Niente commissariamento: almeno ufficialmente, Ignazio Marino resiste al Campidoglio. Troppo grandi le conseguenze politiche, troppo prossimo a venire un Giubileo che sarebbe difficile pensare di affrontare senza una guida politica al Comune di Roma: così il Consiglio dei ministri ha confermato la fiducia al primo cittadino di una amministrazione investita dagli scandali di Mafia Capitale. Ma se Marino scampa l’avvicendamento con un commissario, quantomeno si ritrova affiancato una sorta di tutor: le due proposte del ministro dell’Interno Angelino Alfano, approvate dal Cdm, sanno comunque di provvedimenti di forte limitazione dell’autonomia del sindaco (che da tempo non gode più di grossi consensi neanche nel suo partito, il Pd), seppure addolciti da parole gentili: “Ho proposto al Consiglio dei ministri, tenuto conto della relazione del prefetto Gabrielli, lo scioglimento del X Municipio di Roma” annuncia Alfano. E poi, soprattutto: “Intendo incaricare il prefetto Gabrielli, nel quadro dei rapporti di leale collaborazione tra le istituzioni locali e lo Stato, del compito assicurare proposte e indicazioni al sindaco per interventi di risanamento dei settori più compromessi” .
In pratica: il governo scioglie il Municipio di Ostia, riconoscendo nel quartiere del litorale romano una particolare emergenza legata alla criminalità organizzata. Ma Ostia, come obietta Roberta Lombardi (M5S) “è Roma, dunque il governo riconosce la presenza della mafia a Roma”. Ma il problema per Marino non è tanto Ostia: Andrea Tassone, presidente del Municipio X, era stato già indotto alle dimissioni perché coinvolto in Mafia Capitale e Ostia era di fatto già commissionata dall’assessore alla Legalità Alfonso Sabella. Il problema semmai è che, dall’inizio del 2015 e con lo scoppio di Mafia Capitale, l’amministrazione romana nel suo complesso è stata falcidiata da arresti e dimissioni: hanno dato addio l’assessore alla Casa Daniele Ozzimo, il presidente dell’assemblea Mirko Coratti (Pd), i consiglieri comunali Giordano Tredicine (Forza Italia) e Massimo Caprari (capogruppo di Centro democratico), Pier Paolo Pedetti (Pd, presidente della commissione Patrimonio dell’assemblea capitolina), il vicesindaco Luigi Nieri, il segretario generale Liborio Iudicello e il consigliere Pd Francesco D’Ausilio (questi ultimi tre hanno lasciato pur senza essere stati indagati).
UN TUTOR PER MARINO?
In questo contesto disastrato, il problema è capire quanto adesso sarà forte l’influenza del prefetto (quindi, di fatto, del governo) negli 8 ambiti emergenziali individuali da Gabrielli stesso, che riguardano tutte più o meno direttamente l’inchiesta: verde pubblico e ambiente, emergenza abitativa, immigrazione e campi nomadi e altri aspetti più specifici legati alla trasparenza di appalti e contratti pubblici (l’adozione o l’aggiornamento dei regolamenti comunali secondo principi di imparzialità e buon andamento specificamente sull’affidamento dei lavori per servizi e forniture, un’autotutela degli affidamenti disposti in assenza di regolari procedure concorsuali, predisposizione e aggiornamento di un albo delle ditte fiduciarie per l’affidamento dei lavori e dei servizi in economia, il monitoraggio della effettiva operatività della centrale unica degli acquisti, l’avvio delle procedure di annullamento delle determine dirigenziali, l’implementazione del sistema dei controlli interni, l’avvio dei procedimenti di verifica dei contratti, compresi quelli di servizio con l’Ama Spa per verificare le effettive condizione e la sostenibilità tenuto conto della evoluzione normativa e contabile di tali contratti). L’impressione generale, sintetizzata da Fabrizio Cicchitto, è che “Marino sia stato messo in condizioni di non nuocere” con il tutorato di Gabrielli.
E IL GIUBILEO?
Dai Caraibi, dove è rimasto in vacanza (scelta molto contestata dai suoi oppositori) anche durante i giorni di fuoco del post-funale dei Casamonica, il sindaco però si mostra soddisfatto: “Prima di tutto si è tolta dal tavolo l’ipotesi dello scioglimento del Campidoglio e si è chiarito che le infiltrazioni mafiose che hanno inquinato l’amministrazione durante la consiliatura di Alemanno (portando agli arresti di diversi suoi collaboratori e alle accuse per mafia per l’ex sindaco) hanno incontrato un muro di discontinuità con la mia giunta. Abbiamo avviato il risanamento e lo proseguiremo fino in fondo, in stretta collaborazione col prefetto Franco Gabrielli, una collaborazione seria e leale, già in atto da mesi e allacciata fin dall’inizio del suo mandato”. Poi c’è da guardare avanti, aprendo il capitolo Giubileo: anche in questo caso a Gabrielli viene attribuito un compito di raccordo operativo tra il Comune di Roma, che si occuperà di accoglienza e mobilità, e Regione Lazio che penserà ai servizi sanitari. “Si dà finalmente il via alle misure per il Giubileo a cui la mia amministrazione lavora già da mesi – spiega Marino – La collaborazione tra Campidoglio e Governo è un elemento di ricchezza e di sicurezza di grande importanza”.