Un tempo era la tv ad essere accusata di spettacolarizzare eventi privi di contenuto informativo o la cui utilità non fosse rilevante. Ora sul banco degli imputati c’é la stampa, specie quella digitale, che assomiglia sempre più ad un’arma di distrazione di massa. Una cosa é evidente: il giornalismo é in crisi. I professionisti del settore considerati bugiardi, poco informati, corrotti e , soprattutto, non indipendenti. Le cose non migliorano per l’informazione user generated dei social media. Se teniamo conto che solo l’1,1% degli italiani incrocia i dati dei diversi canali di informazione, otteniamo una massa acritica di ” boccaloni manipolabili“.
Ecco che, allora, è tutto un fiorire di bufale, gossip, siparietti animali e fuffa annessa. Nessuno si salva ( o quasi). A peggiorare la situazione il perpetuo rincorrere l’ultimo trend del mercato, inchinandosi a Sua Maestà la pubblicità, che paga sempre meno e che richiede sforzi sempre maggiori e picchi sempre più alti di non-sense. Purchè si clicchi è il nuovo mantra. I risultati sono quelli che seguono.