Un innovativo progetto che nasce dal connubio tra storia dell’arte e informatica. Si chiama hi-Storia e ha preso forma nel 2014 grazie al lavoro di due giovani professionisti abruzzesi, Emanuela Amadio e Stefano Colarelli.
L’obiettivo è quello di “valorizzare e rendere accessibile il patrimonio culturale” della regione attraverso l’impiego delle nuove tecnologie. Storica dell’arte lei, informatico lui, Emanuela e Stefano hanno creato dispositivi interattivi che riproducono monumenti e opere d’arte, accessibili anche ai non vedenti grazie agli attivatori collocati sulle stampe tridimensionali.
Una guida culturale in 3D, ricca di informazioni, a cui l’utente può accedere attraverso il semplice tocco delle dita, che ha ricevuto lo scorso 31 ottobre il Premio Innovazioni di Confindustria Pescara Chieti. La consegna del riconoscimento è stata ospitata a Pescara nell’ambito di Behance Portfolio Reviews, evento internazionale organizzato dal portale Behance, che riunisce i creativi di tutto il mondo.
Il team di hi-Storia ha pensato anche a bambini e ragazzi in età scolare, con la creazione di mappe interattive che riproducono centri storici, aree archeologiche e modelli componibili di architetture.
YOUng ha intervistato gli ideatori del progetto. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Come nasce hi-Storia?
Dall’incontro di una storica dell’arte con un informatico che condividono un’idea: valorizzare il patrimonio culturale abruzzese utilizzando le nuove tecnologie.
Parlare di beni culturali nel 2015 è una sfida: entrano in gioco la necessità di coinvolgere target differenti, dalle famiglie ai turisti stranieri, di trasferire informazioni in modo semplice e accattivante, di rendere accessibile luoghi ed esperienze agli utenti con disabilità. La soluzione arriva con i dispositivi hi-Storia, che coniugano la divulgazione culturale con l’uso di stampe 3D interattive.
In che modo l’informatica si fonde alla storia dell’arte?
A nostro avviso la condizione necessaria per la creazione di nuovi paradigmi nel settore culturale è proprio il confronto tra discipline apparentemente distanti, come la storia dell’arte e l’informatica. Abbiamo constatato che molte imprese innovative investono esclusivamente nello sviluppo tecnologico, dimenticandosi dell’indispensabile apporto di chi lavora sui contenuti; d’altro canto, sono altrettanto frequenti i casi in cui gli enti culturali, con idee e progetti brillanti, si accontentano di risultati mediocri e tecnologie obsolete. La nostra sfida è stabilire un punto di contatto tra competenze culturali e tecnologiche, poiché l’interdisciplinarità garantisce efficienza nella gestione di risorse e strumenti e risultati qualitativamente migliori in fase di progettazione e comunicazione.
Come funziona hi-Storia?
Con hi-Storia realizziamo dispositivi interattivi stampati in 3D che riproducono in scala monumenti, centri storici, siti archeologici, opere d’arte o porzioni di territorio. A differenza delle classiche stampe 3D, i dispositivi contengono una parte elettronica e sensori capacitivi che permettono di attivare, con il tocco delle dita sulla superficie della stampa, contenuti multimediali riguardanti il bene culturale. L’utente può scegliere la lingua e il livello di difficoltà dei contenuti mediante un’app mobile, scaricabile sul proprio smartphone, o un totem. Grazie alla facilità d’utilizzo, i dispositivi sono accessibili anche ai bambini e ad utenti con disabilità visive.
La parola d’ordine è, appunto, accessibilità. Un’idea che si è rivelata vincente..
Abbiamo utilizzato la stampa 3D perché ci permetteva di mantenere bassi costi di realizzazione, tenendo conto che quasi sempre realizziamo pezzi unici installati in loco. Ci è venuta subito l’idea di renderla interattiva ed abbiamo sperimentato diverse tipologie di sensori e tecnologie. Il paradigma che abbiamo sempre seguito è stato quello di realizzare un dispositivo rivolto a non vedenti, ma pienamente utilizzabile dai visitatori normodotati: in questo modo c’è un esperienza di visita condivisa tra vedenti e ciechi e cerchiamo di stimolare la componente di socializzazione senza la quale diventa un’esperienza di pura acquisizione di conoscenze sul monumento.
Hi-Storia sarà messo in commercio?
Finora il team ha svolto lavori su commissione con enti pubblici, tra cui il GAL Gran Sasso – Velino, e laboratori didattici con le scuole. Nel primo caso i dispositivi interattivi vengono messi a disposizione del pubblico in centri visita o uffici turistici; nel secondo caso sono gli istituti scolastici a ospitare i dispositivi hi-Storia prodotti dagli studenti. In futuro ci piacerebbe realizzare anche dispositivi hiStoria di piccole dimensioni rivolti ai turisti: una sorta di “souvenir parlante” in grado di rievocare l’esperienza di visita e fornire informazioni di base sul bene culturale.
Quali sono stati i monumenti riprodotti fino a oggi?
Nel 2015 ci siamo occupati dei monumenti abruzzesi: la basilica di San Bernardino da Siena, monumento simbolo della città dell’Aquila, il duomo di Teramo, la cattedrale di San Tommaso a Ortona e una mappa interattiva del centro storico di Teramo, realizzata per i Civici Musei della città.
Per il progetto “Territorio di Santi e Guerrieri”, in collaborazione con Wolftour e Il Bosso, abbiamo realizzato riproduzioni orografiche del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, rivolte principalmente ad un target di visitatori non vedenti e ipovedenti.
Negli ultimi mesi abbiamo avviato collaborazioni in altre regioni italiane e contiamo di occuparci di almeno 20 luoghi della cultura entro la fine del 2016.
Parliamo dei laboratori didattici. Come si articolano?
Siamo convinti che il miglior modo per fare innovazione sia condividere conoscenze e saper fare. Per questo motivo abbiamo deciso di portare hi-Storia nelle scuole e coinvolgere i ragazzi in un laboratorio didattico che prevede la costruzione di un dispositivo interattivo su un bene culturale. Gli alunni seguono attivamente tutte le fasi di realizzazione dell’audioguida, dalla produzione di contenuti multimediali alle fasi di modellazione, stampa
3D, prototipazione digitale e coding. L’obiettivo dei laboratori è parlare del patrimonio storico-artistico e archeologico italiano in modo nuovo, utilizzando la tecnologia come veicolo di propagazione delle informazioni e come strumento indispensabile per la crescita intellettuale dei ragazzi. Inoltre, nei progetti di alternanza scuola-lavoro, gli studenti potranno accedere ad un percorso altamente specializzato, che consentirà loro di acquisire conoscenze tecniche e progettuali spendibili nel mondo del lavoro.