla del terrore, navighiamo in acque torbide che non lasciano intravedere nulla del fondale. Però abbiamo visto chi sono quelli che materialmente poi si fanno esplodere o che sono capaci di fucilare una massa di ragazzi che ballano alle spalle. Sono ladruncoli rapinatori spacciatori che abusano essi stessi. Sono persone allo sbando totale. Personalità regresse e atrocemente semplificate. Dei burattini perfetti, manovrabili meglio di un drone. Lo dicono tutti lo sappiamo tutti eppure per un assurdo meccanismo di mercato la industria culturale ne fa dei testimonial con cui poco ci manca che si comincio a pubblicizzare gli snacks per ragazzi : Abaaoud quando uccide civili mangia croccantini X, comprate croccantini X . La sostanza di quello che fa il grande circuito della informazione con ciò che sta accadendo è esattamente questa.
Questo culto mediatico è istigazione alla emulazione. E’ produzione del senso del terrorismo stesso. E’ glorificazione delle loro azioni a livello globale. I media che giustificano con la audience la diffusione dei messaggi e degli ordini jiadhisti di fatto diventano un momento della divisione del lavoro del reparto trasmissioni del terrore e se non è una cosa voluta da non sappiamo chi, se è solo una cosa meramente mercantilistica è cosa da appurare, comunque le conseguenze sono sempre le stesse : l’incrementare vertiginosamente le condizioni di possibilità di eventi come il Bataclan o l’aeroporto di Bruxelles, suggerendo una fine almeno gloriosa a chi è già da tempo sprofondato nell’insensatezza delle vite allo sbaraglio dei non integrati microcriminali nelle suburre occidentali. Gente al termine della notte.
Abbiamo processato in Italia durante il terrorismo delle BR i cattivi maestri, i mandanti ideologici, non è vero? La Tobagi, tanto per dire, che si preoccupava tempo fa dalle colonne de La Repubblica persino del fatto che l’attore che interpretava un film sulle br fosse troppo belloccio e che con ciò, con la sua bellezza, fornisse consenso morale e seduzione a favore del terrorismo, oggi non si preoccupa che il giornale, su cui ha scritto queste cose , pratichi questo aberrante culto della personalità dei terroristi ? Non crede che oggi la società non dovrebbe tollerare che , sperando che sia solo questo il motivo e non altri più spregevoli, per aumentare le tirature i quotidiani diventino la quinta colonna del terrore diffondendo in milioni di copie le frasi che ordinano di uccidere o avvelenare i civili usate come titolo di lancio? E’ non crede che sia ciò -de facto- una istigazione alla strage senza se e senza ma, e un tradimento anche militare perché diffonde l’ordine del nemico alle cellule oltre le linee? Eppure l’ efficienza della comunicazione tra comando e soldato è da sempre una delle linee portanti della strategia militare. Avere un sistema di comunicazione che permetta di far sapere in tutto il territorio nemico ai propri infiltrati il momento di colpire, come recita l’articolo nella foto a destra , è il sogno di ogni generale , beh i generali dell’isis possono ciecamente contare sui media occidentali per questo. Devono solo chiamare le redazioni e i loro ordini saranno diffusi come titolo in prima pagina da tutti i quotidiani e ripetuti dalle televisioni chiamando alla strage anche chi magari non lo avrebbe mai fatto se non fosse per il suggerimento mediatico e per la irresistibile seduzione con ciò che li trasforma da falliti senza speranza alcuna in eroi per qualcuno, eroe glorificato da tutti i giornali del mondo. Certo che vorremmo tanto saperlo chi sono questi generali i cui ordini vanno a ruba tra i titolisti delle nelle redazioni … dove vivono, dove stanno.
A che gioco giocate? La mia impressione è che questa industria dell’informazione sia in mano a persone quanto meno poco consapevoli di quello che fanno, di cosa producono i loro linguaggi nella realtà, e che, volenti o semplicemente incompetenti, piuttosto che informare su questi fatti stiano invece formando chi questi fatti atroci li compie . Se mi sbaglio correggetemi. Ma non ditemi che non c’è del marcio in Danimarca. Perché la puzza di guasto è atroce. .
Ma veramente giornalisti professionisti ed editori non sanno quello che sa persino la moglie di Jordan Belfort ( il protagonista di “The Wolf of Wall Street“) ovvero che “Non esiste una cattiva pubblicità” ? e che il giorno dopo aver letto un certo tipo di articoli o aver visto certo tipo di servizio, ci saranno nelle nostre città, tra le migliaia di ragazzi di origini arabe gettati nel caos di incerte appartenenze, di emarginazione , di integrazioni fallite, nello scenario allucinato di questi giorni ormai e di abusi di droghe e alcool crimini e vite devastate, nuove vocazioni di aspiranti kamikaze di gente fortemente vicina alla malattia mentale se non completamente dissociata? Be se non lo sapete, bisogna che ve lo dica io. E’ cosi.
————————————————————————————–
ALTRI INTERVENTI SUL TERRORISMO DELLO STESSO AUTORE
Strage di Parigi la notte dei lunghi kalashnikov
DNA del terrore jiahdista e marxistaleninista o fascista
Terrorismo ovvero la politicizzazione della follia criminale
Bruxelles ore 8 chi sono i traditori dell’Europa ?