Entrambi operatori della nostra informazione. Politica, la poesia e lo sport le principali passioni di Beha, non solo un giornalista, ma anche poeta, saggista e scrittore. Musica d’autore, rock, eventi musicali e televisivi i temi più seguiti da Metalli, giornalista RAI di vecchia generazione, “mentore” di diversi progetti pensati e presentati per dare maggiore valore al marchio aziendale. Wi-fi nel canone annuale, grazie ai ponti Rai e, ultimissimo, l’obiettivo di realizzazione di un canale Rai negli USA, tutto in lingua inglese, per far conoscere informazione nostrana e Made in Italy. Due giornalisti uniti da un’ardua sentenza e conseguente battaglia: essere stati sanzionati dai vertici di Viale Mazzini per aver espresso delle opinioni, giudicate lesive dell’immagine dell’azienda. Oliviero Beha ebbe la colpa, secondo la logica adottata dai vertici RAI dell’epoca, di aver rilasciato opinioni sull’operato del servizio pubblico al programma della diretta rivale, Mediaset, “Striscia la Notizia“. Il popolare giornalista e opinionista TV, all’epoca dei fatti vice-direttore di Rai Sport, fu sollevato dall’incarico e subì un chiaro demansionamento professionale.
La giustizia, con il tempo, ha fatto il suo corso: Oliviero Beha, lo dice una sentenza definitiva dopo tre gradi di giudizio, ha avuto un risarcimento di circa 20mila euro per il trattamento professionale subito. “Merita dunque conferma la decisione con la quale la Corte di Appello di Roma, nel 2012, aveva liquidato la somma al giornalista riconoscendo che aveva vissuto in Rai una condizione lavorativa “avversativa, frustrante e stressante e che solo “la preparazione culturale e l’equilibrio psichico” dello stesso Beha, demansionato dall’incarico di vicedirettore di Rai Sport, avevano impedito il prodursi di danni permanenti di entità maggiore del 3% (quantificata in tali limiti a titolo di danno biologico). La frustrazione, il disagio, la mortificazione prodotti dal demansionamento e dalla illegittima irrogazione di sanzioni disciplinari, ossia la sofferenza soggettiva, devono comunque essere adeguatamente ristorati, anche se, nel caso di Beha, non si sono “tradotti, se non in minima parte, in esiti invalidanti permanenti”. Questo uno stralcio delle motivazioni della Corte di Cassazione. I legali di Viale Mazzini, difesero l’azienda parlando dell‘esistenza di un’area di comportamenti del lavoratore subordinato che, in quanto presidiati dalle regole di correttezza e buona fede, possono costituire oggetto di addebito disciplinare anche in assenza di una specifica predeterminazione nel codice disciplinare. Difesa smontata già dalla Corte d’Appello che, spiegando il giudizio di secondo grado, disse espressamente: “l’azienda RAI, avrebbe dovuto dimostrare che detta normativa interna era stata portata a conoscenza del lavoratore. Inoltre, nell’obbligo di non esternare opinioni sulle politiche aziendali e di non rilasciare dichiarazioni su fatti interni all’azienda, non può essere ravvisato un comportamento contrario alle regole comunemente condivise del vivere civile, nè una condotta di astratto rilievo penale”.
Leonardo Metalli. Entra a far parte della grande famiglia del servizio pubblico, nel lontano 1990. Responsabile dello speciale ufficio stampa RAI, messo in piedi in occasione dei mondiali di calcio, Italia 90′, il suo primo incarico. Autore e conduttore di programmi insieme a Renzo Arbore. TV Radio Corriere, TG2 e poi TG1. Caporedattore e responsabile della rubrica, TG1 Note. Lo scorso febbraio, il collega fu sospeso per un paio di giorni dal suo ruolo di redattore ed inviato speciale del TG1, con conseguente decurtazione dello stipendio. La colpa, “chiamiamola così”, aver espresso alcune opinioni su un gruppo sindacale Facebook, non pubblico, per la precisione essersi posto alcuni interrogativi, chiedendosi se la RAI fosse al corrente del fatto che gli appalti degli otto esercizi di bar e ristorazione aziendali, situati a Saxa Rubra dove operano le redazioni dei telegiornali, fossero gestite da persone in stretti rapporti d’affari con i principali esponenti, indagati e oggi rinviati a giudizio, di Mafia Capitale ovvero Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Metalli, rivolgendosi al suo ex direttore generale, Luigi Gubitosi, si chiese anche come l’azienda fosse intenzionata ad agire di fronte ad una vicenda sulla quale stavano già indagando gli inquirenti. Un semplice quesito che non è nemmeno il lontano parente di un giudizio lesivo dell’immagine e della reputazione di una gloriosa azienda come la RAI. Ordine dei giornalisti, FNSI, Cdr Tg1 e Usigrai si son stretti attorno al collega: “è inaccettabile il nuovo corso inaugurato dall’azienda di avviare procedimenti disciplinari per motivi assolutamente inconsistenti. Lo ribadiamo noi con forza oggi che l’azienda ha comminato una sospensione dal servizio e dallo stipendio per due giorni al collega Leonardo Metalli. Un provvedimento che riteniamo assolutamente sproporzionato rispetto al merito della questione: un post scritto su un gruppo chiuso su Facebook in cui il collega chiedeva di avere risposte sulla vicenda dei bar interni alla Rai, coinvolti nell’inchiesta Mafia Capitale. Avevamo sperato -proseguono le rappresentanze sindacali- che la vicenda venisse ricondotta entro le sue reali dimensioni. Cosi non è stato”. Questa una parte dell’ultimo comunicato congiunto Cdr Tg1- Usigrai, datato lo scorso maggio. Oggi Metalli lavora a ranghi decisamente ridotti, messo un pochino da parte dal direttore Mario Orfeo, causa diverse e numerose segnalazioni ricevute dal responsabile della direzione del personale. Oliviero Beha; il principio fu la dichiarazione di guerra con seguente crociata: poi la rivincita del popolare giornalista e la bruciante sconfitta per gli ostici vertici di Viale Mazzini. Leonardo Metalli; “vicissitudini su vicissitudini”. Anche lui vittima prima di un demansionamento, poi è arrivata la sentenza del giudice del lavoro che ne ha disposto l’immediato reintegro alle mansioni che aveva prima. Sentenza applicata non in modo adeguato e solo in parte; in seguito l’ultima vicenda con i due giorni di sospensione dal lavoro e dello stipendio. “Se Beha è uscito vincitore dall’ardua battaglia, per Metalli la partita è ancora aperta”.
“Monsoni e violente tempeste sul versante “servizio pubblico italiano”. L’epilogo, come raccontano questi due a dir poco spiacevoli precedenti, è evidente: il concetto di libertà d’espressione e pensiero, sull’asse Viale Mazzini-Largo Willy De Luca, lascia decisamente a desiderare.
Di: Marco Chinicò
Articolo originale su – http://www.chinicsnews.it/notizie-di-attualita/1459-oliviero-beha-e-leonardo-metalli-vincenti-vittime-contro-il-silenzio-dittatoriale-di-mamma-rai.html