Superano il milione i minori che, in Italia, sono in condizioni di povertà assoluta. Una fotografia allarmante quella scattata dall’Istat, che mostra un dato triplicato rispetto al 2008.
Per contrastare la povertà educativa nel nostro Paese, Save the Children ha lanciato, nel maggio del 2014, la campagna “Illuminiamo il Futuro”. A supporto di bambini e adolescenti che si trovano in condizioni di deprivazione socio-culturale, l’organizzazione ha inaugurato Punti Luce in diverse regioni dello Stivale, coinvolgendo, ad oggi, oltre 4.500 minori in attività di tipo culturale, sportivo, ricreativo, ludico. Contestualmente alla campagna, è stato presentato il rapporto “Illuminiamo il futuro 2030 – Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa”. La ricerca contiene dati ed elaborazioni inedite e propone 3 obiettivi da realizzare entro il 2030 con lo scopo di debellare la povertà economica ed educativa dei minori.
Dal rapporto emerge che il 24,7% dei quindicenni italiani non raggiunge il livello minimo di competenze richiesto in matematica, il 19,5% quello in lettura. Una percentuale che aumenta nel Sud Italia e nelle isole e che tocca il picco estremo in Calabria (46% e 37%). Il nostro Paese, nella classifica dei ‘low achievers’ in matematica, si posiziona al 24° posto su 34 Paesi Ocse.
YOUng ha approfondito queste tematiche con Save the Children Italia.
Illuminiamo il Futuro. Come nasce e quali sono gli obiettivi?
Save the Children ha lanciato Illuminiamo il Futuro con la finalità di contrastare la povertà educativa in Italia. Nell’ambito della campagna sono stati aperti in tutta Italia i Punti Luce, centri ‘ad alta densità educativa’ dove bambini e adolescenti possono seguire gratuitamente attività educative, ricreative e culturali. I Punti Luce sono collocati in aree sguarnite di servizi o con mancanze strutturali importanti. All’interno bambini e adolescenti tra i 6 e i 16 anni possono studiare, giocare, avere accesso ad attività che altrimenti sarebbero loro precluse. Inoltre i Punti Luce prevedono anche sostegni individuali come la ‘dote educativa’ che fornisce un supporto per avere accesso a beni e servizi culturali ed educativi per tutti quei bambini che versano in gravi condizioni di povertà. Ad oggi i Punti Luce inaugurati in tutta Italia sono 16 in 9 regioni ed hanno accolto complessivamente 4.510 minori, di cui 2.854 iscritti e frequentanti regolarmente i centri. Inoltre, sono state assegnate 300 doti educative, grazie alle quali è stata data la possibilità ad altrettanti bambini e adolescenti di accedere, per esempio, a corsi di musica, danza, attività sportive, di avere un computer o dei libri.
Parliamo di povertà minorile. Quanto è diffusa in Italia?
Povertà economica e povertà educativa, cioè la mancanza delle competenze necessarie per uno sviluppo adeguato e per farsi strada nella vita, si autoalimentano creando un circolo vizioso senza fine. Nel nostro Paese più di 1 minore su 10 vive in condizioni di povertà estrema e molti sperimentano una deprivazione di opportunità educative, ricreative e formative: quasi 1 minore su 10 vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il suo compleanno, comprargli libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe. Uno su 6 non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici (musica, sport, ecc), quasi 1 su 3 di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa. Solo 3 bambini su 10, che frequentano la scuola primaria, hanno il tempo pieno a scuola e nel 40% degli istituti scolastici principali non c’è il servizio mensa, rileva l’Atlante dell’Infanzia (a rischio) ‘Bambini senza’ di Save the Children. Inoltre il 60% degli alunni di 15 anni frequenta scuole non adeguate a garantire la qualità dell’apprendimento. Ed esigue sono le risorse stanziate per l’infanzia: la spesa sociale nell’area famiglia e minori è molto più bassa della media europea, con 313 euro pro-capite, a fronte di 506 euro in media in Europa e dei 952 euro pro-capite della Germania.
Perché i ragazzi che vivono al Sud sono più svantaggiati in matematica e lettura rispetto ai coetanei del Nord?
La povertà e la deprivazione raggiungono i livelli più alti nel Mezzogiorno e spiegano anche le maggiori carenze scolastiche dei ragazzi e ragazze, rispetto ai coetanei settentrionali: la percentuale delle ragazze che non raggiunge le competenze minime in matematica è del 32% al Sud, il doppio delle coetanee del Nord (16%) e la stessa differenza percentuale si riscontra per i maschi meridionali (28%) e i loro coetanei settentrionali (14%). Altro fattore collegato alla povertà educativa dei più giovani è l’origine migrante dei genitori: il 54% dei ragazzi e ragazze di prima generazione che vive al Sud non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, contro percentuali che vanno dal 37 al 40% per le regioni settentrionali e il centro Italia. E i minori del Sud Italia, in misura molto superiore rispetto ai coetanei del Nord, subiscono anche l’impatto di altre forme di deprivazione, legate per esempio ai fenomeni di illegalità e di corruzione. Sono 85 gli adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi. Le mafie e i fenomeni corruttivi esercitano una violenza diretta e indiretta sui minori. L’illegalità, la corruzione, deprivano i paesi, le città, precludono, per esempio, adeguati investimenti in strutture e servizi sociali, educativi, ricreativi. Per questo il contrasto all’illegalità e la lotta alla corruzione sono fondamentali per combattere la povertà educativa.
In che modo potrebbero essere superate le diseguaglianze, garantendo a tutti i minori la crescita educativa?
All’interno della Legge di Stabilità, per la prima volta è stato previsto un fondo dedicato al contrasto della povertà educativa. La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile. Inoltre Save the Children, grazie al lavoro di un comitato di esperti, ha delineato tre obiettivi principali per eliminare la povertà educativa entro il 2030 sull’esempio dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibili indicati dalle Nazioni Unite.
Tutti i minori devono poter apprendere, sperimentare, sviluppare capacità, talenti e aspirazioni.
Tutti i minori devono poter avere accesso all’offerta educativa di qualità.
Eliminare la povertà minorile per favorire la crescita educativa.
Tre obiettivi ambiziosi, ma non impossibili da raggiungere. Gli interventi per contrastare la povertà educativa non devono riguardare solo le scuole, ma è tutto l’ambiente di vita dei bambini e degli adolescenti a dover giocare il ruolo di “comunità educante”. Quello che serve è uno sforzo comune di tutti gli attori in campo dalle amministrazioni locali, alle ONG, alle università e alle famiglie che devono diventare protagonisti attivi del cambiamento.