In merito all’estenuante (e quasi sempre incompetente ed ideologico) dibattito sulle vaccinazioni obbligatorie, che abbiamo affrontato anche noi con un editoriale utile a sfatare le numerose bufale e mistificazioni diffuse dai vari portali anti-vax, trovo comunque illuminante e molto lucido il contributo offerto dal dott. Vittorio De Micheli, del Cochrane Collaboration Vaccines Field, su Sanità24. De Micheli è un Epidemiologo, ex direttore regionale della Sanità in Piemonte. Di conseguenza, il suo parere è credibile e competente, oltre che scritto e diffuso su una testata autorevole. Tra le numerose riflessioni condivisibili dal medico, infatti, a mio avviso ne spiccano alcune particolarmente significative. La prima riguarda il pericolo di alimentare (anche a ragione) il vortice complottista a causa di scelte più che discutibili sul piano economico, strategico e della trasparenza. De Micheli sottolinea infatti che “il calendario riportato all’interno del Piano nazionale di vaccinazione è la copia fedele del “calendario per la vita” sponsorizzato dalle industrie del farmaco. Non solo, il piano di vaccinazione in scadenza prevede, prima di introdurre nuove inoculazioni, un processo decisionale trasparente basato su una valutazione delle priorità effettuato da istituzioni indipendenti. Perchè quello proposto dal Ministero non ha seguito lo stesso percorso e non contempla analoghe valutazioni?”
Esatto: perché il piano precedente prevedeva il “filtro” delle istituzioni sanitarie indipendenti e questo nuovo si pone in maniera molto più virulenta e coercitiva, prevedendo di fatto minori controlli di sicurezza e favorendo in maniera netta e sfacciata i soli interessi economici di chi i vaccini li produce e li vende? Non è dietrologia, ma sacrosanta esigenza di chiarezza.
Non solo. L’epidemiologo ricorda anche che “Nel corso del 2014 le regioni hanno chiesto all’Istituto superiore di sanità (Iss) alcuni pareri sull’efficacia dei nuovi vaccini contro le patologie batteriche invasive, meningite meningococcica B e infezioni da pneumococco nell’anziano. In entrambi i casi l’Iss aveva fornito valutazioni contenenti numerose criticità, ma nonostante questo i due vaccini sono rientrati tra i trattamenti previsti nel nuovo calendario”. Come mai? Perché non ci sono stati ulteriori controlli? E ancora:“il nuovo piano vorrebbe avviare forme di vaccinazione obbligatoria per malattie ulteriori rispetto ai cicli vaccinali “di base” (vaccino esavalente; vaccino contro Morbillo, Parotite e Rosolia, vaccini contro le meningiti e contro il Papilloma virus), ma non risolve il nodo di come raggiungere le coperture necessarie a trasformare in salute questo potenziamento di offerta”. Insomma: si vogliono “infilare” altre vaccinazioni nell’elenco di quelle obbligatorie già previste, cambiando (indebolendole) le regole di analisi ed approvazione dei farmaci di prevenzione rispetto al passato. Per quale motivo?
Una piccola spiegazione, a voler essere giustificatamente malpensanti ed obbligatoriamente dietrologi, c’è nella chiosa finale del pezzo scritto da De Michelis: “La spesa annua prevista per l’attuazione del piano ministeriale è pari a 620 milioni di euro, circa 300 in più rispetto a quello attualmente in vigore”. Cioè, il nuovo piano, liberato da vincoli di copertura finanziaria e soprattutto di tutela sanitaria approfondita, costa ben trecento milioni di euro in più rispetto a quello precedente. Ma è sul serio più protettivo ed efficace? Per l’epidemiologo i (giusti) dubbi: “Fermo restando il problema delle coperture, dovuto all’indeterminatezza della legge di stabilità, c’è da chiedersi se, sulla base di quanto riportato sopra, sia un investimento ben riposto”. In altri termini, non si ha certezza sulle criticità osservate in certi vaccini e non si ha certezza sull’effettiva giustificazione del nuovo, poderoso investimento fatto. Senza voler citare l’inflazionato (anche se sempre valido) della presunta e poi clamorosamente spendita “pandemia” del virusa H1N1 che, complice anche un’OMS troppo spesso immersa nei conflitti d’interesse, porto un enorme sperpero di denaro pubblico per l’acquisto emergenziale di vaccini lasciati poi scadere, c’è però da sottolineare la necessità di non ridurre il dibattito ad una mera quanto patetica “religion war” tra pro-vax ed anti-vax, con fazioni parimenti accecate dalle proprie convinzioni ed indisponibili ad un confronto obiettivo e rivolto a tutelare nel concreto la salute della collettività e non le tasche delle case farmaceutiche o quelle dei “guaritori alternativi”.