URINA OMICIDA SULLE MENDICANTI DI ROMA E FUTURO EUROPEO
Il gesto degli uomini che a Roma, nella città santa del cattolicesimo, il 17 marzo 2016 estraendo in pubblico i propri organi genitali hanno urinato su una mendicante accovacciata per terra davanti alla popolazione romana ridente e vile, è il gesto omicida di una esecuzione pubblica di una donna inginocchiata volto a terra con il colpo sparato alla tempia o alla nuca con le pistole come veniva fatto dagli ufficiali delle SS nei campi di concentramento, violenza omicida di gruppo, per il momento simbolica, su un essere debole inerme e indifeso violenza tracimata persino, in quanto gesto codificato, nella rappresentazione della pornografia contemporanea -la quale riflette esprimendoli nel suo modo i valori vigenti del sociale- nella figura della gang bang in cui un gruppo di uomini brutalizza sessualmente una donna per poi imbrattarla in maniera umiliante di sperma. È anche il gesto delle esecuzioni delle bestie dell’isis. E il modo anche in cui a volte le polizie, che perdono il controllo democratico di se stesse, infieriscono a manganellate feroci in gruppo su una sola persona anche se fragile o donna o adolescente, a volte causandone la morte. Sono immagini queste che come velenose bacche pendono da uno stesso rizoma.
E’ insomma un gesto omicida puro, senza equivoci, per cui si dovrebbe comminare a quei criminali sin da ora l’ergastolo gettando le chiavi e costringendoli a vivere per il resto della loro vita nel porcile dei loro escrementi fino a sentirli regredire al pianto disperato della vittima completamente indifesa affinché la legge abbia su di loro il catartico effetto delle correzione recuperandoli all’umanità.
Quelli che sono stati fotografati urinare su quella donna sono assassini e stupratori a piede libero, letali portatori di una violenza sterminatrice di classe genocida.
Date loro armi e promettete impunità, anzi promettete loro impunità e basta perché le armi sicuramente sanno già dove procurarsele e li vedrete uccidere ridendo in modo ebete donne incinte per poi sventrarle a caccia del loro feto per completare l’assassinio. Li abbiamo visti, li conosciamo, li abbiamo visti agire ultimamente in vari scenari del mondo, nelle milizie coltivate nelle tifoserie paramilitari naziste –ma di fatto si riproducono in ogni sistema ideologico o religioso che sia, proprio in quanto sono caratterizzati da assenza di pensiero– e da poco all’opera nelle strade ucraine, sono quelle falangi spietate di mostri che sono state scatenate come esperimento sociale e che hanno fatto precipitare l’Ucraina nel terrore, facendo implodere con la loro violenza di larve carnivore acefale eterodirette lo Stato: ecco sono esattamente questo tipo quelli che hanno commesso nelle strade di Roma l’omicidio mimato con i loro organi genitali-pistola e che hanno sparato-urinato in testa a una donna inginocchiata a terra davanti alle masse pietrificate e ridenti di terrore.
Sono lo stesso tipo di uomini dell’unità paramilitare insanguinata da decine di migliaia di omicidi efferati durante la guerra civile jugoslava di Zeljko Raznatovic, detto Arkan, capo degli ultras della stella rossa, sono gli uomini bestia che vengono allevati nelle tifoserie estreme che sono le palestre per lo scatenamento della violenza sociale dove si istiga la sete di omicidio alle anime a cui sono stati strappati gli occhi dello spirito e che vanno a mietere con le lame della ferocia e della crudeltà macellaie le vite umane dei deboli , degli indifesi e delle donne, non appena c’è una eclisse della forza dello Stato.
Ecco chi sono i sanguinari demoni fotografati urinare su una donna inginocchiata a fare l’elemosina nelle strade di Roma. Quella elemosina che fu sostentamento delli omini et de le donne de l’ordine di San Francesco et Santa Chiara, Santo di cui porta oggi il nome il Papa della cristianità residente a poche centinaia di metri da dove è avvenuta questa pubblica esecuzione.
Cosi come incarna la miseria intellettuale di una società completamente fallita l’articolo intitolato “Umiliata dai teppisti mentre chiedevo la carità ma non lascio l’Italia” su questo fatto pubblicato il 19 marzo 2016, ieri , su uno dei maggiori quotidiani d’Italia, la Repubblica: Un articolo osceno, io davvero non so definirlo diversamente, che parla in poche blande righe di teppismo e umiliazione, di moda della vergogna dell’umiliazione nelle tifoserie europee, che insomma mette il tutto per quanto riguarda queste personalità omicide sul piano di un gioco, estremo, ma pur sempre gioco e che invece istituisce un intervista barra autopsia barra processo alla vittima, come prima cosa chiedendo a bruciapelo a questa donna vittima di omicidio psichico, perché mendicasse proprio in quella posizione e che poi afferma che “quei ragazzi le hanno urinato addosso proprio perché lei non li vedeva”, affermazione che non è nemmeno una domanda, non c’è nemmeno il punto interrogativo. È una vera affermazione. La giornalista de La Repubblica spiega a milioni di lettori italiani che quelle personalità omicide che lei chiama ragazzi hanno urinato in pubblico su una donna perché la donna non li vedeva. Siamo nella follia sociale conclamata, nel delirio clinico, nel surrealismo demenziale.
La giornalista non ci dice, non sente il bisogno nemmeno la direzione del prestigioso quotidiano fondato da Eugenio Scalfari di dircelo, di domandarselo, di porne il problema, se queste personalità omicide siano adesso ricercate, se siano stati incriminati, se l’Italia abbia avviato un procedimento costituendosi in ciò parte civile lo Stato, e soprattutto non ci spiega nulla di Politico su questa atroce vicenda sociale che invece ci indica chiaramente quali trasformazioni ci aspettano nel futuro non tanto prossimo quando queste incontrollabili pulsioni omicide dei falliti di ogni classe sociale saranno nuovamente politicizzate per mietere consensi che travolgeranno e spazzeranno via i residui delle democrazie.
Questo articolo, che –in sedicesimo e in un pessimo stile- potrebbe ricordare per irresponsabilità le “opinioni irresponsabili” del romanticismo politico alla Adam Muller e alla Friedrich Schlegel”, minimizzando con leggerezza intellettuale come moda della vergogna delle tifoserie europee il disvelamento, ancor più grave per il suo aspetto pubblico, di una gravissima azione di personalità omicide chiamando “ragazzi” (ma cosa avrebbero fatto questi ragazzi che hanno osato arrivare a fare questo in una città come Roma se si fossero trovati in una guerra civile o in una eclissi temporanea della forza dello Stato agli intellettuali de La Repubblica non passa in mente di domandarselo) uomini in età di guerra che hanno urinato in mezzo a una strada piena di gente su una donna inginocchiata a fare l’elemosina – ovvero una creatura debole e indifesa in tutti i sensi e che incarna dunque tutte le minoranze che sono state brutalizzate dai crimini genocidi della storia– fa pensare a quella simpatia che comincio a circolare nell’alta borghesia europea verso la fine del XIX secolo nei confronti del cinismo criminale dei declassati di ogni genere, il feroce materiale di scarto umano che le crisi economiche degli anni 60 del 1800 avevano cominciato a lasciarsi dietro come una velenosa scia di umanità pervertita, e che produsse l’inedita alleanza tra il capitale eccedente –che unico poteva utilizzare questi uomini “superflui” nel grande crimine delle avventure coloniali dove furono consumati infiniti crimini, scomparsi persino dalla storia, contro l’umanità; pensiamo agli oltre 10 milioni di congolesi uccisi in poco più di venti anni dalla monarchia belga di Leopoldo I– e la schiuma dei popoli degradati a plebe delle città europee scatenata come violenza conquistatrice al servizio dell’imperialismo, come racconta Hannah Arendt nella prima parte del suo libro capitale, Le Origini Del Totalitarismo.
Anzi questo articolo de La Repubblica è esattamente questo, è il caos, è il disordine entropico intellettuale, che va verso la morte, di una società già sprofondata nel terrore anomico di un processo di degradamento che non si è mai più interrotto da allora, cioè da quando la forza divenne quel principio politico pubblicamente adorato che portò dritto al nazismo, cosi come il gesto di questa schiuma umana di ponte Sant’Angelo è il gesto omicida che raggruppato in masse disciplinate per la distruzione costituisce la materia delle fondamenta dis-umane del potere totalitario che istituisce il crimine come legge dello Stato.
Stato che in questo agghiacciante articolo del maggior giornale italiano e perfetto complemento culturale del delitto che descrive, non è mai chiamato in causa. Eppure è proprio in questo caso che la Presidente della Camera sarebbe dovuta intervenire a nome dello Stato dopo le retoriche ammainatrici di bandiere nazionali dell’8 marzo. Perché il valore di questa “pubblica esecuzione” mimata urinando su una donna inginocchiata in mezzo ad una strada, una donna non italiana, povera, emarginata, senza dimora, ha tutti i connotati di un atto di razzismo europeo: razzismo contro una pariah -razzismo politico dunque- , e pubblicamente rappresentato, e non più dunque mero fenomeno sociale-, fatto politico che ha coinvolto tre nazioni europee, l’Italia, la Romania e la Repubblica Ceca e visto che ormai tutto ciò che è europeo ci dovrebbe riguardare cosa totalmente nostra; e gesto che la nostra legge inscrive come reato e dunque perseguibile d’ufficio, e cosa ha i connotati di ricominciamenti della tragedia del razzismo utilizzato come arma politica che è stata la micidiale base per la costituzione dei regni del male del 900. Viste le cose terribili che stanno sconvolgendo l’Europa e il mondo la soglia di attenzione dovrebbe essere massima come massimo il rigore nel difendere i principi morali e politici in cui si riconosco le istituzioni.
L’articolo finisce con una domanda-inquisitoria verso , si badi bene, una cittadina europea, quale è la donna rumena, che, già uccisa simbolicamente in pubblico e psicologicamente nell’anima dall’urina omicida degli estremisti, viene trattata nell’articolo con un disprezzo che definisco una sorta di automatismo fascistoide di cui la giornalista certamente non si avvede nemmeno “perché è venuta in Italia” chiede alla fine Rory Cappelli alla donna ( non come sta, dio mio) e io ricordo : è una cittadina dell’Unione Europea che anche se povera o peggio in miseria assoluta, conserva comunque, dovrebbe, i diritti politici e civili di andare dove vuole senza doverne rendere le ragioni ideologiche a chicchessia e men che meno essendo stata vittima di una violenza inaudita come questa. Ma evidentemente povertà e miseria declassano dallo status di cittadina europea, questa la realtà fattiva indicibile ma agente in questo oggi déjà vu, povertà e miseria rendono apolidi, rendono pariah e dunque sacer, cioè uccidibili senza conseguenze per l’uccisore, come ci ricorda Agamben nel suo Homo Sacer, come di fatto è stato rappresentato in questo Dramma della mendicante del ponte Sant’angelo.
Mentre quelle bestie infami staranno ridendo con La Repubblica in mano per la loro impresa grandiosamente politica, dopo essere partiti in tutta tranquillità dal nostro paese e che una politica completamente fallita non è stata in grado di reprimere e punire esemplarmente. Impresa la loro che è stata una vera e propria promessa politica, che chiarirò alla fine.
Alla Gogna, invece che loro, le bestie lasciate andare in pace, ad assicurare la soddisfazione della sete pornografica delle masse analfabete-di-ritorno italiane, La Repubblica infine ci ha messo la vittima, facendola piagnucolare, esibendone le miseria zuppa di urina fascista e le paure, come quei fenomeni da baraccone, come un Elephant man fine 800, mettendole in bocca che lei non ruba, e che ama l’Italia, e altre nefandezze simili che infine sembrerebbe quasi emanare da questo piagnisteo senza dignità e da queste intimità della miseria mostrate e oscenamente descritte nell’articolo, essere proprio nella sua essenza e miseria la ragionevole causa scientifica quasi dell’accaduto.
Allora alla prima domanda della giornalista di Repubblica ho immaginato una risposta storica invece che quelle personali e patetiche riportato sul quotidiano e di cui non ho nemmeno certezza che siano del tutto vere : Prima Domanda “sul ponte lei chiede l’elemosina sdraiata: perché proprio in quella posizione?”
Risposta storica “perché la posizione sdraiata in cui io chiedo l’elemosina, elemosina di cui ha vissuto anche San Francesco, è la posizione della resa totale, una posizione che mette l’essere umano completamente indifeso alla mercé della pietà umana o viceversa della umana crudeltà e dunque lasciando finalmente vedere la vera sostanza dell’altro. È atto di sottomissione totale, conosciuto già in epoca micenea nell’abbraccio delle ginocchia del vincitore in battaglia, come narra Omero, e che in una società moralmente sana dovrebbe produrre appunto il gesto della protezione e dell’avere salva la vita. Mi metto in questa posizione poi – anzi: soprattutto- per avvertire la tua nuda vita di quello che rischierebbe se cadesse nella mia stessa disgrazia e con ciò tentando di salvarti, perché questa posizione che ho preso è anche la cartina tornasole che ci mostra lo stato di salute morale della democrazia in cui essa è presa appunto da una pariah indifesa quale io sono e anche della condizione antropologica degli individui di cui è fatta la società in cui tu vivi e della capacità che questa società ha in quanto Stato di proteggere gli indifesi posti sotto la sua tutela proprio come una delle più importanti funzioni dello Stato post-Totalitario del XXI° secolo, cosa che dovrebbe addirittura rappresentare una delle sue più profonde ragioni d’essere”.
Credo che le risposte che avrebbe dovuto tentare di darci e le domande che avrebbe dovuto porre un giornale dell’importanza de La Repubblica, letto da milioni di persone, nell’affrontare un fatto di questa inaudita gravità politica, sarebbero dovute essere risposte e domande Politiche, chiamando a ciò pensatori quantomeno del livello di Agamben, perché quella che è andata in scena su ponte Sant’Angelo è stata una feroce quanto solenne promessa politica di futuro sterminio sul suolo europeo degli apolidi dei deboli e degli indifesi, promessa politica che viste questo genere di risposte culturali della società rischia quanto prima di essere nuovamente adempiuta.
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Bibliografia: Le Origini del Totalitarismo – Hannah Arendt- Ed. Comunità 1996